Gentile Barbara Scaramucci,
in occasione delle celebrazioni per i 60 anni della Rai tv, ritengo doveroso inviarle questa lettera aperta. Per esprimerle la mia riconoscenza, innanzitutto. Perché è soprattutto grazie a lei (e al suo staff, beninteso) che di questi 60 anni di televisione italiana oggi possiamo ancora godere, emozionandoci e lasciandoci piacevolmente travolgere da ondate di nostalgia. Mettere in piedi un progetto come quello delle Teche era doveroso, forse scontato, per salvaguardare l'immenso patrimonio d'archivio di quella che, secondo molti, è ancora la "principale azienda culturale del Paese". Eppure si sono dovuti aspettare anni prima che qualcuno vi ponesse concretamente mano.
Le Teche Rai, il cui percorso è iniziato a metà degli anni Novanta, hanno fatto passi da gigante. Il lavoro di ritrovamento, restauro e, soprattutto, riorganizzazione della ciclopica mole di reperti video, audio e cartacei ha dato risultati tangibili. Del resto, non valorizzare compiutamente una "banca dati" come quella dell'ente radiotelevisivo di Stato sarebbe stato delittuoso: perché questo passato catodico non è solo un contenitore di ricordi dal quale pescare a piene mani, per commuoversi e lasciarsi cullare dal rimpianto per il tempo che fu, non è solo (e già sarebbe tanto) un pezzo di storia d'Italia, ma può, deve essere anche una fonte alla quale abbeverarsi per rigenerare la Rai di oggi e preparare quella di domani.
DAL PASSATO AL FUTURO - Una sfida che, nei giorni del sessantennale, non può non essere raccolta. Guardare al passato non nel segno di un vuoto nostalgismo fine a se stesso, ma per trarre ispirazione, ripescare idee vecchie ma sempre valide e magari rielaborarle in base ai mutamenti del tempo e del gusto, pur senza snaturarle. Non solo: l'archivio Rai è una enciclopedia del talento e della creatività italiane. E' mio parere personale che, oggi, l'uno e l'altra manchino un po' nelle più recenti produzioni dell'azienda: servono nuovi autori con idee originali, servono personaggi artisticamente e tecnicamente preparati che possano raccogliere l'eredità dei mostri sacri di ieri e di oggi, perché ho la sgradevole sensazione che dietro i bravissimi Carlo Conti, Fabrizio Frizzi, Antonella Clerici, Milly Carlucci e mi scuso se dimentico qualcuno, stia nascendo ben poco, che l'opera di scouting, di ricerca di giovani virtuosi non sia ancora all'altezza di un ente di tale importanza e rilievo.
RADIOCORRIERE - Ma questo è un discorso che mi porterebbe troppo lontano e per il quale non ho di certo l'adeguata preparazione specifica. In altre parole, non voglio insegnare niente a nessuno, mi limito solo a qualche osservazione personale da semplice e fedele spettatore. Torniamo ai ringraziamenti: la messa on line dell'intero archivio del Radiocorriere Tv è stata la splendida sorpresa di inizio 2014. Un'immensa mole di informazioni, dati, approfondimenti su fatti, eventi e personaggi di settant'anni di produzione radiofonica e televisiva. Una manna, tanto che si può tranquillamente perdonare la digitalizzazione in bianco e nero di tutte le pagine: questioni di tempo e di costi, immagino, oltre al fatto che i pdf sono già pesanti così e il colore li avrebbe resi di dimensioni insostenibili.
TECA APERTA - Il sottoscritto, e altri "cultori" del passato Rai, auspichiamo che, presto, un passo simile possa essere operato anche nel senso di una apertura al pubblico dell'archivio audio e video. E' vero, da qualche anno esiste il servizio "Teca aperta", che permette, presso le sedi regionali dell'azienda e altri siti "esterni" (a Milano, ad esempio, la Mediateca Santa Teresa) di visionare una parte del catalogo multimediale delle Teche tramite un semplice terminale. Ma non ha idea, Barbara, di quante persone gradirebbero che tale opportunità fosse fruibile direttamente dal pc di casa: anche pagando, ebbene sì, un abbonamento annuale. E magari, visto che ho avuto modo più volte di accedere a questo servizio, a Genova e a Milano, sarebbe bello se ogni tanto la mole di materiale d'archivio consultabile fosse incrementata. Io, ad esempio, sono un grande appassionato di rassegne canore, e nelle mie già numerose incursioni in "Teca aperta" ho notato l'assenza delle registrazioni di svariate serate del Festival di Sanremo, del Disco per l'estate, del Festivalbar, tutti eventi che pure avete "a magazzino", come dimostrano gli spezzoni spesso inseriti nelle vostre trasmissioni di repertorio, da "Techetecheté" a "Da da da".
I SANREMO PERDUTI - A proposito di Festival di Sanremo: è noto da anni, quantomeno a noi "fans" della celeberrima manifestazione, che nell'archivio della Rai non sono più rintracciabili le registrazioni di alcune edizioni: segnatamente quelle del 1967, 1973, 1974 e 1975, mentre so che la finale del 1976 è spuntata fuori solamente grazie a una replica trasmessa di recente da una emittente spagnola. Ecco: in occasione di una scadenza importante come quella dei 60 anni di Rai, e visto che di questi 60 anni "il Sanremo" è stato uno dei pilastri, formidabile macchina "cattura ascolti", vetrina imprescindibile per la discografia nostrana, evento entrato addirittura nel costume e nella cultura popolare del Paese, sarebbe auspicabile intensificare le ricerche di questi reperti scomparsi. Ne ho sentite di tutti i colori: chi parla di bobine andate distrutte in un incendio, chi dice che addirittura siano state cancellate per registrarvi sopra (!), chi, infine, sostiene che i video ci siano ma non siano ancora catalogati e chissà in quale oscuro scantinato sono finiti... Rivedere quei Festival perduti è un desiderio di tanti, chissà che lei e le sue Teche non riescano anche in questa impresa!
La ringrazio per l'attenzione e mi scuso per il disturbo.
Carlo Calabrò
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