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domenica 5 dicembre 2021

SANREMO 2022: AMADEUS ANNUNCIA (IN ANTICIPO) UN CAST DISCOGRAFICAMENTE FORTISSIMO. PIU' SPAZIO PER I DOMINATORI DELLE CHART E PER I VETERANI, MA LE SCELTE CORAGGIOSE NON MANCANO


Forse non sapremo mai cosa sia realmente accaduto nelle 72 ore (abbondanti) intercorse fra lo scoop molto presunto di "Chi" e l'annuncio ufficiale del cast di Sanremo '22. Forse Amadeus, vistosi messo all'angolo per la seconda volta in due anni, ha rimescolato le carte all'ultimo momento e teso una diabolica trappola al settimanale, che si è ritrovato fra le mani un'ex colpo giornalistico diventato improvvisamente una notizia incompleta e imprecisa. O forse, più semplicemente, la rivista diretta da Alfonso Signorini ha preso un granchio: capita, quando si è fin troppo sicuri di sé; nel 2020 era andata bene, ma le fonti non sono sempre quelle giuste, e allora qualche volta sarebbe meglio andarci un po' più coi piedi di piombo: vale anche per le tante testate che hanno rilanciato lo pseudo-listone di Big in maniera del tutto acritica e senza nemmeno sprecare un condizionale o un punto interrogativo. 

Problemi loro, intendiamoci. E un sentito grazie al direttore artistico che, sia pur per vie traverse, ha salvaguardato uno dei momenti chiave della liturgia sanremese, della "messa cantata", come la definiva Pippo Baudo, ossia la solenne comunicazione dei vip in lizza in Riviera. Si temeva che sarebbe stata una stanca conferma dei nomi già circolati, si è rivelata invece una sarabanda di piccoli e grandi colpi di scena. E così, alla fine, il vero colpo giornalistico la Rai se l'è confezionato in casa affidando il primo momento topico del percorso sanremese al Tg1 delle venti, che non ospitava questo rituale dai tempi della gestione Fazio-Pagani. 

MENO SPERIMENTAZIONE - Torneremo in chiusura sullo spoiler che spoiler non è stato, questione molto più seria di quanto appaia a prima vista. Ora i riflettori vanno puntati su questo cast, che offre una miriade di spunti di riflessione. C'è tanto del primo e del secondo Amadeus, ma c'è anche qualcosa di nuovo. Ci sono ancora il coraggio, la sperimentazione, la voglia di imporre sulla rete generalista per eccellenza volti poco mainstream. Ecco, ad una prima lettura del cartellone questa tendenza può apparire sempre forte, immutata rispetto alle precedenti due edizioni; personalmente la percepisco invece leggermente attenuata, ma parlo da persona che, nonostante l'età non più verdissima, ama tenersi sempre aggiornato in fatto di musica leggera, e che dunque sa che c'erano in circolazione nomi ancor più insoliti da poter mettere in pista; ma il pubblico tradizionale di Rai 1, lo spettatore legato a doppio filo alla tradizione festivaliera, difficilmente coglierà questo sottile scarto e resterà comunque spiazzato di fronte a certi personaggi. Ci sta.

GLI IMPERATORI DELLA HIT PARADE - Un pizzico, ma proprio un pizzico di sperimentazione in meno, dunque, e parlo soprattutto dell'aspetto quantitativo, per fare spazio a una quota pop potenziata nel numero e nella "sostanza" dei cantanti scelti. Amadeus cala una serie impressionante di assi, protagonisti assoluti delle classifiche recenti e attuali: il duo Mahmood-Blanco potrebbe addirittura far saltare il banco, ma ci sono due ritorni che fanno scalpore, due primedonne assolute, Elisa che ha partecipato una sola volta, una vita fa, nel 2001, ovviamente vincendo, e poi ha sempre accuratamente evitato la competizione, fino a oggi; ed Emma, che dopo il trionfo del 2012 il Festival lo ha condotto per poi presenziare come ospite, ma anche per lei era tempo di tornare a misurarsi con la classifica. E poi un altro ex vincitore come Fabrizio Moro, la regina delle hit estive Giusy Ferreri, che nell'inverno ligure non ha mai avuto troppa fortuna, anche con pezzi di grana buona come "Il mare immenso" e "Fa talmente male", il Sangiovanni del tormentone "Malibù" e circondato da tante aspettative per le originali qualità di scrittura e interpretazione che ha già fatto intravedere, due rapper assolutamente sulla cresta dell'onda come Rkomi e Aka 7even. Stiamo parlando di nomi popolarissimi e, con diverse sfumature, tutti di grande peso sul mercato discografico. Blanco, Sangiovanni e Aka 7even hanno già in bacheca una quantità abnorme di dischi di platino collezionati in pochissimo tempo: avere questi ragazzi all'Ariston significa garantirsi in partenza il successo commerciale della rassegna. 

PIU' SPAZIO AI "GRANDI VECCHI" - Con questi pezzi da novanta, mattatori delle chart, puoi anche permetterti una più vigorosa riscoperta delle origini, altra "innovazione" dell'Amadeus ter. Se nel 2020 e nel 2021 la quota vintage prevedeva una sola casella (diciamo Pavone nel primo caso, Berti nel secondo), quest'anno si è allargata a... tre e mezzo. Quattro veterani, e che veterani, diciamo pure mostri sacri: Morandi, Zanicchi e Ranieri rinverdiscono i fasti degli aspri scontri nelle Canzonissime fine Sessanta - primi Settanta (scontri invece poco sanremesi, perché a parte la Iva gli altri due, all'epoca, erano piuttosto restii a mettersi in gioco al Salone delle Feste), mentre la Rettore, fedele al suo spirito ribelle, si presenterà in una inedita coppia con la cantautrice rampante Ditonellapiaga, e fra le due, nonostante l'abisso generazionale, non mancano le cose in comune, dalle modalità espressive alle attitudini artistiche: un duo che potrebbe essere una delle sorprese del Festival. Delle capacità di Morandi di adattarsi ai tempi ben sappiamo, vedremo in quali vesti si proporranno l'Aquila di Ligonchio e un Ranieri che non poteva non tornare in concorso 25 anni dopo la sua ultima partecipazione "agonistica", nel '97 con quella "Ti parlerò d'amore" griffata Gianni Togni e Guido Morra. 

I RITORNI IMMEDIATI - Merita una riflessione anche il drappello di chi ritorna a soli dodici mesi di distanza (in questo caso, in realtà, tredici mesi, ma son dettagli). Di solito i direttori artistici di turno hanno più di una remora nel riproporre artisti già "convocati" l'anno prima, e anche in questo caso Amadeus ha cambiato linea editoriale, richiamandone ben quattro. Qualche perplessità su Noemi, che ha fatto un bel Festival '21 con l'intensa "Glicine", un bel duetto estivo con Carl Brave in "Makumba", e forse non aveva troppo bisogno di sovraesporsi ulteriormente, ma è anche vero che sta attraversando il momento migliore della carriera, quello della raggiunta maturità, e allora vuol forse battere il ferro finché è caldo, ma il brano dovrà essere veramente di grande spessore. Sacrosanta la chance offerta a Irama, dopo un Sanremo vissuto "in differita" per via della quarantena: mi rimane il dubbio che, se avesse potuto esibirsi sera per sera invece di affidare "La genesi del tuo colore" al filmato delle prove, sarebbe stato papabilissimo per la vittoria, e forse la storia di questo pazzo 2021 canoro sarebbe cambiata... 

Sensata anche la seconda volta dei Rappresentante di lista, fra i più apprezzati del drappello di volti nuovi coraggiosamente lanciati nell'ultima edizione e quindi attesi ora alla consacrazione, mentre con Achille Lauro si rischia grosso: è vero che il personaggio offre sempre spunti interessanti per tipologie di performance e versatilità creativa, ma è alla quarta partecipazione consecutiva, di cui una come ospite fisso: la sindrome del "prezzemolino", con conseguente saturazione, è dietro l'angolo. 

I NOMI INSOLITI E IL RITORNO DI BRAVI - Cosa propone il resto del "listone"? Il gradito ritorno di Michele Bravi, interprete di grande sensibilità, a lungo ai margini dopo l'exploit del 2017 per motivi personali, quelle Vibrazioni che sono ormai quasi degli habitué ma anche degli affidabili professionisti dell'easy listening, e poi i nomi più "stranianti": il cantautore indie Giovanni Truppi, Dargen D'Amico, un rapper sui generis da tempo in pista ma sempre al di fuori del circuito mainstream, e la stranissima coppia formata dal ruvido trapper Highsnob e dalla sofisticata Hu, vista l'anno scorso alle selezioni autunnali della Nuove proposte con "Occhi Niagara", in cui spiccava uno stile interpretativo simile a quello di Lauro e poco incline al rigore della dizione, caratteristica comune a molti cantanti dell'ultimissima generazione. Curioso: dallo sfortunato Sanremo Giovani 2020 è stata pescata una ragazza che non era entrata nemmeno fra gli otto finalisti scelti per l'Ariston, i vari Gaudiano, Shorty, Wrongonyou e compagnia. 

ANA MENA, IL TOCCO D'INTERNAZIONALITA' - Chi manca? Ah sì, Ana Mena. Questa dolce ragazza spagnola, presenza ormai fissa delle nostre estati canore, quasi sempre in coppia con Rocco Hunt, riporta l'internazionalità nel concorso ligure. L'ultimo straniero in gara, andando a memoria, fu Lara Fabian nel 2015, in seguito si è parlato di candidature di Amii Stewart, Dionne Warwick, Michael Bolton, non si sa quanto concrete. Sì, d'accordo, Sergio Sylvestre nel 2017, però nato, costruito e cresciuto musicalmente nel Bel Paese. Quello di Ana è un altro nome "bomba", largamente noto e di grande impatto sulle classifiche: anche lei contribuisce a fare di questo cast uno dei più qualitativi degli ultimi anni, se non il più qualitativo in assoluto. Si parla di nomi, appunto, perché poi sul piano della proposta musicale il discorso potrebbe cambiare. Personalmente, nel 2016 accolsi con notevole entusiasmo un cast che mi pareva il migliore possibile per quello che era il panorama canzonettistico italiano dell'epoca, ma alla prova dei fatti alcuni degli artisti più in voga presentarono opere inferiori alle loro potenzialità. Questo per buttare un po' di acqua sul fuoco, ma è chiaro che con un cartellone così sia più che naturale, direi doveroso, nutrire aspettative altissime, che ritengo non andranno deluse. 

SANREMO GIOVANI BRUCIATO E POSSIBILI COLPI DI SCENA IN EXTREMIS - Rimane il fatto, tornando a quanto detto in apertura, che la (parzialissima) fuga di notizie ha costretto Amadeus e Rai ad anticipare l'annuncio ufficiale dei Big (mai avvenuto a inizio dicembre, ma ricordiamo anche che il 72esimo Sanremo inizierà prestissimo, il 1° febbraio), bruciando così una delle principali attrazioni di Sanremo Giovani, quest'anno in serata unica il 15 di questo mese. Certo, ci sarà la suspense legata ai due emergenti chiamati a competere coi vip al Festival vero e proprio, ma per lo spettatore occasionale non è propriamente la stessa cosa. Potrebbe esserci un colpo di coda del presentatore dei "Soliti ignoti"? Altri due big da aggiungere alla lista resa nota ieri, oppure qualche giovane in più da promuovere? Non è impossibile, del resto il regolamento è quanto di più elastico possa esistere, e sarebbe un coup de théatre che "Ama" potrebbe giocarsi in assoluta serenità, per gusto personale, laddove nel 2020 fu quasi "costretto" ad allungare l'elenco con Tosca e Rita Pavone perché, in quel caso, "Chi" aveva azzeccato quasi tutto. Difficile che accada, certo: il direttore aveva affermato, dopo l'ultima kermesse, che 26 Big erano forse un eccesso da non ripetere, e finora ha tenuto duro su questo punto. Ma la marea di richieste giunte sulla sua scrivania e il conseguente quantitativo di musi lunghi potrebbe indurlo a una parziale correzione di rotta. Del resto in febbraio, ahimé non ci saranno più i giovani a dilatare i tempi televisivi, e gli spazi da riempire non mancheranno... 

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