Aspettare più di ventiquattr'ore non è bastato a far sbollire la rabbia. Sapevo che questa volta sarebbe andata così, perché non si può sempre passare sopra alle cose e cercare giustificazioni alternative, posticce, a ciò che è ingiustificabile. Non amo parlare delle castronerie commesse, sempre più spesso, dai nostri arbitri professionisti, e il blog me ne è testimone: da quando "Note d'azzurro" ha visto la luce, nella tarda estate del 2011, tre soli post sono stati dedicati al tema, e di questi uno solo ha coinvolto il Genoa: le eccezioni alla regola hanno riguardato, per la precisione, una imbarazzante (per chi la diresse e per tutto il calcio italiano) Supercoppa "cinese" fra Juventus e Napoli, nel 2012; un derby d'Italia Juventus - Inter pochi mesi dopo; la celebre farsa di Genoa - Milan, nel 2013. Non amo scriverne, dicevo, perché il rischio è sempre quello di passare per vittimista, piangina, tifoso con le fette di prosciutto sugli occhi, ma quando è troppo è troppo.
CREDIBILITA' SOTTO ZERO - Lunedì sera, al San Paolo, il limite della vergogna è stato abbondantemente superato. E sia chiaro che non ce l'ho col Napoli: il team azzurro si è trovato servito su un piatto d'argento un gol irregolare e un rigore farlocco e ne ha approfittato. Mi tocca invece ripetere ciò che sostengo da tempo: l'inadeguatezza da allarme rosso della classe arbitrale non è il male assoluto, ma uno dei tanti mali del nostro movimento calcistico, non il più grave ma nemmeno tanto trascurabile. Perché in una palude fatta di gestioni finanziarie allegre, regresso tecnico costante, disinteresse totale per i vivai di casa nostra e importazione selvaggia di stranieri perlopiù mediocri, stadi fatiscenti e semivuoti, Nazionale azzurra trattata come un fastidioso ingombro, una Coppa Italia odiosamente antidemocratica nella formula, beh, sarebbe almeno necessario che la competizione calcistica di Serie A mantenesse un barlume di credibilità, e questa credibilità dovrebbero garantirla le giacchette gialle.
L'INSOSTENIBILE "LEGGEREZZA" DEGLI OFFSIDE - Invece, e lo dico a malincuore, la sensazione è che a troppe squadre non venga concesso di battersi ad armi pari. Non per malafede, di cui non voglio nemmeno sentir parlare, ma per semplice povertà di talento: modesti tecnicamente, a corto di personalità, vittime di una debordante sudditanza psicologica, a disagio quando si tratta di applicare il regolamento con uniformità, persino in imbarazzo nel decifrare situazioni di gioco che, per chi ha "studiato" la materia, dovrebbero invece essere semplicissime. Un fuorigioco netto come quello di Higuain (altro che "leggero", che poi non vuol dire niente: un offside è sempre offside, che sia di un centimetro o di un metro, e quello di Napoli era sicuramente meno "leggero" di quello di Rincon che aveva consentito al Genoa di pareggiare la partita con la Roma, la madre di tutte le recenti disgrazie rossoblù), e un non - rigore come quello che ha deciso il match dovrebbero essere il minimo sindacale per direttori di gara di prima fascia. Lo stesso dicasi per l'ammonizione di Bertolacci, da commedia dell'assurdo.
PEROTTI E ALTRI SCANDALI - No, non mi piace snocciolare episodi a sfavore, ho persino deriso spesso e volentieri quei dirigenti che compilano dossier sui torti subiti, minacciando di presentarli in Federazione (che poi lo facciano davvero, è tutto da verificare). Però, dopo quel tragico confronto coi giallorossi, al Grifone è francamente successo di tutto, e chi nega l'evidenza danneggia sia il Grifo sia il calcio italiano tutto. Certo, c'è stato un calo di rendimento; certo, la manovra si sviluppa con minore fluidità, la concentrazione è meno ferrea, con black out esiziali; la difesa non è più impermeabile, anzi; mancano e continueranno a mancare elementi chiave, e qui però si torna al discorso di partenza: perché se il buco in attacco se l'è assurdamente voluto la società, lasciando partire Pinilla prima di trovare un'alternativa al buon Matri (che ovviamente si è subito infortunato, e seriamente: sono le classiche "cose da Genoa" che chi lavora a Pegli da qualche anno dovrebbe ormai conoscere a menadito...), è innegabile che le quattro giornate di squalifica a Perotti, il faro di questa squadra, siano state una punizione abnorme e sproporzionata, a maggior ragione se paragonata alla sanzione, oltremodo clemente, toccata ieri all'inqualificabile Mexes "ammirato" in Lazio - Milan.
PUNTI PERSI SENZA COLPA - Fra gol irregolari, rigori solari negati e penalty fantasiosi concessi agli avversari, i conti non tornano, né mai torneranno: non io, ma testate autorevoli sia cartacee che web, parlano del Genoa come della squadra più tartassata di A, con una valutazione oscillante fra gli 8 e i 10 punti sottratti da mostruosità arbitrali. Vittimismo? Sarà, forse i punti mancanti sono meno, ma gli episodi sono lì, solari, e in una classifica corta come quella di quest'anno sono episodi che spostano moltissimo, quasi tutto: possono decidere di un piazzamento europeo o di uno da testa di serie per la Coppa Italia (che proprio per il suo inaccettabile format può risultare utile solo se la si affronta partendo da posizione privilegiata). Perché a questo siamo arrivati: sono i fischietti che decidono il campionato, con la loro messe di errori, le loro valutazioni diverse da partita a partita sugli stessi episodi, la tolleranza e l'inflessibilità alternate senza logica. La moviola in campo non sarebbe la panacea di tutti i mali, ma risolverebbe forse un 20 - 30 per cento di casi controversi. Poco? Sì, ma sarebbe comunque un miglioramento, e arbitri di questo livello non possono assolutamente più fare a meno di un supporto tecnologico.
SERIE A DA NON SEGUIRE - La rabbia mi porterebbe forse ancora più lontano, voglio fermarmi qui, ma, ripeto, sto parlando di dati di fatto, non di suggestioni tifoidee, di cui non mi interessa. Il Genoa società, certo, merita tante critiche, perché ingiustizia su ingiustizia, da Ljajic a Perotti, da Missiroli a Higuain, tace o abbozza soltanto, mentre altri mimano sviolinate o fanno battute sarcastiche, fra l'altro non sempre con fondati motivi. Per loro, sì, torti e ragioni si compensano sempre, per altri no. Ma se Preziosi senior non può nemmeno permettersi di parlare perché sennò gli rispondono "Zitto tu, che sei quello della valigetta" (altro bell'esempio di democrazia, laddove gli immacolati di Calciopoli 2006 possono invece continuare a pontificare e a dettar legge), il figlio Fabrizio è figura che avrebbe l'autorevolezza per dire una parola chiara, netta, inequivocabile. Della serie: diteci a che gioco stiamo giocando, perché così ci regoliamo di conseguenza. Personalmente, mi rifiuto di continuare a seguire un torneo in cui gli arbitri si ergono a protagonisti assoluti, incidendo sui risultati più di una parata o di una papera del portiere, più di un gol fatto o di uno sbagliato. E ciò che ho detto avrà delle conseguenze anche sui contenuti prossimi venturi di questo blog.
GENOA DA 50 PUNTI, NONOSTANTE TUTTO - A tempo indeterminato non parlerò più di Serie A, di questa orrenda, disgustosa Serie A. Nelle prossime settimane, del resto, altri e più piacevoli argomenti non mancheranno. Prima, però, un segnale di speranza per il Genoa bistrattato: che deve risolvere alcuni problemi interni, ma che si trova di fronte a un girone di ritorno invitante assai, soprattutto in riferimento alle gare che giocherà a Marassi. Bisogna cercare di limitare i danni in questo tremendo avvio, che dopo le prime quattro - cinque giornate potrebbe addirittura veder scivolare Antonelli e compagni nella parte destra, ma poi il calendario, guardarlo per credere, offre infinite chances per inseguire quota cinquanta punti e inserirsi fra le prime dieci squadre della classifica, al momento unici obiettivi plausibili per un Grifone che avrà anche sbagliato qualcosa, ma a cui sono state vistosamente tarpate le ali proprio nel momento del decollo, dopo il capolavoro di Genoa - Milan.
un post molto amaro il tuo, e onestamente ti va dato adito di non aver fatto il tifoso "tradito", in quanto da tempo conosco il tuo scetticismo contro la classe arbitrale. Beh, è evidente come il Genoa nella fattispecie sia stato ampiamente danneggiato, eppure (pur considerando sempre più fastidiosa nel 2015, dopo Calciopoli, illazioni, accuse ecc, la cosiddetta "sudditanza psicologica) continuo a pensare che il male maggiore siano altri: la troppa presenza degli stranieri nelle nostre rose (mediocri è un eufemismo, sei stato sin troppo buono), l'azzeramento dei vivai, almeno in base alla loro attuale irrilevante importanza, la scarsa qualità generale del nostro calcio, rappresentata dagli imbarazzanti campionati delle due milanesi e dal fatto che roma, napoli e fiorentina si siano involute anzichè crescere ulteriormente per avvicinarsi alla juve (che di questo passo finirà col monopolizzare la serie a per molti anni!). La conseguenza è che squadre come Lazio e Samp (a proposito di errori arbitrali, che mi dici del gol di Morganella ignorato dai guardalinee?)possono legittimamente ambire al terzo posto in classifica. E poi gli stadi.. insomma, anch'io sono molto critico, quasi rassegnato... la Premier è un altro sport, continuo a ribadirlo e me ne dispiaccio. E pensare che qualche giorno fa l'amico Alec mi ha scritto un sms per dirmi che sono stato sin troppo buono nel mio pagellone della serie A :-) la vedo malissimo in realtà, specie pensando in chiave nazionale futura, benchè consideri Conte l'uomo in teoria ideale per far emergere quei pochi valori che ci sono!
RispondiEliminaCome sai, di tutti i disastri del calcio italiano parlo praticamente ogni due - tre post, col rischio di risultate stucchevole, pessimista e ripetitivo, mentre in realtà sono solo realista; l'ho fatto anche nell'ultimo, pubblicato ieri, quello su Conte ospite all'imminente Festival di Sanremo. E tuttavia un calcio senza una classe arbitrale credibile diventa, in automatico, un calcio inattendibile, esso stesso privo di credibilità; con questa povertà di mezzi tecnici ed economici che caratterizza il nostro movimento, e con tutte le altre brutture, vorrei almeno aver la possibilità di assistere a partite undici contro undici, non con arbitri che le decidono con le loro assurdità.
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