Il Festivalone scoppia di salute. E' un grido quasi disperato di vitalità, quello che prorompe dal megalistone di 26 Campioni diramato ieri sera da Amadeus durante la lunga diretta di Sanremo Giovani. Gli aggettivi "spiazzante" e "contemporaneo" per descrivere il cast sono stati utilizzati già più volte, negli ultimi anni. Non a sproposito, intendiamoci, visto che la linea artistica intrapresa da almeno un lustro va proprio nella direzione di un'innovazione rivoluzionaria. Perché lo svecchiamento dei ranghi, ad essere precisi, è in atto pienamente già dall'inizio di questa decade (andatevi a leggere i Campioni di Sanremo 2010 confrontandoli con quelli di appena due anni prima, per dire), ma nelle ultime edizioni si è andati oltre, molto oltre, osando come non mai. Prima timidamente con Conti, poi sempre più convintamente col secondo Baglioni e col primo "Ama", le porte dell'Ariston sono state aperte a indie e rapper. Ecco, il cartellone del Festival numero 71 rappresenta l'apice di questa foga futurista: il sottobosco della nuova musica italiana non è mai stato così massicciamente rappresentato fra gli ammessi alla gara più prestigiosa. Se prima pareva un azzardo presentare anche i soli Stato Sociale (che ritroveremo in Riviera a marzo), nel 2021 almeno una decina di caselle sono occupate da nomi che faranno sobbalzare sulla sedia i "benpensanti", o più modestamente il pubblico classico della kermesse, quello un po' più attempato, sia detto senza offesa, ma non solo, perché anche molti della mia generazione, quarantenni o giù di lì, guardano l'elenco di cantanti e non capiscono, trasecolano, si voltano dall'altra parte con una smorfia di disgusto.
IL FERMENTO DELLA NUOVA MUSICA ITALIANA - Ecco, mi spiace, ma indietro non si torna. Vivaddio, il mondo cambia e la musica con esso. L'universo indie (inteso come ambito di provenienza e origine di tanti emergenti che saranno in lizza), l'immensa galassia rap e trap sono in profondo fermento, mai come adesso, e reclamano giustamente spazio mainstream dopo esserselo conquistato attraverso altri canali. Sanremo 2021 somiglia enormemente al festival ideale vagheggiato per anni da molti, non solo dai critici di professione: cioè una rassegna che non sia passerella dei soliti noti, spesso ormai a corto di argomenti, fuori mercato e ignoti alle nuove generazioni, ai Millennials. I Campioni di marzo sono anche un invito alla curiosità, uno stimolo intellettuale all'appassionato canoro italiano solitamente pigro: uscite dal vostro microcosmo fatto dei tre-quattro artisti straconosciuti e amati, apritevi alle nuove tendenze, ascoltate, conoscete, approfondite. e, se è il caso, apprezzate. Lo dice uno che all'inizio di questo secolo era caduto vittima di un pericoloso nostalgismo canoro fine a se stesso, per poi scoprire che è bello e importante stare al passo coi tempi, sforzarsi di capire il nuovo che avanza. Tutto questo per dire che personaggi come La Rappresentante di lista, Aiello, Coma_Cose, Madame, Colapesce-Dimartino, Fulminacci hanno tanto da raccontare, e lo sanno raccontare bene. Portano avanti sonorità affascinanti e nuovi modi di scrivere, ma nella maggior parte dei casi si tratta di stili e generi che possono comunque risultare tutt'altro che indigesti anche ai più tradizionalisti, sol che non si alzi un muro pregiudiziale davanti a loro.
BIG O NON BIG? - Anche gli interrogativi del tipo "ma questi sono big?", lasciano il tempo che trovano. A Sanremo, la categoria regina ha spesso avuto confini elastici: nell'84 erano forse big Fiordaliso, Castelnuovo, la Mannoia, Garbo, gli Stadio? Certo già abbastanza conosciuti, ma non venditori di dischi in quantità, ciò che all'epoca era il parametro principale per misurare il livello di affermazione di un cantante. Nell''86 erano Big Marco Armani, Zucchero e Flavia Fortunato? Non scherziamo. E nel '97, erano big i Dirotta su Cuba, Nek, i Cattivi Pensieri, i Ragazzi italiani? Il discorso è che gli organizzatori di turno hanno spesso forzato la mano, promuovendo a "Campione" chi ancora non lo era, ma aveva indubbio talento e una proposta artistica interessante, e quindi era giusto metterlo sotto la luce dei riflettori, imporlo al grande pubblico e farlo decollare. Qualche volta ha funzionato, altre no, ma storicamente è sempre stato così e sorprendersi adesso è sintomo di pessima memoria.
LE PRIMEDONNE E I FAVORITI - L'allargamento del listone "vip" a una quantità record di cantanti, che era stata raggiunta solo in occasione dello splendido Sanremo '88, ha avuto del resto anche questa funzione: immettere nella colossale macchina promozionale della kermesse un numero elevato di volti parzialmente nuovi, riequilibrando però con tanti personaggi familiari e rassicuranti. Se su 26 cantanti ce ne sono quindici - sedici ampiamente collaudati sui palchi generalisti, credo ci sia poco spazio per le recriminazioni. Abbiamo dunque la miglior voce maschile pop degli ultimi quindici anni, quel Francesco Renga che deve farsi perdonare la fiacca partecipazione del 2019 e, magari, anche l'infelice uscita dell'epoca, nella notte del Dopofestival, sulle voci femminili; a proposito di gentil sesso, ecco tutte insieme le primedonne del ventunesimo secolo, Malika Ayane e Annalisa, Noemi e soprattutto un' Arisa che è sempre garanzia di qualità, portando in dote la voce più tecnicamente perfetta, armoniosa, emozionante, sperando ovviamente sia sorretta da una canzone decente. E poi non dimentichiamoci di Francesca Michielin, il cui ritorno avevo auspicato poche settimane fa su questo blog, che alza la posta facendosi accompagnare addirittura da Fedez, ricostituendo un'accoppiata ammazza-classifiche e prenotando fin da ora la poltrona riservata ai favoritissimi, anche se la battaglia per il primato promette di essere accesissima, e dovrebbe coinvolgere anche Ermal Meta e, perché no, lo Stato Sociale, ossia due fra le più belle realtà emerse dai Festival recenti. Le caselle dedicate ai divi pop del momento sono state adeguatamente riempite con Irama, Gaia Gozzi e Maneskin, e direi che si possa essere abbastanza soddisfatti, mentre la valorizzazione di Sanremo Giovani passa per il nome di Fasma, che dopo l'edizione 2020 è stato più convincente del vincitore Leo Gassman, rimasto al palo. Mi piace rimarcare il ritorno di Ghemon, incompreso nel 2019 con la splendida e suggestiva "Rose viola".
OSTRACISMO PER I '90 - Pochi veterani, secondo consolidata tendenza degli ultimi anni. Dispiacerà a qualcuno, ma anche questa scelta mi trova in larga parte d'accordo: ci siamo sorbiti per anni, e senza validi motivi discografici, Al Bano e Patty Pravo, possiamo tranquillamente farne a meno, d'ora in poi. C'è un giusto tributo a una certa età dell'oro dell'italica melodia col ripescaggio di Orietta Berti, peraltro divenuta nel tempo personaggio televisivo tout court ma sicuramente non prezzemolino festivaliero, mentre ci sarebbe casomai da ridire sull'insistito ostracismo ai protagonisti degli anni Novanta, che personalmente non mi spiego. Alti lamenti, in tal senso, si stanno già levando da più parti, ma la proclamazione di presunte ingiustizie subìte è forse l'aspetto più triste, da sempre, delle lunghe vigilie sanremesi. Io avevo chiesto, in tempi non sospetti, un'edizione partecipata, ossia allargata al più alto numero possibile di artisti, perché dopo un anno così terribile era necessario aprire a tanti cantanti la fondamentale ribalta ligure. Avevo anche auspicato si superasse la... soglia psicologica di 26 big, come detto numero massimo di ammessi nella storia della kermesse toccato in precedenza solo nell'88, ma mi rendo conto che, per esigenze televisive, non si possa andare oltre certi limiti, se non correndo il rischio di allungare il brodo e di creare uno sgradevole effetto ammucchiata. Ma, insomma, tutto è stato fatto per rendere Sanremo 2021 "open": dopodiché, se le domande di partecipazione sono oltre 300, bisogna avere anche il buon gusto di accettare una esclusione che, mai come questa volta, rientrava ampiamente nel calcolo delle probabilità.
MORGAN E GLI OSPITI EVITABILI - Qualche annotazione a margine: giustizia è fatta per Bugo, che già a febbraio aveva presentato un pezzo interessante, a cavallo fra vintage e contemporaneità, e che potrà agire liberamente senza l'ombra insopportabile di Morgan, il quale ieri, in apertura di serata, è stato giustamente "cazziato" e liquidato da Amadeus dopo le affermazioni a proposito della sua esclusione dai Campioni. Ricordiamo che l'ex Bluvertigo, nonostante l'imbarazzante sceneggiata di Sanremo 2020, era stato ripescato inconcepibilmente dallo stesso direttore artistico, che lo aveva inserito nella giuria di Ama Sanremo. Ma il discorso è più complesso e riguarda non solo il Festival, non solo "Ama", non solo la Rai, ma tutto il sistema comunicativo italiano, soprattutto televisivo: ci sono personaggi inqualificabili che, ormai è noto, ovunque vadano fanno "casino" e mandano tutto a carte quarantotto. Uno di questi è proprio Morgan, ma in altro ambito potrei citare Sgarbi, ad esempio: perché continuare ad invitarli, a dare loro importanti tribune mediatiche, a consentire loro addirittura la promozione delle rispettive attività? Se lo si fa, poi è persino inutile inalberarsi e prendere provvedimenti disciplinari. Vorrei rassicurare la Rai: il pubblico italiano può tranquillamente fare a meno di Morgan, Sgarbi e compagnia sbraitante. Per sempre.
IL TRAMONTO DI RED - Considerazioni che ci riportano anche al caso Red Ronnie, quello che non parla mai di Sanremo ma che, pochi giorni fa, ha spoilerato una presunta lista di Big dalla quale mancavano otto nomi e nella quale era presente Leo Gassman, mentre gli altri erano grosso modo personaggi più volte citati dai mezzi di comunicazione, quindi sai che scoop. E soprattutto c'era Achille Lauro, annunciato pomposamente come probabile vincitore del Festival e che, invece, non è manco in gara. Una figuraccia epocale, dopo la quale ci si andrebbe a nascondere per il resto dei propri giorni, se fossimo in un Paese normale, ma ahimé non lo siamo. Resta il gesto antipatico, sgradevole, di voler bruciare l'annuncio di Amadeus e una prima serata Rai, quella Rai che fino a qualche tempo fa dava spesso e volentieri ospitalità a Ronnie, nella tribuna domenicale di Mattina in famiglia, giusto per ricollegarsi a quanto detto su Morgan e Sgarbi.
NUOVE PROPOSTE - Flash sui giovani: spiace per l'esclusione di Hu, contemporanea e originale anche se frenata da un modo di cantare imperfetto e con una pronuncia troppo spiccatamente adolescenziale, nonché con pesanti inflessioni dialettali. Era comunque una proposta interessante così come lo scricciolo Galea, rimasta esclusa già nella fase eliminatoria. Per il resto, i verdetti sono stati equi: Folcast e Davide Shorty portano avanti con coraggio generi non più tanto praticati dalla gioventù italiana, oscillando fra jazz, soul, rhythm and blues, Gaudiano ha un testo intenso, forte, crudo, sostenuto da una struttura melodica in linea col cantautorato moderno, la sua "Polvere da sparo" può essere una delle canzoni top di Sanremo 2021. Avincola sfodera un certo spirito ingenuo e naif ma al contempo furbetto, con un'orecchiabilità che poggia però su di un testo abbastanza insolito. Al passo coi tempi la canzone di Wrongonyou, uno che ha idee chiare e capacità di scrittura nonché un brano di buona cantabilità, più classicheggiante e "sanremese" Greta Zuccoli, da riascoltare i due di Area Sanremo, Elena Faggi e i gemelli Dellai. Si parte (forse) il 2 marzo.
ottima disamina, direi a 360 gradi, del "contesto" Sanremo, al di là di una gara che si preannuncia come dici avvincente, forte di partecipazioni interessanti su più fronti. Anch'io in fase di commento ho tirato in ballo la giustizia riferendomi al nome di Bugo: sottoscrivo in pieno ciò che dici su Morgan e personaggi simili e in effetti avevo trovato anch'io francamente inspiegabile il suo ripescaggio ad Ama Sanremo dove col senno di poi non mi era parso molto oculato e coerente in certe scelte (al di là della sua indubbia competenza e della sua passione).. difficile adesso come adesso addentrarsi in pronostici ma sarà bello avvicinarsi alla kermesse, tutti con i nostri artisti "preferiti" cui fare il tifo, nella speranza che arrivati a marzo la situazione sanitaria sarà almeno un po' migliorata. Gianni
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