Marulla ai tempi del Genoa (dal Guerin Sportivo - 1986)
Gigi Marulla se n'è andato all'improvviso, nel cuore di questa estate orribilmente, insopportabilmente afosa. Non è mia abitudine pubblicare pezzi strappalacrime dopo illustri dipartite, per cavalcare l'onda dell'emozione popolare (basta scorrere all'indietro il blog per averne conferma): l'ho fatto solo per quei personaggi che hanno lasciato una traccia profonda dentro me, uomini come Borgonovo, Boskov, Tito Vilanova, Simoncelli, molto più di semplici protagonisti dello sport. Ebbene, anche il compianto attaccante calabrese ha rappresentato qualcosa di significativo, per il sottoscritto.
EROE "MINORE" - Un eroe calcistico "in miniatura", certo. La sua carriera si è dipanata lungo sentieri tortuosi, ai margini dei riflettori offerti dalle grandi ribalte: in Serie B e C, fondamentalmente. Giocatore di categoria, la definizione che gli era stata appiccicata addosso: un'etichetta non propriamente lusinghiera, abitualmente usata per bollare coloro che sono in grado di far bene, spesso molto bene, solo in campionati "minori", dopo essersi dimostrati non all'altezza della massima divisione. Ecco, va detto che per Marulla questa classificazione era sostanzialmente ingenerosa, perché a lui mai venne data la possibilità di confrontarsi col calcio di altissimo livello, con quello che, all'epoca, era definito "il campionato più bello del mondo", la nostra Serie A, per l'appunto. Un'ingiustizia, diciamolo pure, soprattutto pensando a quanti mediocri, dopo di lui, questa opportunità l'hanno invece avuta senza meritarla. Gigi si limitò dunque a fare il suo dovere nelle retrovie del nostro football, seminando le sue stagioni di una discreta messe di gol.
MARULLA, IL GENOA: MIEI PRIMI AMORI CALCISTICI - Una figura per me significativa, Marulla, perché fu uno degli uomini simbolo del Genoa negli anni in cui il sottoscritto cominciò ad avvicinarsi al mondo del calcio, a coltivare una passione che resiste ancora oggi, nonostante sia messa quotidianamente a dura prova. Era un... Grifone spelacchiato, ma che tenacemente combatteva per cercare di riconquistarsi un posto al sole. Tutto iniziò nell'estate del 1985, esattamente trent'anni fa: la punta calabrese fece parte del primo "pacchetto" di acquisti di Aldo Spinelli, appena diventato patròn rossoblù dopo la tempestosa chiusura della lunga gestione Fossati.
IL PRIMO GRIFO DI SPINELLI - Quello precedente era stato un torneo di B anonimo, per il club più antico d'Italia, chiuso appena al di sotto della zona promozione (ma senza mai essere stato autenticamente in lizza per salire) e con le ultime gare casalinghe disputate davanti a spalti, quelli del vetusto Ferraris di allora, sempre più vuoti. Irruppe "U sciù Aldu" e portò quantomeno un pizzico di entusiasmo: con lui arrivarono Bini, per anni libero dell'Inter, oggi si direbbe un top player, ma purtroppo approdò in Liguria ormai in chiara parabola discendente; Boscolo, che vantava qualche stagione di A col Catanzaro; Giancarlo Marini, anche lui sceso dalla massima divisione dove aveva difeso i colori della Lazio. Eppure, come uomo di punta di quella prima campagna acquisti venne designato proprio Gigi Marulla: strano, perché si trattava di elemento semisconosciuto proveniente dalla C1, dal Cosenza, dove però aveva fatto benissimo, diventando capocannoniere del girone meridionale.
MARULLA CONTRO LORENZO - Pareva, insomma, un giovane di grande prospettiva, e in città si creò un simpatico dualismo con Pino Lorenzo, altro centravanti calabrese, contemporaneamente ingaggiato dall'ambiziosissima Sampdoria di Paolo Mantovani. Ma se Lorenzo non ebbe grandissima fortuna nelle file blucerchiate (sfido, con la concorrenza di gente come Vialli, Mancini, Francis...), Marulla divenne subito uomo chiave dello scacchiere genoano, all'epoca affidato a Burgnich e in seguito ad Attilio Perotti. Non fu mai un fromboliere, questo no, ma in tre stagioni mise comunque insieme un discreto bottino di gol: 23 in campionato, non tantissimi, ma teniamo conto di due fattori: li realizzò soprattutto nei primi due anni, e poi, all'epoca, per gli attaccanti era difficile anche solo andare in doppia cifra, le difese non erano i colabrodo di oggi e c'era una più generale attenzione alla fase di copertura. Si presentò al pubblico genovese alla grande, Gigi, nell'agosto di quell'85, per il debutto in Coppa Italia, quando diede ai suoi un prestigioso pareggio col Milan siglando, di testa su corner, il punto del 2 a 2 a fil di sirena, per poi consegnarsi all'abbraccio della Gradinata Nord.
QUELLA PROMOZIONE MANCATA - Il cruccio di Marulla e dei suoi compagni di avventura sotto la Lanterna rimase, senz'altro, la seconda stagione spinelliana, 1986/87: una squadra che era probabilmente la più competitiva della cadetteria (con lui c'erano Cervone, Policano, Mileti, Domini, Eranio, Scanziani...) non riuscì a centrare la promozione a causa del fallimentare rendimento esterno (nessuna vittoria lontano da Marassi!). L'esperienza rossoblù si chiuse un anno dopo, dodici mesi disastrosi per lui e per tutto il Grifo, partito ancora una volta per vincere il torneo e invischiato invece, fino in fondo, nella lotta per non retrocedere, evitata con la famosa vittoria di Modena. Poi, Gigi andò ad Avellino e tornò infine a Cosenza, dove visse una seconda giovinezza calcistica, mettendo insieme ancora tanti gol e diventando l'idolo della tifoseria cosentina, nonché simbolo positivo, pulito, dell'intera città.
Una carriera come tante, si potrebbe dire: di un buon professionista delle aree di rigore e nulla più. E forse in parte è così, ma se chi vi scrive si è avvicinato al calcio, lo ha studiato e lo ha amato, in parte lo deve anche a Marulla e a quel suo Genoa intrappolato in una terra di mezzo, un Genoa lontano dai fasti miliardari della A degli Zico e dei Maradona, ma comunque ambizioso e orgoglioso, capace di sognare orizzonti di gloria, in grado di suscitare emozioni autentiche e di fare innamorare i ragazzini come me.
Complimenti per il ricordo, Carlo. Aggiungerei le due memorabili serate di Columbus Cup, un torneo considerato "estivo" ma che rappresentò molto sia dal punto di vista tecnico che emotivo. C'erano l'Argentinos Juniors, vicecampione del mondo, il Milan, che sarebbe diventato iridato di lì a non molto, ma soprattutto il derby, quel derby che a Genova mancava da troppo tempo. Gigi sfoderò due prestazioni superlative guidando i rossoblu alla vittoria nel derby e pareggiando l'iniziale vantaggio di Virdis in finale. Sbagliò il suo rigore - vero - ma, con il Cervone di quelle due sere, fu un dettaglio. Uno dei più bei ricordi che ho da ragazzo.
RispondiEliminaCiao Fede! Giustissimo, quella Columbus Cup è un bel ricordo anche per me, in pratica fu il mio primo derby da appassionato di calcio, e il fatto che il mio Genoa di B fosse riuscito a battere la ricca Samp mi sembrò un sogno, l'inevitabile preludio, nella mia ingenuità, al ritorno nella massima serie. E' vero, pur essendo un torneo estivo è rimasto nel cuore di tanti genoani: per il suo ottimo livello tecnico, perché riportò un trofeo nella bacheca rossoblù dopo tanto tempo, e perché coagulò attorno a quella squadra un grande entusiasmo popolare, che poi fu dilapidato con un campionato purtroppo gestito non al meglio.
EliminaUn bellissimo e sentito ricordo. Grazie da Cosenza!
EliminaGrazie a te per essere passato di qui!
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