La prestazione di ieri sera del Milan contro il Barcellona è stata la sintesi ideale, temo, di tutto ciò che, in questo momento, il calcio italiano ai suoi massimi livelli può opporre alla più forte squadra del mondo. Difesa stretta, sofferenza, contenimento e contropiede, preferibilmente con lanci lunghi e alti a scavalcare il centrocampo e a cercare, nel caso specifico, Ibrahimovic, con la speranza che lo svedesone si inventasse qualcosa per sé o per i compagni. Un Ibra, detto per inciso, che ancora una volta ha mostrato di non essere particolarmente tagliato per queste sfide internazionali di grido: almeno si è sbattuto e ha fatto reparto da solo (Robinho non è esistito) ma i colpi risolutori, quelli che in definitiva tutti si aspettano da lui, sono ancora una volta mancati.
Tutto qui, insomma: un football scarno, essenziale, poco spettacolare ma, alla luce dei fatti, estremamente concreto ed efficace, perché oltre il pareggio a reti bianche, davvero, contro questo Barça monstre era oggettivamente impossibile andare. Positivo? Negativo? Su questo blog ho già più volte fatto riferimento all'involuzione qualitativa della Serie A: il fatto che la squadra campione d'Italia e maggiore candidata a... succedere a se stessa si trovi costretta a fare le barricate contro i campioni d'Europa e del Mondo, quando fino a pochi anni fa (trionfatori in Champions nel 2007, ricordiamolo) i rossoneri erano abituati a giocare quantomeno alla pari, a viso aperto e senza timori reverenziali, contro tutte le corazzate del Continente, è una conferma di questo calo di competitività del nostro movimento. Non c'è da vergognarsene, almeno per il momento, perché riconoscere i propri limiti e gestirli, cercando al contempo di far fruttare al massimo le proprie doti, è esattamente ciò che bisogna fare per vivere dignitosamente nei periodi di "vacche magre".
Non è lecito nemmeno il paragone con la sfida Inter - Barcellona di due anni fa: quella volta, si dice, una squadra italiana riuscì a disinnescare i fenomeni e a sbatterli addirittura fuori dalla Coppa. Ma, parere personalissimo, la compagine di Mourinho era più forte tecnicamente e più competitiva a livello internazionale rispetto al Milan di oggi, mentre i blaugrana solo successivamente hanno completato il processo di trasformazione da squadrone ad autentico dream team. Alle corte: oggi contro i catalani fare risultato è impresa ai confini della realtà, all'epoca era solo... difficile ma non impossibile. Chi ieri ha visto Iniesta e compagnia cantante menare le danze a San Siro, ha avuto l'esatta percezione di cosa significhi calcio spettacolo: manovre di sublime bellezza, doti di tocco e controllo di palla talmente superlative da rasentare la perfezione. E' mancato il gol, agli ospiti, certo: capita, quando comunque l'avversario è tosto e arma una difesa paziente e attenta, oltretutto con l'aiuto di un pizzico di fortuna, sotto forma di rimpalli (sul pallone sfuggito ad Abbiati all'inizio) o di sviste arbitrali (c'era il rigore del primo tempo). Ma rimproverare qualcosa a Messi e compagni, relativamente a quanto fatto poche ore fa, significa non sapere apprezzare appieno la vera bellezza del football.
Per tutto questo, il risultato colto dalla formazione di Allegri non può non essere archiviato con totale soddisfazione: uno zero a zero interno è assai meno negativo di quanto si pensasse una volta: ti costringe sì a segnare fuori, ma non a vincere, a meno che non si voglia puntare dichiaratamente ai calci di rigore, come molte squadre sfavorite dal pronostico fanno (ma non credo proprio sia nel DNA del Milan, neanche di questo Milan più proletario). E ricordiamo che i rossoneri al Nou Camp ci hanno già pareggiato, con gol, nella fase a gironi, proprio al termine di una prestazione per tanti versi simile a quella di ieri: anche lì, tanta difesa, accentuata dal fulmineo vantaggio di Pato, e patimenti sulle poderose ed efficaci offensive dei fenomeni di Guardiola. Insomma, si può fare, ma se non accadesse non bisognerà recriminare più di tanto.
Certo, poi bisognerà lavorare alacremente per colmare questo gap tecnico venutosi a creare coi principali movimenti calcistici europei (a proposito, vista la gagliardia dello scricciolo El Shaarawy? Ecco un punto di partenza possibile per ricostruire: giovani italiani di talento e carattere ai quali dare fiducia senza fermarsi ai loro primi errori): perché è vero che se il Barça, questo Barça, è in serata di grazia, non ce n'è per nessuno, nemmeno per il Milan euromondiale di qualche annetto fa, ma è altresì innegabile che alzando il tasso di classe e di competitività sarà possibile giocare anche queste sfide stellari con maggiore aggressività e propositività, ossia con le armi dei veri squadroni, di quelli che fanno la storia. Mentre le squadre operaie ballano, al massimo, una sola estate.
Come ti ho risposto dall'altra parte, Carlo, il tuo parere è assolutamente condivisibile, è quello che più si allinea alla mesta realtà dei fatti. Ma a me ha fatto sgomento l'esultanza di molti tifosi rossoneri. Ok, dobbiamo essere consapevoli dei limiti attuali del nostro calcio e confidare in tempi migliori ma non approvo nemmeno che si inneggi al miracolo calcistico solo perchè non si è subito gol a San Siro. Il problema è che le prospettive non sono per nulla rosee
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