Rimane sempre l'amaro in bocca, quando una gita organizzata con discreto anticipo nei minimi dettagli diventa, per motivi indipendenti dalla propria volontà, una sofferta navigazione controcorrente, contro tutto e contro tutti. Sabato scorso, primo novembre, di buon mattino sono partito in direzione Lucca, in compagnia dell'amica Simona, per visitare la kermesse "Lucca Comics and Games", un must per gli appassionati di animazione (giapponese, ma non solo), di fumettistica, di collezionismo. Mancavo dal 2010: in questi quattro anni alterne vicende, personali e non, mi hanno tenuto lontano dall'evento, ma la voglia di tornare laggiù almeno un'altra volta non mi ha mai abbandonato.
"Lucca Comics" non è una semplice fiera: non a caso la dicitura ufficiale è "Festival internazionale del fumetto, del cinema d'animazione, dell'illustrazione e del gioco". A me piace da sempre definirlo un colossale Carnevale. Tutta la città è in pratica coinvolta: nei giorni della manifestazione (solitamente il periodo del ponte dei Santi) le strade si colorano e si riempiono: di visitatori, certo, ma anche di cosplayer, gli impagabili ragazzi abbigliati coi costumi degli eroi dei cartoni e dei film, uno spettacolo nello spettacolo, genuini esempi di genio artistico e creatività fatti in casa. E poi, ovviamente, stand su stand, per acquistare materiale a tema, e ancora mostre, proiezioni di film, concerti, ospitate di prestigio.
DISASTRO ORGANIZZATIVO - Potenzialmente una festa meravigliosa, un happening da favola. Ma c'è un però: Lucca non si è dimostrata all'altezza. Colta del tutto impreparata dalla marea umana riversatasi fra le mura, la città è andata in tilt. Lucca Comics è stato, dal mio punto di vista, un disastro organizzativo, soprattutto sul piano dell'accoglienza e della gestione della massa dei visitatori. Non mi interessa, in questa sede, individuare le responsabilità specifiche (non ho elementi sufficienti per indirizzare accuse circostanziate), quanto raccontare ciò che ho visto e vissuto: le stradine lucchesi non chiuse al traffico veicolare, in cui si sono creati ingorghi paurosi di persone, automobili e furgoni, con due effetti: tempi interminabili trascorsi immobilizzati in coda (mezze ore di nulla, di snervanti attese sottratte alla possibilità di visitare le attrazioni del Festival), e gente addossata, compressa, sotto un sole novembrino imprevedibilmente caldo, col rischio concreto di malori (in effetti, ne ho sentite parecchie di sirene d'ambulanze echeggiare nell'aria).
Con una tale gestione della circolazione nella zona fieristica, si reca danno in primis all'evento stesso, che beneficia di un numero di visitatori inferiore a quello che garantirebbero una migliore ricettività e una più funzionale logistica. Poi, un servizio ferroviario locale assolutamente inadeguato: occorreva un potenziamento delle tratte, le poche corse erano invece gremite all'inverosimile e spesso in ritardo, creando problemi insormontabili relativamente alle coincidenze, indispensabili per chi (e credo fosse la maggioranza) veniva da fuori regione.
SICUREZZA ASSAI VAGA - I parametri di sicurezza indispensabili quando si verificano colossali assembramenti di persone mi pare siano stati piuttosto lacunosi, in più punti e a più riprese. Sarà pur vero che il sottoscritto non si trova particolarmente a proprio agio in luoghi affollati (concerti in piazza e discoteche, soprattutto), ma ho avuto la sensazione netta, in diverse circostanze, di potermi fare del male. Quella sgradevolissima sensazione in cui non ti senti più del tutto padrone del tuo destino e... del tuo corpo: in uno degli ingorghi stradali di cui sopra, e poi sulla via del ritorno, al momento di salire sul treno Lucca - Viareggio, sono stato spintonato con violenza e sballottato, per un istante quasi sollevato da terra e trasportato dalla massa. Certo, questa è anche una questione di civiltà collettiva, che esula dalle lacune organizzative della giornata: l'assalto al treno in cui sono stato mio malgrado coinvolto è roba da quarto mondo; capisco la fretta e la stanchezza, ma poi? Erano tutti reduci da una giornata di festa, per quanto stressante per i motivi di cui sopra, e non da otto ore di duro lavoro: che bisogno c'era di travolgere chiunque (rischiando di far cadere gente sui binari) per accaparrarsi un posto (in piedi, il più delle volte) sulla vettura?
RITORNO AVVENTUROSO - Il viaggio di ritorno è stato allucinante, fin dall'approccio alla stazione: per passare da un gruppo di binari a un altro, inibito il collegamento interno, è stato necessario un assurdo giro largo, per raggiungere un provvidenziale sottopassaggio: sempre meglio dell'inquietante passerella sopraelevata in metallo, carica di gente, che ad ogni passo "regalava" vibrazioni da batticuore. Il treno per Viareggio, dove ci aspettava la coincidenza, è giunto in colossale ritardo, e il cambio per Genova non ci ha ovviamente aspettati. Nella città del popolare Carnevale, oltretutto, abbiamo trovato, alle 20 e 30 di sera, una stazione buia (nel senso letterale: luci spente nell'androne), con le biglietterie serrate e la prospettiva di trascorrer la notte lì. L'unico impiegato FS incrociato, pressato da compagni di viaggio più... fumantini di me, si è almeno sbattuto garantendoci che, se avessimo preso il treno per La Spezia, lì ci avrebbe poi pazientemente attesi il sospirato cambio per il capoluogo ligure.
Scene spiacevoli e al contempo tenere, come la crisi di pianto di una ragazzina, alla sua prima volta al Comics, che ha temuto di non riuscire a tornare a casa prima del giorno dopo, e che ci siamo premurati di consolare e tenere su di morale, facendole fare il viaggio accanto a noi. E infine l'approdo a casa, con un regionale che ha fatto tutte le fermate possibili e immaginabili, ma a quel punto, nonostante l'ora tarda, non era il caso di fare gli schizzinosi. In sintesi: avvicinatici alla stazione lucchese intorno alla 18 e 15, siamo giunti a destinazione poco prima della mezzanotte. Se questa è l'Italia...
IL FUTURO - Tornando alla situazione in quel di Lucca, ripeto: ho visto tante piccole e grandi mancanze in tema di sicurezza, e sono tornato indietro con la sensazione che, continuando su questo andazzo, prima o poi qualcuno si farà del male, ma del male sul serio. Mi sono, ci siamo sentiti indifesi ed esposti agli eventi, con poche garanzie a tutela della nostra incolumità fisica. Lucca Comics è un evento prestigioso e spettacolare, ma è forse diventato un affare troppo grande, troppo gravoso per la graziosa cittadina toscana. Merita di certo una gestione più accorta, all'interno e nelle aree circostanti: una più idonea regolarizzazione del traffico veicolare, con limitazioni obbligatorie (un sacrificio sopportabile per pochi giorni di una festa che, se riuscita, può recare indubbi ritorni economici e di immagine alla città), maggiore assistenza ai visitatori (luoghi di ristoro, toilette...), trasporto pubblico implementato, migliore sfruttamento di vie di accesso e di fuga alternative, ulteriore decentramento di stand e padiglioni, per alleggerire la congestione di certe zone.
I primi a ricevere nocumento da una organizzazione come quella che ho visto sabato sono proprio i protagonisti della kermesse, espositori e ospiti a vario titolo: in quel marasma, è possibile visitare solo un 30 - 40 per cento del Festival (certo, l'ideale sarebbe trattenersi lì per più di un giorno, ma non tutti ne hanno la possibilità). E tuttavia rimango del parere che, con una spietata autocritica di responsabili del Comics e di istituzioni locali, con una attenta analisi delle défaillance, niente ci sia di irrimediabile. Irrimediabile, nel breve periodo, è solo l'inciviltà delle orde dei barbari che per un posto in treno calpesterebbero gente e spezzerebbero arti, ma quella rientra nel più generale imbarbarimento del Paese.
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