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mercoledì 16 maggio 2012

RECENSIONI DAL TEATRO: "TI SPOSO MA NON TROPPO" DI PIGNOTTA & AVARO


L'amore al tempo dei social network. Un tema di grande attualità, che tuttavia il mondo dello spettacolo, dal cinema al teatro, dalla tv alla musica, non ha ancora affrontato con tutta l'attenzione che meriterebbe. Un peccato,  perché l'argomento è artisticamente quanto di più allettante possa esserci attualmente in circolazione, in grado di offrire una varietà potenzialmente infinita di spunti narrativi, più o meno seriosi, più o meno comici. E a dimostrarlo ecco una godibilissima pièce teatrale, successo di stagione della compagnia Pignotta e Avaro, "Ti sposo ma non troppo", in scena in questi giorni al San Babila di Milano.
Quella di Gabriele Pignotta e Fabio Avaro (coadiuvati nella circostanza dalle attrici Elena Arvigo e Katia Greco) è una compagnia giovane, "romana de Roma", che propone un teatro brillante, mai noioso, moderno ma in linea con la migliore tradizione della commedia all'italiana, frizzantino... come il vino dei Castelli. Un teatro mai banale, soprattutto.
Tutti ingredienti che si ritrovano nel suddetto spettacolo: il ventunesimo è il secolo in cui si può incontrare l'amore, o comunque si può tentar di "rimorchiare", anche on line, cercando l'anima gemella nel mare a volte amico, a volte ostile della grande rete web. Per qualcuno questa ricerca diventa un'evasione, l'inseguimento di un'ideale alternativa a un ménage di coppia che, nella vita reale, sta segnando il passo. Poi può succedere che chi cerca l'evasione e chi cerca il "rimorchio" si incrocino casualmente in rete: e se poi colei che cerca l'evasione e colui che cerca il rimorchio non sono altro che i due conviventi in crisi nella vita vera, e che si ritrovano su Facebook sotto mentite spoglie (o mentiti nickname, che nella fattispecie è lo stesso), beh, allora ecco l'impalcatura del racconto virare piacevolmente verso il più tradizionale canovaccio della commedia degli equivoci. 
Questo è, essenzialmente, "Ti sposo ma non troppo". I malintesi e le situazioni esilaranti si susseguono a ritmo sostenuto, senza tempi morti: certo, entro pochi anni gli effetti comici basati sugli imbarazzi derivanti dall'ignoranza informatica sono destinati ad attenuarsi, credo, perché Internet, FB e il sopravvalutato Twitter saranno sempre più presenti nella società e in ogni momento della nostra vita; voglio dire che  fra un po' di tempo difficilmente susciterà ancora una grande ilarità il vedere un ragazzone di 35-40 anni, come accade in questo spettacolo, che capisce tutt'altra cosa quando un altro gli intima "chiudi la finestra" riferendosi evidentemente alle "finestre Windows" del pc, o che non riesce proprio a comprendere il significato delle emoticons (o faccine). Ma per il momento funziona, eccome se funziona, così come funziona il crescente ingarbugliamento della vita dei quattro protagonisti, causato dalle loro storie parallele. 
Storie parallele che non sono soltanto quelle nate artificiosamente in rete: proprio il personaggio interpretato da Gabriele Pignotta, il tombeur de femmes che apre lo spettacolo chattando davanti a un monitor, e che quindi sembrerebbe destinato a recitare il ruolo dell'internauta più... internauta della commedia, in realtà  abbandona subito questa veste ultratecnologica per indossare panni più umani; anche lui però, intraprende una doppia vita: giocando sulla sua qualifica (vera) di fisioterapista, e sul fatto di operare nello stesso condominio di un noto psicanalista, si sostituisce a quest'ultimo (in vacanza a Cuba) per "circuire" una graziosa paziente in crisi profonda dopo un matrimonio svanito letteralmente a pochi passi dall'altare (Katia Greco). E via ad altri equivoci e altre scene spassose, per un'idea (quella del... falso psicanalista per amore) già vista, per la verità, nel film "Ex - Amici come prima", nelle sale cinematografiche a fine 2011: in quel caso, i protagonisti furono Ricky Memphis e una Gabriella Pession sorprendente per vis comica. Di chi l'idea originale? Importa poco scoprirlo, visto che in ogni caso questa giovane compagnia la sviluppa con una varietà di temi e soluzioni anche superiore a quanto avveniva nella suddetta pellicola. 
Non solo risate, come detto: i risvolti delle storie via web, in certi casi, servono per portare alla luce delusioni e insoddisfazioni latenti. Nella fattispecie, lo strano incontro su Facebook dei due conviventi (Fabio Avaro ed Elena Arvigo) mette in crisi un rapporto di coppia che stava già mostrando la corda. E si ritorna al punto di partenza: ecco, infatti, come "l'amore ai tempi  dei social network" sia un tema capace di produrre situazioni comicamente paradossali ma anche di indurre a riflessioni amare su come, proprio in questa epoca  di tecnlogia e ultramodernità, un'epoca che dovrebbe favorire la vicinanza e la comunicabilità, l'amore e la convivenza siano diventati qualcosa di estremamente complesso e difficilissimo da gestire. Pignotta e i suoi riescono anche in questo intento: far coesistere e fondere con mirabile equilibrio il piano narrativo agrodolce con quello più liberamente scanzonato. 
Sono bravi, questi quattro giovani: e le due colonne della compagnia, Pignotta e Avaro, posseggono il talento attoriale da "animali da palcoscenico" come pure quello da cabarettisti in formato piccolo schermo, di cui regalano un ampio saggio a spettacolo concluso, con una recita quasi "a braccio" per congedare il pubblico con un sorriso supplementare. Volti freschi e propositivi, avanti anni luce rispetto a tanti imbolsiti presunti talenti della risata nazionale, che varie emittenti tv ci propinano quasi settimanalmente in stanche trasmissioni comiche (che di comico hanno poco o nulla). Un gruppo da continuare a seguire con fiducia.

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