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giovedì 10 gennaio 2013

IL PEGGIO DEL WEB, DALLO "SCOOP" DELLA SCALETTA DI SANREMO AL MISTERO GANGNAM STYLE

                                 La scaletta di Sanremo su Twitter: scoop inesistente

Il web, con le sue enormi potenzialità, avrebbe potuto rappresentare un'occasione formidabile per un rilancio in termini qualitativi del decadente giornalismo d'oggidì. Invece, mi tocca constatare amaramente come la rete stia ricalcando e amplificando i peggiori difetti dei media tradizionali, aggiungendone addirittura di nuovi. Sarebbe un discorso troppo lungo da fare: in ogni caso, parlando di sciatteria, superficialità, esagerazioni, totale assenza di controllo delle fonti e crassa impreparazione linguistica non si va molto distanti dalla deprimente realtà dei fatti. E i social network contribuiscono a rendere il panorama ancor più desolante, soprattutto il sopravvalutatissimo Twitter.
SCALETTA DI SANREMO: FALSO SCOOP - E' una situazione che emerge anche dalle piccole cose, dalle news (?) di scarsa rilevanza. Alle corte: non più di due giorni fa tutte le testate, cartacee ma soprattutto web, sono andate in fibrillazione. Il motivo? Una foto pubblicata su Twitter da Fabio Fazio, deus ex machina dell'ormai imminente Festival di Sanremo. Soggetto dello scatto, un foglio, scarabocchiato a mano dallo stesso presentatore di "Che tempo che fa", con lo schema, invero rudimentale assai, della scaletta delle cinque serate della rassegna canoro - televisiva. Apriti cielo. Con l'inspiegabile solerzia che accompagna qualsiasi insignificante dichiarazione lanciata in versione "tweet" dal vip di turno, siti e giornali hanno proclamato ai lettori assetati di notizie: "Fabio Fazio svela su Internet il programma del prossimo Festival!". 
Certo, come no: peccato che il programma del prossimo Sanremo, dettagliato serata per serata, sia già presente all'interno del regolamento della manifestazione, pubblicato nientemeno che nel settembre scorso. Per chi non l'avesse mai consultato, basta dare un'occhiata a questo link per averne conferma. Insomma, il foglio scritto a mano dall'anchorman ligure non era altro che una "spartana" sintesi della struttura dello spettacolo rivierasco, già messa nero su bianco ufficialmente diversi mesi fa. Il vero scoop sarebbe stato l'ordine di uscita dei cantanti nelle varie serate, ma quello, chi segue da anni il Festival lo sa, viene reso noto solo nei giorni immediatamente precedenti la kermesse, se non addirittura poche ore prima di ogni puntata.  La vicenda, sul piano cronistico, è in buona sostanza inconsistente, ma ho voluto farne cenno perché racchiude in sé diversi elementi che non possono non lasciare perplessi: vediamo.
1) Una non - notizia con tutti i crismi che assurge al rango di scoop bello e buono. E qui si torna a ciò che dicevo nell'introduzione: sciatteria e mancanza di controllo delle fonti. Nessuno si è preso la briga di andare a verificare se nel regolamento del Festival il programma delle serate non fosse già stato precisato (ma per la verità chi si occupa della "materia" avrebbe dovuto saperlo a prescindere). E' una delle cose a cui mi riferivo quando parlavo dei media web che hanno ereditato i peggiori difetti di quelli tradizionali. Invece di verificare la fondatezza della notizia, si è scatenata la corsa alla pubblicazione nelle varie home page, perché "se lo dicono tutti i giornali, dev'essere vero per forza e, se noi non lo scriviamo, buchiamo la notizia".
2) Anche i siti specializzati (in musica e tv) hanno abboccato all'amo lanciato (volontariamente?) da Fazio, e ciò è ancor più disarmante e allarmante.
3) Il caso Twitter, questo sopravvalutatissimo social network eletto, per me inspiegabilmente, a elemento chiave per il futuro dell'informazione via web. In realtà, al momento è solo una piazza in cui la gente si esprime attraverso frasette, motti e sentenze sempre più superficiali, per via del limite di 140 caratteri che è nemico dell'approfondimento, della precisione e, quindi, del giornalismo con la G maiuscola: il quale, ne sono convinto pur essendo in assoluta minoranza, continuerà a percorrere altre autostrade informatiche. Insomma, un fenomeno mediatico gonfiato a dismisura eppure considerato fonte imprescindibile da parte di testate web e non, che riprendono e amplificano qualsiasi idiozia vi venga pubblicata. Quella di Fazio, intendiamoci, non era una idiozia, ci mancherebbe: era semplicemente un nulla informativo trasformato in notizia dal tam tam della rete. Un meccanismo che si ripete ormai giornalmente anche per vicende assai più delicate (Michele Misseri candidato alle elezioni, l'aereo di Missoni con problemi all'elica...) e che deve destare allarme perché, e ritorniamo al punto iniziale, dal web ci si aspettava qualità informativa, e invece si sta precipitando verso un vuoto di contenuti superiore a quello che ultimamente ci propinano giornali e tv.


IL CASO GANGNAM STYLE - Il web sta facendo male anche alla musica leggera. La rete, attraverso You Tube e non solo, contribuisce massicciamente alla diffusione planetaria di prodotti di modestissimo livello, e anche in questo caso i media tradizionali si accodano, incapaci di operare un minimo di selezione critica e rilanciando tali "opere d'arte" in ogni trasmissione, ad ogni ora del giorno, in un impazzimento ormai fuori controllo. Poi ci si mettono anche gli atleti più famosi che, moda di questi ultimi anni, si fanno riprendere mentre mimano o cantano, in campo o negli spogliatoi, l'ultimo tormentone canoro. La globalizzazione, in questo caso, è più che altro una orrida massificazione, omologazione e appiattimento dei gusti, un pensiero unico musicale livellato verso il basso che rende sempre più angusti gli spazi per la produzione di qualità. L'ultimo caso è quello del "Gangnam Style" di tale Psy, brano men che mediocre che ad un orecchio musicale mediamente educato dovrebbe, oltre che brutto, suonare irrimediabilmente datato; anzi, avrebbe avuto un sapore di vecchio già negli anni Novanta: I Marrs e i Technotronics, chi ha la mia età se li può ricordare, seppero fare di meglio e con sonorità addirittura più moderne.
I gusti, quelli non si discutono, soprattutto in ambito canzonettistico le opinioni personali sono sacre; la valutazione qualitativa e artistica è invece un'altra cosa, e scrivere, come ha fatto qualcuno in rete, che questo pezzo avrebbe "rivoluzionato il concetto di pop in tutto il mondo" significa aver ascoltato davvero poca musica nella propria vita. Del resto, uno dei tormentoni estivi 2012 nel nostro sciagurato Paese è stato "Il pulcino Pio", con tutto il rispetto per la cantante, l'adorabile ex bambina prodigio Morgana: una filastrocca che, fino a una ventina di anni fa, avrebbe fatto breccia (forse) solo fra il pubblico dei bimbi, e che l'anno scorso è invece assurta a fenomeno musical - mediatico transgenerazionale. Il web ha, dunque, anche portato uno scadimento notevole del gusto musicale medio: eppure avrebbe le potenzialità per aiutare la musica ad uscire dal pericoloso tunnel imboccato con la crisi del supporto - disco. 

2 commenti:

  1. molte volte abbiamo sottolineato l'utilità dei social network e più in generale la grande portata sociale e comunicativa di un mezzo potentissimo e in piena espansione come il web. Tuttavia hai fatto bene a rimarcarlo, essendo alla mercè di tutti, il mezzo, specie se potente, induce tutti a poter dire la propria, sia un commento, una notizia senza fonte, un allarmismo e chi più ne ha più ne metta. A me il web piace per la vasta gamma di soluzioni che mi dà a portata di mano, ma non è mai da prendere indistintamente. Le pacchianate da internet non mi interessino, nè quelle musicali, nè tanto meno i veri o presunti scoop. Ma io comunque provengo da una generazione di mezzo, che ha visto nascere e diffondersi il fenomeno, ma che è tuttavia ancorata a un vecchio e più genuino, oltre che più faticoso, modo di informarsi. Non tutti Carlo, specie i più giovani fruitori del web, possiedono gli strumenti per discernere il vero dal falso, ma nemmeno per chiedersi "ma ciò che sto leggendo ha un qualche valore?". Purtroppo è così, e questo sta svilendo non solo il lavoro di un buon giornalista (ne parlano diffusamente anche nel Guerin di questo mese) ma anche l'intelligenza di coloro (esistono ancora) che vorrebbero solo trovare notizie, stimolare la propria curiosità intellettuale. Pretendiamo troppo noi "quasi 40enni?"

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    1. Assolutamente condivisibile tutto ciò che dici. Sì, il fatto di far parte di quella generazione di mezzo, che ha visto nascere il "nuovo" ma conosce bene il "vecchio", ci avvantaggia enormemente nell'avere un approccio critico e selettivo al magma del web. Per i giovani, o per gran parte di essi, non è la stessa cosa, ma l'esempio per loro dovrebbe venire proprio dalla rete e nello specifico del discorso dai nuovi media on line, che invece fanno a gara nell'offrire contenuti sempre più modesti e in forma sempre meno qualitativa.

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