Esiste il cast sanremese perfetto? Direi senz'altro di no: non c'è mai stato e mai ci sarà. E' un puzzle troppo complesso, troppi tasselli dovrebbero andare a coincidere contemporaneamente per creare l'alchimia ideale. Non è perfetto nemmeno quello annunciato da Amadeus domenica scorsa, dunque, eppure il listone unico di concorrenti, allargatosi in extremis da 23 a 27 in attesa del tris di Sanremo Giovani, conferma il periodo storico favorevole che la rassegna sta attraversando. Il Festival, piaccia o meno, è una manifestazione di natura prettamente commerciale, che deve muovere il mercato discografico, e da questo punto di vista l'edizione '24, almeno sulla carta, promette gli stessi felici esiti delle ultime.
OBIETTIVI CENTRATI - Si è sempre chiesto alla kermesse ligure di essere in linea con la realtà canora italiana del momento, intercettandone le tendenze e, laddove possibile, anticipandole. Le si è sempre chiesto, anche, di scoprire o consacrare volti nuovi in grado di percorrere un discreto tratto della via della gloria. Infine, le si chiede costantemente di portare sul palco almeno uno di quei nomi "colossali" da sempre allergici alle tenzoni canzonettistiche, e a quella rivierasca in particolare. Ebbene, direi che, per l'ennesima volta, l'obiettivo è stato sostanzialmente raggiunto su tutti i fronti citati, e ciò conferma gli enormi meriti di un direttore artistico che, partito fra mille perplessità, ha saputo ricostruire l'immagine un po' vintage e appannata del Festivalone (opera già iniziata da Conti e Baglioni) rendendolo un evento gradito anche agli appassionati più giovani e, di conseguenza, più credibile e più appetibile agli occhi degli artisti di nuova generazione e dei loro management. Lo straordinario risultato in termini di certificazioni (platino e oro) e di popolarità conseguiti dai partecipanti all'edizione '23 lo testimoniano in maniera inequivocabile.
C'E' TUTTO IL POP DA CLASSIFICA - Sarà possibile ripeterli o superarli? Numericamente difficile, ma dipende comunque dalla qualità dei brani, di cui ancora non conosciamo nemmeno i titoli, mentre sul piano del prestigio dei concorrenti il livello è grosso modo lo stesso, medio-alto. Dicevamo di un Sanremo inserito nella realtà musicale odierna, quella delle heavy rotation e degli streaming: ebbene, i protagonisti attuali delle chart ci sono in larga parte tutti, dai trionfatori estivi Kolors, Angelina Mango e Alfa a Mahmood, che torna in gara appena due anni dopo la sua seconda vittoria, fatto non comune, e che da quelle parti si esprime al meglio come, onestamente, non sempre gli riesce fuori da quel contesto, fino a Rose Villain, che sa alternare testi fin troppo espliciti ad altri più delicati, e Geolier, che ha aggiornato le frontiere del rap-trap in lingua partenopea e che era da mesi nella lista dei papabili. E fra i protagonisti del pop anni Venti figura anche un drappello di artisti che ritroviamo sulla ribalta più importante 24 mesi dopo l'ultima partecipazione, tempo fisiologico abbastanza comune per godersi i frutti dell'affermazione e rimettersi in gioco, ossia l'istrionico Dargen D'Amico, forse perfino travolto dall'inatteso successo di "Dove si balla", un Sangiovanni più maturo e più eclettico ma che difficilmente rivedremo in panni diversi da quelli leggeri e scanzonati che l'hanno portato alle stelle, e quell'Irama che è stato presenza quasi fissa dei Festival targati Ama, sempre convincente, a proprio agio in aree espressive diverse, prima con la cupa dance internazionale del '21 e poi con la ballatona romantica del '22, un ragazzo che ha voce, ispirazione e presenza scenica, e che se azzecca il pezzo potrebbe perfino lottare per vincere.
I RITORNI DI EMMA E MR. RAIN - Dal '22 riemerge anche Emma, che aveva presentato una "Ogni volta è così" dalla parte delle donne, come da suo impegno costante, una canzone intensa e interpretata con trasporto ma che solo in parte aveva fatto breccia. Dal '23, invece, un solo rientro, ed era prevedibile che toccasse a Mr. Rain: troppo clamoroso l'exploit colto con "Supereroi" per non tentare di battere il ferro finché è caldo e consolidare l'acquisita posizione di personaggio di primo piano del pop rap italico. Certo per lui ora viene il difficile: un'operazione come quella è irripetibile, tantopiù nello stesso contesto, ma il ragazzo vive un periodo di buona vena creativa e il duetto estivo con il citato Sangiovanni dimostra che ha nel proprio arco altre frecce per fare ancora centro.
NEGRAMARO, CHE COLPACCIO! - Si diceva dei grandissimi, dei riluttanti al Festivalone. Ci sono, e anche quest'anno non è mancato il colpo da maestro del conduttore di Affari tuoi: i Negramaro. Che a Sanremo in concorso ci sono già stati, nel 2005, ed è una pagina nera nella storia della manifestazione, perché venne estromessa al primo turno una canzone pilastro della musica leggera italiana di questo secolo e della carriera stessa del gruppo salentino, ossia "Mentre tutto scorre". Ci sta anche che Sangiorgi e compagni se la siano legata al dito, ma da allora, vivaddio, il Festival è cambiato totalmente nell'impostazione e nella concezione e si possono lasciare i rancori alle spalle: rieccoli, dunque, ancora tutto sommato forti del favore di schiere di fans, e pronti a prendersi lo scomodo ruolo di favoriti, peraltro da dividere con altri che vedremo fra breve. E' un gran colpo, lo ripeto: certo, forse ci si attendeva almeno un altro maxibig di lungo corso, soprattutto dal momento in cui il "diretur" ha dichiarato che quest'anno i suoi superospiti italiani saranno i cantanti in gara (ma sarà poi vero che i big fuori concorso non ci saranno? Mi sembra impossibile, ci sono ore e ore di spettacolo e vari palchi da riempire...).
AMOROSO E GHALI, DEBUTTI ILLUSTRI - Si era parlato di Gianna Nannini, di Biagio Antonacci che però si è chiamato fuori a poche ore dall'annuncio del cast, qualcuno ha esagerato citando Cremonini e Ferro (bocciature improbabili, con tutta la buona volontà) e nelle ultime ore si era fatto cenno a Renato Zero, che poteva anche starci e che magari rivedremo in futuro. Ma va bene lo stesso, e del resto a compensare il tutto ci sono due debutti di lusso, anche se riguardano "vip" dalla gloria relativamente recente: l'eternamente attesa Alessandra Amoroso (quante volte abbiamo letto il suo nome fra i papabili, per poi veder sistematicamente sfumare la sua candidatura?), e Ghali, con il suo rap a tratti ispido e a tratti più pop e mainstream, due artisti agli antipodi ma con un punto in comune, la necessità di farsi perdonare l'inaccettabile ospitata al Festival senza mai avervi prima gareggiato, un "peccato" che verrà finalmente emendato il 6 febbraio... Due nomi sicuramente solidi ma che hanno forse bisogno di una rinfrescatina alla loro popolarità, così come Fred De Palma, altro deb tardivo, sulla cresta dell'onda oggi meno di un paio di anni fa, ma comunque interessante per la sua forma espressiva che attraversa e mixa vari generi, sempre con un occhio, e un orecchio, alla radiofonicità.
MANNOIA FIGURA CENTRALE: FUTURO DA DIRETTRICE? - L'idiosincrasia all'Ariston, dopo le numerose partecipazioni degli anni Ottanta, Fiorella Mannoia l'ha fortunatamente vinta già nel 2017, colpo d'ala dell'ultimo Conti, per cui è una relativa sorpresa rivederla quest'anno. Presenza significativa in un momento in cui la difesa della figura e della dignità femminili deve essere portata avanti con tutte le forze possibili (e Fiorella è una portabandiera di questa lotta, al punto da avere addirittura parzialmente cambiato il finale di "Quello che le donne non dicono" per lanciare un messaggio forte in tal senso), ma anche perché, mia sensazione personalissima e probabilmente sbagliata, nell'ultima tappa della direzione Amadeus potrebbe concretizzarsi un passaggio di consegne proprio con lei: non sarebbe una direttrice artistica autorevole e apprezzata? Probabilmente non succederà, ma intanto avanzo io la sua candidatura, e in fondo credo che a lei non dispiacerebbe.
RITORNA IL VOLO, E DIODATO CHIUDE IL CERCHIO - Ancora grandi nomi: al di là dei gusti personali, bisogna essere orgogliosi di avere in gara Il Volo, che torna la seconda volta dopo la vittoria del 2015 e che riesce ancora a trovare un angolino nella propria agenda fitta di impegni internazionali. Di default, il trio deve essere sempre inserito fra i favoriti, ma c'è l'incognita rappresentata da un repertorio debole quanto a numero di hit inedite: con la certezza che cambiamenti di genere non ce ne saranno, dovranno ritrovare il medesimo feeling di "Grande amore", impresa difficilissima, tanto che non ci riuscirono nel 2019 con la pur gradevole "Musica che resta". E a proposito di vincitori di ritorno, riecco infine l'atteso Diodato, che ha lasciato ai posteri l'evergreen "Fai rumore", ma che ebbe la sfortuna di incappare nei terribili mesi del lockdown, vedendosi bloccata la promozione e la partecipazione all'Eurovision. Da allora, periodi di riflessione, un timido ritorno senza grossi riscontri, e ora il cerchio che si chiude cinque anni dopo il primo Sanremo di Ama, con la certezza che all'Ariston il ragazzo ha sempre portato opere di spessore notevolissimo (ricordate "Adesso" del 2018?).
ANNALISA PIGLIATUTTO? - Si parlava all'inizio di superbig e cantanti à la page, sulla cresta dell'onda mediatica e commerciale. Ecco, c'è un nome trasversale a queste due categorie, che eleggo fin da ora a mia favorita numero uno: Annalisa. Avevo citato proprio lei chiudendo i commenti all'edizione 2023, auspicando per il '24 una maggior partecipazione di voci femminili e magari una sua medaglia d'oro. Non posso che confermare, visto ciò che è accaduto nell'ultimo anno attorno all'artista savonese: popolarità oceanica, hit sfornate a getto continuo, dischi di platino come se piovesse, status di primadonna della canzone nostrana conquistato a buon diritto. Certo, per lei Sanremo 2024 è un'arma a doppio taglio: se non confermerà, in tutto o almeno in parte, quanto di strepitoso fatto in questi mesi, potrebbe cadere dall'alto e farsi male. E spero che il brano proposto non sia troppo lontano da come l'abbiamo vista e sentita di recente: lei e i suoi autori hanno individuato un mood glamour che le calza a pennello, che è orecchiabile e penetrante, che in questo momento è in piena sintonia coi gusti del pubblico e può dare ancora qualche buon frutto; insomma, non vorrei vedere, con tutto il rispetto, un percorso simile a quello di Alexia, che per vincere Sanremo cambiò radicalmente stile puntando sulla complessità e sulla maestosità vocale a scapito dell'immediatezza dell'opera proposta.
CANTAUTORI, VETERANI, IGNOTI O QUASI - In un cast veramente extralarge, ritroviamo altri tratti distintivi della linea editoriale-artistica palesatasi nel quinquennio che va a concludersi: soprattutto, l'azzardo nel lanciare nomi poco noti o del tutto ignoti alla platea generalista (anche se non si sono più toccate le vette di coraggio raggiunte in tal senso nel 2021). Nel primo gruppo possiamo inserire la talentuosa Big Mama, altra rapper di grande grinta, dallo stile ruvido e urban, con un piglio interpretativo che ricorda in qualche misura Madame, e Il Tre, che penso possa invece essere considerato un rapper di matrice più tradizionale, legato alla vecchia scuola italiana del genere. Nel secondo gruppo ci sono invece i La Sad, di cui so molto poco se non che producono musica "indiavolata" con una matrice punk, ma che mi riservo di conoscere meglio. Pillole di cantautorato new generation con l'esperto Gazzelle e il giovane imberbe Maninni, già escluso da Sanremo Giovani '22 (una bella rivincita, come capitò a Hu un paio di anni fa). E poi la solita quota veterani: prevedibile il duo Renga - Nek, che però deve trovare una hit convincente, cosa che finora non è riuscita a fare, apprezzabile il ripescaggio dei Ricchi e Poveri, ancora in buona forma vocale, sorprendente quello della Bertè, di cui ricordo, ma forse la memoria mi inganna, la volontà di non tornare più in competizione dopo la parziale delusione del quarto posto del '19, ma gli artisti sono volubili e comunque, sia detto senza malizia, con gli anni cambiano le prospettive, si aprono nuovi orizzonti professionali e, ci mancherebbe, si può anche ritornare sulle proprie opinioni.
In conclusione, lo ripetiamo, Sanremo 2024 sarà un festival nel presente, con un occhio al futuro ma che non dimentica il passato, e questo è già un successo, se pensiamo a certi cast fuori dal tempo di epoche non troppo lontane. Un Festival con nomi nel cuore della gente e altri meno o scarsamente noti ma che hanno buone possibilità di emergere. Avrei composto un cartellone diverso? Non più di tanto, onestamente. Larga parte dei nomi che ho fatto fin dai primi pronostici estivi li ho ritrovati nel listone del Tg1 di domenica scorsa, quindi la soddisfazione è di gran lunga superiore all'amarezza. La parola, adesso, passa alle note. Per il momento, in una ipotetica griglia di partenza metterei in prima fila Negramaro e Annalisa, in seconda Diodato e Amoroso, in terza Mannoia e Mahmood, in quarta Volo ed Emma, con outsider Angelina Mango, Kolors e Irama, ma è tutto assai aleatorio.
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