Chi l'ha detto che il cinema italiano non sia più in grado di produrre commedie leggere di qualità, nel solco della più creativa e prospera tradizione nostrana? Certo, è pur vero che personaggi come Sordi, Manfredi e Tognazzi padre, e i tanti film che li videro protagonisti, rimangono al momento inavvicinabili, ma sarebbe ingiusto negare il fatto che stia finalmente sbocciando una generazione di attori brillanti e talentuosi, capaci di inondare di brio e di felici trovate le sceneggiature loro affidate.
"Ex - Amici come prima" di Carlo Vanzina, da qualche settimana nelle sale, è un esempio di quanto detto. La pellicola si snoda attraverso le diverse vicende di una serie di coppie che… scoppiano e si riaccoppiano: c'è chi, come Vincenzo Salemme e Tosca d'Aquino, nei panni di un importante uomo politico italiano e dell'avida moglie, sembra inizialmente andare d'amore e d'accordo, ma in realtà il fuoco cova sotto la cenere e a far esplodere il dissidio sarà nientemeno che il premier di un immaginario Paese dell’Est europeo (Repubbliche baltiche), impersonato da Natasha Stefanenko; c'è chi vive momenti di dubbi e di tentazioni appena dopo le nozze, come il neo sposino Enrico Brignano con la fin troppo premurosa Teresa Mannino, e c'è infine chi si ritrova single e la prende molto molto male (Ricky Memphis e Gabriella Pession) o con il piglio dell'uomo e della donna di mondo rotti a tutte le esperienze (Alessandro Gassman e Anna Foglietta), ma finisce comunque col ritrovare l'amore attraverso le vie più tortuose e impensate.
Il risultato è un filmetto agile e gradevole, sostenuto da una sceneggiatura magari non originalissima ma solida e priva di autentici tempi morti (il mestiere della Vanzina family emerge in tutto il suo spessore), impreziosita da un cast assemblato con sapienza e ottimamente amalgamato, con interpreti persino sorprendenti per vivacità e brillantezza. Se Gassman è un animale da palco e da pellicola che nella parte dell’uomo vissuto, affascinante e spiritoso eppur romantico trova la sua collocazione ideale, Teresa Mannino non avverte minimamente il passaggio dal piccolo schermo, con i suoi tempi comici e i suoi schemi, alla ribalta cinematografica. Gabriella Pession abbina all’indubbio fascino anche una spontaneità recitativa e una vis comica su cui presto ritorneremo in altro articolo, mentre non sorprende Enrico Brignano, una macchina da risate e un geniale improvvisatore (certe scene, in effetti, sembrano reggersi anche su alcune sue intuizioni “a braccio”, cosa che del resto tutti i grandi comici del passato hanno ammesso di aver fatto spesso durante le riprese dei loro film).
Paolo Ruffini continua a recitare la parte del giovin toscanaccio giovialone, sempre allegrotto e disinvolto negli atteggiamenti e nel linguaggio: bene, è il suo momento e per ora è giusto così, a patto che non finisca col rimanere prigioniero del personaggio. Forse un po’ troppo impostata e schematica la splendida Anna Foglietta, non del tutto convincente Memphis nel ruolo del single disperato, sorprendente la Stefanenko, credibile nelle vesti seriose dell’eminente personalità politica e in quelle dell’amante sospesa fra tentazione dell’avventura e rispetto per un marito che non la rende felice; la coppia Salemme – D’Aquino strizza un po’ troppo l’occhio a certi abusati cliché della napoletanità (abbastanza pesantuccia e stucchevole la storpiatura in chiave… baltica del brano “Funiculì funiculà”, che l'attore usa per conquistare la bella Natasha) ma ne esce tutto sommato bene, soprattutto la versatile Tosca, non più solo ridanciana e solare ma in versione carrierista e acchiappa – soldi.
Non mancano le scene destinate a diventare autentici cult: la lettera immaginaria e improvvisata di Brignano alla moglie Teresa Mannino, e il single impenitente Ruffini che viene aiutato a infilarsi un preservativo dai disinvolti familiari dell’amichetta di turno. Nulla di originale (la scena della lettera è una pietra miliare del cinema italiano, e leggo in rete che anche quella del profilattico non è una novità assoluta) ma se le variazioni sul tema sono ben riuscite, che male c’è? Infine, anche qualche velato riferimento, nei dialoghi Stefanenko – Salemme, alla attuale situazione italiana, ossia alla moralità privata dei politici in quanto personaggi pubblici. Ci può stare.
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