Da Barbara D'Urso a Roberto Benigni in poco più di ventiquattr'ore. Come dire dalla notte al giorno. Tanto tempo era passato dalla domenica bestiale di Canale 5, un amarissimo pomeriggio che, per quanto mi riguarda, ha segnato la fine della gloriosa parabola della tv commerciale berlusconiana, ormai a distanza siderale dalla versione giocosa, scintillante e innovativa che aveva via via preso forma nei mai troppo rimpianti anni Ottanta. Ventiquattr'ore e spiccioli dopo quel triste capitolo della storia televisiva nostrana, il piccolo schermo si è riscattato regalando al pubblico italiano una delle sue pagine più "alte" e riuscite, e non solo relativamente agli ultimi anni. Certo, commentare uno spettacolo di Benigni risulta, di questi tempi, più difficile che mai: perché l'attore toscano è ormai trattato alla stregua del Papa e del Presidente della Repubblica, personaggi ai quali, per una curiosa "etica" tutta italiana, i media nazionali non possono mai, per nessun motivo, muovere critiche, neppure quando il loro operato meriterebbe qualche "tiratina d'orecchie". Da quando ha vinto l'Oscar, per il giornalismo italico il protagonista di "La vita è bella" è divenuto un totem intoccabile.
INNO ALLA VERA POLITICA - In questo clima, se parli troppo bene di "Robbberto!" rischi di essere scambiato per il solito agiografo adorante. Ma "La più bella del mondo", la performance di Benigni che lunedì sera, come previsto, ha sbancato l'Auditel, merita solo un elogio pieno e incondizionato. Perché il mattatore ha osato come mai aveva fatto prima, lanciandosi in un'impresa disperata: riabilitare la politica italiana, riavvicinarla alla gente comune. Niente di più arduo, in un momento in cui la politica è stata rasa al suolo moralmente da chi la fa o dovrebbe farla, fra incapacità, tornaconti personali e ruberie assortite. Ebbene, questo straordinario uomo di spettacolo (e di cultura) ha trovato la chiave giusta per tornare a farci appassionare ad essa: ripartire dalla Costituzione italiana, che tratteggia sulla carta l'ideale di società "quasi perfetta" a cui ogni Paese del mondo dovrebbe tendere. Un atto d'amore, la nostra carta costituzionale, nei confronti della civiltà, della giustizia, dell'uguaglianza e delle opportunità di crescita offerte a ogni cittadino. Un atto di altissima politica, ecco il punto, concepito e vergato da uomini che la missione politica l'avevano interpretata nella maniera migliore possibile, come un impegno di alto rigore morale, al servizio della nazione e del popolo.
Proprio così: la politica ha saputo dare anche esempi di spessore assoluto, nel passato: Benigni ce lo ha ricordato, invitandoci a riprenderci la "cosa pubblica", con una partecipazione attiva che possa spazzare via la melma attuale e riportare pulizia e dignità. Perché, sia chiara la differenza concettuale, non è la politica, nobilissima e fondamentale pratica in sé, ad essere disgustosa, ma è chi la rappresenta oggi ad averne fatto, coi suoi comportamenti irresponsabili quando non al di fuori della legge, un'autentica nemica del popolo. E' fondamentale farlo capire ai giovani, che a questo mondo, al mondo della democrazia partecipata, dell'impegno civico diretto, o di una semplice scelta di campo, di tutto ciò che è politica insomma, si stanno accostando o si accosteranno tra breve. E lo si può far capire solo guardando indietro, ai migliori esempi forniti dal nostro passato, dalla nostra storia.
EDUCAZIONE CIVICA - Sì, "La più bella del mondo" ha fatto educazione civica: se questa trasmissione fosse andata in onda ai tempi in cui io frequentavo la scuola dell'obbligo, beh, avrei potuto dire di avere imparato di più da quelle due ore di televisione che da anni e anni sui banchi. Nelle scuole italiane, all'epoca (fine anni Ottanta - primi Novanta), l'ora di educazione civica era un'ora fantasma, quasi ignorata, infilata di quando in quando in qualche "buco": una materia virtuale, il cui libro di testo rimaneva quasi sempre intonso alla fine del percorso di studi.
Non so come sia oggi la situazione, spero un po' diversa, ma non mi faccio troppe illusioni. Nel caso, la Rai di lunedì sera ha colmato anche questa lacuna. Ricordando pure che la Costituzione è nata da una guerra sanguinosa, e combattuta sulla base di convinzioni radicalmente opposte a quelle messe nero su bianco nella nostra Carta; un conflitto che fu conseguenza di un periodo storico agghiacciante, caratterizzato dal contemporaneo apogeo di tre regimi dittatoriali, di diversa matrice ma tutti devastanti, come ogni dittatura, perché gli stermini e la negazione di ogni diritto non hanno colorazione ideologica. Ecco, Benigni ha lanciato anche questo messaggio importante: non dimenticare quanto accaduto, conservarne il ricordo e trasmetterlo a chi verrà dopo di noi, perché oggi si tende troppo spesso a scordare tutto, o a dare riletture equivoche di vicende invece drammaticamente interpretabili in una sola direzione. E se si rimuove il passato o se ne stravolgono i significati, il rischio di ricadere nei medesimi errori, già di per sé alto, aumenta drammaticamente.
DIVULGAZIONE CON AUTOREVOLEZZA - Divulgazione civile e sociale, valorizzazione della memoria storica collettiva, stimolo alla rinascita di una coscienza partecipativa. Tutto questo è stato lo show di Benigni: vi sembra poco? E soprattutto: quanto tempo dovremo aspettare per far sì che questo modo di fare televisione diventi una regola per l'ente catodico di Stato, negli anni appiattitosi su modesti format esteri, su discutibili reality, su un intrattenimento senza sale né idee, se non quelle prese a prestito dal passato e stancamente rimasticate senza un guizzo di inventiva?
La passione, l'entusiasmo bambino di questo eccezionale artista sono stati travolgenti. Benigni è all'apice dell'ispirazione, in uno stato di grazia che gli dà la faccia tosta, l'incoscienza, ma soprattutto l'autorevolezza per fare affermazioni che, in questo momento, nessuno potrebbe permettersi in una prima serata sull'ammiraglia della tv pubblica: chi altri avrebbe potuto difendere l'amore in ogni sua forma, pure tra persone dello stesso sesso, e sottolineare con forza come la religione non debba influenzare l'andamento della politica nazionale (articolo 7 della Costituzione: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani")?
EDUTAINMENT - Insomma, il nostro caro "toscanaccio" ha indicato con chiarezza la strada che la Rai dovrebbe percorrere per poter tornare a fare servizio pubblico negli anni Duemila senza, nel contempo, perdere di vista gli ascolti. Una strada persino ovvia, quella della divulgazione abbinata al divertimento e alla spettacolarità, diciamo la strada dell'edutainment. Ovvia ma certo difficile da praticare, perché ce ne vorrebbero cento, di Benigni. Uno che riesce a farti sembrare abbordabile, chiaro e comprensibile anche l'argomento più ostico. Tanto che a volte potrebbe benissimo fare a meno della ormai immancabile pagina satirica, pungente e cattiva il giusto, certo, e che tuttavia in "La più bella del mondo" ha rappresentato un surplus piacevole ma assolutamente non necessario.
Si, è vero, come nella miglior tradizione c'è voluto un "buffone" per raccontare le verità che sono sotto agli occhi di tutti e proprio per questo ...nessuno vuol vedere.
RispondiEliminaA mio avviso non tutto è stato perfetto, ma un grande del passato ci ha insegnato che un'opera senza difetti è stucchevole, mentre, al contrario, è proprio "la qualità del difetto" a trasformarla in capolavoro.
Non è questo il caso (del capolavoro), ma è vero che Benigni ci ha regalato due ore di buona televisione, e di questi tempi non è roba da poco.
Resta da chiarire, se vogliamo, un non banale dettaglio: quanti giovani hanno voluto restare davanti al televisore per imparare (comprendere) i 12 capitoli fondamentali della nostra Costituzione? Mi piacerebbe leggere: tutti. Un cordiale saluto, Gcm
ciao carlo, mi complimento con te per l'accurata e, a quanto ho capito, assolutamente slegata da sentimenti di simpatia o antipatia, come invece se ne leggono sempre più nei riguardi di un artista davvero unico e riconosciuto a livello mondiale, come non succedeva da tempi immemori per un personaggio italiano. GRANDE ROBERTO!!!!
RispondiEliminaGrazie per i commenti. Per la verità ho scritto di meglio, ma va bene lo stesso... Sul quesito posto dal signor Giancarlo non ho certezze, ma non posso che ribadire che, dal mio punto di vista, il metodo divulgativo adottato da Benigni è quanto di più adatto per catturare l'attenzione dei giovanissimi. Se le nuove generazioni non si smuovono nemmeno di fronte a queste cose, allora sono (e siamo, di riflesso) messi male.
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