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mercoledì 13 settembre 2017

RECENSIONI DAL PASSATO: "CONAN, IL RAGAZZO DEL FUTURO": CAPOLAVORO DELL'ANIMAZIONE GIAPPONESE, INNO ALLA VITA E ALLA NATURA CONTRO LA GUERRA


All'epoca, sullo schermo compariva semplicemente la scritta "Conan" a caratteri cubitali, nei primi secondi della sigla: la si può vedere nel fermo immagine qui sopra. Che il titolo completo di quel cartone animato fosse "Conan, il ragazzo del futuro" lo scoprii solo molto tempo più tardi. Che si trattasse di un capolavoro lo intuii invece quasi subito: un'intuizione "di pancia" e di sensibilità, l'unica possibile per un bimbo di otto anni; una convinzione che la crescita, la maturità, l'ampliamento degli orizzonti e la conseguente capacità di analisi di un'opera avrebbero poi confermato e radicato dentro me. Entrò nella mia vita nelle settimane a cavallo fra la fine del 1982 e l'inizio del 1983, questa gemma preziosa: e oggi, quasi quattro decenni dopo, mi rendo conto che non solo non ne è mai uscita, ma si è incisa profondamente nel mio cuore, nella mia anima. 
L'ESORDIO DI CONAN - "Conan", continuerò a chiamarlo così perché così lo conobbi, è un cartone giapponese, un "anime", come si dice in termini tecnici. Trasmesso in prima visione nel Paese del Sol Levante nella primavera del '78, arrivò da noi nei primi anni Ottanta. Fu, quello, il periodo dell'invasione nipponica più pacifica che si possa immaginare: decine di anime riempirono i palinsesti dei canali televisivi italiani, soprattutto quelli delle reti private nazionali e locali. Cartoni jap a colazione, pranzo, merenda e cena: una pacchia, per noi bambini di quel tempo; sicuramente molto meglio, sul piano della qualità delle proposte tv, rispetto alle tristi televendite - fiume di oggi. 
NEL DNA DI UNA GENERAZIONE - "Conan" sbarcò nella Penisola intruppato nel gruppone, per usare un gergo ciclistico: una serie fra le tante, perché altre furono quelle che, godendo di maggior visibilità mediatica o di più immediato appeal, entrarono rapidissimamente nel mito di una generazione: da Heidi a Goldrake, da Jeeg a Mazinga Z, da Lady Oscar a Lupin III e Candy Candy, solo per citare alcune fra le più popolari. Tutte serie che, per inciso, ho amato con diverse gradazioni e in larga parte continuo ad amare. Per Conan fu tutto più difficile: poco o per nulla reclamizzato, inserito nelle programmazioni tv quasi di soppiatto, senza grancasse, oltretutto un cartone atipico rispetto alla media degli altri prodotti "made in Japan": una serie breve, appena 26 episodi, una vicenda ambientata sì nel futuro, ma senza eroici e indistruttibili robot, senza scenari fantascientifici, senza battaglie nel cosmo contro mostri alieni e spaziali. Così, "Conan" non è esploso subito: ha scavato lentamente dentro noi ragazzini, ha avuto pazienza e ha saputo metter radici, fino a diventare parte del nostro Dna. Perché Conan è una lezione, un insegnamento, una "scuola per immagini animate": è un inno al rispetto della vita nella sua essenza più genuina, più primordiale, e quindi, in definitiva, è vita tout court, nel senso più pieno del termine. 
COLPO DI FULMINE - Comparve sul mio televisore, dicevo, fra la fine dell'82 e l'inizio dell'83. Il canale? La memoria comincia a far cilecca, lo confesso. Aiutandomi con gli archivi dei quotidiani oggi consultabili in rete, deduco che potesse trattarsi di Teleradiocity,  all'interno del contenitore pomeridiano "Viva" (in cui veniva trasmesso anche lo spazio "Milcaro show", dal nome del celebre personaggio che lo animava, un attore in costume da leprotto, il leprotto Milcaro, per l'appunto). Forse, addirittura, "incappai" nel cartone a serie già iniziata: poteva capitare spesso, ai tempi, perché gli anime erano talmente numerosi che, anche volendo, non si riusciva a star dietro a tutti, qualcosa per la strada andava perso. Naturalmente lo rividi poi dalla prima puntata poche settimane dopo, in una delle tante repliche che venivano mandate in onda a getto continuo e a stretto giro di posta. E fu subito colpo di fulmine. 
LA TRAMA IN SINTESI - In breve la storia. E' ambientata nel 2028, vent'anni dopo una terza guerra mondiale che par di intuire esser stata piuttosto rapida nel suo svolgimento, combattuta attraverso potentissime bombe elettromagnetiche che ebbero effetti catastrofici: intere nazioni distrutte, miliardi di morti, ma soprattutto uno spostamento dell'asse terrestre (indotto dai suddetti ordigni) che provocò sconvolgimenti ambientali e climatici, con maremoti che portarono gli oceani a sommergere la quasi totalità dei continenti. In pratica, una sorta di secondo diluvio universale prodotto artificialmente, da uomini che si fecero sfuggir di mano e male utilizzarono il progresso scientifico, piegandolo a scopi abietti.
Conan è un ragazzo (dell'età apparente di 12-13 anni) nato da una coppia di superstiti alla catastrofe mondiale, i quali assieme ad altri avevano tentato di mettersi in salvo fuggendo a bordo di una navicella spaziale. Il velivolo era però stato danneggiato da una pioggia di detriti durante la fase di ascensione e fu costretto a tornare sul nostro pianeta, improvvisando un atterraggio di fortuna su uno dei pochi lembi di terraferma scampati alla furia delle acque: si trattava dell'Isola perduta, luogo tutt'altro che casuale di inizio e fine della vicenda narrata. 
Sull'Isola, Conan, ragazzo in apparenza mingherlino eppure fisicamente dotatissimo, a livelli fuori del normale (le sue doti incredibili di forza e resistenza rappresentano l'unica concessione all'assurdo, in un anime per il resto assolutamente realistico) conosce Lana, sua coetanea in fuga da Indastria, grigia e decadente città futuristica, ultimo baluardo della civiltà pre bellica; il leader di questa metropoli in disfacimento è Lepka, un "simil Hitler" in tutto e per tutto, despota fanatico, guerrafondaio e assetato di potere: insegue Lana perché la giovane è in grado di comunicare telepaticamente col proprio nonno, l'insigne scienziato Briac Rao, anch'egli fuggiasco e ricercato in quanto unico detentore della tecnologia necessaria ad ottenere energia solare attivando, tramite un satellite in orbita attorno alla Terra, la "Torre del Sole" che svetta al centro d'Indastria. Sfruttando tale energia, Lepka vorrebbe rimettere in azione un  aereo di colossali dimensioni, il "Gigante", uno dei bombardieri che avevano causato la grande catastrofe, e con esso ripartire alla conquista del mondo, ripristinando in sostanza, per propria sete di potere, il clima fatto di odio, tensioni e conflitti che era sfociato nella nota devastazione. Contro questo pericolo si snoderanno, lungo le 26 puntate, le avventure di Conan, Lana e tanti altri amici incontrati lungo il percorso. 
L'ATTUALITA' DI CONAN - "Conan" è dunque un cartone squisitamente pacifista, e come tale destinato a rimanere eternamente attuale, purtroppo. Le brutture delle terrificanti guerre contemporanee incombono fin dalla prima puntata: i continenti sommersi, rovine di moderni palazzi sparse ovunque negli oceani, inquietanti resti dei grandi agglomerati urbani di inizio Duemila spazzati via in un istante; i pochi superstiti costretti a improvvisare un nuovo tipo di esistenza su un pianeta sconvolto, ripartendo da condizioni quasi preistoriche. E fin dall'inizio il pericolo da combattere è palese: la minaccia di un ritorno a un passato cupo in cui la follia delle armi prevaleva sulla ragione del dialogo, gli ultimi colpi di coda di una società senza ideali, animata solo da mire politiche di dominio ed espansione, irrispettosa della civiltà, della natura, sorda di fronte ai valori di serena convivenza fra i popoli. Un modello sociale che, se fosse tornato a imporsi, avrebbe portato nuove guerre, nuovi lutti, e una distruzione questa volta probabilmente irrimediabile.
L'UNICA BATTAGLIA ACCETTABILE - Conan e Lana rappresentano l'ideale diametralmente opposto a questa prospettiva: sono cresciuti nel mondo post apocalittico che, Indastria a parte, ha riscoperto l'importanza vitale dell'esistenza a contatto con la natura e nel pieno rispetto di essa. Il ragazzo viveva da solo sull'Isola perduta col nonno, poi ucciso dai soldati inviati da Lepka per rapire Lana; la sua nuova amica è originaria di Hyarbor (o High Harbor), un'isola in cui molte persone scampate alla catastrofe avevano "ricominciato daccapo", ricostruendo sulle macerie, coltivando campi e dando vita a una comunità agricola prospera e pacifica. L'unica struttura sociale sostenibile sul nuovo Pianeta reduce dagli sconvolgimenti elettromagnetici, un modello da difendere a ogni costo, combattendo l'ultima battaglia eticamente accettabile e "giusta" prima di tornare alla pace duratura: la battaglia contro la sete di potere e i rigurgiti militaristi dell'aspirante "imperatore mondiale" e della sua sparuta cricca.


UN CONCENTRATO DI EMOZIONI - Non è questa la sede per descrivere nel dettaglio le alterne vicende e i coprotagonisti della storia: è una storia incredibilmente densa, pur se concentrata in un numero risicato di episodi. Ci sono sostanzialmente quattro fasi: la prima, con Conan che, conoscendo Lana, viene a contatto con una realtà esterna all'Isola perduta che nemmeno immaginava, si vede rapire sotto gli occhi la ragazza e inizia una lunga, irriducibile lotta per salvarla; una parte centrale di quiete e serenità ad Hyarbor, in cui i due ragazzini cominciano persino a fare progetti sul domani, sul "loro" futuro e su quello del mondo; la  terza e più drammatica fase della lotta contro Indastria, i cui soldati invadono Hyarbor per accelerare i tempi del progetto di conquista del pianeta attraverso l'energia solare; e un breve ma intenso epilogo, col ritorno di Conan e della nuova comunità da lui formata (Lana in testa, ovviamente) all'Isola perduta (nel frattempo divenuta sommità di un continente riemerso dalle acque), per ripopolarla e ridarle vita. 
PACE, NATURA E ARMONIA FRA LE GENTI - Il nonno di Lana, poco prima di spirare, lo dice chiaramente ai due giovani: "Non esiste altra possibilità, per l'uomo, che quella di vivere in mezzo alla natura". Un monito che si collega idealmente a quello sussurrato in avvio di serie dal nonno di Conan, anch'egli morente, al giovane nipote: "Conan, vattene da quest'isola... Un uomo non può stare solo.... Cercati degli amici e vivi per loro, Conan...". Ecco il messaggio che rende questa serie un vero e proprio gioiello: un inno alla pace, alla fratellanza fra i popoli, al ritorno alla natura in contrapposizione alle nefaste derive della scienza e della modernità; un invito all'amicizia incondizionata, alla vita da condurre in piena solidarietà, collaborazione e unione d'intenti.
Hayao Miyazaki, colui che ideò questa serie traendo ispirazione dal romanzo (a lungo introvabile in Italia) "The incredible Tide" di Alexander Key, si spinge fino all'estremo di questa scelta di campo, teorizzando una nuova civiltà esclusivamente votata alla vita di campagna, mettendo al bando tutto ciò che è tecnologico. Chiaro che l'optimum sarebbe la classica via di mezzo: una società in grado di riscoprire il valore dei beni offerti da madre natura ma, nel contempo, dotata della saggezza adeguata a valorizzare positivamente le risorse più avanzate dei tempi nuovi, abbandonando invece la suicida corsa agli armamenti. Un compromesso del genere si ravvisa solo in uno degli snodi decisivi del cartone: senza l'energia solare, usata però in modo costruttivo, gli abitanti di Indastria liberati dal giogo di Lepka non avrebbero mai potuto abbandonare la loro città prigione... 
SCONFITTA INEVITABILE - E' un tema che non tramonta mai, si diceva: anche oggidì, quando alfine un minimo di distensione mondiale sembra raggiunta, ecco spuntare il dittatorello di turno a gettare benzina sul fuoco, turbando equilibri di pace già precari per via dei tanti focolai bellici nel mondo, ma qui il discorso sarebbe troppo lungo, e comunque ne stiamo avendo un assaggio proprio in queste settimane... Il pacifismo di "Conan" è a suo modo integralista: mentre altri anime coevi, in particolar modo quelli robotici, inseguivano l'obiettivo della pace attraverso la guerra (stesso paradosso che riscontriamo nel mondo reale...), Miyazaki giunge alla sconfitta dei "cattivi" limitando allo strettissimo indispensabile il ricorso alle armi (vedasi la distruzione finale dell'aereo Gigante).
E' una vittoria morale prima ancora che concreta, sul campo. Del resto, fin dall'inizio della serie si intuiva come Indastria fosse in fondo già un corpo estraneo sulla nuova Terra: città ultramoderna solo nella sua Torre (peraltro ridotta a un vuoto simulacro, se privata dell'energia solare), che era però circondata da baracche cadenti; organizzata in maniera oltremodo classista, piramidale, col potere nelle mani di pochi (anzi, di uno solo) e con centinaia di cittadini sfruttati, umiliati, costretti a vivere in situazione di semi-schiavitù. Una concezione di struttura sociale che non aveva senso nel nuovo ordine mondiale improntato alla serena convivenza (quello che da Hyarbor si sarebbe espanso all'Isola perduta e poi oltre), ma che con la tecnologia bellica e con la prepotenza del capo poteva ancora mettere paura, e andava neutralizzata.
LE ALTRE LEZIONI DELL'ANIME - Non ci sono solo questi grandi temi mondiali, in "Conan". Ci sono massimi sistemi e piccoli - grandi sistemi. C'è ad esempio la forte spinta verso l'eguaglianza e l'equilibrio sociale, quello che si realizza ad Hyarbor, dove tutti lavorano per il bene della comunità, dove non ci sono gerarchie rigide; c'è l'esaltazione del motto "l'unione fa la forza", perché i grandi obiettivi si raggiungono uniti, e lo stesso Conan, per quanto dotato di infinite risorse fisiche e caratteriali, spesso non uscirebbe vivo da determinati pericoli senza l'aiuto di Lana. C'è la maturazione delle nuove leve, che crescono apprendendo progressivamente valori sani come l'amicizia, il prodigarsi per il prossimo, l'impegno quotidiano per il bene collettivo.
IL RAPPORTO FRA CONAN E LANA - C'è, soprattutto, la delicatezza con cui viene tratteggiato il rapporto fra Conan e Lana. Sono ragazzini, certo, e sono amici: ma la dedizione fra i due è reciproca, lui salva lei e lei salva lui da situazioni critiche più volte, nel corso della serie. In questo è un cartone contemporaneo e avanti rispetto ai suoi tempi, perché mette l'uomo e la donna su un sacrosanto piano di perfetta parità: non c'è più, cioè, l'eroe maschietto senza il quale la fragile fanciulla sarebbe perduta, e anzi Lana dà più volte dimostrazione di incrollabile tempra morale.
E' un rapporto che va al di là dell'affetto puro e semplice: certo non si fa mai esplicito riferimento all'amore, ma i due andranno a rifondare la civiltà sull'Isola di Conan, insieme, ed è dunque chiaro il tipo di futuro che l'autore ha prospettato per loro, un "detto - non detto" che però, fin dal 1983, da spettatore bambino mi è piaciuto intuire e che mi ha consentito di congedarmi dal cartone con animo gioioso e appagato, oltreché col cuore gonfio di emozione. E poi, più prosaicamente, c'è la grazia del tratto grafico; c'è una sigla italiana splendida, evocativa, carica di passione, cantata da Georgia Lepore; ci sono brani di sottofondo (background music) deliziosi, cesellati su misura per ciascun momento dell'anime, da quello drammatico a quello più gioioso, da quello carico di tensione a quello triste tour court, fino a quello bizzarro e divertente. 
UN CARTONE DA MOSTRARE AI BAMBINI DI OGGI - Passeranno gli anni, diventerò vecchio (almeno spero), ma non dimenticherò mai "Conan". Periodicamente mi piace rivederlo, direi anzi che è quasi una necessità (fortunatamente la serie è stata pubblicata su dvd, l'ultima versione è quella edita da Dynit): e ogni volta si scopre qualcosa di nuovo, è una fonte perenne di insegnamenti, di lezioni di vita, di positività. Lo stile dell'animazione giapponese è nel frattempo profondamente cambiato, così come sono mutati i gusti delle nuove generazioni; eppure, Conan andrebbe fatto vedere ai bambini di oggi. Perché se lo si guarda con attenzione, se non lo si rimuove e lo si tiene invece nel cuore, è un cartone che ha la forza per formare adulti migliori di quelli del passato e del presente. Viva Conan e viva Lana, per sempre. 

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