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venerdì 27 luglio 2012

LE MIE RECENSIONI: QUELL'IDIOTA DI NOSTRO FRATELLO



Si ride, o per meglio dire si sorride, ma non solo. "Quell'idiota di nostro fratello", pellicola made in USA (regia di Jesse Peretz) da qualche settimana nelle nostre sale, è un prodotto assai più articolato, più ricco di sfaccettature di quanto non appaia a una prima "lettura". Commedia brillante e leggera, certo, ma con pretese di analisi socio - psicologiche magari un po' di grana grossa, eppure evidenti. 
La vicenda ruota attorno alle peripezie di Ned (interpretato da Paul Rudd), l'idiota del titolo, un titolo invero un po' ingeneroso nei confronti del protagonista, che sarebbe forse più corretto definire ingenuo: un ragazzone mai cresciuto, un bambinone con una visione troppo candida e immacolata del suo prossimo e del mondo intero, un uomo del tutto privo di malizia e di furbizia e, in quanto tale, facile facile da mettere nel sacco. Uscito dal carcere, nel quale era finito per aver venduto marijuana a un poliziotto (non in borghese!), Ned si ritrova senza lavoro, senza compagna e, soprattutto, senza l'amato cane (di cui si auto - nomina padrona la ex fidanzata), e chiede aiuto e ricovero alla sua numerosa famiglia, in particolare alla fin troppo premurosa madre e alle tre sorelle, delle quali movimenta e sconvolge le vite fino a farle arrivare, per tutte, a un punto di rottura che, nella loro situazione, risulterà oltremodo benefico e liberatorio.
Ecco, è in questo intersecarsi, evolversi, complicarsi e degenerare delle varie vicende personali che la pellicola assume uno spessore più consistente, almeno a livello di buone intenzioni. Perché dietro la visione del mondo ingenua e irrazionalmente positiva del protagonista, dietro le alterne fortune indotte nella sua esistenza da una mente fin troppo semplice, si snoda un universo fatto di vite complesse e multiformi, di nevrosi, di contrasti familiari, di meschinità professionali, di ambiguità di rapporto mai chiarite, mascherate dall'ipocrisia e destinate prima o poi a esplodere (e a farle esplodere, guarda un po' il caso, sarà proprio il buon Ned).
Tanti i lati oscuri del vivere che vengono esplorati: il tradimento coniugale negato oltre ogni limite ragionevole dalla vittima per quieto vivere o, diciamo meglio, per debolezza propria, per non voler sconvolgere un modus vivendi consolidatosi nel tempo e che ha dato piatta e artificiosa sicurezza e placidità alla propria esistenza; la necessità, per sfondare in un ambito lavorativo, di dover ricorrere a trucchetti e sotterfugi deontologicamente riprovevoli; e, ancora, le difficoltà che possono sorgere in un rapporto d'amore omosessuale al femminile qualora una delle due innamorate ceda, in un unico momento di debolezza, a una tentazione etero, pagandola a caro prezzo.
C'è davvero una molteplicità di situazioni che farebbe la gioia di un sociologo comportamentale. Situazioni che la sceneggiatura sviluppa in maniera magari semplice e con conclusioni tese a comunicare, come nella miglior tradizione del cinema americano, messaggi sostanzialmente rassicuranti, però si vede un intento di andare oltre la risata generata dalle incomprensioni e dagli equivoci causati dal personaggio centrale. Qual è una delle "morali" dell'opera? Che anche la vita più limpida e in apparenza senza macchie può nascondere i suoi buchi neri, le sue complessità, i suoi nodi non ancora sciolti. E di vite intricate, come detto, in questa pellicola ce ne sono molte: lo stesso Ned, del resto, è personaggio più ambiguo di quanto vogliano suggerire titolo e canovaccio narrativo: l'ingenuo, il quasi idiota apre comunque il film vendendo della droga che tiene nascosta nel suo bancone di ortofrutticolo ambulante: quello stesso bancone dal quale, pochi minuti prima, aveva prelevato un cestino di frutta regalandolo a un bambino, cioè uno degli slanci di più disinteressata generosità che posa avere un essere umano. Più ambiguo e "dicotomico" di così...
Insomma, novanta minuti di pellicola divertenti ma anche intriganti per le tematiche esplorate, con leggerezza non scevra di autentico impegno analitico. Sugli scudi, alcuni personaggi ottimamente tratteggiati e ben interpretati, pur se in apparenza secondari: Billy (ne indossa i panni T. J. Miller), il nuovo compagno della ex fidanzata di Ned, stralunato e sulle nuvole ben più del protagonista, che alla fine avrà un ruolo assai più decisivo di quanto lo spettatore potrebbe sospettare; e Cindy (Rashida Jones), l'inflessibile avvocatessa compagna di vita di una delle sorelle di Ned, la prima a capire nel profondo il ragazzo (e ad aiutarlo nei suoi tentativi di recuperare l'adorato cane), fanciulla seriosa ma in realtà tenera e fragile, il viso decorato da un paio di enormi occhialoni che, ben lungi dall'imbruttirla, come forse era nelle intenzioni di regista e sceneggiatore, impreziosiscono la sua bellezza rendendola unica e particolare. 

1 commento:

  1. dal trailer sembra forte, dai.. mi fido delle tue parole e qualora ci fosse occasione me lo guarderò :-)

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