Dani Alves: dal Barça alla Juve
La scena più triste: il conto alla rovescia televisivo la sera del 31 agosto, come un San Silvestro fuori stagione, e le porte della misteriosa "stanza degli affari" che si chiudono lasciando fuori i giornalisti in inutile fibrillazione. Uno strambo rituale che fa scadere la campagna trasferimenti a sagra di paese, specchio fedele, in fondo, di un calcio italiano che non sa rinnovarsi, non sa migrare verso una dimensione più moderna e futuristica, più in linea coi tempi del pallone business, rimanendo pigramente ancorato a tradizioni ormai passare di cottura. E sì che il calciomercato sarebbe anche un momento serio, i giorni in cui i club costruiscono le basi tecniche e finanziarie di un anno di lavoro. Una cornice dimessa per una sessione dimessa, in linea generale, visto che ha prodotto come unico risultato di rilievo l'allargamento del solco che separa la battistrada degli ultimi cinque tornei da tutte le altre. Proprio partendo da questo dato di fatto, invece delle solite pagelle squadra per squadra ho preferito stilare un bilancio dividendo le venti di A in fasce: chi si è rafforzato, chi si è indebolito, chi è rimasto stabile, le ingiudicabili.
LE RINFORZATE - I meno giovani come me, ricorderanno che, dopo il Mundial '82, si parlò di Juve pigliatutto: la squadra campione in carica avrebbe schierato, ai nastri di partenza del nuovo campionato, sei campioni iridati, il recuperato Bettega che solo a causa di un grave infortunio non era entrato fra i ventidue di Bearzot, e in più Platini e Boniek, due delle stelle più luminose del torneo spagnolo; e invece la Signora non vinse lo scudetto. A maggio 2017 difficilmente finirà così, e per almeno due colossali differenze rispetto ad allora: all'epoca, i bianconeri si trovarono a battersi in un contesto enormemente più competitivo, con rivali di altissimo spessore tecnico, per quanto sulla carta inferiori; e soprattutto, le loro principali antagoniste non andarono a rinforzare il team di Trapattoni.
Oggi, le due inseguitrici dell'anno passato hanno ceduto a Madama Higuain e Pjanic, senza compensare le perdite con sostituti di valore almeno simile. Oltre ai due citati, sono arrivati in casa Juventus campioni esperti come Dani Alves e Benatia, e prospetti di assoluto rilievo come Mandragora e Pjaca, senza dimenticare che in autunno inoltrato rientrerà un Marchisio sempre più "nevralgico" per i sincronismi tattici di Allegri. E' una squadra che guarda più al presente che al futuro, con molti atleti, anche fra i nuovi, carichi di primavere. Dato per scontato il larghissimo margine di vantaggio in patria, l'obiettivo è portare un deciso assalto alla Champions, con la semifinale come traguardo minimo (e sottolineiamo minimo), perché per i vari Buffon, Barzagli, Chiellini, oltre ai citati Alves e Pipita, il tempo stringe.
Nonostante il pessimo avvio, il miglior mercato dopo i campioni d'Italia l'ha fatto l'Inter. Ansaldi, Banega, Candreva, Joao Mario, Gabigol: di questi tempi, nell'asfittico panorama nostrano, difficile pretendere di più. Discorso a parte per Ranocchia, rientrato alla base dopo la stagione da incubo in casa Sampdoria, ormai solo un pallido ricordo del prospetto di ottimo difensore ammirato a cavallo fra il primo e il secondo decennio del secolo. Il tardivo cambio di panchina, con De Boer arrivato da poche settimane, rischia di vanificare una campagna sontuosa, facendo perdere punti importanti nelle prime giornate, come sta già avvenendo. Molto bene anche il Torino: via Ventura, ma sono rimasti gli azzurri del futuro prossimo (Zappacosta, Baselli, Benassi, Belotti), Valdifiori al centro potrà tornare a tessere le trame di gioco che l'han reso famoso a Empoli, Ljajic ha guizzi e inventiva anche se non ha mai brillato per continuità, e se Iago torna quello di Genova ci sarà un'altra freccia acuminata a disposizione di Mihajlovic. Dietro, gravi le perdite di Glik e Maksimovic, ma De Silvestri e Rossettini innervano comunque la difesa con sapienza tattica, muscoli ed esperienza, mentre Hart, per quanto non irreprensibile, offre forse qualche garanzia in più dell'ultimo Padelli. Di assoluto rilievo la campagna del Cagliari: Isla, Bruno Alves e Padoin sono giocatori più da quartieri alti che medi, Borriello ha ancora qualche cartuccia da sparare, Murru è atteso alla maturazione, Di Gennaro, Joao Pedro e Sau tornano sui palcoscenici che meritano. Gli isolani possono puntare alla parte sinistra della graduatoria.
Immobile, neo laziale: sarà decisivo come Candreva?
LE "STABILI" - E' il settore più affollato. La Roma ha dato Pjanic all'acerrima rivale, ma recupera Strootman, la cui lunghissima assenza ha pesato eccome. Mario Rui e soprattutto Vermaelen sono discreti rinforzi difensivi, rimangono l'efficace eclettismo di Florenzi, i mortiferi inserimenti di Nainggolan (ottimo a Euro 2016) e la potenza di fuoco dalla trequarti in su, con una ricchezza di alternative tale da costringere El Shaarawy a dover ancora sgomitare per un posto da titolare, nonostante l'ottimo girone di ritorno disputato la stagione passata. Ma il crollo nel preliminare Champions potrebbe aver minato molte certezze; se la Lupa raccoglierà i cocci psicologici, il secondo posto sarà ancora alla portata.
Menzione d'onore per il Genoa, che non ha smobilitato come in molti paventavano: Perin, Izzo, Rincon e soprattutto Pavoletti sono ancora sotto la Lanterna, De Maio e Ansaldi rappresentano sacrifici sopportabili, più doloroso quello di Suso, Ocampos si è mostrato finora piuttosto leggerino ma ha talento per esplodere. In più, Veloso è tornato in maniera inattesa in cabina di regia, sperando che questa seconda avventura genoana sia migliore della prima. In panca, Juric garantisce buona continuità con la gestione Gasperini, magari con maggiore elasticità tattica. Da rivedere qualcosa in difesa, ma la top ten della classifica svanita di un soffio a maggio stavolta può essere centrata. Pressoché identico il Chievo, che dovrà valorizzare i giovani Parigini e Inglese per rinfrescare un tessuto di squadra piuttosto datato, stabile la Lazio, per la quale non sarà semplice far fronte alla grave perdita di Candreva, ma che si consola con un Immobile che negli ultimi mesi ha dato decisi segnali di risveglio, e ha pur sempre in rosa i vari De Vrij, Lulic, Biglia, Cataldi, Parolo e Felipe Anderson, garanzie assolute; se poi Bastos e Lukaku non deludono, potrebbero aprirsi prospettive interessanti.
Anche se per il rotto della cuffia, vanno inserite in questa fascia Milan, Sampdoria e Atalanta. I rossoneri hanno nel motore un Montella in più, se tornerà sui livelli fiorentini, e un Lapadula chiamato alla conferma dopo aver sfondato reti a ripetizione in B. Merita fiducia la colonia italiana: i giovani Donnarumma e Romagnoli, poi De Sciglio e Bonaventura ormai certezze anche per la Nazionale, e l'esperienza di Antonelli. Kucka il suo l'ha sempre fatto, mentre Montolivo e Bertolacci sono da ricostruire: in avanti, la certezza Bacca e un Suso che a Genova Gasperini ha forgiato in formato extra lusso, come aveva fatto con Niang.
La Samp registra le gravissime perdite di De Silvestri e Soriano, ma ha recuperato la certezza Regini, ha preso un Cigarini che dovrebbe garantire ancora un buon contributo in fase di costruzione, e si ritrova in rosa un Muriel letteralmente rigenerato. Poi Giampaolo è uno che non fa mai del calcio banale. Peccato per la gestione del caso Cassano. In casa Atalanta, Paloschi vuol dire essersi assicurati un notevole bottino di gol, anche perché è rimasto Gomez; attesa la crescita di Andrea Conti, difensore di sicura prospettiva, è già esploso Kessie, ma sono partiti il citato Cigarini e De Roon, ed è tutto da verificare l'impatto di Gasperson fuori da casa Genoa, l'ambiente ideale per il coach piemontese. Se riesce a imporre le sue idee, i bergamaschi sono da salvezza abbastanza tranquilla.
Gabbiadini: eredità pesante per lui
LE INDEBOLITE - Anche qui per il rotto della cuffia, ma spiace mettere in questa categoria il Napoli. Del resto, quando si perde un bomber fenomenale come Higuain, 36 reti l'anno scorso, e non lo si rimpiazza in maniera pressoché testuale (fosse facile, mi si dirà...), le incognite sono enormi. Occorrerà trarre la massima efficacia offensiva dalla batteria di incursori, i vari Insigne, Mertens, Callejon e Hamsik, valorizzare come merita l'ottimo Gabbiadini e dar fiducia a Milik, punta generosa ma anche di discreta prolificità. I rinforzi ci sono e sono tanti: oltre al polacco, Maksimovic e Tonelli dietro, Diawara e Zielinski in mezzo, e il furetto Giaccherini che ha fatto faville all'Europeo e che pare impossibile non vedere fra i titolarissimi. Sei gol nelle prime due gare sono un ottimo biglietto da visita per il Ciuccio, ma allo stato delle cose è difficile credere che l'assenza del Pipita non si faccia sentire, alla lunga: se Sarri riuscirà a farvi fronte, beh, Panchina d'oro e una Nazionale di primo piano subito, per lui.
Il Sassuolo è sempre competitivo, ha perso Vrsaljko e Sansone, due degli elementi più positivi dell'ultima stagione. Sembra aver finalmente a disposizione un Berardi maturo, ma gli altri movimenti sono stati marginali e non hanno cambiato lo spessore qualitativo di una squadra che sarà impegnata su due fronti. Occhio comunque a Sensi, giovane centrocampista di cui si dicono mirabilie. La Fiorentina ha salutato diversi elementi utili (Roncaglia, Basanta, Pasqual, Blaszczycowski, Marcos Alonso e soprattutto Pepito Rossi), ha resistito agli assalti a Kalinic (peraltro reduce da un deludente girone di ritorno) e inserito in extremis in retroguardia De Maio, responsabilizzerà ancor di più Bernardeschi, ma non è stato fatto alcun passo avanti per migliorare il rendimento degli ultimi campionati.
L'Empoli ha ancora il genietto Saponara ed è gran cosa, davanti a lui i declinanti Maccarone e Gilardino, sulla fascia Pasqual e nel mezzo José Mauri, agile e dinamico, ancora in fase di sboccio; ma il mercato si è portato via Mario Rui, Tonelli, Zielinski e Paredes, mica poco, e poi non c'è più Giampaolo. Male il Bologna (via Zuniga, Rossettini, Diawara e soprattutto Giaccherini, ci si aggrappa all'esperienza di Gastaldello, alla gioventù di Masina, alla sostanza nel mezzo di Taider e Dzemaili e alla pericolosità sotto porta di Destro: un po' poco), malissimo il Palermo, fortemente ridimensionato dopo una salvezza soffertissima (Diamanti e tante incognite di fuorivia non bastano a compensare gli addii di Sorrentino, Lazaar, Maresca, Vazquez e Gila), e in più c'è la solita spada di Damocle di una guida tecnica ballerina, con Ballardini incredibilmente già dimissionario.
LE "NON COLLOCABILI" - E' spesso difficile valutare il mercato delle neopromosse alle prese con un campionato... più grande di loro. Il Pescara non ha più Mandragora e Lapadula, protagonisti assoluti del grande salto, ma c'è ancora lo sgusciante Caprari, che sfonda adesso o mai più, e ci sono Cristante, una promessa da rilanciare ma ancora in tempo per dare l'assalto al calcio che conta, un Aquilani che vuol dimostrare di non essere finito, e un Oddo che è deus ex machina fra i più ispirati della nouvelle vague. L'approccio è stato incoraggiante sul piano del gioco e, in parte, dei risultati (a prescindere dalla vittoria a tavolino col Sassuolo).
Meno sicurezze dà il Crotone, senza Juric e senza Budimir: gli assi nella manica di Nicola si chiamano Rosi, Palladino e i ragazzi perennemente in rampa di lancio Crisetig e Trotta. Auguri. Difficile da inquadrare anche l'Udinese: perso Di Natale, un totem assoluto, persa l'anima nostrana rappresentata da Domizzi e Pasquale, rimangono troppi salti nel buio stranieri, impossibili da valutare concretamente anche per chi conosce a menadito il mercato estero. Le certezze sono Danilo, Felipe, Widmer, Badu, Perica e Thereau. Per la permanenza in categoria dovrebbero bastare.
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