Palacio, subito protagonista nell'Inter
INTER - Indecifrabile. Doveva cambiare molto e l'ha fatto, ma non sempre nella maniera giusta: era proprio necessario disfarsi di Julio Cesar per affidarsi a un portiere buono ma che non vale il brasiliano, come Handanovic? Bene l'innesto dell'impeccabile Silvestre in terza linea (dove si spera possa riavere una chance Ranocchia, ingiustamente emarginato dopo le prime incertezze, destino di tanti giovani italiani: ricordiamo che il ragazzo è stato, fino a pochi mesi fa, nel giro della Nazionale), Alvaro Pereira è un buon difensore, ma è uno di quei giocatori destinati a non spostare più di tanto gli equilibri ai massimi livelli. Centrocampo molto fisico con Guarin e Gargano ad affiancare l'eterno Cambiasso, con in più il coriaceo Mudingayi (che però non pare giocatore da grandissime ribalte). Le cose migliori dovrebbero arrivare dalla trequarti in su: Snejder diventerà ancor più il fulcro della manovra, chiamato a fabbricare palle gol e a inserirsi per conclusioni micidiali, Cassano è pronto ad accendere saltuarie luminarie, Milito e il guizzante Palacio assicurano gol in quantità, Coutinho, dopo i timidi approcci del passato, reclama spiccioli di gloria non effimeri. In definitiva, una buona squadra, ma che non mi pare attrezzata per puntare al bersaglio grosso.
INTER - Indecifrabile. Doveva cambiare molto e l'ha fatto, ma non sempre nella maniera giusta: era proprio necessario disfarsi di Julio Cesar per affidarsi a un portiere buono ma che non vale il brasiliano, come Handanovic? Bene l'innesto dell'impeccabile Silvestre in terza linea (dove si spera possa riavere una chance Ranocchia, ingiustamente emarginato dopo le prime incertezze, destino di tanti giovani italiani: ricordiamo che il ragazzo è stato, fino a pochi mesi fa, nel giro della Nazionale), Alvaro Pereira è un buon difensore, ma è uno di quei giocatori destinati a non spostare più di tanto gli equilibri ai massimi livelli. Centrocampo molto fisico con Guarin e Gargano ad affiancare l'eterno Cambiasso, con in più il coriaceo Mudingayi (che però non pare giocatore da grandissime ribalte). Le cose migliori dovrebbero arrivare dalla trequarti in su: Snejder diventerà ancor più il fulcro della manovra, chiamato a fabbricare palle gol e a inserirsi per conclusioni micidiali, Cassano è pronto ad accendere saltuarie luminarie, Milito e il guizzante Palacio assicurano gol in quantità, Coutinho, dopo i timidi approcci del passato, reclama spiccioli di gloria non effimeri. In definitiva, una buona squadra, ma che non mi pare attrezzata per puntare al bersaglio grosso.
JUVENTUS - i Campioni d'Italia hanno aumentato il vantaggio nei confronti delle concorrenti. Sull'inaffondabile telaio dell'anno passato, gli innesti degli ex friulani Isla e Asamoah accrescono ulteriormente il tasso tecnico della squadra e il ventaglio di soluzioni tattiche, così come la straripante vitalità di Giovinco rappresenterà un'arma offensiva di notevole importanza, ancor più dal momento che il tanto sospirato top player in avanti non è arrivato e ci si è dovuti accontentare del danese Bendtner, discreto attaccante ma non certo l'uomo in grado di far fare il salto di qualità a un team in cerca di gloria internazionale. Per il resto, poco da dire: la squadra non ha punti deboli e in Italia può fare il vuoto, col suo gioco aggressivo e propositivo sostenuto da interpreti di livello assoluto: da Buffon a Lichtsteiner, da Marchisio a Pirlo, da Chiellini a Vidal. Bastano i nomi...
LAZIO - Ha iniziato bene, ma è una squadra che non suscita in me grandi entusiasmi. Si affida, soprattutto in retroguardia, a giocatori buoni ma non eccelsi, che nelle ultime due stagioni si sono costantemente espressi molto al di sopra delle rispettive potenzialità: penso ai vari Dias, Diakitè, Biava, Konko; Marchetti è invece una garanzia, ed è pronto a sfoderare prodezze per tornare nel gruppo della Nazionale. Centrocampo di spessore grazie al collaudato regista Ledesma, alla lucida applicazione e al contributo in fase creativa di Candreva, alle giocate di alta classe di Hernanes e ai mortiferi inserimenti di Mauri, mentre c'è attesa attorno al talentuoso brasiliano Ederson. L'attacco è ben attrezzato solo sulla carta: nella realtà, dovrà sperare che Klose non avverta troppo l'usura degli anni e gli acciacchi, così come Rocchi, che Zarate acquisisca un minimo di costanza di rendimento in più (giocatore dalle possibilità enormi ma sfruttate sin qui non più del 10 - 20 per cento) e che Floccari e Kozak si mostrino un po' più incisivi rispetto ai loro standard (soprattutto il secondo). Insomma, non scommetterei sull'ennesimo torneo di alto livello dei romani...
Miro Klose: la Lazio affida a lui le sue chance offensive
Miro Klose: la Lazio affida a lui le sue chance offensive
MILAN - Perdere Thiago Silva, Nesta e Ibra in un sol colpo significa ridimensionamento, poche storie. Comunque, qualcosa di buono è arrivato: soprattutto là dove il gioco prende forma, con la possanza di De Jong che va ad aggiungersi a quella dei vari Ambrosini, Nocerino e Boateng, per un reparto fisicatissimo in grado di incidere anche in zona gol con tiri dalla distanza e incursioni devastanti. A portare classe e inventiva dovrà pensare Montolivo, reduce da un buon Europeo e finalmente chiamato alla prova su un grande palcoscenico metropolitano.
Difesa, invece, un po' ridotta all'osso: Acerbi è difensore di sicuro avvenire, ma inizialmente il paragone con gli illustri partenti rischierà di essere impietoso. Abate torna da Euro 2012 più maturo e sicuro di sé, c'è il giovanissimo De Sciglio in rampa di lancio (e già beneficiato di una convocazione prandelliana) e Bonera, la cui dedizione alla causa è encomiabile ma che ha il sapore del ripiego. L'attacco, si diceva, parte senza lo svedesone capriccioso: sul piano dei comportamenti e dell'educazione, non mancherà di certo al campionato italiano. Allegri dovrà inventarsi nuovi schemi di attacco, e il materiale per farlo non gli manca: dai frombolieri Pato, Robinho e Pazzini, ai tecnicissimi e poliedrici El Shaarawy e Bojan, due ragazzi in grado di sparigliare le carte offensive con una varietà di movimenti e soluzioni da far impazzire gli avversari (ma il secondo è ancora troppo intermittente). Insomma, un Milan, tutto sommato, più modesto ma non così dimesso come potrebbe sembrare.
NAPOLI - Un mercato intelligente, che ha accresciuto le alternative per dare fiato agli elementi chiave della rosa, costantemente a rischio spremitura (con conseguenti drastici cali fisici sul finire di stagione), aumentando di fatto la cerchia dei "titolari". Ecco quindi, per la difesa, il contesissimo brasiliano Uvini e la sicurezza rappresentata dall'esperto Gamberini (con in più l'ex genoano Mesto, non sempre preciso ma in grado di offrire corsa, polmoni, sgroppate su e giù per il campo e qualche buona incursione in area), Behrami e la promessa El Kaddouri per il centrocampo e, soprattutto, Insigne, l'uomo che dovrebbe rendere indolore la partenza del bravo ma sopravvalutato Lavezzi, un concentrato di classe, fantasia e concretezza per lanciare i compagni e concludere egli stesso, un potenziale fuoriclasse che andrà atteso con la pazienza che meritano i veri talenti. E' un Napoli in grado, più di Inter e Milan, di entrare in competizione diretta con la Juve per il titolo, e di cercare un'affermazione in Europa League che sarebbe importante per tutto il calcio italiano.
Insigne: dal Pescara al Napoli
PALERMO - Organico vistosamente indebolito rispetto alla passata stagione, ma con un Sannino in più nel motore, uno di quei tecnici in grado di portare un autentico valore aggiunto con le sue idee e la capacità di metterle in pratica. La difesa ha trovato in Ujkani un portiere di buon rendimento, ma ha perso due grossi calibri come Silvestre e Balzaretti, mentre Von Bergen e Morganella sono elementi di profilo medio - basso che ad occhio e croce faranno acutamente rimpiangere i partenti. Il centrocampo si affida alla sostanza di Arevalo Rios, abile a rompere e a costruire, e di Donati, che cercherà di portare generosità e geometrie nel cuore del gioco. Ci si attende molto dai giovani Viola, piedi buoni e grinta a tutto campo, e dal classico Ilicic, devastante agli esordi italiani e poi via via ridimensionatosi, meno dal cavallo di ritorno Brienza, che ci pare in fase discendente. L'attacco è aggrappato ai soliti estri di Miccoli, che dovrà cantare e portare la croce sperando che Hernandez esca dal bozzolo e regali gol e apporto offensivo all'altezza delle sue doti. Ma per restare su livelli dignitosi ci sarà da soffrire... (2 - CONTINUA).
Insigne: dal Pescara al Napoli
PALERMO - Organico vistosamente indebolito rispetto alla passata stagione, ma con un Sannino in più nel motore, uno di quei tecnici in grado di portare un autentico valore aggiunto con le sue idee e la capacità di metterle in pratica. La difesa ha trovato in Ujkani un portiere di buon rendimento, ma ha perso due grossi calibri come Silvestre e Balzaretti, mentre Von Bergen e Morganella sono elementi di profilo medio - basso che ad occhio e croce faranno acutamente rimpiangere i partenti. Il centrocampo si affida alla sostanza di Arevalo Rios, abile a rompere e a costruire, e di Donati, che cercherà di portare generosità e geometrie nel cuore del gioco. Ci si attende molto dai giovani Viola, piedi buoni e grinta a tutto campo, e dal classico Ilicic, devastante agli esordi italiani e poi via via ridimensionatosi, meno dal cavallo di ritorno Brienza, che ci pare in fase discendente. L'attacco è aggrappato ai soliti estri di Miccoli, che dovrà cantare e portare la croce sperando che Hernandez esca dal bozzolo e regali gol e apporto offensivo all'altezza delle sue doti. Ma per restare su livelli dignitosi ci sarà da soffrire... (2 - CONTINUA).
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