Apriamo l'intensa settimana sanremese con il terzo capitolo di una serie di post che, nei due anni precedenti, ha convogliato qui sul blog una notevole schiera di curiosi. Tornano, dunque, "i grandi esclusi", i cantanti che sono stati "vittime" delle varie commissioni di selezione e direzioni artistiche della kermesse rivierasca, vedendosi negare il pass per presentare le loro opere sul più prestigioso palcoscenico della canzone nostrana. Qui i due precedenti "volumi": 2012 e 2013. Questa volta ci concentreremo sui tempi più recenti, partendo dagli anni Ottanta e dedicando particolare attenzione ad alcune bocciature clamorose dell'ultimo decennio.
Iniziamo col 1983, dunque. Fra i tanti in corsa per l'Ariston (ben 135 artisti, secondo le cronache) c'è Anna Rusticano. Nome che oggi, probabilmente, dirà poco o nulla ai più, ma che ai tempi, pur non essendo una vedette di prima grandezza, godeva di discreta popolarità. "Tutto è musica" e "Sto con te" i singoli che l'avevano fatta conoscere al grande pubblico. Tenta la strada del Festival con "Strano", ma il patron Gianni Ravera e il suo staff la pensano diversamente. Il brano, orecchiabilissimo come, del resto, gran parte della produzione di musica leggera del periodo, non brilla in realtà per originalità: un melodico moderno e ritmato che ricorda un po' lo stile della Loretta Goggi allora protagonista del mercato discografico.
Nel 1985, una volta completata la scelta dei 22 big in concorso, vengono rese note anche le quattro canzoni di "riserva": fra queste, quella "Spaccami il cuore" di Mia Martini, di cui si è parlato l'anno scorso, e anche la sofisticata "E' già domani" di un Sergio Caputo che, dopo gli exploit degli anni precedenti con "Sabato italiano" e "Italiani mambo", sembra maturo per la grande ribalta rivierasca, e invece deve attendere ancora un paio di anni per entrare in gara: nell'87 farà discutere con "Il Garibaldi innamorato".
1987: cinque anni dopo il trionfo di "Storie di tutti i giorni" e a due di distanza dalla parziale delusione di "Sulla buona strada" (pezzo di grana buona ma che non incontrò grossi consensi sul mercato discografico), Riccardo Fogli tenta di rientrare nelle grazie del pubblico con "Che notte è", che va a un passo dall'ammissione ma rimane fuori all'ultimo tuffo. Un'opera che si può definire "di passaggio", stilisticamente parlando, già vicina alle sonorità che decretarono la seconda giovinezza di Fogli a partire dal buon esito del Sanremo targa 1989, sonorità più soft rispetto a quelle del boom dei primi anni Ottanta; e c'è anche qualcosa degli esordi, pensiamo a "Mondo". Canzone gradevole, tutto sommato, anche se Fogli ha cantato di meglio, almeno sul piano dell'impatto immediato dei brani.
Nel 1993 l'organizzazione del Festival (già in carico alla Rai, che tuttavia si avvale, nelle vesti di produttori esecutivi, della collaborazione di manager esterni quali Adriano Aragozzini, Carlo Bixio e Marco Ravera) diffonde nel mese di gennaio una lista di 36 big (allora si chiamavano "campioni") fra i quali vengono poi scelti i 24 da far sfilare all'Ariston. In molti storcono la bocca: con quell'iniziativa, affermano, vengono esposti al "pubblico ludibrio" i cantanti che nei giorni successivi saranno poi esclusi in extremis. Baudo, quell'anno conduttore della kermesse, pone in parte rimedio riservando ad alcuni degli eliminati un passaggio televisivo nella sua trasmissione "Partita doppia": fra questi anche Al Bano e Romina Power, la cui "Il mondo degli angeli", per la verità, non è riuscita a entrare nemmeno nel suddetto maxi listone dei 36.
Facciamo un bel salto e arriviamo nel secolo in corso. Il 2004 è un anno difficilissimo per il Festival: il boicottaggio delle major discografiche crea non pochi problemi al direttore artistico Tony Renis nell'allestimento del cast, e tuttavia le proposte di partecipazione arrivano numerose, anche da parte di artisti di notevole popolarità, scongiurando il pericolo di un secondo "Sanremo degli sconosciuti", dopo quello del 1975. Ci sono, dunque, molte bocciature illustri, fra le quali quella dei Jalisse, del cui contrastato rapporto con la rassegna ligure abbiamo già parlato in questo post. La canzone non ammessa è "6 desiderio".
Grandi polemiche, nel 2006, attorno all'esclusione di Annalisa Minetti. Si vocifera, addirittura, che Giorgio Panariello, quell'anno direttore artistico e deus ex machina del Festival, si sia detto contrario alla partecipazione della vincitrice di Sanremo 1998 per via del suo handicap. L'attore toscano smentisce sdegnato e, in effetti, pare difficile che possa essersi espresso in tali termini. Più probabile pensare a un giudizio meramente "tecnico" sulla qualità della proposta presentata: "Stelle sulla terra" è un pezzo dignitoso, ma senza guizzi particolari, che non aggiunge nulla di significativo al percorso artistico della bella cantante.
2008, ultima volta di Pippo Baudo alla guida del carrozzone festivaliero. C'è la coda per entrare fra i big, e di conseguenza i delusi, a selezioni concluse, sono in quantità industriale. Fra questi, la coppia Povia - Francesco Baccini, il primo reduce dal contestato successo di due anni prima con "Vorrei avere il becco", il secondo mai troppo fortunato nel suo rapporto con Sanremo: prima la sigla di chiusura dell'edizione 1988, firmata non con il suo nome ma come "Espressione musica" e in onda a orari da vampiri, poi tante delusioni e un'unica partecipazione con un brano decisamente dimenticabile, "Senzatù". Ci provano in coppia con "Uniti", gli va male e reagiscono organizzando, sempre a Sanremo, l'Indipendent music day, un'iniziativa "a sostegno della musica indipendente italiana contro lo strapotere delle major".
Nello stesso anno va registrato, purtroppo, l'ultimo tentativo di partecipazione di Valentina Giovagnini, prima della tragica scomparsa in un incidente stradale all'inizio dell'anno successivo. Valentina era stata la rivelazione dell'edizione 2002, "Il passo silenzioso della neve", brano contemporaneo e lontano dalla tradizione sanremese, di spessore internazionale, avrebbe meritato il trionfo, sfumato sul filo di lana a favore di Anna Tatangelo. Nonostante la critica ne abbia riconosciuto fin dall'inizio il valore, da quel momento le porte della kermesse, e più in generale del successo, per lei si sono chiuse inspiegabilmente. Questa delicata ed eterea "Sonnambula" ne rappresenta il canto del cigno artistico: che il suo talento rimanga eterno rimorso e rimpianto per chi non l'ha capito e non è stato in grado di valorizzarlo.
Saltiamo fino al 2010: fra le proposte giunte al direttore artistico Gianmarco Mazzi una coppia insolita: l'attrice Asia Argento e Roberto Kunstler, cantautore che aveva esordito a Sanremo 1985 e poi era tornato dietro le quinte, facendosi apprezzare soprattutto come autore per Sergio Cammariere. Il brano è "Mentre": il pezzo non viene accettato perché, secondo quanto scrive TV Sorrisi e canzoni, Kunstler sarebbe stato considerato artista di notorietà non sufficiente per figurare fra i big.
Nello stesso anno, grandissima delusione per i Modà, la cui prima fase artistica non è stata tutta rose e fiori: prima la partecipazione incolore a Sanremo 2005, poi tanto sudore e una lenta risalita fino, appunto, al 2010. "Sono già solo" non entra fra le prescelte per il Festival, ed è un autogol, perché sarà uno dei successi dell'estate e segnerà l'esplosione definitiva della band. Kekko Silvestre e i compagni non si danno pace: noi fuori, dicono ai giornali, e in gara Emanuele Filiberto. Come dar loro torto?
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