Il cast dei cantanti ammessi ogni anno a partecipare al Festival di Sanremo rappresenta solo il risultato di un lungo e spesso discusso lavoro di selezione. Sono infatti tante, a volte tantissime, le richieste di ammissione alla gara che pervengono alla direzione artistica. Di conseguenza, sono sempre tantissimi i delusi per il mancato inserimento nel "listone" finale. La storia del Festival è piena di esclusioni illustri. Ne riproponiamo qui alcune, sorvolando sulle più famose (direi "Meraviglioso" di Modugno, anno 1968, e "Bruci la città" di Irene Grandi nel 2007). E un pizzico di attenzione la riserviamo anche a quelle canzoni che, invece, nel cast ci erano entrate, per poi venirne escluse a pochi giorni dal via della rassegna.
Cominciamo dal 1969, quando, parafrasando la sigla tormentone di qualche anno fa, Sanremo era più che mai Sanremo, ossia uno snodo fondamentale e irrinunciabile per tutto il mondo musicale italiano e per buona parte di quello internazionale. C'era una coda chilometrica per entrare a far parte del cast, gli esclusi eccellenti erano numerosi, e quell'anno (fonte Archivio storico La Stampa) toccò a Giorgio Gaber con "Il Riccardo", poi destinata comunque a vasta popolarità.
Anche nel 1973 sono tanti i grossi nomi a rimanere al palo, ma desta scalpore l'esclusione di Lucio Dalla, che era stato, come si suol dire, il "vincitore morale" delle due precedenti edizioni, con "4/3/1943" e "Piazza grande". Ma la sua proposta, "Un'auto targata TO", non convince proprio la commissione di selezione.
Facciamo un bel salto fino al 1981: nella lista dei partecipanti inizialmente comunicata alla stampa figura Mia Martini con "E ancora canto". Tempo pochi giorni e la cantate calabrese esce dal cast, sostituita dal giovane Domenico Mattia. Il brano godrà comunque di discreto successo, anche grazie a qualche buon passaggio televisivo. Va detto comunque che Gianni Ravera, all'epoca l'organizzatore della kermesse, l'anno successivo inserirà nuovamente nell'elenco dei concorrenti un brano di Mia, la bellissima "E non finisce mica il cielo", che verrà presentata senza intoppi sul palco dell'Ariston e diventerà un evergreen della canzone italiana.
1984: nella categoria "Nuove proposte" compare il nome della sconosciuta Silvia Conti. Porta un brano dal testo struggente, antiabortista (è la storia di "un bambino mai nato"), intitolato "Favola triste". E' ben confezionato, con un arrangiamento tipico di quegli anni, con sonorità vagamente dance, ma a pochi giorni dal via si scopre che il pezzo è già stato eseguito in pubblico, tempo prima, da un'altra cantante. Regolamento alla mano, scatta l'esclusione. A Silvia subentrano i Trilli, complesso folk conosciutissimo a Genova e in Liguria ma pressoché ignoto fuori regione. La ragazza potrà comunque presentare il medesimo pezzo a un'altra rassegna organizzata da Ravera, Saint Vincent Estate, dove non vige il requisito dell'inedito, e l'anno dopo potrà finalmente partecipare aSanremo con "Luna nuova", ma senza fortuna.
Nel 1993 arriva a un passo dall'ammissione la cantautrice sarda Maria Carta, con "Le memorie della musica". Sarebbe un momento di grande suggestione e raffinatezza, ma il pezzo non passa l'ultimissima selezione. Maria Carta è già gravemente malata, scomparirà poco tempo dopo. Una occasione tristemente mancata, per Sanremo.
L'anno dopo, altra opportunità ghiottissima gettata alle ortiche: una canzone scritta da Fabrizio De Andrè. Si tratta di "Cose che dimentico", la presenta alle selezioni il figlio Cristiano e l'ammissione sembra scontata, vuoi per la firma prestigiosa, vuoi perché De Andrè junior era stato la rivelazione del Sanremo precedente (secondo posto con "Dietro la porta"), vuoi perché il brano è di buonissima fattura. Invece, scatta la clamorosa esclusione, in un Festival che ammette alla gara chicche (ehm) come "Se mi ami" di Claudia Mori. "Cose che dimentico" verrà presentata da Cristiano De Andrè, nello stesso anno ma in autunno, al "Festival italiano", concorso canoro creato da Canale 5 e per molti aspetti troppo simile alla kermesse rivierasca.
Uno dei fiori all'occhiello del cast del Sanremo '96 dovrebbe essere Ornella Vanoni, con "Bello amore". Secondo la critica è una delle favorite, ma si viene a sapere che la sua canzone è stata eseguita in una radio nazionale pochi giorni prima da una giovane cantante, sia pure con testo diverso ma stessa musica. Niente da fare: nonostante il prestigio del nome, e il fatto che dovesse essere una delle attrazioni della manifestazione, Pippo Baudo, direttore artistico, non fa sconti, e al suo posto ammette alla gara Enrico Ruggeri con la comunque gradevole "L'amore è un attimo".
Il 1998 è uno degli anni peggiori di sempre per Sanremo, in quanto a qualità del cast e delle canzoni in gara. La commissione selezionatrice, che vede nelle sue file anche Gianni Boncompagni, fa cadere comunque molte "teste" celebri, e fra queste Anna Oxa con "Chissà". La cantante pugliese si prenderà la rivincita l'anno successivo, vincendo a sorpresa con "Senza pietà".
2002: ritorna Pippo Baudo a dirigere il carrozzone e la discografia italiana è percorsa da un fremito, facendo pervenire al direttore artistico una autentica marea di richieste di partecipazione. Inevitabile che ci siano molte vittime illustri, ma brucia l'esclusione dei Nomadi, che proprio in quel periodo stanno vivendo una "terza giovinezza". Presentano "Sangue al cuore", che diverrà un grosso successo commerciale.
2004: è l'anno di Tony Renis direttore artistico e del boicottaggio delle grandi case discografiche. Nonostante ciò, i nomi non mancano per allestire comunque un cast più che dignitoso. Ci sono in lizza giovani rampanti, vecchie glorie, artisti validi ma fuori dal giro delle multinazionali e cantanti della "generazione di mezzo" sempre in bilico fra consacrazione e limbo, come Mariella Nava. Il suo pezzo è "It's forever", ma rimane fuori dal cast.
Infine, un jolly. Un brano su cui non ho certezze, e sul quale chiedo aiuto agli esperti, se qualcuno passerà di qui. Dunque: nel 1980, viene inizialmente inserita nel cast dei Big la cantante indiana Asha Puthli, allora sulla cresta dell'onda. Dovrebbe cantare "Se ti va", ma poi viene sostituita da Peppino Di Capri. Nel 1981 esce sul mercato un 45 giri di tal Francesco Calabrese, intitolato proprio "Se ti va". Che fosse la canzone destinata alla bella Asha? Se qualcuno sa, parli!
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