Borriello: da lui gol pesanti per la salvezza rossoblù
Stranezze del calcio. Al termine della sua stagione più oscura, spinosa e accidentata dal ritorno in Serie A nel 2007, una stagione costellata di momenti tecnici imbarazzanti, rari bagliori di calcio accettabile e sconfitte anche umilianti, il Genoa ha conquistato la salvezza con un turno di anticipo sulla fine del torneo, e, ciò che più stupisce, 90 minuti prima di quanto fosse riuscito a fare dodici mesi fa, quando solo il successo in extremis sul Palermo, a porte chiuse, mise in sicurezza la traballante classifica rossoblù. Posso garantire che solo pochi inguaribili ottimisti, qui sotto la Lanterna, sarebbero stati disposti a scommettere su una conclusione simile. Troppi segnali facevano pensare alla classica annata storta, di quelle in cui se giochi bene perdi o pareggi, se giochi male perdi, senza tanti giri di parole. E, poiché il Grifo di quest'anno ha giocato molto più spesso male che bene, il destino pareva segnato.
VERDETTO INECCEPIBILE - Il verdetto, però, è sostanzialmente giusto. Parlano soprattutto i numeri, che sono pietre: il Genoa ha chiuso con sei punti di vantaggio sulla terz'ultima, il Palermo, e otto sulla penultima, il Siena. Le due avversarie più irriducibili dei liguri si sono sgonfiate sul finale: quattro sconfitte consecutive per i rosanero, addirittura sei per i toscani, che ora non possono neppure più accampare l'alibi che senza i sei punti di penalizzazione a salvarsi sarebbero stati loro (alibi tirato in ballo da alcuni commentatori con un eccesso di zelo davvero sgradevole nel momento in cui le distanze fra le tre erano quasi azzerate). Come già sottolineato in altre circostanze, se una penalità era stata inflitta, era presumibilmente meritata, e storicamente accade che partire ad handicap spinga spesso la squadra sanzionata a incrementare il proprio rendimento: come dire, senza quei sei punti in meno, siamo così sicuri che il Siena avrebbe messo così tanto fieno in cascina?
Risibili anche le lamentazioni degli sconfitti su torti arbitrali e su facilitazioni di calendario per il Genoa in dirittura d'arrivo: è vero, agli uomini di Ballardini sono toccati, nel momento decisivo, un Chievo virtualmente salvo e un Pescara in totale disarmo, oltre a un Torino col quale convergenti interessi di classifica han portato a uno scontatissimo nulla di fatto (non il massimo della sportività, l'ho scritto nel recente post dedicato al Verona a proposito del match promozione con l'Empoli, ma ribadisco che il calcio nostrano propone ben altro di cui scandalizzarsi). Le "grandi" con cui si è dovuto scontrare il Palermo nel corso del rush finale, il Genoa le aveva però incrociate prima, nel loro momento migliore, e da quegli scontri era uscito con le ossa rotte per una ostilità arbitrale palese, che raggiunse il culmine nella grottesca partita col Milan. E riguardo alla presunta morbidezza del Pescara in quel di Marassi, perfettamente in linea con quella mostrata dagli abruzzesi in tutto il loro indecoroso girone di ritorno, non è stata dissimile da quella della Sampdoria nello scontro casalingo con il team di Sannino, anzi, forse i biancazzurri hanno perfino opposto un po' di grinta in più.
DISASTRO RIMEDIATO A GENNAIO - Una parentesi che era doverosa, giusto per sottolineare come l'esito finale della bagarre salvezza non possa, in buona sostanza, prestare il fianco a dubbi o recriminazioni di sorta da parte di chi ne è uscito perdente. Messi i puntini sulle i, veniamo alle dolenti note di casa rossoblù. Altro torneo deficitario, dopo gli inattesi patimenti dell'anno passato, e ciò è inaccettabile, perché significa che i grossolani errori commessi nel 2011/12, errori di impostazione della squadra in sede di mercato e di gestione della stessa in corso d'opera, hanno insegnato poco o nulla a chi di dovere.
Ma... c'è un ma, di cui mi sono già occupato in un post apposito: a gennaio Preziosi e la dirigenza si sono... rimessi sulla retta via: hanno, cioè, posto rimedio ai guasti prodotti con un mercato estivo condotto all'insegna del più assoluto empirismo, facendo finalmente scelte tecniche e tattiche razionali, colmando buona parte delle lacune d'organico, innalzando il modestissimo tasso qualitativo della rosa e iniettando nell'animo spaurito e smarrito dello spogliatoio una bella dose di esperienza e personalità, quella "cazzimma" assolutamente fondamentale per non lasciarsi travolgere dai gorghi dei bassifondi. Gli arrivi di Portanova, Manfredini e Matuzalem hanno rappresentato la sintesi ideale di questa politica: gente ricca di mestiere, adusa alle corrusche battaglie della bassa Serie A, ma anche gente con cuore, polmoni e piedi discretamente educati. Questi tre giocatori sono stati fondamentali, pur con gradazioni diverse, nel raggiungimento del traguardo: per il loro rendimento, e perché la loro presenza ha stimolato una decisiva reazione in un gruppo dall'encefalogramma piatto.
IL MISTERO CASSANI, IL RECUPERO DI FLORO E... - Dagli altri arrivi invernali, luci e ombre: Rigoni ha regalato il preziosissimo successo sulla Lazio e pochi altri sprazzi, ma di sicuro in un contesto di classifica più rassicurante avrebbe trovato maggiori spazi per esprimere il suo altalenante talento, Pisano e Nadarevic hanno confermato ciò che si sapeva, di essere cioè onesti gregari e poco altro, forse più da alta Serie B che da bassa A. Punto interrogativo per Cassani, uno dei nuovi più attesi e quotati, nel giro azzurro fino a due anni fa: da laterale basso completo ad autentico oggetto misterioso. Sono gli incerti in cui spesso si inciampa quando si deve reinventare una squadra a metà stagione, dopo averla sbagliata a luglio e agosto: l'affanno nel cercare soluzioni ad hoc porta ad accettare affari che, valutati con maggiore serenità, probabilmente non si concluderebbero. E' il caso dell'ex fiorentino, ottimo giocatore ma verosimilmente giunto a Genova in condizioni psicofisiche del tutto deficitarie, tali da non poterlo "ricostruire" in tempi brevi. E' il caso anche di Olivera, presto cancellato da un grave infortunio, e di Floro Flores, la cui ruggine agonistica accumulata in Spagna ha presentato il conto col subitaneo ko in una delle prime presenze, dopodiché la sua permanenza in rossoblù si è risolta in una lunga convalescenza servita, se non altro, a garantirgli un finale decoroso, con due gol pesanti e una buona prova in quel di Bologna. Tornando a Cassani, su di lui comunque insisterei, perché uno del suo livello una prova d'appello la merita: anche per non provare una sensazione già assaporata mille volte dai genoani, quella di vedere andar via giocatori che a Marassi sembravano degli ex, per poi apparire altrove rivitalizzati...
I TRASCINATORI - Si è detto sopra dei tre "big" giunti a gennaio a rinvigorire spirito e sostanza tecnica del gruppo. Tre leader, così come leader lo è stato Marco Borriello, che in un contesto comunque non esaltante ha fatto probabilmente il massimo, traendo tutti i gol che poteva da una manovra particolarmente avara in fase di costruzione e di produzione di occasioni da rete. Nelle due sfide che hanno spostato gli equilibri a favore del Grifone, quelle già citate con Chievo e Pescara, lui ha lasciato il segno, e ci ha poi provato anche con l'Inter, il giorno della festa. Ecco: il bomber, Portanova, Manfredini e Matuzalem (pur con le riserve per certi suoi eccessi agonistici) sono stati fra le poche note liete della stagione, assieme a un altro veterano, quel Moretti che il suo l'ha sempre fatto, in termini di dedizione alla causa, nuova bandiera al fianco di un Marchino Rossi che ha avviato l'ovvio declino ma che, scommettiamo, con un fisico rimesso a nuovo potrebbe ancora garantire qualche partita gagliarda, la stagione prossima.
Ballardini: senza strafare, ha centrato l'obiettivo
GIOVANI, I PIU' E I MENO - Da promuovere anche due dei tre giovani su cui si appuntavano le attese: Antonelli ha riguadagnato la Nazionale, pur dovendo spesso remare controcorrente in collocazioni tattiche tutt'altro che congeniali, e Bertolacci ha lasciato via via intravedere sempre più massicciamente le sue doti di centrocampista eclettico, bravo nelle due fasi ma soprattutto abile negli inserimenti e nelle conclusioni. Ciro Immobile rappresenta invece uno dei crucci stagionali: continuo a credere che abbia un potenziale enorme, tale da poterne fare con costanza un fromboliere da doppia cifra, aveva pure iniziato bene ma poi si è lasciato travolgere dal caos tattico, dalla crisi della squadra, dalla difficile convivenza con Borriello. Ritengo che il crollo sia stato soprattutto psicologico: una volta reinserito nel contesto della Nazionale Under 21, lo scugnizzo è tornato a far vedere ciò di cui è capace, cioè a metterla dentro con una discreta varietà di soluzioni di tiro. Maturando a livello mentale, e circondato da un complesso più competitivo, potrebbe rinascere: perderlo sarebbe un peccato, eppure il suo destino sembra sia lontano da Genova...
BALLARDINI, PRAGMATISMO SENZA SQUILLI - L'arrivo in panca di Ballardini ha dato la svolta, come due anni fa: niente fuochi d'artificio o calcio ad alto tasso qualitativo, ma solo grande pragmatismo e ordine. Nelle sue prime uscite si era persino tornato a vedere un gioco gradevole, maggiore coraggio e aggressività, poi le sconfitte, frutto più che altro di fattori esterni, contro le big Roma, Milan e Fiorentina hanno indotto a un cambio di rotta, o più probabilmente hanno insinuato paura nello spogliatoio e il germe dell'insicurezza nello staff tecnico, sia pure a livello inconscio. Così, la manovra è tornata ad essere avara, il gioco sparagnino, spesso prevedibile e raramente in grado di creare varchi offensivi efficaci; a questo, aggiungiamo certe soluzioni tattiche che hanno destato più di una perplessità: se ne è parlato prima a proposito di Antonelli, spostato in una posizione avanzata nella quale non poteva assolutamente dare il meglio di sé, e pensiamo a un centrocampo spesso acefalo, senza qualcuno capace di costruire gioco sulla trequarti, col risultato che la squadra si è spesso trovata spezzata in due tronconi e senza ispirazione autentica.
DELNERI? MA NO... - Ecco, forse sono state queste incertezze nella gestione strategica delle partite a far tentennare Preziosi, nel momento in cui si trova a dover scegliere se affidare ancora a Ballardini la panchina genoana per l'anno prossimo. Lo capiamo, il Joker: sbagliare di nuovo trainer, dopo le follie post Gasperini, sarebbe esiziale: il vortice di esoneri messo in atto da Zamparini insegna. Si valuti bene, quindi, ricordandosi però il curriculum del Balla (due salvezze a Zena, e altrove quasi sempre campionati tranquilli con qualche picco, tipo la Supercoppa con la Lazio), più che sufficiente se si vuole disegnare il futuro all'insegna di un profilo medio: i patimenti di quest'anno non li ha certi provocati il romagnolo, bensì, al di là delle sciagure di mercato, il disastroso interregno di Delneri, e il fatto che in questi giorni si parli di quest'ultimo come possibile nuovo - vecchio tecnico ha un che di allarmante e provocatorio.
L'ex Juve e Samp ha davvero fatto terra bruciata nei pochi mesi trascorsi a Pegli, ha zavorrato verso il fondo la squadra come pochi altri allenatori italiani hanno saputo fare nella storia della Serie A, fino a far assaporare al Grifo l'onta di un momentaneo ultimo posto in classifica. Niente risultati, niente gioco, niente animus pugnandi, errori continui nell'impostare le gare prima e durante. Un bilancio horror che non può non destare il sospetto che il trainer di Aquileia abbia imboccato bruscamente la parabola discendente, un quadro nero come la pece che non può essere bilanciato dalla considerazione secondo la quale "se può lavorare fin dal ritiro estivo, e con giocatori chiesti da lui, è in grado di fare bene". Certo è che la scelta del mister 2013/14 rappresenta uno dei passaggi più delicati della storia recente del Genoa, che ora è davvero a uno spartiacque: continuare ad accontentarsi del piccolo cabotaggio o tentare di nuovo la strada intrapresa qualche anno fa, con un pizzico di ambizione a solleticare gli umori degli aficionados e a stimolare chi viene a indossare la casacca rossoblù?
salvezza meritata alla fine. Ballardini meriterebbe la riconferma... non è spettacolare ma ottiene risultati. Ottimi gli innesti di gennaio, a parte Cassani che non può di colpo essersi ridimensionato così.
RispondiEliminaCassani non è finito, ne sono sicuro... Per il resto, stagione genoana già cominciata in maniera tempestosa, con l'ingresso inatteso di Rosati in società e un Preziosi nervoso anziché no. Vedremo...
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