Gilardino ai tempi della prima stagione in rossoblù
Francesco Lodi e Alberto Gilardino. Dovrebbero essere questi i due pilastri sui quali edificare il Genoa 2013/14. Il condizionale è purtroppo d'obbligo, e vedremo tra breve il perché. Andiamo con ordine: quello che sta prendendo forma è un Grifone diverso rispetto alle ultime due sciagurate stagioni. C'è meno improvvisazione, più equilibrio nella progettualità: certo, il mercato è ancora lungo, ma la sensazione è che quest'anno si stia davvero operando con maggior criterio.
LIVERANI, LA NOVITA' - Emblema del desiderio di voltare radicalmente pagina dopo le burrasche degli ultimi tempi, la scelta totalmente controcorrente del "manico": sulla panchina rossoblù si è accomodato Fabio Liverani, il che rappresenta qualcosa di più di un semplice cambio di guida tecnica: l'ex centrocampista del Perugia è una novità assoluta per il calcio professionistico, anche se non certo un parvenu dell'allenamento, avendo maturato una cospicua e positiva esperienza nelle giovanili genoane. Personalmente, sulla questione trainer mi ero già espresso sul finire dell'ultimo campionato: avrei tenuto Ballardini, artefice di un autentico miracolo, una salvezza nella quale a un certo punto in pochi credevano. Meglio il tranquillo e un po' piatto tran tran garantito dal romagnolo rispetto all'ennesimo azzardo. E tuttavia, la scelta della società va capita e rispettata: se con Balla si poteva pensare a una navigazione a vista, a una sopravvivenza dignitosa ma pur sempre una sopravvivenza, con Liverani c'è quantomeno un tentativo di costruire un percorso più a lunga gittata e più propositivo. E' un rischio, certo: potremmo trovarci di fronte al nuovo Montella, ma anche no... Però è anche vero che il ricorso a mister di vaglia ultimamente non aveva sortito effetti positivi, anzi: vogliamo parlare delle esperienze di Malesani e, soprattutto, del referenziatissimo ex Juventus Delneri?
LODI E UN CENTROCAMPO COI FIOCCHI - Poi, è chiaro, contano i giocatori, senza i quali, coach esperto o coach inesperto, di strada ne fai pochina. Da questo punto di vista le note positive non mancano. Dicevamo di Lodi: l'acquisto è oggettivamente sensazionale, e sorprende il basso profilo con cui i media lo hanno trattato. Siamo al cospetto di un centrocampista di altissimo spessore, un talento finissimo, un "Pirlo in miniatura" per il quale non molto tempo fa si ipotizzava persino un inserimento nel giro della Nazionale. Cervello e piedi buoni, autentico uomo squadra, carismatico, mortifero sulle punizioni. Un elemento che, da solo, può far compiere un salto di qualità impressionante a una compagine di livello medio come quella rossoblù. Se poi consideriamo che, attorno a lui, sta sorgendo un centrocampo coi controfiocchi, allora essere ottimisti diventa doveroso: perché i buoni campionati si costruiscono proprio nella zona nevralgica, e se a un califfo come Lodi aggiungi scudieri come Matuzalem, Biondini, Cofie, Bertolacci e Santana, ti ritrovi fra le mani un reparto scolpito nella roccia eppure capace anche di disegnare apprezzabili trame di gioco e rifornire adeguatamente chi sta davanti, ciò che è mancato al Genoa 2012/13 anche nella fase di risalita targata Ballardini.
MEGLIO GILA DI BORRIELLO - Con un reparto centrale del genere, qualsiasi attacco farebbe faville. A maggior ragione una prima linea che avesse come punta di diamante un campione dello spessore di Gilardino. E qui ritorniamo al "condizionale" con cui avevo aperto il post. Perché Gila, una volta smaltite le tossine della Confederations Cup, si è messo a disposizione di Liverani ed è già a sgobbare nel ritiro di Neustift, però resta aperto lo spiraglio di un passaggio alla Roma, con conseguente rientro a Genova di Borriello. Ora, premesso che ci troviamo di fronte a due eccelsi cannonieri, è altresì innegabile che, basandosi su dati oggettivi e lasciando da parte le ragioni del cuore, non può ragionevolmente esserci paragone tra i due, a tutto vantaggio di Alberto. Il curriculum parla chiaro e non è liberamente interpretabile: per numero di gol fatti, per peso di questi gol, per incisività a livello internazionale, per militanza azzurra, per continuità di rendimento, il piemontese si fa ampiamente preferire.
Gilardino è un campione autentico, Borriello "solo" un ottimo giocatore. Il fatto che quest'ultimo abbia reso decisamente di più del collega nella sua duplice militanza rossoblù conta fino a un certo punto. Il mezzo campionato in cui l'ex centravanti viola ha giocato a Marassi è stato uno dei periodi più disgraziati della recente storia del Grifo: eppure, pur in condizioni tattiche e ambientali tutt'altro che ottimali, prima dell'infortunio Gila fece bene. Un solo gol, d'accordo, ma una presenza "pesante" nella manovra, come sostegno e apripista per i compagni di linea e per gli inserimenti dalle retrovie, ciò che invece molti tifosi gli imputano di non saper fare, considerandolo solo un centravanti d'area: avessero almeno gettato un occhio alla partita di Confederations con la Spagna...
Ciò che voglio dire è che augurarsi (come alcuni supporters rossoblù stanno facendo) una partenza del Gila per il ritorno di Borriello, è francamente incomprensibile, per i motivi suddetti e perché il buon Alberto è tuttora un azzurro, con qualche speranza di poter agganciare il treno per Brasile 2014, e quindi stimolato a disputare una stagione di altissimo livello: stimolo che per Marco sarebbe solo puramente teorico, in quanto il giocatore è ormai da tempo fuori dal giro della Nazionale, dove è stato sporadica comparsa anche nel suo periodo migliore, quello della prima stagione genoana, ormai oltretutto assai lontano nel tempo; per lui le possibilità di conquistarsi un posto sull'aereo per il Sudamerica sono pressoché nulle, anche vista l'agguerritissima concorrenza: Balotelli, El Shaarawy, Borini, Destro, Osvaldo, Rossi, lo stesso Gila, Cerci, Giovinco vengono prima di lui, per meriti acquisiti e militanza recente: e considerando che i posti per gli attaccanti non saranno più di cinque o sei... Tornando alla prima linea rossoblù, c'è grande attesa attorno a Moussa Konatè, un giovane senegalese assai quotato a livello internazionale ma tutto da verificare nel nostro campionato.
Perin: è il momento del decollo?
PERIN, TOCCA A TE! - A proposito, di giovani, probabile che a guardia della porta genoana troveremo, all'avvio del campionato, Mattia Perin. Un approdo inevitabile, per uno dei prospetti di maggior talento usciti negli ultimi anni dal vivaio del Genoa. Giusto così: l'annata per certi versi traumatica di Pescara l'avrà senz'altro rinforzato sul piano caratteriale, e del resto, se non ci si decide una buona volta a lanciarlo, la famosa esperienza non potrà mai farsela, rischiando di arrivare a 25 - 26 anni ancora con l'etichetta di "grande promessa", destino comune a molti giovani italiani bruciati di recente sull'altare della prudenza degli allenatori e della fiducia incondizionata concessa a stranieri mediocri e sopravvalutati. Se poi alle sue spalle arriverà una chioccia come Bizzarri, tanto meglio, ma il futuro è di Mattia.
CONFERME, INCERTEZZE E LACUNE - Conferme importanti: quelle dei veterani Matuzalem, Manfredini e Portanova, il cui arrivo nel gennaio scorso fu fondamentale per tirare fuori il Genoa dalle secche del fondo classifica. Quella di Floro Flores, "genoano dentro" che dopo gli stenti fisici dell'ultimo campionato sta lavorando sodo per presentarsi tirato a lucido agli impegni che contano. E poi i "nazionali", lo stantuffo Antonelli e un Bertolacci in vorticosa crescita e atteso alla stagione della consacrazione. C'è ancora incertezza per la sorte di Granqvist e Kucka, pezzi pregiati con molti estimatori in Italia e all'estero, nonché, per altri motivi, per quella di capitan Marco Rossi, secondo alcune fonti vicino al ritiro ma, in ogni caso, pronto a inserirsi nella compagine tecnico - dirigenziale rossoblù.
Ha salutato la compagnia senza grossi rimpianti Jankovic: al di là della commovente lettera d'addio ai tifosi, il suo apporto nelle ultime stagioni è stato limitatissimo, e non solo per i postumi dei gravi infortuni subiti. Tutta la sua carriera è stata fin qui caratterizzata da una eccessiva discontinuità di rendimento, e gli ultimi due campionati hanno visto in pratica due soli gol, da parte sua, autenticamente decisivi per le due salvezze del Grifo: col Cagliari sul neutro di Brescia nel 2012 e col Siena a Marassi pochi mesi fa. Puntare ancora su di lui sarebbe stato un salto nel buio... In ogni caso l'augurio che a Verona possa ritrovarsi completamente è doveroso e sentito. La rosa è comunque da completare: occorrono pedine alternative soprattutto in retroguardia, e occorre una copertura finalmente affidabile per la fascia destra difensiva, eterno "buco nero" genoano da troppi anni a questa parte: Vrsaljko, uno dei nuovi arrivati, è la solita incognita di fuorivia (ma potrebbe essere un boom inatteso, intendiamoci), Sampirisi dovrà lavorare molto per sanare le ferite tecniche e morali dell'ultima stagione. Ci vuole qualcosa di più sostanzioso.
Eccellente analisi su una squadra che nelle ultime stagioni è stata quasi incomprensibile, criptata forse.
RispondiEliminaQuest'anno ci sono veramente grandi premesse va detto anche se credo di essere condizionato dall'ammirazione che nutro per alcuni giocatori.
Perin, ad esempio, andrebbe tenuto, e tenuto come titolare, perché non ha niente da invidiare ad altri titolari dei maggiori campionati europei.
La difesa negli ultimi anni mi è sembrata molto insicura, ma Manfredini e Portanova, come tu stesso suggerivi sono ottimi acquisti.
Lodi a centrocampo è il colpo ad effetto di questo mercato (tra le squadre di metà classifica). Un giocatore eccellente, molto simile a quel Miguel Veloso per il quale mi strapperei i capelli, che forse non è stato compreso, o non è stato messo in condizioni adatte.
Infine penso che Liverani sia un vero azzardo, considerando che il Genoa nelle ultime stagioni ha cambiato diversi allenatori, ma mi faceva impazzire da giocatore e spero faccia altrettanto in panchina.
Nulla da aggiungere a quanto da te detto. In particolare d'accordissimo su Perin. Rispetto a quando ho scritto questo post, c'è stata la grande novità dell'ufficializzazione del ritiro di Rossi, e anche questo è un punto su cui si dovrà lavorare, perché il centrocampista lascia un grosso vuoto non solo nello spogliatoio, ma anche sul campo, dove mancheranno la sua dedizione, il suo eclettismo, la sua generosità e anche la sua capacità di incidere in zona gol (l'ultima stagione, con tutti i guai fisici annessi, non fa ovviamente testo). Marco, secondo me, dal 2008 al 2010 è stato persino da Nazionale, in un periodo in cui fra l'altro il buon Lippi convocò giocatori come Galloppa e lo stesso Biondini, validissimi ma secondo me inferiori a Rossi. Opinioni personali.
EliminaQuando si cambia così tanto ed in modo così radicale una squadra, ad iniziare dalla gestione tecnica, in genere non ci sono le mezze misure: o il grande slam o il grande splash. Auguri al Genoa di non fare splash.
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