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giovedì 12 aprile 2012

GENOA: COSA FARE PER SFANGARLA

Cercasi ricetta per rivitalizzare squadra di calcio dall'encefalogramma piatto. Il più piatto della Serie A. Cadono le braccia, di fronte a questo straziante Genoa versione bisesta e funesta. E dico subito che ho esitato a lungo prima di scrivere queste righe, perché io sono genoano (non essendo giornalista posso dirlo, senza problemi, e del resto quei pochi che seguono il mio blog se ne saranno accorti): il mantra del perfetto tifoso recita infatti che "bisogna sostenere la squadra sempre e comunque, fino all'ultimo minuto dell'ultima giornata: solo così potrà superare il momento difficile e tornare a esprimersi su livelli dignitosi". Bene (anzi, male): atteso che questo sostegno indefesso (che c'è stato, eccome se c'è stato) non ha prodotto la scossa auspicata, e i giocatori continuano a vagare per il campo come autentici fantasmi, è forse il caso di cambiare registro, non vi pare?
STRIGLIATE NECESSARIE - Bastone e carota, si dice. Ecco, archiviamo per un attimo la carota e prendiamo in mano il bastone. Metaforico, ça va sans dire. Visto che le coccole non sono servite a far ritrovare fiducia e animus pugnandi alla squadra, giusto che i falsi miti in maglia rossoblù vengano messi di fronte alle loro responsabilità, anche brutalmente. Ritiri punitivi, strigliate presidenziali. Tutto fa: anche un allenatore che li faccia "correre", che li prenda di petto nello spogliatoio e che, se necessario, non si periti di tagliare i rami secchi, buttando nella mischia solo chi ha fiato, voglia ed energie mentali per sfangarla in questo finale di campionato. Una figura di allenatore che non pare coincidere col ritratto di Malesani, ma ormai è tardi, forse, per un ulteriore cambio, anche se conoscendo Preziosi non si sa mai, ma sarebbe la definitiva ammissione del fallimento globale della gestione del progetto 2011/12 (a proposito Prez, apprendo solo ora: in bocca al lupo e si riprenda presto dal malore accusato, il calcio è sempre e solo calcio, ma con la salute non si scherza).
E' tardi, perché i semi dello sfacelo sono stati gettati proprio con la scelta estiva dell'allenatore, e chi ha visto giocare la squadra in autunno, quando faceva punti in maniera fortunosa e discutibile, sa bene che il disastro stava facendo anticamera già in quei giorni. Ne riparleremo, così come riparleremo degli errori - orrori in serie commessi a livello dirigenziale. Ora è il momento di percorrere ogni strada rimasta (poche, molto poche) per rivitalizzare questo gruppo e condurlo a una salvezza che pare quantomai problematica. 
TUTTI I GUAI DEL GRIFO - Certo, il presente offre prospettive grame: il Grifo è una squadra solo nominalmente. Non c'è uno straccio di gioco, non c'è mai stato se non all'inizio della gestione Marino, quando l'entusiasmo e un Gilardino in buona forma avevano mascherato le magagne e creato girandole offensive spaventosamente efficaci. Non c'è condizione fisica, sia a Novara che col Cesena i ragazzi hanno finito in debito d'ossigeno, messi alle corde da avversari già virtualmente retrocessi. C'è un blocco psicologico terrificante, ed è ciò che lascia meno speranze, perché è un blocco che non svanisce nemmeno col pubblico che ti sostiene senza remore, nemmeno quando trovi i gol (e il Genoa bene o male li trova quasi sempre) che in teoria dovrebbero metterti le partite in discesa. Difetta la concentrazione, perché un errore difensivo come quello commesso sul gol di Mutu è da oratorio. Si insiste su giocatori che sono ormai, per diversi motivi, corpi estranei alla realtà rossoblù, mai entrati in sintonia con l'ambiente né sotto il profilo tecnico, con presenze quasi dannose sul terreno di gioco, né su quello "morale", perché se tutti avessero l'orgoglio e l'attaccamento ai colori di Sculli e Rossi forse ora non ci si troverebbe in questa situazione. 
PRECEDENTI INCORAGGIANTI - Si ritorna al punto di partenza: come se ne esce? Non lo so, ammetto candidamente. Il calcio a volte vive di sottilissimi equilibri, di percorsi mentali imperscrutabili. Quando tutto sembra volgere in tragedia (sportiva), ecco d'improvviso che si rialza la testa e si viene fuori dal tunnel. guardate la Fiorentina: vista col Chievo e in altre fallimentari occasioni, chi avrebbe messo due soldi bucati su una sua repentina resurrezione, con affermazione in casa del Milan (allora) capolista? E pensiamo a ciò che accadde due anni fa, gli appassionati lo ricorderanno: Udinese e, soprattutto, Lazio, erano imprevedibilmente alle soglie della zona retrocessione, sembravano in caduta libera, in pieno scoramento, incapaci di produrre gioco secondo le loro elevate qualità tecniche: poi, all'improvviso, le cose presero a girare per il verso giusto, la classe superiore di friulani e romani reclamò i suoi diritti e le due compagini misero insieme quelle poche vittorie utili a venire fuori dalle sabbie mobili. Così, d'amblè, sfatando fra l'altro uno dei tanti luoghi comuni del calcio, ossia che una squadra costruita per traguardi medio - alti sia destinata ad andare in forte difficoltà e a sprofondare, se per una serie di circostanze si ritrova coinvolta nella lotta nei bassifondi. 
Non è vero e non deve essere così: che fior di professionisti, gente che vive nel calcio da anni (e l'età media del Genoa non è bassissima...) non sappiano che a volte le cose possono girar male, e che in certi casi bisogna adeguarsi al nuovo andazzo e reagire di conseguenza, sinceramente fa sorridere. E' un meccanismo psicologico da bambini dell'asilo: un imbarazzo morale che può insorgere per qualche settimana, ma che poi, di fronte alle difficoltà, deve essere spazzato via dalla voglia di venirne fuori, dalla consapevolezza della propria classe, dalla fiducia nei propri mezzi, dal desiderio di onorare una maglia gloriosa: se non ci si riesce, non si è veri atleti e, soprattutto, non si è veri uomini. 
Trovo più plausibile, nonostante tutto, il paragone con Lazio e Udinese 2009/10 di quello con la Samp dell'anno passato: rispetto ai blucerchiati, questo Genoa, pur così male in arnese, è decisamente più dotato tecnicamente, soprattutto dalla cintola in su. La Samp non aveva un Frey paratutto, un Biondini a sfiancarsi nel mezzo, una coppia (seppur stropicciata) Gila - Palacio in avanti, e due bandiere, Rossi e Sculli, a gettare sempre il cuore oltre l'ostacolo. E, soprattutto, il Genoa società, nonostante l'orribile catena di errori di cui alla fine sarà doveroso chiedere conto (e da queste parti sconti non se ne faranno, comunque vada), non ha mai dato l'impressione di marciare verso una progressiva smobilitazione, anzi. 
SPERANZE - Basterà tutto questo a evitare il baratro? Dopo le ultime due partite essere ottimisti è dura. Anche il calendario favorevole assume relativa importanza, se poi si rischia di perdere la partita più favorevole in assoluto, in casa con l'ultima in classifica. E' anche vero che a un Lecce modello Champions fino alla fine non riesco proprio a credere: e, a proposito di Lecce, c'è solo da sperare che la giustizia faccia il suo corso, se ciò che sta emergendo verrà confermato. Ciò che Palazzi ha tolto al Genoa nel 2005 potrebbe essere restituito quest'anno, ma è prematuro parlarne e soprattutto è triste aggrapparsi a fattori extracalcistici per salvare la ghirba. 


                             Sampirisi, uno dei giovani della rosa rossoblù, contrasta Sneijder

LARGO AI GIOVANI - Sul campo, a questo punto non scarterei soluzioni drastiche: fuori i pesi morti, dentro giovani motivati. Da Sampirisi ad Alhassan, da Sturaro a Jorquera, sicuri che farebbero peggio di chi in queste settimane ha timbrato il cartellino del minimo sindacale e mostrato una mancanza di personalità disarmante? Dopodiché ci vuole anche un po' di fiducia: andare a Milano col piglio delle vittime designate, confidando nelle sfide casalinghe per fare i punti necessari, è il miglior viatico per la retrocessione. Con qualcuno dei giovani suddetti, con Kucka a coadiuvare Biondini (troppo solo, ieri) nel lavoro di rottura e di rilancio, con Belluschi (se recupererà) a portare idee e vivacità assai più del deludente Veloso, col Milan costretto ad attaccare lasciando spazi nei quali Gila e Palacio potrebbero trovare le dinamiche giuste per puntare verso la porta, sicuri che la recente impresa della Fiorentina non sia ripetibile, almeno a metà? Crederci bisogna, e ciò che conta non è tanto che ci si creda noi tifosi (quella del dodicesimo uomo in campo è una favoletta a cui ormai, nel 2012, possono abboccare solo i sempliciotti) quanto che ci credano, furiosamente, belluinamente, tecnico e calciatori. Ma ne avranno la forza? La speranza, come si dice, è l'ultima a morire... 

2 commenti:

  1. Quest'improvvisa impennata del Lecce fa tremare indubbiamente le due nobili decadute del campionato in corso: Genoa e Fiorentina. Se la tua squadra se la passa assai male, la stessa cosa la si può dire della Viola, illusa dall'exploit di San Siro. Dirò di più: il Lecce merita di salvarsi, per la qualità di gioco, per il fatto che non molla mai, perchè sta mostrando al mondo due talenti autentici come Cuadrado e Muriel, perchè è una compagine umile, seppur impelagata nello scandalo scommesse che potrebbe ancora una volta scombinare classifiche e graduatorie, magari a campionato in corso, come sta accadendo settimanalmente in serie B, falcidiata da penalizzazioni.
    Il Genoa sta pagando a caro prezzo una politica di mercato sgangherata, votata a un tourbillon frenetico e apparentemente senza costrutto.. non si spiegherebbero i troppi obiettivi falliti quest'anno, da Costant a Jorquera, da Pratto a Caracciolo, passando per il desaparecido Bovo solo l'anno scorso uno dei migliori centrali difensivi italiani, in odor di Nazionale. Marino ha fatto crollare la già fragile impalcatura.. si è persa l'anima della squadra, quella che aveva fortemente contraddistinto i felici anni della risalita e testimoniata da uomini chiave in campo e fuori. Ti sei più addentrato nelle questioni tecnico-tattiche della tua squadra, magari anche solo assistendo agli allenamenti ci si può dare un'idea della situazione. Vista da fuori con gli occhi di un appassionato, legato per questioni "romantiche" a club come il Genoa, sembra di assistere a un lento sfacelo

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  2. Sono molto sincero: se ciò che sta emergendo dalle Procure verrà confermato, non ci saranno meriti del campo che tengano e il Lecce seguirà il suo triste destino. Anche il Genoa del 2005 meritava nettamente, sul campo, la promozione in Serie A, ma poi accadde quel che accadde. sugli errori dirigenziali rossoblù sfondi una porta aperta, e come scritto ne parlerò dettagliatamente a tempo debito, ora non è il momento: l'impressione di sfacelo, ti assicuro, è sbagliata, nel senso che, al contrario della Samp dell'anno scorso che smobilitò gradualmente, qui c'era e c'è tuttora la volontà di costruire qualcosa di bello: acquisti come quello di Gilardino sono inequivocabili, in tal senso. Solo che il mercato è stato condotto, dici bene, in maniera sgangherata, senza seguire una bussola tecnica e pensando più all'aspetto economico che a quello calcistico.

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