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martedì 28 gennaio 2020

VERSO SANREMO 2020: VIGILIA DI POLEMICHE INGIGANTITE DAI SOCIAL. IL PUNTO A UNA SETTIMANA DAL VIA


Fortunatamente ci siamo quasi. Fra una settimana esatta scatterà Sanremo 2020 e non vediamo l'ora, perché francamente non se ne può più. E' vero, le polemiche hanno sempre rappresentato uno degli ingredienti fondamentali dell'universo festival, ma la sensazione è che stavolta si sia un tantinello esagerato. Ma giusto un tantinello, eh? Si è spesso parlato, in passato, di una separazione fra il Paese reale e la rassegna canora ligure, per sottolineare come quest'ultima fosse troppo spesso fuori dal mondo, lontana anni luce dalla realtà musicale, culturale e sociale italiana. Ebbene, la separazione si avverte anche quest'anno, ma in senso opposto: la complessa macchina - Sanremo ha saputo isolarsi in una provvidenziale bolla ideale, in cui tutto procede sostanzialmente secondo programma, il cast dei cantanti in gara è (ovviamente) confermatissimo, ospiti si aggiungono via via al cartellone e, insomma, il 4 febbraio il sipario si alzerà serenamente per dare il via all'edizione numero 70. E' ciò che si è scatenato fuori e attorno al Festivalone, invece, ad essere lontano dalla realtà, artificioso, inconsistente. 
SCIAGURA SOCIAL - E' il prezzo da pagare all'era social, dicono, quella in cui un sassolino diventa una roccia, una goccia d'acqua si tramuta in oceano, quella in cui chiunque si sente in diritto di dire la propria, soprattutto su argomenti che non conosce. Nel magma social, sciagura autentica dell'umanità, si è creata una realtà virtuale in cui Amadeus è diventato un odioso sessista, il rapper Junior Cally il responsabile numero uno della discriminazione sessuale e della violenza sulle donne che affliggono l'Italia, argomenti drammaticamente seri maneggiati con imperdonabile leggerezza, e la kermesse canora un carrozzone allo sbando che perdeva pezzi un giorno sì e l'altro pure. Prese di posizione più o meno autorevoli, petizioni rispettabilissime ma numericamente irrilevanti, tramutate in sollevazioni popolari tali da rovesciare un governo. Tutto ingigantito a dismisura, con la complicità di certi media che, non sapendosi adeguare ai tempi, non trovano di meglio che andar dietro agli umori del web, condannandosi così a un'ulteriore perdita di credibilità e, di conseguenza, di lettori - utenti. 
GLI ARGOMENTI CALDI - E già. Solo questa sbornia social, che ha ormai raggiunto livelli allarmanti, poteva portare alle assurdità che ci è toccato leggere o ascoltare nelle ultime settimane. Proviamo a ricapitolare.
1) Il povero (si fa per dire, ovviamente) direttore artistico - presentatore della kermesse additato come un retrogrado maschilista, per via di una mezza frase, sicuramente infelice e mal riuscita, pronunciata durante una conferenza stampa importante, lunga e stressante, poche parole del tutto fraintese e attraverso le quali, comunque, si pretendeva di giudicare la vita, la carriera, la professionalità e il modo di essere di un uomo. Al quale non è bastato neppure scusarsi e chiarire per ottenere il sacrosanto silenzio. Addirittura c'è chi ha tirato in ballo l'innocuo e divertente spot con Amadeus bambino, adolescente e ragazzo, perché in esso ci sono delle figure femminili che rimproverano il piccolo per le sue esuberanze canterine (nello stesso spot ci sono anche dei maschi che fanno lo stesso, ma questo nel furore ipercritico dev'essere sfuggito...). 
2) Le defezioni di alcuni ospiti già annunciati (Salmo, Monica Bellucci) interpretate come segnale di una organizzazione deficitaria, di una kermesse che andava incontro a sicuro fallimento. I forfait dell'ultima e penultima ora di vip fuori concorso rappresentano da sempre una costante sanremese. Tanti superbig annunciatissimi sono poi scomparsi dal cartellone alla vigilia della partenza, senza che per questo scorressero fiumi d'inchiostro per mettere in cattiva luce tutto l'evento. Da Nino Manfredi nell'84 ad Elton John che mancò all'appuntamento nel '95, venendo redarguito aspramente in diretta tv dall'allora direttore artistico Pippo Baudo, da Mariah Carey nel '98 fino a Rag'n Bon Man annunciato nel 2017 e mai visto all'Ariston. Solo pochi esempi, fra i tantissimi che si potrebbero fare. Ma in quei casi nessuno gridò allo scandalo, semplicemente perché è normale, perché il puzzle degli ospiti a Sanremo si compone e scompone giorno dopo giorno, ora dopo ora, fino a pochi minuti dal via e a volte persino durante la manifestazione. E' così da sempre, ma solo quest'anno si è alzato il polverone, oltretutto per l'assenza di un'attrice che su quel palco era già stata senza lasciare il segno e che non si sa cosa potesse aggiungere allo spettacolo, e per un rapper che sarà anche in rampa di lancio, ma che non ha assolutamente il curriculum necessario per assurgere al ruolo di "super ospite italiano", categoria peraltro odiosa, come ho più volte ribadito in passato su questo blog. 
3) Il caso Junior Cally, da manovrare con cura per non turbare le sensibilità di tanti. Qui si sono toccati i vertici dell'assurdo: lezioni di etica dettate da chi non ha alcun titolo per salire in cattedra. I vertici Rai che sono entrati a gamba tesa sul direttore artistico chiedendogli di ritornare sulla scelta di inserire il rapper nel cast, dichiarazioni davanti alle quali Amadeus ha fatto giustamente spallucce confermando la presenza del cantante, e dimostrando così una personalità e un'autorevolezza molto più spiccate di quanto sostiene chi ne sottolinea l'inadeguatezza. Cantanti che si sono schierati apertamente contro il collega, e questa è stata la cosa più triste pur nel rispetto di ogni opinione, mentre meritano il mio personale plauso artiste di indubbio valore come Irene Grandi e Levante, che invece si sono dette favorevoli alla presenza in competizione del giovane romano. La valutazione dell'artista (e dell'uomo) Cally che troppo spesso è sconfinata nella valutazione della galassia rap - trap nel suo complesso: genere che io non amo (anzi), ma che ha delle forme espressive ben precise, un racconto della realtà crudo spesso oltre il limite del sopportabile. Per giudicarlo bisognerebbe prima studiarlo, io stesso non lo conosco se non superficialmente, ma molti, in questi giorni, lo stanno liquidando come spazzatura tout court, e quando questi giudizi arrivano dallo stesso mondo della musica non si può non essere preoccupati, perché siamo all'anticamera della censura (in questo caso, oltretutto, retroattiva), e la censura uccide cultura e libertà di espressione molto più di un aspro testo trap. Piuttosto, perché chi protesta non lo denuncia direttamente all'autorità giudiziaria, se ritiene si tratti di un pericoloso istigatore alla violenza? 
FORMARE ED EDUCARE - Trovo oltretutto piuttosto discutibile la volontà di attribuire finalità educative al mondo delle sette note. "Possibile che nessuno pensi ai bambini?", dice Boe Szyslak in un episodio dei Simpson. Ai bambini e ai ragazzi dovrebbero pensare i genitori, la famiglia, la scuola, le vere agenzie formative. L'arte è arte, non si è sempre detto così? Se questa è la tendenza, fermiamo subito la produzione di action movie zeppi di sparatorie, agguati e uccisioni, degli horror in cui il sangue scorre a fiotti, delle fiction in cui si parla di mafia, che sono invece orgoglio della Rai e della nazione tutta. Bisognava arrestare, negli anni Ottanta, l'ondata di cartoni animati giapponesi, che ha fatto crescere la mia generazione assistendo ai combattimenti dell'Uomo Tigre, con cornette del telefono conficcate in testa agli atleti, panche di legno spezzate addosso, dita infilate negli occhi, decessi sul ring considerati come normali episodi agonistici, ecc. 
LIBERTA' D'ESPRESSIONE DIFESA A INTERMITTENZA - Qualche anno fa erano tutti Charlie Hebdo, a difesa della libertà di satira di un giornale la cui sferzante ironia su argomenti delicatissimi evidentemente è stata oggi dimenticata. E, rimanendo nel mondo canzonettistico, artisti rinomati, amati e stimati come Vasco Rossi e Marco Masini hanno scritto in passato pezzi molto scabrosi sul rapporto uomo - donna. Persino l'insospettabile Barbarossa, nella sua splendida "L'amore rubato", descriveva esplicitamente uno stupro: "Adesso muoviti, fammi godere, se non ti piace puoi anche gridare, tanto nessuno potrà sentire, tanto nessuno ti potrà aiutare...". Immagini forti, direi disturbanti, anche se inserite in un contesto sicuramente più morbido e meno urticante di quello del testo contestato a Junior Cally. 
I "censori" si giustificano dicendo: ma le opere di Cally e dei suoi simili non c'entrano con l'arte, è solo "rumenta", come diciamo a Genova. E chi lo stabilisce? Non può essere certo il popolo di Facebook e di Twitter a sancire se una forma espressiva sia più o meno artistica. Per intanto, dicendo così si offendono decine di migliaia di persone che questo genere musicale lo ascoltano e lo apprezzano, per tacere di quelli che ne producono il repertorio. In questo caso, penso abbiano una pesante influenza due fattori: la nostalgia di un tempo canoro che non c'è più e la non accettazione di nuovi stili. In tanti chiedono il ritorno alle belle, candide e soffuse melodie di una volta, dopo che per decenni si è rimproverato a Sanremo di essere un carrozzone vecchio e ammuffito, incapace di aprirsi alla contemporaneità nei suoni e nei ritmi. Mettevi d'accordo prima di tutto con voi stessi, ragazzi. 
La musica "degradata" di oggi sarebbe un rischio per le nuove generazioni, ma il sessismo e le discriminazioni di ogni genere (sessuale, religioso, razziale, territoriale) sono proliferate nel nostro allegro Paese proprio negli anni delle dolci  e mielose canzoni sussurrate al microfono, delle opere cantautoriali impeccabilmente vergate. C'è in generale una diffusa idiosincrasia verso le novità, considerate di bassa qualità e frutto di un medioevo musicale. Non tocca a me ricordare cosa si dicesse degli urlatori, dei capelloni e dei beat nei Sessanta, o dell'italo-disco negli Ottanta. La bontà e il valore di un genere musicale si possono giudicare solo a distanza di tempo e, ribadisco, solo conoscendone alla perfezione dinamiche e codici espressivi. A me le ultime edizioni sanremesi sono in generale piaciute proprio perché hanno saputo aprire le porte alla nouvelle vague nelle sue varie tendenze, e in questa nouvelle vague, piaccia o meno, c'è anche la trap. 
POLLICE IN SU PER LE TESTATE SPECIALIZZATE - Dopodiché, a Sanremo Cally porta tutt'altra canzone rispetto a quella contestata. Sì, perché è accaduto anche questo: petizioni e sollevazioni popolari nate nella convinzione che il ragazzo eseguisse all'Ariston proprio quel testo. Della serie, ergersi a censori senza nemmeno sapere di che si parla. Mi vien da sorridere a pensare che io possa passare per difensore di un rapper che non conoscevo fino all'annuncio del cast, e di un genere che, ripeto, non amo e non è nelle mie corde, come testi e come sonorità. Ma in questo caso si è andati davvero oltre. A non coprirsi di gloria sono stati i politici, e non è una novità, e gli utenti social che, ripeto, vivono in una realtà tutta loro. Una realtà piccola, poco rappresentativa, a cui fanno colpevolmente da megafono alcune testate. In questo senso, rilevo invece con piacere un contegno dignitoso da parte dei siti che si occupano seriamente di musica, tipo Rockol e All Music Italia, che hanno dato a queste polemichette il giusto peso (cioè poco) concentrandosi invece su una rigorosa analisi delle opere in concorso. E nelle loro pagelle seguite al pre-ascolto dei brani,  fra l'altro, la canzone di Cally è risultata come una di quelle più apprezzate. 

martedì 7 gennaio 2020

SANREMO 2020: CAST ALLUNGATO CON TOSCA E RITA PAVONE. E SE L'AGGIUNTA DI BIG IN EXTREMIS DIVENISSE UNA COSTANTE?


Un giorno, forse, qualche gola profonda (o semplicemente un giornalista che sa fare il proprio mestiere) ci spiegherà cosa diamine sia accaduto, più o meno da San Silvestro a ieri pomeriggio, per alimentare l'antivigilia sanremese più movimentata e incomprensibile perlomeno dai tempi del famoso Festival 2004, quello targato Tony Renis. Cose mai viste: fughe di notizie, annunci irrituali e intempestivi, per chiudere la sarabanda con una novità assoluta, ossia l'allungamento della lista dei Big in extremis, a cast già reso noto. 
Ormai i Campioni invitati all'Ariston erano sulla bocca di tutti: ufficializzati in maniera insolita e discutibile, l'ho scritto nel precedente post, attraverso un'intervista che il direttore artistico Amadeus ha rilasciato a un solo giornale, La Repubblica, in base a chissà quali valutazioni. Possibile che non si sia consultato coi vertici Rai prima di farlo? Possibile che nessuno gli abbia fatto notare la totale inopportunità di un passo del genere, che oltretutto, lo sottolineo nuovamente, ha parzialmente "bruciato" la trasmissione televisiva di ieri sera, lo speciale "I soliti ignoti" che doveva appunto servire anche a svelare il listone dei vip in gara a febbraio? Dopodiché, ecco l'ultimo colpo di scena: due big in più da aggiungere al cast. A memoria, credo non sia mai avvenuto prima nella storia del Festivalone. 
E SE L'AGGIUNTA IN EXTREMIS DIVENTASSE UNA COSTANTE? - Ripeto: due nomi a integrare un cartellone già annunciato, Per fare ciò, oltretutto, era necessaria una modifica del regolamento, che ha continuato a parlare di gara con 22 Campioni fino al tardo pomeriggio di ieri, quando la versione aggiornata è stata inserita nel sito della rassegna. L'ampliamento dei posti a disposizione per i cantanti famosi è una costante di Sanremo, ma si è sempre verificata prima della comunicazione del cast, mai dopo. Una primizia assoluta, dunque, che in futuro potrebbe persino diventare una costante, rappresentando un gustoso elemento di suspense supplementare. Magari fatto meglio di così, riservandosi cioè cinque o sei nomi a sorpresa, e non solo due come avvenuto quest'anno. Stavolta, nonostante i sorrisi sciorinati a profusione ieri sera al Teatro delle Vittorie, è parso più che altro un affannoso tentativo di mettere una pezza a una situazione imbarazzante e per certi versi incomprensibile come quella creatasi a partire dal 31 dicembre: incomprensibile perché, lo ribadisco, non riesco a credere che siano state compiute determinate azioni senza valutarne l'impatto. Ma tant'è. 
NIENTE GROSSI CALIBRI - Nella mattinata dell'Epifania, quando ha cominciato a circolare la voce di questo nuovo clamoroso annuncio, si sono sprecate le indiscrezioni, ed è stato fin troppo facile ipotizzare la presenza di personaggi "super", pezzi da novanta che avrebbero impreziosito il listone. Dipende poi cosa si intende per pezzi da novanta, perché quelli, in fondo, già c'erano: non si possono considerare tali i Pelù e i Gabbani, i Masini e le Grandi, fino all'Achille Lauro rivelazione del 2019? Sarebbe stato irrispettoso nei loro confronti creare un evento ad hoc per inserire nel gruppo due mega-assi che, automaticamente, avrebbero guadagnato i galloni dei favoriti e monopolizzato le luci dei riflettori. Quindi, niente Carmen Consoli o Gianna Nannini, niente Massimo Ranieri. Nessuna chance neppure per chi, come Bersani o i Kolors, qualche organo di stampa aveva dato in corsa fino all'ultimo. Sono arrivati due nomi inattesi e non certo destinati ad accendere fantasie ed entusiasmi. 
BENE TOSCA, DUBBI SU RITA - Intendiamoci: Tosca è un'artista talentuosa, eclettica e in parte incompresa, la sua " Il terzo fuochista", presentata in concorso nel 2007, rimane uno dei gioielli più luccicanti (e purtroppo semi-dimenticati) della storia sanremese, la testimonianza di come su quel palco possano e debbano essere presentate anche opere destinate a non vendere dischi ma a emergere solo per le loro spiccate qualità. E' una presenza graditissima, insomma, e che, se guardiamo bene, si inserisce nella medesima linea artistica perseguita fin dall'inizio da Amadeus, una linea coraggiosa che ha badato poco ai nomi "da Rai 1", ai grandi classici che non fanno più cassetta, cercando in primis di avvicinarsi il più possibile ai gusti dei giovani e, in seconda battuta, di guardare più alla bontà delle proposte che alla fama di chi le ha presentate. Perché Tosca non è un'artista che muove legioni di fans o che fa parlare di sé, e perciò "deve" avere per forza un gran bel pezzo, e sono sicuro che la mia fiducia sia ben riposta. 
Discorso un po' diverso per Rita Pavone, clamoroso repechage a distanza di quasi cinquant'anni (!) dall'ultima partecipazione in gara. Sinceramente una scelta difficile da comprendere, per una cantante con un grande, grandissimo passato dietro le spalle ma senza apprezzabili prospettive di mercato, sia in termini di vendite che di serate live. Una celebrazione di sicuro, magari anche una "convocazione" più "furba" che altro, per un personaggio comunque ancora popolarissimo presso il pubblico medio della rete ammiraglia. A questo punto sarebbe interessante, e sarebbe una decisione controcorrente da parte degli organizzatori, rendere noti quantomeno i nomi dei primi quindici - venti esclusi, come del resto è stato fatto tantissime volte in passato; e sarebbe estremamente interessante che le canzoni di questi esclusi venissero poi in qualche modo diffuse, dando al pubblico la possibilità di valutare la bontà della selezione effettuata. Lo aveva proposto, mi pare, Dario Salvatori una decina di anni fa, ma la cosa cadde nel vuoto. 
IL PREZIOSO PAPIRO - Dunque, questa tempestosa antivigilia si chiude qui (forse). Un caos, lo ripetiamo, originato da una fuga di notizie resa possibile da un regolamento debole. Ma anche qui ci sarebbe da fare qualche considerazione: perché il primo listone, quello dei ventidue, era già in possesso di diversi giornalisti da qualche giorno, come qualcuno ha candidamente ammesso? Perché devono esserci questi "spifferi" informativi? Quale ne è l'utilità? Dopodiché, se il prezioso "papiro" prende a girare, è ovvio che qualcuno fiuti lo scoop e lo pubblichi: sbagliando solo se ha tradito un accordo. Ma l'errore alla base, gravissimo, è di chi ha fatto uscire la notizia dalle segrete stanze della Rai.
UN FESTIVAL STIMOLANTE - Nelle ultime ore non sono mancati gli strali velenosi verso Amadeus; io stesso, ripeto, non ho capito il gesto dell'annuncio anticipato con tutto ciò che ne è conseguito. Già se ne intona il de profundis sanremese, nel senso che difficilmente lo si immagina alla guida anche dell'edizione 2021. Su questo posso essere d'accordo, ma intanto direi di aspettare di vedere come sarà la kermesse ormai imminente. Al netto delle polemiche, politiche e giornalistiche, il cast dei Campioni ha comunque molto di interessante. Se non si è prigionieri della nostalgia, anzi, di materiale stimolante ce n'è a iosa: bisogna guardare avanti, aggiornarsi musicalmente, e lo si può fare anche ascoltando ciò che ci propongono volti nuovi come i Pinguini Tattici, Junior Cally (che si esibisce mascherato, non propriamente una novità, se ricordate The Bloody Beetroots nel 2014), Rancore, Anastasio. Su con la vita, dunque, e sguardo in avanti. Aspettiamo ora qualche grande voce straniera, di quelle che "Ama" aveva promesso, e co-conduttrici che siano professioniste dello spettacolo, showgirl autentiche, non sopravvalutate giornaliste prestate al palcoscenico. Intanto, il discusso anchorman ha portato a casa, ieri, una serata televisiva con ottimi ascolti, rafforzando la sua posizione in Rai a dispetto dei passi falsi. 

venerdì 3 gennaio 2020

VERSO SANREMO 2020: RIFLESSIONI SUL CAST DEI BIG, FRA SCOOP CLAMOROSI E ANNUNCI PRECOCI. AMADEUS SULLA FALSARIGA DI BAGLIONI (E CONTI)


Forse non tutti se ne sono accorti, ma ci siamo appena lasciati alle spalle giornate fra le più caotiche nella storia del Festival di Sanremo. Oramai i fatti sono noti: il 6 gennaio era la data fissata per l'annuncio ufficiale del cast dei Big. In una puntata speciale della trasmissione "I soliti ignoti" Amadeus avrebbe reso noto il "listone" più atteso dell'anno, con annessa partecipazione alla serata dei 22 artisti prescelti, così come espressamente indicato nel regolamento della rassegna numero 70. Proprio il regolamento, tuttavia, lasciava incredibilmente spazio alla possibilità di fughe di notizie anche clamorose, ed era apparso chiarissimo fin dalla pubblicazione sul sito della Rai. Perché l'annuncio era previsto per il 6, ma gli inviti da parte del direttore artistico sarebbero partiti con largo anticipo, fra il 16 dicembre e il 3 gennaio; senza dimenticare che già prima di Natale Amadeus aveva lasciato intendere di aver ultimato la selezione e compiuto le sue scelte definitive.  
BRUCIATI DA "CHI" - C'era dunque un periodo - cuscinetto, una zona temporale "grigia" in cui sarebbero potuti venir fuori nomi di ammessi ed esclusi: cosa che si è puntualmente verificata. Il settimanale "Chi", con uno scoop oggettivamente epocale firmato Gabriele Parpiglia, ha diffuso in anteprima l'elenco completo dei partecipanti nella categoria regina. Un solo errore: il 22esimo posto era dato in ballottaggio fra Samuele Bersani e i Kolors, mentre la casella è stata occupata da Alberto Urso. Colpaccio analogo era stato compiuto da "Striscia la notizia" nel dicembre '93 riguardo ai Campioni di Sanremo '94, ma solo con un paio di ore d'anticipo rispetto all'annuncio di Pippo Baudo. Ora, io personalmente non nutro grande stima nei confronti del direttore di "Chi" Alfonso Signorini, ma se il responsabile di un giornale si ritrova fra le mani una notizia simile ha il diritto - dovere di pubblicarla. Le colpe sono delle solite gole profonde, che non hanno saputo mantenere un riserbo moralmente doveroso (ma assai difficile da mettere in pratica nell'era del web e delle informazioni che viaggiano a velocità supersonica), e come detto, di un regolamento che presentava evidenti punti di debolezza. 
CHE FRITTATA! - A frittata ormai fatta, Amadeus ha deciso di rivelare il cast in una intervista a Repubblica, ossia in una maniera irrituale e ben poco istituzionale, diciamo pure assai discutibile e destinato a lasciare non poche scorie polemiche. L'evento televisivo del 6 gennaio è stato così parzialmente "bruciato": l'appeal della serata sarà rappresentato soltanto dall'estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria Italia e, riguardo al Festivalone, dalla comunicazione dei titoli dei brani, sempre che nel frattempo non comincino a circolare anche quelli... Un bel pasticcio, non c'è che dire: ancor più grave perché, lo ripetiamo, del tutto prevedibile. Fra l'altro, danno collaterale di infima importanza, è saltato anche il mio pezzo di previsioni sui possibili partecipanti, una tradizione consolidata del blog, la cui uscita era prevista nella giornata di ieri. L'avevo ripetutamente rinviato anche perché questa volta, oggettivamente, non avrei aggiunto molto a quanto già raccontato altrove da altri. 
Quando ho cominciato a scrivere questi articoli in cui cercavo di indovinare la griglia di partenza del Festival, basandomi sia su dati oggettivi sia su mie personalissime considerazioni artistiche, erano in pochi a fare altrettanto. Negli ultimi anni, e quest'anno soprattutto, la "caccia al big sanremese" ha invece raggiunto livelli parossistici: già da ottobre, se non prima, testate (soprattutto online) con variabili livelli di credibilità hanno fornito aggiornamenti, anticipazioni, voci sui candidati alla kermesse. Fa piacere, perché vuol dire che Sanremo è tornato pienamente attrattivo, fa notizia e sa far discutere quasi tutto l'anno, benché qualche firma prestigiosa ancora dodici mesi fa parlasse di "evento che si esaurisce nel giro di una settimana e poi scompare dalle cronache": certo, certo, come no... 
IL "CASO DONNE" - Dopo questa lunga ma doverosa premessa, veniamo alla sostanza dei fatti. Sanremo 2020 ha ormai completato il cartellone dei cantanti in concorso. Nei giorni della rassegna avremo modo di parlare delle otto Nuove proposte (per motivi di famiglia, non ho potuto commentare in questa sede la serata dicembrina dedicata ai giovani), mentre, come sempre, l'elenco dei campioni ha suscitato varie reazioni avverse. Per quanto mi riguarda, storco il naso solo per due aspetti: in primis la penuria di concorrenti donne, che da qualche anno a questa parte è una costante e ora è diventata ufficialmente un problema. Non voglio nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi di un maschilismo sanremese dilagante: stiamo parlando di una competizione che in varie edizioni, alcune anche recenti, ha esaltato la cosiddetta "altra metà del cielo" fino a proporre dei podi totalmente al femminile, come quello del 2012 (Emma - Arisa - Noemi). Escluso dunque, fino a prova indiscutibilmente contraria, il pregiudizio di genere, resta da domandarsi il perché: proposte mediocri delle cantanti? O scelta di campo prevalentemente artistica, che ha privilegiato determinati stili musicali nei quali le cantanti italiane non sono finora emerse in maniera convincente? 
ORA O MAI PIU': CHE FINE HANNO FATTO? - Secondo aspetto discutibile, la totale assenza di rappresentanti della trasmissione (condotta da Amadeus) "Ora o mai più", che ha ripescato e riportato alla ribalta personaggi protagonisti di fugaci successi negli ultimi decenni e poi piombati nel dimenticatoio. Molti di questi si erano messi in lista per partecipare alla gara rivierasca, e c'è chi non ha fatto mistero della propria delusione (Lisa, ad esempio). Non li biasimo: a che serve una trasmissione del genere, se per questi cantanti le luci dei riflettori rimangono accese solo per le poche settimane di durata dello show, e spesso per questioni che hanno a che fare più col gossip che col mondo delle sette note (vedasi la lunga polemica Rettore - Donatella Milani)? E "dopo", cosa succede? D'accordo, alcuni hanno trovato una valvola di sfogo attraverso "Tale e quale show", ma non è propriamente la stessa cosa. Con Amadeus padrone di casa e gestore del Festivalone, non era proprio possibile riservare una casella del cast a uno di loro? In passato si è fatto in modo di trovare più volte posto per il vincitore di X Factor (Mengoni, Nathalie, Fragola, Galiazzo), un talent che oltretutto non aveva alcun legame diretto con la manifestazione ligure, laddove invece molti dei partecipanti a "Ora o mai più" avevano vissuto la loro effimera gloria proprio grazie ai passaggi all'Ariston...
COME BAGLIONI - Vediamo invece chi ce l'ha fatta: il listone, onestamente, non mi pare malvagio, anche se non sposta molto i termini della questione rispetto all'ultima edizione griffata  Baglioni, il quale a sua volta aveva seguito e allargato il solco tracciato da Carlo Conti con la sua ultima direzione, quella del 2017. In parole povere: profondo ringiovanimento dei ranghi, primo piano per i generi sulla cresta dell'onda, stop alle proposte di marca prettamente "sanremese", ossia eccessivamente tradizionaliste, spazi ridotti ai minimi termini per i veterani. Sanremo 2020 è questo, e assomiglia terribilmente a Sanremo 2019, al punto che la principale rivelazione (assieme a Mahmood) della passata rassegna, ossia Achille Lauro, si ripresenta in gara, e potrebbe persino nutrire qualche timida ambizione di successo finale, visti i consensi riscossi in questi mesi. Ritornano anche  Enrico Nigiotti, che presentò la struggente ballata "Nonno Hollywood", e Rancore, questa volta senza Daniele Silvestri (la loro "Argento vivo" è rimasta un gioiellino purtroppo incompreso a livello commerciale). Salvo qualche eccezione, mancano i supervip che in questo primo scorcio di secolo hanno dominato le classifiche di vendita e fatto il pienone nei concerti, ma l'anno scorso c'erano Nek, Renga e Il Volo e i risultati furono modesti, quindi non è il caso di fare troppo gli schizzinosi... 
CHI IN PRIMA FILA? - Un vero e proprio favorito, l'asso pigliatutto in grado di sbaragliare il campo, non pare esserci, ma di certo parte in prima fila Francesco Gabbani, per il quale il successo internazionale di "Occidentali's karma" è stato, alla lunga, più un peso che una spinta, visto che non è più riuscito a tornare a quei livelli; accanto a lui l'attesa Levante, cantautrice originale, ispirata, dalla scrittura moderna e dalla spiccata personalità, il debuttante di lusso Piero Pelù, autentico pezzo da novanta, presenza di indubbia attrattiva che, vivaddio, si degna finalmente di mettersi in gioco dopo alcune ospitate senza rischi, e poi Marco Masini, che celebra i trent'anni dal debutto sanremese e che nelle ultime partecipazioni (2015 e 2017) ha sempre offerto produzioni di qualità.
La risicata quota vintage è completata da Irene Grandi, Michele Zarrillo (che non compare mai fra i papabili e poi spesso e volentieri piazza l'allungo decisivo per inserirsi nel lotto) e, se vogliamo, Le Vibrazioni, sia pur di curriculum più recente, mentre non c'è traccia dei super-veterani, degli Al Bano e compagnia tanto per intenderci, e all'alba del 2020 era anche ora; si vorrebbe comunque far presenziare il cantante pugliese con Romina nelle vesti di ospiti e francamente non se ne comprendono ragioni e necessità, visto che all'Ariston fuori concorso ci sono già stati di recente e visto che hanno appena partecipato allo show di San Silvestro di Rai Uno: al Festival, tanto più nell'edizione del settantennale, ci vogliono presenze uniche, eccezionali e di spicco, non minestre riscaldate, delle quali tornerò a parlare in chiusura. 
I CONTEMPORANEI - Poi, come detto, tanta contemporaneità: giovani, ex talent (troppi...) e rap (ma, almeno così sembra, poca trap). Ecco dunque Riki e Giordana Angi (incompresa all'Ariston nel 2012, si è presa una bella rivincita ad Amici), Anastasio e Alberto Urso, mentre Elodie ha reciso ormai da tempo il cordone ombelicale con la trasmissione di Maria De Filippi percorrendo una strada professionale ricca di soddisfazioni. Come Levante, è anch'essa una delle cantanti di ultima generazione capaci di riempire la scena, riuscendo a svettare non solo per doti vocali ma anche per fascino complessivo e "fisicità" (il che non è affatto un peccato). Poi il discusso rapper Junior Cally, che ad occhio e croce dovrà recitare quel ruolo di "scheggia impazzita" ricoperto l'anno scorso da Achille Lauro, nel frattempo diventato alquanto mainstream, mentre dal mondo indie emergono i Pinguini Tattici Nucleari, che cercheranno di ripetere il boom dello Stato Sociale. 
I RAGAZZI DEL VIVAIO E I "JOLLY" - Il vivaio sanremese è tutto sommato ben rappresentato: oltre ai citati Gabbani, Angi e Nigiotti (anche se gli ultimi due hanno avuto una gavetta più laboriosa), ci sono anche il raffinato Gualazzi e Diodato, "penna" con idee e stile interessanti, vena poetica dai tratti malinconici e riflessivi, ragazzo quotatissimo nell'ambiente ma non ancora riuscito a spiccare definitivamente il volo. Dulcis in fundo le presenze più originali, insolite, inaspettate: Paolo Jannacci, figlio d'arte e musicista di indubbio valore, tutto da scoprire nel tempio dell'orecchiabilità canora; il duo formato dall'estroso Morgan e da Bugo, poliedrico cantautore fuori dai circuiti commerciali; quell'Elettra Lamborghini che non può non far storcere il naso ai puristi (e li capiamo), ma che in fondo ci riporta a quelle bizzarrie sanremesi dei tempi che furono, con partecipanti più vicini al mondo dello spettacolo e del glamour che a quello più strettamente canzonettistico; tutto questo senza dimenticare che, piaccia o meno, la bella ereditiera ha conquistato di recente diverse certificazioni FIMI con una serie di brani in stile reggaeton - latino. 
ESCLUSI E MINESTRE RISCALDATE - Spiace per gli esclusi all'ultimo tuffo, come Bersani, The Kolors e, forse, Mietta. Spiace per l'ormai cronica idiosincrasia di Sanremo verso i reduci degli anni Novanta (la stessa Mietta, appunto, o Mariella Nava che pare si fosse presentata in trio con Rossana Casale e Grazia Di Michele, o il vincitore dell'ultimo "Ora o mai più" Paolo Vallesi), o ancora per altre proposte qualitative (si è parlato ad esempio di un duetto Silvia Mezzanotte - Dionne Warwick) forse considerate di scarsa presa per l'asfittico mercato discografico d'oggidì. Ma le chiacchiere stanno a zero, non conoscendo le canzoni di chi è rimasto fuori né, soprattutto, quelle degli ammessi. Sul Sanremo - show, finora, poche notizie e non certo entusiasmanti: passi per l'esercito di donne che dovranno affiancare nella conduzione Amadeus, una buona trovata purché venga loro riservato un ruolo più che attivo, ma che nel 2020 il Festivalone debba ancora affidarsi ai visti e stravisti Fiorello e Benigni per fare audience è sintomo quantomeno di carenza di idee nuove e vincenti. Il direttore artistico aveva promesso un ritorno delle grandi vedettes d'oltrefrontiera, e personalmente gradirei, perché danno spessore allo spettacolo e ne aumentano l'eco: svanita Lady Gaga, finora l'unico sicuro è Lewis Capaldi. Attendiamo fiduciosi qualcosa di più.