"This girl" di Kungs è la canzone dell'estate 2016? Non scherziamo... Con tutto il rispetto per il giovane deejay francese, e tenendo sempre presente il concetto che, in tema di musica leggera, è soprattutto questione di gusti, credo che la giuria del Coca Cola Summer Festival non abbia saputo leggere con efficacia le reali tendenze della stagione canora, né in chiave presente né in chiave futura, cioè in riferimento all'eredità "canzonettistica" che questi mesi lasceranno, perché mi vien difficile credere che il brano giunto primo al traguardo rientrerà nel gruppetto di quei prodotti discografici che, anche se non diventeranno evergreen, si faranno comunque ricordare di qui a qualche anno.
VERDETTI BIZZARRI - Certo, va detto che la manifestazione targata Canale 5 - RTL 102,5 sta cominciando ad abituarci a questi verdetti bislacchi: se dodici mesi fa il trionfo di Alvaro Soler con "El mismo sol" non aveva prestato il fianco a particolari critiche, nel 2013 c'era stata l'inopinata affermazione di Cris Cab con "Liar liar", pezzo che non è decisamente passato alla storia delle hit canicolari. Un peccato, perché l'albo d'oro ha un peso anche per un evento giovane come questo, non ancora fortemente radicato ma che, comunque, in quattro edizioni ha già saputo guadagnarsi una discreta credibilità. E avere nomi forti nell'albo d'oro accresce il prestigio del festival, a maggior ragione se di nomi forti meritevoli del massimo alloro ce ne sono in abbondanza, nel cast.
IL FENOMENO SOLER - Il citato Soler, per dire, era in gara anche quest'anno, e con "Sofia" sta facendo da settimane la voce grossa nelle classifiche di vendita e di gradimento: un suo bis nella kermesse romana non avrebbe certo destato scandalo, sottolineando anzi la notevole... continuità di rendimento di un artista che può oggi essere considerato come il più efficace "fabbricante" di tormentoni da spiaggia, roba da fare invidia a certi fin troppo rimpianti cantanti degli anni Sessanta e Ottanta, le età dell'oro dei brani leggeri leggeri da fischiettare sotto l'ombrellone.
BUONA EDIZIONE - Già, i tormentoni. E' soprattutto questo ciò che un semplice appassionato chiede a rassegne come il Summer Festival: presentare un pacchetto di proposte ad alta digeribilità, easy listening, facili da mandare a memoria e da cantare, che possano far da colonna sonora ai mesi estivi. Anche questa volta l'evento condotto dal trio Alessia Marcuzzi - Rudy Zerbi - Angelo Baiguini ha tutto sommato saputo rispondere a tale esigenza, confermandosi buon erede del Festivalbar. E l'industria del disco sembra seguire sapientemente l'onda di questo ritrovato gusto per la canzone vacanziera, consolidando un trend positivo già emerso nettamente da un paio d'anni.
ECCO I TORMENTONI - L'estate 2016, dunque, resterà nella memoria di chi ama la musica leggera come l'estate di "Sofia", di "Vorrei ma non posto" del duo Fedez - J Ax, di "Vivere a colori" di un'Alessandra Amoroso mai così ispirata, di un Nek che in "Uno di questi giorni" prosegue saggiamente nel solco del fragoroso rilancio avuto a Sanremo 2015, pur attenuando un po' i toni da discoteca; e ancora, di Emma con la gradevole ed energica "Il paradiso non esiste", di un Max Gazzè ("Ti sembra normale") dallo stile immutabile eppur capace di non annoiare mai, di un Francesco Renga che azzarda qualche nuova sonorità in "Il bene", e di Elisa con l'allegrotta e trascinante "Love me forever". Tutti brani che al Summer Festival, peraltro, han fatto solo passerella.
LA DANCE DI ANNALISA E ARISA - Fra gli artisti in gara, a parte Soler tanti italiani avrebbero meritato la medaglia d'oro. Particolarmente quotati erano i The Kolors in versione melodica con "Me minus you", e un'Annalisa sempre più poliedrica (i maligni direbbero, piuttosto, ancora incerta sulla strada da intraprendere definitivamente): dopo il classicheggiante "Diluvio universale" sanremese, ecco la dance spinta di "Se avessi un cuore", contemporanea e di notevole impatto. A proposito di dance, ha... saltato il fosso anche Arisa: "Una notte ancora", che ha persino vaghe reminiscenze di certo sound anni Novanta, sembra funzionare, e oltretutto propone della brava Rosalba anche un'immagine fortemente sensuale che finora si era solo intravista, ma che non sembra assolutamente stonare addosso alla cantante di "La notte" e "Controvento".
GIOVANI-BIG E BIG-GIOVANI... - Le proposte meno coraggiose e più convenzionali, spiace dirlo, sono arrivate dalle ultime creature "defilippiane", ossia Sergio Sylvestre, Chiara Grispo ed Elodie. Erano tutti considerati "Big" d'elezione, nel cartellone, mentre nella categoria giovani è stato misteriosamente relegato quell'Ermal Meta già visto a Sanremo e in possesso di un curriculum solidissimo anche come autore di artisti di primo piano, battuto nella finalissima da un Irama più convincente rispetto all'esperienza rivierasca del febbraio scorso, vincitore con l'accattivante "Tornerai da me". Per inciso, il fatto che a contendersi il titolo di miglior emergente siano stati due ragazzi del vivaio ligure, assieme a Madh, rivaluta il lavoro di selezione operato da Carlo Conti e compagnia, in un'epoca in cui le cosiddette Nuove Proposte dell'Ariston faticano terribilmente a farsi strada sul mercato, con rare eccezioni.
LA VENA DI SIMONI, MORO E TIROMANCINO - Brano pop standard ma di buon livello "Volevo te" di Giusy Ferreri, addirittura con echi che riportano agli Ottantiani Modern Talking. Bianca Atzei ("La strada per la felicità") e Irene Fornaciari ("Questo tempo") hanno portato proposte che rientrano nel solco della più schietta tradizione musicale italiana, melodie cantate a voce spiegata che forse avrebbero meglio figurato in una cornice più ovattata come quella dell'invernale vetrina sanremese, ma che meritano l'elogio anche per i testi non banali. E a proposito di testi sostanziosi, di notevole spessore "Sono anni che aspetto" di un Fabrizio Moro ormai assestatosi su livelli di grande pregio compositivo, mentre non sorprende più la vena di Paolo Simoni, che in "Io non mi privo" canta con linguaggio moderno e senza retorica le difficoltà della generazione dei trentenni italiani, minata da un ventennio di malapolitica. Anche i Tiromancino ("Piccoli miracoli" e soprattutto l'ariosa e intensa "Tra di noi") hanno ritrovato la felice creatività poetica e musicale di qualche anno fa, e possono a buon diritto considerarsi fra i migliori rappresentanti del pop italiano anni Dieci.
IL RITORNO DI ARIANNA - Pollice in su per una Noemi efficacemente cantautoriale in "Idealista", meritano la citazione anche un Marco Carta vagamente rockeggiante nel sound e nella voce ("Non so più amare"), Antonino con la martellante "Gira", e il rap della coppa Marrakash - Guè Pequeno ("Nulla accade"). Fra le bizzarrie, da segnalare il Fabio Rovazzi di "Andiamo a comandare", fenomeno web che trovo tutto sommato divertente e che potrebbe perfino percorrere un discreto tratto di strada, e poi la ricomparsa di Arianna, lustri fa giovanissima cantante e volto di Walt Disney, impegnata in "featuring" con Flo Rida ("Who did you love?") in una hit di caratura internazionale, del tutto a proprio agio in una veste sexy e fascinosa.
COSA CAMBIARE: VOTAZIONI E DIRETTA - In ogni caso, quasi tutti brani migliori, a mio avviso, di quello che ha trionfato; se non altro, lo ripetiamo, più rappresentativi di una stagione e di un momento musicale come quello che stiamo vivendo. Del resto, pur promuovendo nel suo complesso anche questa edizione del Coca-Cola Summer Festival, già da tempo vado scrivendo che qualcosa si potrebbe cambiare, a partire da un sistema di votazioni più articolato, che si sviluppi attraverso una molteplicità di canali e su tempi più lunghi, magari diluendo maggiormente la rassegna, con l'atto conclusivo da celebrarsi a fine agosto. E con la diretta, perché stare qui a discutere di una registrazione televisiva, laddove gli esiti del concorso sono noti da un mese circa, ha francamente poco senso nell'era del web e dei social network.