Cristiano Ronaldo torna a sorridere
Da vicecampione del mondo a "maglia nera" del proprio girone europeo. Così mutano, nel breve volgere di due anni, i destini delle squadre di calcio. La caduta dell'Olanda è stata fragorosa, e non può certo consolarla il fatto che, in passato, qualcuno abbia saputo fare peggio: l'Italia, che dopo aver trionfato al Mundial spagnolo del 1982 non riuscì nemmeno a qualificarsi per la fase finale dell'Euro 1984: che era a otto squadre, ma i nostri prodi arrivarono quarti (su cinque) nel loro gruppo eliminatorio, quindi senza spazio per le recriminazioni.
Fine di un ciclo? Ci andrei cauto. Molti dei rappresentanti di questa nuova "generazione d'oro" cresciuta ad Amsterdam e dintorni si avviano verso la trentina, o vi sono già: ma almeno una parte di essi può reggere tranquillamente fino al Mondiale brasiliano. Nell'ultimo decennio l'età media in cui, per un calciatore, scatta l'ora del declino si è alzata considerevolmente, e in ogni caso questi campioni hanno dimostrato, anche nella sventurata trasferta ucraina, di avere ancora più di un colpo in canna. Non è stata la loro vecchiaia a determinare il fallimento.
LE RAGIONI DI UN CROLLO - Cosa è accaduto, allora? A volte basta una congiuntura negativa per mandare in panne anche la compagine più referenziata, e non si fa certo riferimento a qualche misteriosa congiunzione astrale... Ci sono stati scompensi tattici, il ricorso a giocatori giovani non all'altezza di una tale ribalta, soprattutto in retroguardia (ma anche in avanti, dove Afellay è parso sovente di fronte a un compito troppo grande per le sue forze), una condizione atletica non ottimale (e per rendere al 110 per cento il gioco olandese ha bisogno di ritmi sostenuti), e il momento non felice di alcuni interpreti chiave: Robben è stato prostrato dalle disavventure in maglia Bayern, invece di ricavarne una enorme volontà di riscatto; Sneijder non ha fatto che confermare l'involuzione già emersa nel campionato italiano, non certo addebitabile esclusivamente a lui (i momenti negativi dei club di appartenenza finiscono spesso per condizionare, per una sorta di "disagio riflesso" tecnico e psicologico, anche i giocatori che per classe e personalità dovrebbero prendere per mano i compagni e tirarli fuori dai guai), Van Persie ha smarrito come per incanto la sua mortifera efficacia sotto porta e ha sbagliato reti a ripetizione.
LA PARTITA PEGGIORE - I ragazzi di Van Marwijk sono andati in calando, in questo torneo. Pur non impressionando, all'esordio con la Danimarca avrebbero meritato il pari, per predominio esercitato e palle gol costruite. Contro il Portogallo, hanno offerto la loro peggiore prestazione, eccezion fatta per alcuni lampi in avvio di gara e nella parte finale. Van Der Vaart pescava subito il jolly con una mirabile conclusione dalla distanza, sfruttando un pallone egregiamente lavorato da Robben (da lui, nonostante tutto, le poche idee di pregio nella gara dei nordici) ma poi i nodi venivano impietosamente al pettine, anche per uno schieramento scriteriatamente sbilanciato in avanti, con un solo centrocampista di sostanza (lo smarrito De Jong) e Huntelaar affiancato infine a Van Persie. Così, di fronte ai lusitani, calmi, lucidi, ordinati e manovrieri, l'Olanda non riusciva più a produrre gioco con apprezzabile continuità, affidandosi a iniziative isolate dei suoi assi offensivi. La zona nevralgica era costantemente tagliata fuori, la difesa sottoposta a sollecitazioni terribili e indotta, per stress e per limiti oggettivi, a errori sovente clamorosi.
CRISTIANO RONALDO, MOSTRUOSO - Merito soprattutto di un Cristiano Ronaldo che ha dimostrato a tutti cosa significhi essere un fuoriclasse: in primis reagire alle critiche della stampa e alle avversità agonistiche, e poi caricarsi sulle spalle la squadra e trascinarla verso il traguardo. L'attaccante del Real Madrid era indiavolato: due gol, due pali, almeno altre quattro occasioni mancate o sventate da Stekelenburg, tiri da ogni posizione, su azione o su calcio piazzato, la retroguardia avversaria distrutta dalle sue percussioni. Certo, il tutto va tarato sull'effettiva validità di un'Olanda piuttosto malmessa, che però rimane test assolutamente probante per misurare il valore di un atleta e di una squadra.
Gli arancioni chiudevano con la voglia palese di fare almeno un punticino, ma Huntelaar e, tanto per cambiare, Van Persie fallivano altre opportunità, e quando poi Van Der Vaart, con un'azione simile a quella del gol, centrava in pieno il palo dal limite, si capiva che la Dea del calcio aveva preso, per gli spauriti eredi di Cruyff, decisioni irrevocabili. Un po' come, qualcuno lo ricorderà, per la Francia dei Mondiali del 2002, campione europea e iridata che continuava a perdere partite e a prendere legni, per poi uscire anch'essa mestamente al primo turno...
E il Portogallo? Detto di CR7, si è detto quasi tutto. Vanno aggiunte però la straordinaria prestazione di Nani, eccellente in appoggio e determinato in fase conclusiva, il fervore nelle due fasi di Fabio Coentrao e il prezioso lavoro di tessitura nel mezzo di Moutinho, fondamentale in copertura e in impostazione. Dicendo che ancora una volta non mi ha impressionato Veloso (un bell'assist per il secondo palo di Ronaldo, poi una presenza molto molto discreta...) mi attirerò le ire di molti genoani che continuano a vedere mirabilie nelle sue prestazioni in maglia lusitana: che siano gli stessi tifosi che avrebbero voluto la riconferma in rossoblù del disastroso portiere Eduardo?
DANIMARCA: POULSEN E POCO ALTRO - Nell'altra gara del girone, una Germania sotto ritmo e a tratti in difficoltà al cospetto di una Danimarca che le carte a disposizione se le è giocate tutte, per tentare una difficile qualificazione. Non erano molte, queste carte: grande atletismo, un Bendtner tuttofare a movimentare il fronte offensivo, mentre dietro, fra difensori spicci e non sempre irreprensibili, ha brillato l'ottimo Simon Poulsen, eccellente e tempista nelle chiusure e negli anticipi. Ma queste "panzerdivisionen" sono talmente solide e sicure di loro che non potevano farsi sfuggire il primo traguardo di Euro 2012, anche se in certi momenti, soprattutto nella prima metà della ripresa, hanno dato l'impressione di scherzare col fuoco. Nella loro prova, di rimarchevole un Khedira generosissimo e, questa volta, più presente negli inserimenti sotto porta, Thomas Muller non sempre continuo ma artefice comunque di un efficace tourbillon in avanti, mentre, sarà una mia impressione, Ozil mi pare ancora troppo intermittente e poco incisivo nella manovra, anche se il decisivo gol di Bender è arrivato su sua iniziativa insistita in profondità. E basta questo, in fondo, per fargli guadagnare un'ampia sufficienza.
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