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giovedì 1 marzo 2012

DOPO ITALIA - STATI UNITI: LA NAZIONALE PEGGIORE, URGONO BALOTELLI E ROSSI

Irritante, più che preoccupante. E' questa la sensazione, comunque sgradevole, lasciata dalla Nazionale "genovese", fallimentare su tutti i fronti, checché ne dica un Prandelli ottimista forse solo per... necessità mediatica.  Irritante, perché è mancato totalmente l'approccio mentale alla gara. Su questo blog, si è più volte scritto che l'attuale rappresentativa azzurra è sì inferiore a tante edizioni del passato, ma è comunque un buon gruppo, con individualità di assoluto spessore, nonostante il momento un po' così della scuola italiana; non essendo squadra di fenomeni, tuttavia, non può permettersi di affrontare una qualsivoglia gara senza rabbia, voglia, concentrazione: in quel caso può perdere o fare figuracce con chiunque. 
NON SONO PIU' CENERENTOLE - Non che gli Stati Uniti fossero gli ultimi arrivati, per carità. Nel corso degli anni Duemila la loro crescita calcistica è stata sensazionale, con punte di eccellenza nel Mondiale 2002 (quarti di finale) e in quello del 2010 (ottavi di finale): nelle due circostanze, tanto per dire, risultati superiori a quelli contemporaneamente ottenuti dalla nostra Nazionale, fermatasi agli ottavi in Corea e addirittura al primo turno in Sudafrica. Insomma, affrontare gli americani oggi non è come quando li si affrontava venti o trenta anni fa. Ciò non toglie che si tratti di compagine comunque abbordabile, da parte di un'Italia in condizioni perlomeno decenti. 
L'ITALIA PIU' BRUTTA - Torniamo dunque al punto di partenza. Non riesco a interpretare la soddisfazione finale del CT se non come dichiarazione di facciata, per evitare lo svilupparsi di inopportune tensioni all'avvicinarsi di un appuntamento importantissimo per il nostro calcio, un Europeo dal quale non ci aspettiamo una vittoria, ma di certo un pieno riscatto di risultati e di immagine dopo lo scempio lippiano all'ultimo Mondiale. Oppure si è trattato di una reazione sincera ma "drogata" da quanto avvenuto nell'ultimo quarto d'ora, l'unica fase giocata dai nostri, se non con ordine e lucidità, quantomeno con rabbia e voglia di fare. Per il resto, sul prato di Marassi miracolosamente rimesso a nuovo in poche ore (ma quanto durerà? Visti i precedenti, non è che ci sia molto da sperare) gli azzurri hanno fornito la loro prestazione forse peggiore, da quando questa rappresentativa è "sbocciata", ossia da quel pareggio amichevole in Germania che personalmente ho sempre considerato il vero punto di partenza di questa fase di rinascita. Da allora, ed era il febbraio 2011, la nuova Italia aveva quasi costantemente espresso caratteristiche ben precise: aggressività, voglia di imporre il proprio gioco, voglia di cercare la trama ben elaborata, a volte anche a scapito della concretezza; e poi, personalità via via sempre più in rilievo anche al cospetto di avversari di primo piano (i tedeschi o la Spagna) o in ambienti infuocati (in Serbia nell'autunno scorso). 
Ieri sera, nulla di tutto ciò si è visto: una partenza incoraggiante, con Matri che portava scompiglio davanti a Howard, poi un'occasionissima per Thiago Motta, che da posizione centrale concludeva di potenza addosso al portiere; uno di quegli episodi che possono decidere in negativo una gara: se fosse entrato quel pallone, la squadra avrebbe forse giocato con maggiore scioltezza e portato a casa il risultato, ma non può valere come scusante, visto che dopo quell'opportunità costruire qualcosa di decente in zona gol è diventato pressoché impossibile. Come spesso accade ai nostri, quando si trovano di fronte a difese spicce e ben rimpolpate cadono in confusione e, complice la mancanza di fantasia, non riescono a trovare uno spiraglio che sia uno. Da questo punto di vista, tutto prevedibile, tutto già visto, con in più l'aggravante della caduta sistematica nella trappola del fuorigioco (sette volte in tutto il match, anche se in un'occasione Giovinco è stato forse fermato a sproposito), segno di scarsa capacità di leggere la partita sia da parte di chi stava in campo, sia da parte del tecnico. 
Ma, al di là dell'aspetto tattico, si è visto proprio, lo ripeto, l'atteggiamento mentale sbagliato: squadra "loffia", poco reattiva, troppo lenta nell'elaborazione e nell'esecuzione delle poche idee gettate nella contesa; poco concentrata, e lo stesso Buffon, pur non essendosi macchiato di "papera" autentica, non è parso un fulmine di guerra sul diagonale precisissimo ma tutt'altro che forte di Dempsey, che è valso la vittoria agli States (a proposito: sperimentare per sperimentare, non si poteva concedere una prova a Sirigu, che tanto bene sta facendo nel Paris Saint Germain?). Che il problema sia stato anche e soprattutto di questa natura, lo dimostra l'arrembante quarto d'ora finale, quando, pur senza lucidità e con troppo disordine, i nostri si sono scossi dal torpore gettandosi in avanti all'arma bianca e, con un pizzico di precisione in più, avrebbero potuto cogliere quantomeno il pari. Che sarebbe stato meritato soprattutto dai nuovi entrati, i quali hanno letteralmente rivitalizzato la squadra. 
PROSPETTIVE TATTICHE - E qui si entra nel discorso tattico, da fare in prospettiva: perché nel finale della gara di Genova si è visto che questa compagine non può assolutamente fare a meno di Montolivo, che sarà discontinuo ma ieri ha subito illuminato la scarna manovra nostrana, con un tiro dal limite a lato di pochissimo e un bell'assist per De Rossi. Lo stesso De Rossi, recuperato fisicamente e mentalmente, rimane ancora, per spessore tecnico e mentale, un uomo chiave del centrocampo e della squadra, mentre occorre riflettere sul ruolo di Thiago Motta (troppo a ridosso delle punte non rende). Le fasce sono state un altro tasto dolente: Maggio più intraprendente ma enormemente impreciso, Criscito al solito troppo timido in Nazionale, dove ha mostrato finora sì e no il 30-40 per cento delle sue potenzialità. Nel finale, Abate ha portato spinta e agonismo sulla destra, mentre dall'altra parte le prestazioni fin qui fornite da Balzaretti dovrebbero quantomeno garantirgli la partenza da titolare, a Euro 2012. Al centro, Ogbonna ha mostrato piedi ancora da educare, ma coraggio e personalità, nonché buona concretezza in copertura. Da insistere su di lui, in ogni caso fondamentale il recupero di Ranocchia. 
LE DOLENTI NOTE DELL'ATTACCO - L'allarme rosso, al momento, è per l'attacco. Qui però bisogna intendersi: questa Italia non può assolutamente rinunciare a Balotelli, e l'averlo tenuto fuori per rispettare uno strano codice etico dopo che il ragazzo aveva già scontato una lunga e salutare squalifica in Inghilterra (e dopo che nemmeno una reprimenda verbale è stata riservata, per dire, a Buffon, dopo le sue infelici uscite post Milan - Juve) ha avuto il sapore del tafazzismo. Mario è fondamentale, così come diventa quasi... vitale recuperare Giuseppe Rossi, più di Cassano: senza il furetto del Villarreal, a parer mio le chances di far bene in Polonia e Ucraina calano di molto. Tutto il resto è opinabile: Pazzini sta scontando il momento no della sua squadra,altrimenti un gol come quello sbagliato a Napoli domenica per lui sarebbe solitamente di una facilità disarmante: ritrovando serenità, ritroverà pure il fondo della rete; Matri può essere una buona alternativa, Giovinco ieri ha fatto tanto movimento e altrettanta confusione, ma è stato di gran lunga il più deciso e incisivo nei primi scoraggianti 70-75 minuti azzurri. L'ingresso di Borini è stato una sferzata di vitalità e di .... tremori per la difesa "stars and stripes": come detto, il ragazzo ha il piglio del veterano e tanta fame, e il fatto che stia vivendo una inattesa annata di grazia lo deve far tenere in grande considerazione: potrebbe essere una di quelle sorprese "last minute" che spesso sono risultate decisive nella storia mondiale ed europea degli azzurri. 

2 commenti:

  1. ciao Carlo, è verissimo, la partita dell'Italia contro gli USA è stata deprimente, nel senso vero del termine, perchè una persona si deprime a vedere una squadra così molle, lenta e svogliata alla vigilia di un campionato europeo che mi lasciava presagire altri traguardi. Io mi sono sbilanciato tempo fa, dicendo che possiamo dare del filo da torcere alle corazzate Germania e Spagna ma, visto il momento meglio rimanere cauti. Mi solleva un attimo lo spirito pensare che in fondo è sempre stato così: ricordi forse un'amichevole giocata bene dagli azzurri?? Io francamente, andando a memoria, risponderei di no. Poi Prandelli, esaltatissimo da tutti i medi per il primo scorcio da ct selezionatore, deve correggere alcune cose. Meglio guardare ai campionati, quindi gente come Balotelli e Di Natale non possono rimanere fuori. Mi dirai che Di Natale ha già fallito una volta ma.. cavoli, gli facevano fare l'ala, un po' come a Beppe Signori nel '94, per forza che poi non segnano. Balotelli è antipatico, spaccone, il classico bad boy dipinto dalla stampa, ma sta spopolando in Premier, segna gol, ha personalità, è il nostro migliore giocatore, dobbiamo preservarlo. Bene Borini, che ormai non mi stupisce più e lasciami dire pure il granata Ogbonna, mai in affanno, con buon piede mancino, stazza atletica, visione di gioco.

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  2. Bene hai fatto a citare Di Natale, e il paragone col Signori azzurro ci può stare, però ti dico sinceramente: fossi io il cittì, qualche dubbio lo avrei ad affidargli le chiavi dell'attacco, dopo le non certo esaltanti esperienze di Euro 2008 e Sudafrica 2010.
    Totò mi dà la sensazione di essere più uomo da "biennio", ossia da eliminatoria, che da fase finale, e in effetti nei due gironi di qualificazione a cui ha partecipato attivamente ha lasciato tracce importanti (ricordo ad esempio due match vinti praticamente da solo, in Ucraina e a Cipro). Tutto sommato, sì, io lo porterei in Polonia, ma non come prima scelta: e non è detto che, partendo dalla panca, senza pressione e responsabilità, non possa risultare assai più utile di due e quattro anni fa.

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