Giovani comici crescono. E crescono molto bene, a giudicare dall'ultimo exploit creativo della "premiata ditta" Gabriele Pignotta e Fabio Avaro. "Scusa, sono in riunione, ti posso richiamare?", commedia scritta e diretta da Pignotta e andata in scena nelle settimane scorse al teatro San Babila di Milano, prosegue nel solco tracciato dalla precedente "Ti sposo ma non troppo" (già positivamente recensita su questo blog, qui), e anzi lo allarga, salendo un ulteriore gradino nella scala della vis comica. Comicità 2.0, quella di Pignotta, Avaro e compagnia recitante, in quanto del tutto immersa nella contemporaneità, pur senza tradire le radici più nobili dell'antica, e complessissima, arte del far ridere.
"Scusa, sono in riunione..." è una bella lezione di stile per chi crede che, nel ventunesimo secolo, l'unica strada alla risata sia quella dei tormentoni in formato televisivo. Non è così, naturalmente, e questo spettacolo lo afferma a chiare lettere, financo in maniera esplosiva. La storia è quella di cinque neo laureati che, dopo aver seguito percorsi di vita e professionali del tutto diversi ma ugualmente stressanti, si ritrovano ad anni di distanza in una circostanza all'apparenza tragica, in realtà surreale: uno di loro, diventato autore televisivo, si fa credere morto e, trovando la complicità di uno dei sopra citati ex compagni di Università, coinvolge gli altri tre in un reality show dagli imprevedibili sviluppi.
CONTEMPORANEITA' - E' l'uovo di Colombo: rinnovarsi nella tradizione, nella fattispecie suscitare l'ilarità dello spettatore utilizzando gli schemi più ampiamente collaudati della commedia teatrale ma applicandoli, intelligentemente e con trovate di assoluta originalità, alle situazioni offerte dal mondo di oggi. Ecco dunque alla berlina l'usura da superlavoro che porta a trascurare gli affetti e a logorare fisico e anima, fino all'abuso di stupefacenti nell'illusione che questi servano a sostenere i ritmi imposti dalla professione, ecco l'utilizzo esasperato delle nuove tecnologie (i telefonini in primis) che occupano sempre più spazio del nostro tempo accrescendo l'incomunicabilità nella vita reale; ecco la fragilità psicologica e la conseguente necessità di ricorrere allo psicanalista; ed ecco, in primo piano, la moderna deriva della televisione, l'orrida innovazione degli anni Novanta, la malsana idea di far diventare la "gente comune" protagonista quasi assoluta del piccolo schermo, fino a inserirla in quegli spaventosi mondi paralleli rappresentati dai reality show in stile Grande Fratello, che se mal gestiti o costruiti in maniera troppo audace possono condurre a conseguenze inattese e persin poco piacevoli.
SCHEMI CLASSICI - Uno sguardo all'oggi e alle sue storture, efficace ma senza pretese di troppo approfondite analisi sociologiche, bensì con la voglia di smitizzare e dissacrare. E qui si colloca il ritorno ai canovacci tipici dell'arte comica: i classici intrecci di equivoci, malintesi, pruderie sessuali, sempre più incalzanti col progredir dello spettacolo, applicati a un racconto attuale, contemporaneo. Certo, ci vuole anche una forte capacità di saper leggere tali nuove situazioni e di dare ad esse il giusto taglio ironico: e in questo Pignotta e Avaro si stanno dimostrando dei maestri. La commedia, dopo una partenza quasi in punta di piedi, finisce col regalare momenti di intensità comica che potremmo definire... parossistica: ebbene sì, si ride a volte fino alle lacrime, e non può esservi gratificazione maggiore per un attore del Duemila, in un'epoca in cui strappare un sorriso, lo si diceva all'inizio, pare esser diventata impresa a tratti titanica.
SLIDING DOORS - Ma non solo: in "Scusa sono in riunione..." c'è qualcos'altro: c'è la raffinatezza di una chiave di lettura un po' in stile "Sliding doors": cosa succede se un dato momento della vita va in un certo modo, cosa sarebbe successo se quel momento si fosse sviluppato in maniera diversa: quale sia, poi, la versione reale dei fatti, ossia quella effettivamente concretizzatasi, nel caso specifico sta alla sensibilità dello spettatore capirlo o immaginarlo e desiderarlo. L'opera, in fondo, ruota tutta attorno a questo elemento base: se uno dei quattro studenti avesse rifiutato la convocazione per un colloquio di lavoro, da parte di un importante produttore televisivo, non tradendo l'impegno assunto coi compagni di partecipare quello stesso giorno alla festa di laurea... Ma come avrebbe potuto, di grazia? Ecco un'altra chiave di lettura: il valore dell'amicizia e, sull'altro piatto della bilancia, il rischio di dover rifiutare un'opportunità che potrebbe cambiare volto alla tua vita. Un contrasto terribile, che lo spettacolo risolve in modo tutto sommato geniale, aggiungendo un quid in più alla bontà e, ebbene sì, alla profondità di questa commedia.
CRISTINA E SIDDHARTHA, BRAVISSIME - Dei due protagonisti assoluti si è detto: ispirato Pignotta, eccellente Avaro nel saper passare dal registro comico a quello più serioso, grazie anche a una maschera ad hoc. Presente "sul pezzo" Nick Nicolosi, ma splendide soprattutto le due presenze femminili: di Cristina Odasso avevo già ben parlato nella mia recensione al film "E' nata una star?", e sui tavoli del palco ha confermato lo spessore di artista completa, perfettamente a suo agio nelle diverse situazioni proposte dalla struttura della piéce. Addirittura debordante Siddhartha Prestinari, un uragano di simpatia, dalla mimica variopinta, un mix di fascino, energia e contagiosa verve. Rimane il fatto che la notorietà del duo Pignotta e Avaro non sia ancora giunta a coprire l'intera penisola, e tuttavia dove va in scena riempie puntualmente i teatri. Prima o poi li scopriranno tutti, è solo questione di tempo...
"Scusa, sono in riunione..." è una bella lezione di stile per chi crede che, nel ventunesimo secolo, l'unica strada alla risata sia quella dei tormentoni in formato televisivo. Non è così, naturalmente, e questo spettacolo lo afferma a chiare lettere, financo in maniera esplosiva. La storia è quella di cinque neo laureati che, dopo aver seguito percorsi di vita e professionali del tutto diversi ma ugualmente stressanti, si ritrovano ad anni di distanza in una circostanza all'apparenza tragica, in realtà surreale: uno di loro, diventato autore televisivo, si fa credere morto e, trovando la complicità di uno dei sopra citati ex compagni di Università, coinvolge gli altri tre in un reality show dagli imprevedibili sviluppi.
CONTEMPORANEITA' - E' l'uovo di Colombo: rinnovarsi nella tradizione, nella fattispecie suscitare l'ilarità dello spettatore utilizzando gli schemi più ampiamente collaudati della commedia teatrale ma applicandoli, intelligentemente e con trovate di assoluta originalità, alle situazioni offerte dal mondo di oggi. Ecco dunque alla berlina l'usura da superlavoro che porta a trascurare gli affetti e a logorare fisico e anima, fino all'abuso di stupefacenti nell'illusione che questi servano a sostenere i ritmi imposti dalla professione, ecco l'utilizzo esasperato delle nuove tecnologie (i telefonini in primis) che occupano sempre più spazio del nostro tempo accrescendo l'incomunicabilità nella vita reale; ecco la fragilità psicologica e la conseguente necessità di ricorrere allo psicanalista; ed ecco, in primo piano, la moderna deriva della televisione, l'orrida innovazione degli anni Novanta, la malsana idea di far diventare la "gente comune" protagonista quasi assoluta del piccolo schermo, fino a inserirla in quegli spaventosi mondi paralleli rappresentati dai reality show in stile Grande Fratello, che se mal gestiti o costruiti in maniera troppo audace possono condurre a conseguenze inattese e persin poco piacevoli.
SCHEMI CLASSICI - Uno sguardo all'oggi e alle sue storture, efficace ma senza pretese di troppo approfondite analisi sociologiche, bensì con la voglia di smitizzare e dissacrare. E qui si colloca il ritorno ai canovacci tipici dell'arte comica: i classici intrecci di equivoci, malintesi, pruderie sessuali, sempre più incalzanti col progredir dello spettacolo, applicati a un racconto attuale, contemporaneo. Certo, ci vuole anche una forte capacità di saper leggere tali nuove situazioni e di dare ad esse il giusto taglio ironico: e in questo Pignotta e Avaro si stanno dimostrando dei maestri. La commedia, dopo una partenza quasi in punta di piedi, finisce col regalare momenti di intensità comica che potremmo definire... parossistica: ebbene sì, si ride a volte fino alle lacrime, e non può esservi gratificazione maggiore per un attore del Duemila, in un'epoca in cui strappare un sorriso, lo si diceva all'inizio, pare esser diventata impresa a tratti titanica.
SLIDING DOORS - Ma non solo: in "Scusa sono in riunione..." c'è qualcos'altro: c'è la raffinatezza di una chiave di lettura un po' in stile "Sliding doors": cosa succede se un dato momento della vita va in un certo modo, cosa sarebbe successo se quel momento si fosse sviluppato in maniera diversa: quale sia, poi, la versione reale dei fatti, ossia quella effettivamente concretizzatasi, nel caso specifico sta alla sensibilità dello spettatore capirlo o immaginarlo e desiderarlo. L'opera, in fondo, ruota tutta attorno a questo elemento base: se uno dei quattro studenti avesse rifiutato la convocazione per un colloquio di lavoro, da parte di un importante produttore televisivo, non tradendo l'impegno assunto coi compagni di partecipare quello stesso giorno alla festa di laurea... Ma come avrebbe potuto, di grazia? Ecco un'altra chiave di lettura: il valore dell'amicizia e, sull'altro piatto della bilancia, il rischio di dover rifiutare un'opportunità che potrebbe cambiare volto alla tua vita. Un contrasto terribile, che lo spettacolo risolve in modo tutto sommato geniale, aggiungendo un quid in più alla bontà e, ebbene sì, alla profondità di questa commedia.
CRISTINA E SIDDHARTHA, BRAVISSIME - Dei due protagonisti assoluti si è detto: ispirato Pignotta, eccellente Avaro nel saper passare dal registro comico a quello più serioso, grazie anche a una maschera ad hoc. Presente "sul pezzo" Nick Nicolosi, ma splendide soprattutto le due presenze femminili: di Cristina Odasso avevo già ben parlato nella mia recensione al film "E' nata una star?", e sui tavoli del palco ha confermato lo spessore di artista completa, perfettamente a suo agio nelle diverse situazioni proposte dalla struttura della piéce. Addirittura debordante Siddhartha Prestinari, un uragano di simpatia, dalla mimica variopinta, un mix di fascino, energia e contagiosa verve. Rimane il fatto che la notorietà del duo Pignotta e Avaro non sia ancora giunta a coprire l'intera penisola, e tuttavia dove va in scena riempie puntualmente i teatri. Prima o poi li scopriranno tutti, è solo questione di tempo...
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