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sabato 6 febbraio 2021

SANREMO 2021 ORA E' DAVVERO ALLE PORTE: UN FESTIVAL-MODELLO A RIGOR DI PROTOCOLLO, PER UNO SHOW FIUME FRA MUSICA E VARIETA'

Sanremo 2021 si farà, dunque, e si farà nelle date previste. Certo sarà un Festival unico, almeno si spera. Ma sarà, soprattutto, un Festival da vivere appieno e portare a termine in totale efficienza. Un'opportunità, perfino. Perché potrebbe diventare un prototipo, un modello da imitare per tanti eventi di spettacolo da mettere finalmente in scena in quest'ultima fase di pandemia, la fase, diciamo, "vaccinale": la dimostrazione che con rigore, professionalità, senso di responsabilità e rispetto assoluto dei protocolli è possibile realizzare uno show anche complesso come il Sanremone, in un'epoca così oscura. E' stata la vittoria del coraggio, non dell'incoscienza: a ben vedere, forse, neanche nulla di eccezionale, in quanto andranno ripetute, in forme parzialmente diverse, le modalità lavorative e organizzative che, dall'estate 2020 in poi, hanno consentito il regolare svolgimento di manifestazioni sportive e programmi televisivi. Niente pubblico in sala, cioè, e misure sanitarie stringenti dentro e attorno alla bolla del teatro; saranno eliminati gli "accessori", ossia la marea di eventi collaterali, utili in tempi normali ma evitabili in fase di emergenza; ci saranno, fuori dall'Ariston, zone rosse e aree off limits, con stretta sorveglianza per evitare o limitare al massimo gli assembramenti: ciò che avevo sommessamente sottolineato come fattibile in un mio recente intervento social, prendendomi del dissociato dalla realtà da gente che straparla di argomenti di cui non sa nulla. Passiamo oltre. 

Pian piano, gli slogan all'insegna del "io non lavoro, quindi non deve lavorare nessuno", concetto orribile, aberrante e illiberale, diventeranno solo fastidioso vocio di fondo. Hanno prevalso la ragionevolezza, il vero senso della realtà, la voglia di dare un segno concreto di ripartenza che possa eventualmente fungere da apripista per tutto un settore artistico in profonda sofferenza, cominciando intanto a dare respiro a qualcuno, che è sempre meglio di niente. Ha perso la sua battaglia, e mi preme aprire questa parentesi, Primocanale, emittente tv genovese, quindi ligure, che si è lanciata in una surreale, assurda, incomprensibile campagna anti Festival, di cui ora dovrà rispondere a telespettatori e istituzioni locali. Rimane sacrosanto il diritto a difendere la propria opinione, ma questa lotta è stata costruita su basi totalmente inaccettabili, che hanno preso in considerazione solo alcuni aspetti della questione, senza analizzare in ogni dettaglio una situazione complessa, ricca di sfaccettature, con molteplici attori e interessi coinvolti. Si è solo cercato, la mia sensazione è questa, di inseguire la "pancia" della gente nel segno della più vuota retorica: quanto poi questa pancia sia maggioritaria nel paese, nella regione e nella cittadina rivierasca, è tutto da dimostrare, così come sarà interessante vedere come il sindaco Biancheri e le autorità sanremesi nel loro complesso reagiranno, in futuro, a questa presa di posizione della testata genovese. Una pagina triste per l'informazione locale. 

Poiché il quadro del problema sanremese era stato invece da me ampiamente sviscerato in vari post qui scritti a partire da questa estate, non credo di dover aggiungere altro. Ciò che descrivevo come realizzabile sarà realizzato, e tanto mi basta per farmi sentire la coscienza a posto. Amadeus ha dimostrato di essere uomo ragionevole e intelligente, perché solo gli stolti non cambiano idea e non riconoscono i propri errori. Il "peccato originale", in buona fede, è stato l'eccesso di ottimismo che, troppo a lungo, ha fatto immaginare Sanremo 2021 come il primo Festival di un'era post Covid che, invece, è ancora di là da venire, e lo si sapeva già dai primi bagliori dell'autunno. Più grave è stato il prolungato arroccamento sulla volontà di avere pubblico in sala: comprensibile, intendiamoci, perché DPCM e precedenti alla mano era senz'altro possibile fare almeno ricorso ai figuranti in numero ridotto, ma di fronte alle perplessità scientifiche (non parlo di quelle istituzionali, perché l'uscita di Franceschini è stata infelice, intempestiva, poco informata e poco "sul pezzo") era d'obbligo fare un passo indietro con ben altro anticipo. 

Siamo tornati, questa è l'impressione dall'esterno, alla peggiore improvvisazione all'italiana: il piano B doveva essere pronto da subito, il protocollo sanitario per la kermesse andava messo a punto mesi fa, così come mesi fa si dovevano studiare quelle forme di spettacolo alternative e quelle idee creative che ora la Rai ha sollecitamente richiesto al direttore artistico e al suo "gemello" Fiorello. Ecco, messi questi opportuni puntini sulle i, possiamo giungere alla fatidica domanda: che Sanremo sarà? Beh, rispondere è arduo. Rassegna rigorosa e minimale, si era detto, ma poi si legge di 300 minuti di spettacolo per ogni serata, e allora vien da dire che alla grandeur proprio non si riesce a rinunciare. 

Di sicuro sarà un Festival molto italiano: con i 26 Big e gli 8 giovani, con Achille Lauro ospite fisso e, parere mio, più attrattivo sul piano scenico e delle performance rispetto all'incerto e monotono Tiziano Ferro dell'anno scorso, con Elodie che qualcosa, oltre alla presentatrice aggiunta per una sera, dovrà pur fare e che sarebbe interessante vedere impegnata per tutta la settimana festivaliera, perché è ragazza dal piglio glamour con grande padronanza del palco. E ci saranno i consueti ospiti canori di casa nostra, anche se, ritengo, in numero inferiore rispetto alle ultime edizioni. Gli stranieri torneranno un giorno a farci visita, sono importanti e non intrusi, perché l'affermazione storica della kermesse ligure come evento internazionale  la si deve, piaccia o no, anche a loro, a certe memorabili presenze dei decenni passati. Apro parentesi: la Réunion degli Abba, per quanto "virtuale", ossia tramite ologrammi, è un progetto bizzarro ma esistente e in divenire, che doveva partite nel 2020 ma è stato rinviato proprio a causa del virus: proporlo per Sanremo è stata una mossa ardita (lo feci io stesso, alcune settimane fa, come semplice desiderio personale) ed è al momento irrealizzabile, ma da vagliare attentamente allorquando le acque mondiali si saranno calmate. 

Ariston studio tv, si è detto a gran forza, anche da questo pulpito, nei giorni delle polemiche più feroci. Lo era da tempo, quest'anno lo sarà ancora di più; così come il Festivalone, che dagli anni Ottanta non è più semplice gara canora bensì show catodico a carattere musicale, nel marzo prossimo vedrà ulteriormente accentuata la sua fisionomia di prodotto fatto su misura per il piccolo schermo. Di varietà pieni di canzoni ne abbiamo visti tanti anche in questi mesi drammatici: certo, Sanremo è diverso, con un prestigio, un significato, un peso specifico, un'aura tutta sua, è un qualcosa che si eleva nitidamente al di sopra di ogni altro evento spettacolare. Ecco, questa sarà un'impresa non da poco, per "Ama" e il suo gruppo di lavoro: mantenere il più possibile intatta quest'aura pur dovendo declinare la kermesse in formato più sommesso. Sommesso non vorrà dire sottotono, e del resto non può essere sottotono un megashow con tutti gli ingredienti umani di cui si è detto. 

Nel giro di poche settimane sapremo tutto, al momento possiamo solo immaginarci degli scenari, in particolare uno scenario bivalente: cioè occorrerà conciliare la necessità di creare serate molto musicali, con la gara totalmente in primo piano, quasi in versione Eurovision, con quella di abbinarvi un notevole chiacchiericcio, qui inteso come intrattenimento extra-canoro, con sketch, monologhi e scambi di battute, per attutire il silenzio che comunque, con fragore, si alzerà dalla platea. Occhio però a non parlarsi troppo addosso: in almeno tre serate su cinque, quelle da giovedì 4 a sabato 6, ci sarà talmente tanta musica da rendere superfluo ogni sovrappiù. E' pure giusto dire che immaginare, come fa qualcuno, un Sanremo che ritorni allo stile asciutto e spartano delle proprie origini, a un'impronta quasi radiofonica, è utopia pura, e non sarebbe nemmeno funzionale alla riuscita del tutto. Abbassare i toni sì, tradire del tutto la propria "personalità" no, ecco. 

 Il format televisivo accentuato renderà inevitabile la presenza, istituzionalizzata nell'ultimo decennio, di ospiti di arti varie e varia umanità, in primis attori, performer, personaggi Rai, gente di spettacolo in promozione. Cosa spesso fastidiosa e invadente negli anni recenti, ma che questa volta avrebbe un preciso significato e una sua dignità, se si vorrà utilizzare la kermesse numero 71 come volano per una auspicabile riapertura di cinema, teatri, luoghi in cui l'arte "leggera" tradizionalmente si esprime. Ecco: regalare cinque giorni di serenità e di evasione senza perdere di vista l'impegno per un settore professionale in difficoltà. Sono convinto non sia poi così difficile combinare i due aspetti, trovando le chiavi giuste. Appuntamento alla prima settimana di marzo.