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venerdì 2 settembre 2016

ITALIA DOPO IL KO CON LA FRANCIA: VENTURA VERSO ISRAELE, ALLA RICERCA DI UN COMPROMESSO FRA CONTINUITA' COL PASSATO E PRIME INNOVAZIONI

                                        Rugani: il futuro azzurro ha anche il suo volto

Certo sarebbe stato più semplice avviare il nuovo ciclo azzurro con un approccio soft, vittoria in scioltezza contro una rappresentativa ai margini del calcio che conta e applausi facili strappati al pubblico di Bari (a proposito, sentiti i fischi assordanti all'inizio dell'inno francese, ho pensato a cosa accadrebbe se per entrare allo stadio si dovesse prima superare un test d'intelligenza e di cultura generale: probabilmente i nostri impianti si svuoterebbero ulteriormente). Merita dunque un apprezzamento almeno il coraggio mostrato dalla Figc e dall'esordiente cittì Ventura per aver scelto un autentico battesimo del fuoco.  
POCHI SPRAZZI NEL PRIMO TEMPO - Per il resto, il netto ko contro i galletti di Deschamps è il classico risultato interlocutorio tipico di tante amichevoli, ancor più se disputate quando la stagione calcistica è appena agli inizi: in linea di massima non c'è da disperarsi, perché finché si è giocato ad armi atletiche pari (nel primo tempo) l'Italia è tutto sommato rimasta in partita; quando si è manifestato il puntuale crollo fisico da condizione ancora approssimativa, e quando il tessuto tecnico della squadra è stato rimescolato dalla girandola di sei cambi, fino a sfaldarsi, la luce si è spenta e la barchetta azzurra è andata definitivamente alla deriva, priva di qualsiasi identità. Ma non c'è neanche da stare troppo sereni, perché chi cita certi esordi negativi del passato poi smentiti dal prosieguo (il primo Lippi sconfitto in Islanda, Prandelli battuto dalla Costa d'Avorio), dimentica che allora ci furono diverse settimane di tempo per raddrizzare la rotta prima del successivo impegno, mentre adesso non ci sono che pochi giorni a disposizione, dietro l'angolo si staglia già Israele, qualificazioni mondiali, in un girone in cui contro le avversarie "minori" non possiamo permetterci passi falsi, visto che la nostra rivale principale è la Spagna. 
DE SCIGLIO, CANDREVA, PELLE': CONFERME - Tutto ciò premesso, vediamo in breve cosa va e cosa non va in questo nuovo Club Italia, sulla base delle parzialissime indicazioni di ieri. Partendo dal presupposto che i Bleus in questo momento storico ci sono superiori, sul piano del talento puro (anche se non di molto, parere personalissimo) e sul piano dell'esperienza internazionale (nettamente, per l'annoso problema dello scarso minutaggio riservato dai club ai giocatori nostrani), nella prima frazione, come si diceva, rari ma intensi sprazzi di gioco a livello Euro 2016, benché non sostenuti dalla medesima continuità e precisione di palleggio. Ci sono state importanti conferme: il De Sciglio rigenerato visto all'opera nel torneo francese, pur se intermittente e comunque calato alla distanza, un Candreva che si è elevato nettamente una spanna sopra tutti i compagni, per brillantezza, fervore, classe ed efficacia, un Pellè che ha sollecitamente rotto l'imbarazzo del nefasto duello con Neuer facendo pace con se stesso e coi tifosi, con uno splendido sinistro in girata che ha fulminato Mandanda; e fra i pochissimi volti nuovi, un Bonaventura che si è battuto con intelligenza e ardore, pur senza miracol mostrare. Nulla di più: rispetto all'Italia europea, mancavano due elementi assolutamente fondamentali come Bonucci, vero regista della formazione, e l'indiavolato Giaccherini che nella kermesse continentale fu uno dei top player assoluti. E mancava la pienezza delle risorse fisiche e mentali, una lacuna che ha fatto smarrire certi automatismi e portato a commettere errori banali in fase di copertura, come quello di Chiellini che ha dato il là allo 0-1 firmato da Martial. 
I CAMBI: BENE RUGANI - Poco da dire sui cambi: Montolivo si è confermato discreto tiratore dalla distanza, ma non è più il buon centrocampista (spesso utilissimo alla Nazionale) ammirato fino al nefasto infortunio pre Brasile 2014 e mi risulta difficile pensare che questo nuovo ciclo possa avere nel milanista uno dei perni; Donnarumma ha ben figurato, pur facendosi beffare dalla stilettata di Kurzawa per il 3 a 1 definitivo; Rugani ha mostrato le sue doti soprattutto in fase di rilancio dell'azione, ed è un elemento del quale presto la nostra selezione non potrà fare a meno; gli altri, anche gli attesi Verratti e Belotti, sono rimasti ai margini del gioco, ma ormai la gara era visibilmente compromessa e la manovra viaggiava sui binari della più schietta improvvisazione. 
SCOLLINARE ALLA MENO PEGGIO.. - Male la prima, dunque, ma cosa c'è da fare? Il messaggio lanciato da Italia - Francia  ha una valenza di medio periodo, perché per la sfida israeliana non è che si possano mettere a posto molte cose, e ci sta che in questi albori dell'era Ventura rimanga intatto il cordone ombelicale che lega la nuova "Azzurra" all'era Conte: per l'esordio Mondiale servono soprattutto certezze, quelle certezze che, a inizio settembre, possono arrivare solo dall'incoraggiante Euro 2016. E' un traguardo esclusivamente da "scollinare", come disse Dino Zoff all'inizio della sua avventura da CT nel 1998; ciò non toglie che il relativo valore dell'avversario dovrà dare la stura a una sperimentazione meno timida di quella vista in Puglia. 
RINNOVAMENTO PROGRESSIVO - Questa è una squadra che, partita dopo partita, dovrà cambiare pelle tattica e svecchiarsi progressivamente: perché insistere su un De Rossi in mezzo non ha più un grande senso tecnico e di prospettiva, perché in avanti la nostra Serie A propone già da diversi mesi soluzioni assai migliori di Eder, perché, come lo stesso Ventura ha più volte sottolineato, bisognerà pur trovare una strategia che consenta di sfruttare il filone aureo degli esterni offensivi, unico ruolo risparmiato dalla "crescita zero" dei nostri vivai; perché i citati Rugani e Verratti non possono più essere dei titolari a mezzo servizio; perché Berardi, al centro di polemiche forse un po' troppo sopra le righe in questi giorni, arriverà, dovrà arrivare. Per ora, auguriamoci che una compagine più "sul pezzo", più sulle gambe, innervata da un paio di iniezioni di freschezza giovanile, sia sufficiente a sbancare Haifa. 

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