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mercoledì 8 giugno 2022

NAZIONALE RIVITALIZZATA DAI GRANDI ESCLUSI DI EURO 2020: CALABRIA, PELLEGRINI E POLITANO SUGLI SCUDI. ED E' UN'ITALIA "ROMANISTA"

 Nella mia ingenuità, rimango convinto che un'opera di ricostruzione azzurra come quella appena iniziata debba coinvolgere tutti, proprio tutti, dal vertice federale all'ultimo dei tifosi. Perché la Nazionale è il cardine di un movimento sportivo e cartina di tornasole del suo grado di sviluppo (o sottosviluppo). Riguardo ai tifosi, ho ormai perso qualsiasi speranza (quanto infantile accanimento, dopo Italia-Argentina, che squallida corsa alla denigrazione e all'insulto), ma un ruolo decisivo dovrebbe averlo anche l'apparato informativo, e qui cadono le braccia. Si invitano gli organi di stampa ad avere meno trasporto per le bufale d'oltrefrontiera e più attenzione per il vivaio nostrano, e loro interpretano la supplica con mentalità da seconda elementare: Gnonto azzecca un cross vincente al debutto in rappresentativa e diventa il possibile Messi italiano. Non contenti di aver contribuito, con la loro pressione, a frenare la crescita di Lucca, da possibile salvatore della patria nell'autunno scorso a mediocre protagonista cadetto, tentano ora di ripetersi rovinando la punta del Basilea, che in effetti ieri, a Cesena, ha commesso errori persino clamorosi nei sedici metri finali, pur non lesinando corsa e impegno. 

E' la stessa stampa, del resto, che parla di vittoria contro una modesta Ungheria: gli stessi magiari che sabato avevano battuto l'Inghilterra, e che all'Euro 2020 avevano fermato sul pari Francia e Germania. Che scarse, che modeste Inghilterra, Francia e Germania... Ah no, questo non si può dire, giusto? Peraltro, il vizio di diminuire sistematicamente i meriti azzurri, riducendone gli avversari a mere comparse, mi preoccupa un po' meno, anzi mi conforta: è il modus operandi adottato da molti osservatori, professionisti e non, nei tre anni che hanno condotto al trionfo continentale, e quindi è foriero di grandi soddisfazioni nel medio-lungo periodo. 

GIOVANI E ALTERNATIVE: CI SONO - Questa lunga premessa per dire che, ancora una volta, il Club Italia deve far da sé, contro tutto e contro tutti. Nessun vero programma di riforme è all'orizzonte da parte di chi comanda, bisognerà per il momento accontentarsi dei mal tollerati stage per ragazzi di interesse nazionale, comunque meglio di niente, se consentono di allargare in tempi rapidi il bacino di azzurrabili come in effetti sta avvenendo. Perché al di là degli impacci incontrati ieri, Gnonto è ormai parte del gruppo, va atteso e svezzato, e fra Germania e Ungheria hanno assaggiato il campo Cancellieri e Zerbin, oltre a chi già era in anticamera come Dimarco, Pobega e Ricci. 

Bene, molto bene così: era anche questo che chiedevo disperatamente, da Svizzera-Italia di settembre in poi. Ossia rinnovamento profondo muovendosi lungo due direttive: dare il cambio agli stanchi titolarissimi e campionissimi, attingendo alle nutrite retrovie già sperimentate dal Mancio nel suo primo triennio, e scandagliare la Penisola e l'Europa alla ricerca di nuovi prospetti da inserire subito nel giro, dando loro fiducia prima ancora che lo facciano i club di appartenenza. E' l'unica via al momento percorribile, certo rischiosa, ma che il cittì ha dimostrato ampiamente di saper battere con buoni risultati. Certo, dopo Euro 2021 l'ha intrapresa con colpevole ritardo, un ritardo che ci ha fatto perdere una qualificazione Mondiale ampiamente alla portata, e questo non va dimenticato. 

IL TRIONFO DEGLI "ESCLUSI EUROPEI" - Il match di Cesena ha dimostrato la bontà del lavoro di selezione attuato in questi anni dal trainer. Fra i protagonisti del successo sui danubiani ci sono stati Calabria, Lorenzo Pellegrini e Politano, tre che per un nonnulla sono rimasti fuori dal gruppo dei 26 per l'Euro. La conferma che non è vero che siamo di fronte a un deserto di talento. Pensate: avevamo perfino i ricambi per rinfrescare sollecitamente la squadra totem di Wembley, sol che si fossero lasciati da parte i debiti di riconoscenza (che il cittì continua a negare, ma di quello si è trattato). Il terzino neocampione d'Italia è stato molto utile soprattutto in fase di copertura, senza negarsi alcuni sganciamenti, mentre sull'altro versante Spinazzola, coi limiti di autonomia dovuti alla sosta di un anno, ha ripreso a scorrazzare in avanti, a triangolare coi compagni, ad aprire spazi e creare alternative al gioco d'attacco: elemento chiave nel definitivo decollo della prima Azzurra manciniana, la sua assenza è stata esiziale nel tremendo finale delle eliminatorie iridate. Intanto, nell'attesa di riacquisire piena e totale efficienza fisica, ha trovato comunque il modo di incidere sull'esito della gara scodellando il cross da cui è nato l'1-0 di Barella.

PELLEGRINI NUOVO UOMO CHIAVE - Pellegrini è uomo di forma e sostanza: costruisce, rifinisce (sapiente velo a favorire la sventola vincente di Barella) e va al tiro; un gol a Bologna, un altro a Cesena, con in più un eccesso di altruismo a servire in mezzo all'area Gnonto, poi fattosi anticipare, quando avrebbe potuto tranquillamente battere direttamente a rete. Dettagli, certo, che però potrebbero pesare nei confronti con compagini più dotate, quando occorre concretezza assoluta. Però è un fatto che, al momento, l'eclettico romanista sia elemento imprescindibile dalla cintola in su. E, si diceva, ottimo impatto anche per Politano, che ha splendidamente saltato l'uomo sulla destra mettendo proprio Pellegrini nelle condizioni di piazzare il 2-0, e in avvio di ripresa ha colpito la traversa con una staffilata da fuori dopo lunga progressione. Proprio nella mezz'ora a cavallo fra i due tempi si sono rivisti sprazzi della migliore Italia marca Bobby gol, rapida, precisa nel palleggio, ficcante, ancorché a tratti priva di killer instinct in avanti (caratteristica che accompagnò a lungo la Selezione nella fase post disastro 2018, se ben ricordate). Ha funzionato alla perfezione perfino la rischiosissima costruzione dal basso, attuata senza sbavature.

OCCASIONI MANCATE - In effetti, l'Italia avrebbe potuto e dovuto chiudere il match con uno scarto di reti più ampio: oltre alle due segnature e alle due citate occasioni mancate da Gnonto e Politano, ci sono stati altri "quasi gol", a partire dal salvataggio di Dibusz su inzuccata di Mancini, una carambola in area con Barella che ha mancato il tocco decisivo davanti al portiere, e un piattone di Locatelli da buona posizione neutralizzato a terra dal numero uno magiaro. Per gli ospiti, da segnalare due buoni tentativi di Szallai e altrettante efficaci risposte di Donnarumma;  i ragazzi di Marco Rossi, però, sono stati rimessi in corsa solo da un'autorete di Mancini: può capitare e macchia solo in parte la buona prova del romanista, che con Bastoni ha saldato egregiamente la terza linea, facendo sembrare inoffensivi coloro che, solo pochi giorni fa, hanno castigato i sudditi di Elisabetta. 

AZZURRI... GIALLOROSSI - E già, è un'Italia molto romanista, in questo momento: visto quanto vale un trionfo europeo col club, anche se ottenuto nella coppa ultima arrivata, la Conference? Dà autostima e personalità. Detto delle buone/ottime prove di Spina, Mancini e Pellegrini, da rilevare anche il cospicuo contributo di Cristante, prezioso collante  e uomo d'ordine nel mezzo, un ragazzo che sta raggiungendo la piena maturità pur se poco considerato dai media (ma forse è un bene, visti i danni giornalistici di cui si è detto in apertura). Dolenti note? Poche, nella circostanza: Gnonto, come detto, si è "sbattuto" ma ha parzialmente deluso, al di là degli errori di tocco in area. Deve meglio inserirsi nei meccanismi offensivi e giocare con meno foga e più sapienza. Sapienza mostrata da Raspadori, che ha lavorato di cesello, in appoggio ai compagni d'attacco, ma deve assolutamente accentuare il suo peso in fase conclusiva, perché, anche dopo una serata positiva come quella in Romagna, continuiamo a registrare la latitanza dei gol delle  punte pure, ed è un problema che prima o poi andrà risolto anche, come avevo scritto settimana scorsa, non lasciando nel dimenticatoio Immobile. Infine, da Locatelli, subentrato a gara in corso, continuo ad aspettarmi qualcosa di più dell'oscuro contributo da mediano, perché ha i piedi per costruire e tirare, e i tempi di inserimento per offrire un'opzione offensiva in più. 

ROVESCI POSSIBILI - In tutto questo, un punto deve rimanere ben chiaro: si sta ricostruendo, non era tutto nero dopo Wembley (quante lacrime amare piante per una amichevole di prestigio, perché questo era, e per una coppetta di inesistente valore storico), non è tutto roseo ora, ci mancherebbe, e quando si deve reimpostare una Nazionale possono arrivare anche rovesci dolorosissimi, fra un esperimento e l'altro. Ricordiamocelo, perché andremo a chiudere questa soffertissima e amara stagione con due trasferte quasi proibitive, in Inghilterra e in Germania: ma qualche seme è stato comunque gettato, e le basi, pur esigue, ci sono per guardare al medio termine con più ottimismo di quello dei tristi tifosi da tastiera. 

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