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martedì 23 dicembre 2014

SUPERCOPPA AL NAPOLI: DAL "FREDDO" DI DOHA UN MESSAGGIO DI SPERANZA PER IL CALCIO ITALIANO

                                            Higuain, protagonista assoluto in Qatar

L'annus horribilis del calcio italiano si è concluso con un messaggio di tiepida speranza, giunto fin dal lontano Qatar. Certo, la Supercoppa Tim, vinta ieri sera dal Napoli al culmine di una lunghissima sequenza di calci di rigore, non è propriamente un trofeo in cima alla lista dei desideri di calciatori, allenatori, dirigenti e tifosi (anche se, per questi ultimi, qualche dubbio viene, visti i caroselli per le strade partenopee...). Ma è una competizione che ha una sua discreta dignità, soprattutto tecnica, anche se non è mai completamente decollata: dal 1989 a oggi ha dovuto subire cambi di sede, di formula (una volta si giocava in casa della vincitrice dello scudetto) e di periodo dell'anno in cui viene disputata (ha "assaggiato" praticamente tutte le quattro stagioni). Talmente negletta da essere ormai considerata roba da esportazione: ospitarla in Italia non conviene più, meglio monetizzare con i petrodollari di un ricchissimo emirato, con l'auspicio che l'evento funga anche, un minimo (ma proprio un minimo), come volano promozionale per il nostro football ultra - decadente. 
GELO - Un intento, quest'ultimo, riuscito solo a metà: la cornice in cui si è disputata la gara è stata da apoteosi della tristezza. Nemmeno 15mila spettatori e vuoti sugli spalti del piccolo impianto di Doha, pubblico che definire freddo è un eufemismo: saranno anche stadi dotati di tutti i comfort (persino l'aria condizionata), ma pensare che fra meno di otto anni il Mondiale potrebbe disputarsi in strutture così poco ricettive e in un'atmosfera così rarefatta immalinconisce enormemente: continuo a sperare in un cambio di sede (i tempi organizzativi ci sarebbero), ma so che si tratta di una pia illusione. L'operazione export può invece considerarsi riuscita sul piano meramente calcistico: Juventus - Napoli è stata una bella sfida, dai risvolti incoraggianti, nel senso che se almeno la metà delle partite della nostra scalcinata Serie A offrisse il medesimo livello qualitativo, beh, allora potremmo dire che non tutto è perduto, che ci sono ancora margini per una ripresa del movimento in tempi sufficientemente brevi. 
BUONI CONTENUTI TECNICI - Al di là della vivacità mostrata dalle due contendenti, dei ritmi quasi sempre sufficientemente alti, dell'altalena di emozioni, a lasciare buone sensazioni sono stati soprattutto i contenuti tecnici del confronto: torinesi e campani hanno sciorinato buona proprietà di palleggio e discreta ispirazione nell'impostazione di manovre efficaci, con una buona percentuale di precisione. Certo, non sono mancati gli svarioni: il pasticcio difensivo che ha dato il là al primo gol di Tevez è stato, per dire, da manuale dell'anticalcio, un black out ampiamente in linea, del resto, col trend non propriamente esaltante della terza linea azzurra in questa prima metà di stagione. Errori che, più in generale, vanno messi in conto in un momento involutivo del pallone tricolore, ma per una volta gli aspetti positivi sono stati, mi è parso, nettamente preponderanti: un piccolo circolo virtuoso che ha coinvolto anche il pool arbitrale, protagonista di una prova senza sbavature: ci voleva, dopo certi orrori recenti, in primis l'imperdonabile Banti che, in Genoa - Roma, ha fornito un saggio esemplare di come non si debba dirigere una partita, per quantità e qualità di errori decisivi e totale disagio nel gestire con autorevolezza una situazione calda ma non caldissima. 
PRODEZZE INDIVIDUALI - Torniamo a Doha: un match piacevole, si diceva, che nessuna delle due squadre avrebbe meritato di perdere, ed è stato giusto che a decidere sia stata la crudele giostra dei rigori di spareggio (lotteria inattendibile, non mi stancherò mai di ripeterlo). Prima, c'erano state fasi di gioco alterne, ora la Juve ora il Napoli a dominare, occasioni da gol e grandi prodezze individuali: quella migliore non si è concretizzata (il delizioso tocco di Higuain andato a infrangersi sul palo), ma di assoluto rilievo è stata anche la parata di istinto di Buffon sullo stesso Pipita, nei supplementari, poco prima che l'argentino siglasse il 2 a 2 con una rete da opportunista vero, rubando il tempo ai difensori bianconeri e cogliendo l'attimo come il Pablito Rossi '82. Detto delle prodezze di Rafael, in partita e soprattutto sui penalty finali, Callejon ha sbagliato molto (anche un gol clamoroso a tu per tu col portiere) ma è parso sempre nel vivo del gioco e capace di tenere sul chi vive la retroguardia della Signora; nelle file dei campioni d'Italia, oltre a un Tevez indiavolato, Pirlo ha giostrato da par suo finché è stato in campo mentre è parso un po' in ombra Vidal, lento a entrare in partita, utile come recupera - palloni ma assai meno esplosivo e incisivo di come lo ricordavamo. 
TEATRO INADEGUATO - Tutto sommato, però, più che i dettagli della partita conta il quadro complessivo. Rimarrà negli archivi uno spettacolo più che decoroso, senza isterismi  e senza condizionamenti delle "giacchette gialle": lontanissimo il ricordo della precedente Juve - Napoli di Supercoppa, nel 2012, altra bella gara rovinata da un arbitraggio da matita blu; lontano anche il ricordo della penultima finale di Coppa Italia, quel Lazio - Roma dal gioco modesto e continuamente spezzettato, fotografia spietata della nostra decadenza. Insomma, una piccola strenna, un minuscolo ma solido mattoncino da cui ripartire per riconquistare competitività e credibilità: ed è stato un peccato che un tale concentrato di emozioni e buon football sia andato in scena in un teatro di provincia, anzi, della periferia dell'impero calcistico. Le esigenze del portafoglio, certo: ma il calcio italiano l'appeal lo ritroverà non solo migliorando le proprie espressioni di gioco, ma riportando il pubblico nostrano negli stadi della penisola, stadi possibilmente nuovi, ammodernati, senza più lacci e lacciuoli per il tifo sano e senza più la feccia degli estremisti da curva. Utopie pre natalizie? 

2 commenti:

  1. Da apprezzare il messaggio lanciato dalla sfida di ieri: l'Italia può ancora dire la sua, con stile, fair play e... giocatori di talento. Higuain e Tevez hanno letteralmente rubato la scena, Pogba si è fatto notare in più di un'occasione, Hamsik ci ha provato. Se c'è una partita italiana da far vedere agli emiri e all'estero direi che è proprio questa di Supercoppa.
    Dispiace che il Napoli non abbia italiani da schierare tra i titolari: Maggio è l'unico rimasto dopo l'infortunio di Insigne (Jorginho è "azzurrabile").
    Qualcosa in più la Juve, ma il top è straniero (Tevez, Vidal, Pogba), o anzianotto (Pirlo, Buffon).

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    1. Su quest'ultimo punto, come sai, insisto da anni, da quando ancora i grandi media dormivano, salvo stracciarsi le vesti adesso di fronte alle squadre zeppe di stranieri. E' un mio cavallo di battaglia che continuerò a portare avanti fin quando esisterà questo blog, però era giusto sottolineare le buone espressioni tecniche e spettacolari offerte dal match.

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