Klose, uno dei pochi fuoriclasse assoluti della Serie A
Serie A praticamente al giro di boa. La sosta natalizia giunge quando manca appena un turno alla conclusione del girone di andata, e c'è dunque materiale sufficiente per abbozzare un bilancio di metà stagione. Innanzitutto, la qualità del torneo. Nel complesso, mi pare che il livello tecnico generale sia rimasto sostanzialmente sulla stessa linea, non esaltante, degli ultimi campionati. Non vi sono stati ulteriori passi indietro, e vista la situazione attuale del football nostrano è già un buon risultato. E' vero, sono partiti verso lidi più remunerativi alcuni campioni di levatura internazionale, ma la grande notizia dell'anno è che ne stanno emergendo altri già in grado di non farli rimpiangere, sia sul piano della classe sia su quello del rendimento: il capofila di questo drappello di nuovi eroi del nostro asfittico calcio è senz'altro El Shaarawy, anima, braccio armato e trascinatore del dimesso Milan versione 2012/13. Dire che il ligure non stia facendo rimpiangere Ibrahimovic è perfin riduttivo, eppure proprio l'addio dello svedesone rappresentava la preoccupazione più rilevante per il popolo rossonero; i problemi del team di Allegri sono invece di altra natura, legati al brusco calo di rendimento di certi uomini su cui fino a ieri si poteva fare affidamento a occhi chiusi (l'irriconoscibile Boateng, oppure Nocerino, che solo nelle ultime settimane sta riemergendo da un preoccupante letargo) e sul depotenziamento sostanziale del reparto arretrato (a parte la confortante sorpresa dello scricciolo De Sciglio).
Ma dicevamo del livello tecnico globale: né meglio né peggio del passato, grazie soprattutto alle sei squadre che occupano le posizioni "europee" e a due provinciali "di lusso", Atalanta e Catania, posizionatesi nella "terra di mezzo", il mare della tranquillità del centroclassifica. Il rendimento di queste "magnifiche otto" e il buon tasso qualitativo del loro gioco sta infatti compensando le brutture della "parte destra" della graduatoria, animata da compagini in caduta libera sul piano della classe dei singoli e della bontà della manovra praticata, tanto che, per loro, sarebbe più corretto parlare di serie A2, senza offesa.
ZONA EUROPA - Juve senza avversari, anche al di là delle già trionfali previsioni estive. L'assenza di un bomber di statura internazionale viene assorbita grazie alla produttività di un gioco collettivo martellante, che porta alla conclusione un po' tutti con grande frequenza (pensiamo alle incursioni spesso vincenti di Lichtsteiner, Vidal, Marchisio). E in avanti, comunque, i vari Vucinic, Quagliarella e Giovinco sono più che sufficienti per abbattere la fragile concorrenza nazionale. In generale, il blocco azzurro del club bianconero sta marciando a grandi passi verso le vette raggiunte da quello storico di fine anni Settanta - primi Ottanta, per carisma ed efficacia in campo; sulle differenze di classe fra i due "gruppi" il dibattito potrebbe essere infinito, non è nemmeno il caso di aprirlo... Insomma, pur essendo giusto (anzi, doveroso) sottolineare episodi scandalosi come quello di Catania, o altri che scandalosi lo sarebbero potuti diventare (contro l'Inter), è pacifico che la superiorità dei torinesi sul resto del lotto sia al momento abissale.
Dietro di loro, si gioca sostanzialmente a ciapanò, nel senso che nessuna è in grado di piazzare una serie positiva sufficiente ad avvicinare la vetta, ma vi sono meriti e demeriti. I meriti sono quelli di Fiorentina, soprattutto, e Lazio, che stanno facendo assai più di quanto è nelle loro possibilità. I viola sono stati anche fortunati, per le tante scommesse vinte sul mercato straniero (in tutti i reparti, da Roncaglia a Rodriguez, da Borja Valero a El Hamdaoui) e per il recupero di due italiani che, per ragioni diverse, parevano perduti per il grande calcio, Aquilani e Toni. Con gli opportuni aggiustamenti, potrebbe essere la squadra boom del futuro. La Lazio si giova di un centrocampo da scudetto, eccellente soprattutto in fase propositiva e nei mortiferi inserimenti dei vari Candreva e Mauri, e di un fuoriclasse come Klose, attaccante completo e inesorabile. Entrambe somigliano ala Juve nella capacità di giungere al gol attraverso molteplici strade offensive, la Viola è anche più piacevole a vedersi, mentre la Lazio sa fare punti, tanti punti, anche nelle giornate di non grande vena, attingendo al proprio serbatoio di concretezza e sfruttando le poche opportunità create, basti guardare l'ultima sfida con la Samp e quella precedente con l'Inter.
Proprio a proposito dei nerazzurri, che quella allestita quasi in.. austerità da Moratti non fosse compagine da lotta per il titolo era intuibile fin dall'estate, quindi non può essere considerata una delusione. Ha un organico da piazzata, non certo da vincente, e il brusco calo di rendimento giunto proprio dopo l'impresa di Torino, che aveva riaperto il campionato, testimonia anche l'inadeguata tenuta mentale del complesso. Più deludente, se vogliamo, il Napoli, ma è un discorso del tutto relativo, visto che comunque i partenopei son sempre lassù: l'incremento numerico della rosa è stato più quantitativo che qualitativo (Gamberini e Behrami a parte), Mazzarri continua a soffrire il doppio impegno (interno ed estero), che invece, per dire, Juve, Lazio e Inter sembrano aver imparato a gestire adeguatamente. Insigne cresce bene, ma è chiaro che non può essere lui, al primo anno di A, a far compiere il passo decisivo verso il traguardo scudetto, mentre l'attacco avrebbe bisogno di pedine alternative più valide del modesto Vargas (se si spengono Cavani e Hamsik è notte fonda), così come iniezioni ad alto tasso di competitività urgono anche per la terza linea.
La vera delusione del drappello di testa è la Roma, che sprigiona gioco a tratti piacevole, sa regalare partite memorabili sul piano delle luminarie offensive, ma è vittima di squilibri e ingenuità tattiche pericolosissime. Il solito Zeman, verrebbe da dire cadendo nella banalità, e allora spostiamo l'obiettivo sull'organico, che per qualità sarebbe in grado di poter competere con la Juve non dico da pari a pari ma... quasi. Il momentaneo fallimento, più che nell'approccio "emozionante" ad ogni gara, sta proprio qui, in una rosa che, sinora, ha espresso appena il 30 - 40 per cento delle proprie potenzialità.
Peluso, uomo chiave dell'ottima Atalanta
IL MARE DELLA TRANQUILLITA' - Nella terra di mezzo c'è il Milan, di cui si è già parlato in apertura, in risalita come i mezzi tecnici gli consentono: mezzi peggiori rispetto a quelli degli anni scorsi, e tuttavia non certo deprimenti come in molti li avevano dipinti. Ma ben più dei rossoneri hanno finora tenuto alto il nome del gioco Atalanta e Catania: organizzazione ed equilibrio tattico e diversi interpreti che, per talento e incisività, meriterebbero di recitare in compagini di primissima fascia. Meno scoppiettante il Parma, che non ha più il Giovinco "settebellezze" della stagione scorsa, con inevitabili conseguenze sulla resa spettacolare che il fantasista in miniatura sapeva garantire a tutto il complesso, ma è costruito attorno a una difesa ultracollaudata e a un centrocampo eclettico e di gran sostanza. In avanti, Amauri fa il suo (non tantissimo, in verità, ma meglio di niente), è mancato alle attese il referenziato Pabòn mentre si stanno esprimendo su livelli del tutto inattesi Belfodil e il... meno reclamizzato dei due Sansone provenienti dalla cadetteria. E Parolo è di nuovo il califfo della zona nevralgica che aveva addirittura conquistato la Nazionale, nel suo primo anno di Serie A a Cesena. Sta infine riemergendo l'Udinese, al momento però lontana dalle vette di buon calcio (spettacolo, intensità, concretezza) toccate nell'ultimo biennio.
NEI BASSIFONDI - La spaccatura fra i... due lati della classifica non è tanto nei punteggi e nei distacchi ma, come detto, sul piano della qualità del gioco. Se davanti si vede un football tutto sommato ancora godibile, dietro c'è un panorama grigio assai, più grigio ancora che in passato. Lotta per la salvezza al ribasso: il Cagliari sembra aver perduto la spinta dei suoi storici "draghi", i vari Conti, Nainngolan e Cossu, artefici di tanti campionati nel segno della tranquillità. E il pasticciaccio Is Arenas, con molte gare giocate in un clima freddo e asettico con spalti deserti o quasi, di certo non aiuta...
Il Chievo ha trovato tre vittorie consecutive con un po' di fortuna (Roma) o profittando del momento più nero delle rivali (Genoa e lo stesso Cagliari), ma anche in questo caso le espressioni di gioco (mai eccelse in verità, ma comunque più che discrete) delle più recenti stagioni fanno capolino sempre più raramente. La Sampdoria, esaltata oltre ogni pudore dai media cittadini che straparlano di progetti a lungo termine, di isola felice e di stadi nuovi da costruire, è in realtà una squadra modestissima, con il buon Gastaldello a reggere quasi da solo le file di una difesa fragile, Obiang e Poli unici nel mezzo a cercar di parlare un linguaggio tecnico adeguato alla categoria, assieme a un Maresca che ha però regalato fin qui pochissime fiammate degne della sua fama un po' appannata, e l'evanescenza del reparto offensivo, con Eder (fisico di cristallo) e Pozzi che si confermano non all'altezza della A, Icardi bravino ma ancora acerbo e Maxi Lopez che fa dentro - fuori per motivi fisici e caratteriali.
Ancor peggio il Genoa, preda di un caos tecnico totale che, oltretutto, ha fatto sembrare molti elementi peggiori di quanto in realtà siano (l'ultima buona prova di San Siro lo conferma). In ogni caso compagine incompleta e mal costruita, che dovrà essere rivoltata come un calzino nell'ormai imminente mercato, puntellando soprattutto il reparto centrale difensivo e le fasce laterali tanto care a Delneri, invece di disquisire su partenze eventuali di Borriello e Immobile, fin qui i minori tra i tanti problemi emersi.
Il Torino è squadra che non ha del tutto espresso le sue potenzialità soprattutto offensive (Bianchi, Cerci e... l'altro Sansone: con questi tre elementi un decoroso centroclassifica dovrebbe essere alla portata, ma finora il loro apporto è stato di molto inferiore alle attese): una difesa rocciosa (rispetto alla media delle dirette rivali), nonostante i guai fisici che stanno tormentando il suo migliore elemento, Ogbonna, e la praticità di un gioco essenziale stanno cavando la squadra fuori dalle sabbie mobili. Involuto fortemente anche il Palermo, che del resto si è presentato ai nastri di partenza con tanti elementi già retrocessi l'anno scorso (Ujkani, Morganella, Von Bergen) e che ha conosciuto, negli anni, un progressivo depauperamento tecnico simile a quello del Genoa, all'insegna delle continue cessioni eccellenti surrogate da acquisti via via sempre meno azzeccati.
Meglio di tutti, là in fondo, è forse il Bologna: manca di continuità, ha lacune grosse in difesa e anche nel mezzo, ma se in giornata riesce ad esprimere trame di tutto rispetto, grazie anche alle sollecitazioni di un Diamanti che è campione di statura europea e che, con tutto il rispetto per i felsinei, è sprecato in un simile contesto. C'è poi Gilardino che lontano da Genova (e ci avrei scommesso) ha ritrovato le misure di gioco che gli sono più consone, quelle di attaccante efficace sotto porta ma anche abile a manovrare, dialogare, creare spazi. Una sciccheria. Sarebbe un peccato se gli sforzi di tali geni del football e la buona impronta di gioco data da Pioli al complesso venissero vanificati dalla modestia complessiva dell'impianto, soprattutto relativamente alla retroguardia.
Serie A praticamente al giro di boa. La sosta natalizia giunge quando manca appena un turno alla conclusione del girone di andata, e c'è dunque materiale sufficiente per abbozzare un bilancio di metà stagione. Innanzitutto, la qualità del torneo. Nel complesso, mi pare che il livello tecnico generale sia rimasto sostanzialmente sulla stessa linea, non esaltante, degli ultimi campionati. Non vi sono stati ulteriori passi indietro, e vista la situazione attuale del football nostrano è già un buon risultato. E' vero, sono partiti verso lidi più remunerativi alcuni campioni di levatura internazionale, ma la grande notizia dell'anno è che ne stanno emergendo altri già in grado di non farli rimpiangere, sia sul piano della classe sia su quello del rendimento: il capofila di questo drappello di nuovi eroi del nostro asfittico calcio è senz'altro El Shaarawy, anima, braccio armato e trascinatore del dimesso Milan versione 2012/13. Dire che il ligure non stia facendo rimpiangere Ibrahimovic è perfin riduttivo, eppure proprio l'addio dello svedesone rappresentava la preoccupazione più rilevante per il popolo rossonero; i problemi del team di Allegri sono invece di altra natura, legati al brusco calo di rendimento di certi uomini su cui fino a ieri si poteva fare affidamento a occhi chiusi (l'irriconoscibile Boateng, oppure Nocerino, che solo nelle ultime settimane sta riemergendo da un preoccupante letargo) e sul depotenziamento sostanziale del reparto arretrato (a parte la confortante sorpresa dello scricciolo De Sciglio).
Ma dicevamo del livello tecnico globale: né meglio né peggio del passato, grazie soprattutto alle sei squadre che occupano le posizioni "europee" e a due provinciali "di lusso", Atalanta e Catania, posizionatesi nella "terra di mezzo", il mare della tranquillità del centroclassifica. Il rendimento di queste "magnifiche otto" e il buon tasso qualitativo del loro gioco sta infatti compensando le brutture della "parte destra" della graduatoria, animata da compagini in caduta libera sul piano della classe dei singoli e della bontà della manovra praticata, tanto che, per loro, sarebbe più corretto parlare di serie A2, senza offesa.
ZONA EUROPA - Juve senza avversari, anche al di là delle già trionfali previsioni estive. L'assenza di un bomber di statura internazionale viene assorbita grazie alla produttività di un gioco collettivo martellante, che porta alla conclusione un po' tutti con grande frequenza (pensiamo alle incursioni spesso vincenti di Lichtsteiner, Vidal, Marchisio). E in avanti, comunque, i vari Vucinic, Quagliarella e Giovinco sono più che sufficienti per abbattere la fragile concorrenza nazionale. In generale, il blocco azzurro del club bianconero sta marciando a grandi passi verso le vette raggiunte da quello storico di fine anni Settanta - primi Ottanta, per carisma ed efficacia in campo; sulle differenze di classe fra i due "gruppi" il dibattito potrebbe essere infinito, non è nemmeno il caso di aprirlo... Insomma, pur essendo giusto (anzi, doveroso) sottolineare episodi scandalosi come quello di Catania, o altri che scandalosi lo sarebbero potuti diventare (contro l'Inter), è pacifico che la superiorità dei torinesi sul resto del lotto sia al momento abissale.
Dietro di loro, si gioca sostanzialmente a ciapanò, nel senso che nessuna è in grado di piazzare una serie positiva sufficiente ad avvicinare la vetta, ma vi sono meriti e demeriti. I meriti sono quelli di Fiorentina, soprattutto, e Lazio, che stanno facendo assai più di quanto è nelle loro possibilità. I viola sono stati anche fortunati, per le tante scommesse vinte sul mercato straniero (in tutti i reparti, da Roncaglia a Rodriguez, da Borja Valero a El Hamdaoui) e per il recupero di due italiani che, per ragioni diverse, parevano perduti per il grande calcio, Aquilani e Toni. Con gli opportuni aggiustamenti, potrebbe essere la squadra boom del futuro. La Lazio si giova di un centrocampo da scudetto, eccellente soprattutto in fase propositiva e nei mortiferi inserimenti dei vari Candreva e Mauri, e di un fuoriclasse come Klose, attaccante completo e inesorabile. Entrambe somigliano ala Juve nella capacità di giungere al gol attraverso molteplici strade offensive, la Viola è anche più piacevole a vedersi, mentre la Lazio sa fare punti, tanti punti, anche nelle giornate di non grande vena, attingendo al proprio serbatoio di concretezza e sfruttando le poche opportunità create, basti guardare l'ultima sfida con la Samp e quella precedente con l'Inter.
Proprio a proposito dei nerazzurri, che quella allestita quasi in.. austerità da Moratti non fosse compagine da lotta per il titolo era intuibile fin dall'estate, quindi non può essere considerata una delusione. Ha un organico da piazzata, non certo da vincente, e il brusco calo di rendimento giunto proprio dopo l'impresa di Torino, che aveva riaperto il campionato, testimonia anche l'inadeguata tenuta mentale del complesso. Più deludente, se vogliamo, il Napoli, ma è un discorso del tutto relativo, visto che comunque i partenopei son sempre lassù: l'incremento numerico della rosa è stato più quantitativo che qualitativo (Gamberini e Behrami a parte), Mazzarri continua a soffrire il doppio impegno (interno ed estero), che invece, per dire, Juve, Lazio e Inter sembrano aver imparato a gestire adeguatamente. Insigne cresce bene, ma è chiaro che non può essere lui, al primo anno di A, a far compiere il passo decisivo verso il traguardo scudetto, mentre l'attacco avrebbe bisogno di pedine alternative più valide del modesto Vargas (se si spengono Cavani e Hamsik è notte fonda), così come iniezioni ad alto tasso di competitività urgono anche per la terza linea.
La vera delusione del drappello di testa è la Roma, che sprigiona gioco a tratti piacevole, sa regalare partite memorabili sul piano delle luminarie offensive, ma è vittima di squilibri e ingenuità tattiche pericolosissime. Il solito Zeman, verrebbe da dire cadendo nella banalità, e allora spostiamo l'obiettivo sull'organico, che per qualità sarebbe in grado di poter competere con la Juve non dico da pari a pari ma... quasi. Il momentaneo fallimento, più che nell'approccio "emozionante" ad ogni gara, sta proprio qui, in una rosa che, sinora, ha espresso appena il 30 - 40 per cento delle proprie potenzialità.
Peluso, uomo chiave dell'ottima Atalanta
IL MARE DELLA TRANQUILLITA' - Nella terra di mezzo c'è il Milan, di cui si è già parlato in apertura, in risalita come i mezzi tecnici gli consentono: mezzi peggiori rispetto a quelli degli anni scorsi, e tuttavia non certo deprimenti come in molti li avevano dipinti. Ma ben più dei rossoneri hanno finora tenuto alto il nome del gioco Atalanta e Catania: organizzazione ed equilibrio tattico e diversi interpreti che, per talento e incisività, meriterebbero di recitare in compagini di primissima fascia. Meno scoppiettante il Parma, che non ha più il Giovinco "settebellezze" della stagione scorsa, con inevitabili conseguenze sulla resa spettacolare che il fantasista in miniatura sapeva garantire a tutto il complesso, ma è costruito attorno a una difesa ultracollaudata e a un centrocampo eclettico e di gran sostanza. In avanti, Amauri fa il suo (non tantissimo, in verità, ma meglio di niente), è mancato alle attese il referenziato Pabòn mentre si stanno esprimendo su livelli del tutto inattesi Belfodil e il... meno reclamizzato dei due Sansone provenienti dalla cadetteria. E Parolo è di nuovo il califfo della zona nevralgica che aveva addirittura conquistato la Nazionale, nel suo primo anno di Serie A a Cesena. Sta infine riemergendo l'Udinese, al momento però lontana dalle vette di buon calcio (spettacolo, intensità, concretezza) toccate nell'ultimo biennio.
NEI BASSIFONDI - La spaccatura fra i... due lati della classifica non è tanto nei punteggi e nei distacchi ma, come detto, sul piano della qualità del gioco. Se davanti si vede un football tutto sommato ancora godibile, dietro c'è un panorama grigio assai, più grigio ancora che in passato. Lotta per la salvezza al ribasso: il Cagliari sembra aver perduto la spinta dei suoi storici "draghi", i vari Conti, Nainngolan e Cossu, artefici di tanti campionati nel segno della tranquillità. E il pasticciaccio Is Arenas, con molte gare giocate in un clima freddo e asettico con spalti deserti o quasi, di certo non aiuta...
Il Chievo ha trovato tre vittorie consecutive con un po' di fortuna (Roma) o profittando del momento più nero delle rivali (Genoa e lo stesso Cagliari), ma anche in questo caso le espressioni di gioco (mai eccelse in verità, ma comunque più che discrete) delle più recenti stagioni fanno capolino sempre più raramente. La Sampdoria, esaltata oltre ogni pudore dai media cittadini che straparlano di progetti a lungo termine, di isola felice e di stadi nuovi da costruire, è in realtà una squadra modestissima, con il buon Gastaldello a reggere quasi da solo le file di una difesa fragile, Obiang e Poli unici nel mezzo a cercar di parlare un linguaggio tecnico adeguato alla categoria, assieme a un Maresca che ha però regalato fin qui pochissime fiammate degne della sua fama un po' appannata, e l'evanescenza del reparto offensivo, con Eder (fisico di cristallo) e Pozzi che si confermano non all'altezza della A, Icardi bravino ma ancora acerbo e Maxi Lopez che fa dentro - fuori per motivi fisici e caratteriali.
Ancor peggio il Genoa, preda di un caos tecnico totale che, oltretutto, ha fatto sembrare molti elementi peggiori di quanto in realtà siano (l'ultima buona prova di San Siro lo conferma). In ogni caso compagine incompleta e mal costruita, che dovrà essere rivoltata come un calzino nell'ormai imminente mercato, puntellando soprattutto il reparto centrale difensivo e le fasce laterali tanto care a Delneri, invece di disquisire su partenze eventuali di Borriello e Immobile, fin qui i minori tra i tanti problemi emersi.
Il Torino è squadra che non ha del tutto espresso le sue potenzialità soprattutto offensive (Bianchi, Cerci e... l'altro Sansone: con questi tre elementi un decoroso centroclassifica dovrebbe essere alla portata, ma finora il loro apporto è stato di molto inferiore alle attese): una difesa rocciosa (rispetto alla media delle dirette rivali), nonostante i guai fisici che stanno tormentando il suo migliore elemento, Ogbonna, e la praticità di un gioco essenziale stanno cavando la squadra fuori dalle sabbie mobili. Involuto fortemente anche il Palermo, che del resto si è presentato ai nastri di partenza con tanti elementi già retrocessi l'anno scorso (Ujkani, Morganella, Von Bergen) e che ha conosciuto, negli anni, un progressivo depauperamento tecnico simile a quello del Genoa, all'insegna delle continue cessioni eccellenti surrogate da acquisti via via sempre meno azzeccati.
Meglio di tutti, là in fondo, è forse il Bologna: manca di continuità, ha lacune grosse in difesa e anche nel mezzo, ma se in giornata riesce ad esprimere trame di tutto rispetto, grazie anche alle sollecitazioni di un Diamanti che è campione di statura europea e che, con tutto il rispetto per i felsinei, è sprecato in un simile contesto. C'è poi Gilardino che lontano da Genova (e ci avrei scommesso) ha ritrovato le misure di gioco che gli sono più consone, quelle di attaccante efficace sotto porta ma anche abile a manovrare, dialogare, creare spazi. Una sciccheria. Sarebbe un peccato se gli sforzi di tali geni del football e la buona impronta di gioco data da Pioli al complesso venissero vanificati dalla modestia complessiva dell'impianto, soprattutto relativamente alla retroguardia.
condivido appieno le tue valutazioni, anche se penso che la Juventus, imparagonabile a quella dei decenni 80 e seconda metà dei 90, sia nettamente la squadra più forte, molto più di Inter e Lazio. Il Napoli pensavo avesse qualche chance in più ma manca sempre qualcosa. In coda sarà bagarre, io ci metto dentro - ahimè - anche il Torino, troppo limitato nella qualità degli interpreti
RispondiEliminaPenso che il mercato di gennaio possa cambiare molte carte in tavola: in alto per quanto riguarda il Napoli, che con qualche aggiustamento difensivo potrebbe tornare a dare l'assalto al secondo posto, e per il Milan, che se piazzasse qualche buon colpo salirebbe ulteriori gradini, già forte di un telaio non eccelso ma, come detto, nemmeno terribile come da molti dipinto. Ma soprattutto in coda le gerarchie potrebbero subire grosse modifiche: se il Genoa farà ciò che deve fare (qualche rinforzo è già arrivato, ma non basta) potrà rilanciarsi, ma di certo le altre non staranno a guardare. Si spera che i cambiamenti di organico possano alzare il tono tecnico della lotta salvezza, sin qui, come scritto, piuttosto dimesso.
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