Insigne: ha deciso la sfida dell'Under con l'Inghilterra
Pillole di calcio, ossia brevi pensieri in libertà su alcuni eventi "pallonari" della settimana che va a chiudersi.
UNDER PROMETTENTE - Abbiamo una bella Under 21. Le qualificazioni e le amichevoli dei mesi scorsi ce lo avevano lasciato già intuire, l'esordio nella fase finale dell'Europeo israeliano lo ha nitidamente confermato. Il fatto che poi riesca ad andare avanti nel torneo, e addirittura a vincerlo, per quanto mi riguarda ha una importanza relativa. I trofei, a livello giovanile, contano fino a un certo punto: conta invece che emergano talento e personalità tali da consentire, a questi ragazzi, un rapido e fruttuoso inserimento nel football degli adulti. Del resto, per quanto riguarda il calcio azzurro, è la storia a parlare: di titoli continentali di categoria ne abbiamo vinti eccome, negli ultimi vent'anni (anche se dal 2004 non si batte chiodo....): in proporzione la Nazionale maggiore avrebbe dovuto dettare legge a livello planetario, invece, al di là di diversi piazzamenti di prestigio (l'ultimo l'anno scorso, in Polonia e Ucraina), l'unico alloro concreto che è riuscita a stringere rimane il Mondiale del 2006. Questo per dire che i trionfi delle rappresentative giovanili non rappresentano assolutamente una garanzia di successi a livelli di età superiore.
Conta dunque il futuro individuale degli azzurrini, che peraltro, a giudicare da quanto visto in campo l'altra sera, per molti di loro dovrebbe essere roseo. Il team di Mangia pratica un calcio piacevole, d'iniziativa, anche se contro l'Inghilterra è emersa una pericolosa tendenza allo scialacquio offensivo: troppe azioni potenzialmente pericolose sono state concluse in maniera imprecisa e precipitosa, ed è quasi delittuoso che una gara condotta con tale autorità sia stata risolta solo nel finale, e per di più su calcio piazzato. Certo, altrettanto delittuosa sarebbe stata un'affermazione degli inglesi grazie all'unica conclusione insidiosa della loro partita (prima della punizione finale con prodezza di Bardi), quel gol annullato fra le proteste, per via di un falletto che ci poteva stare ma anche no, come del resto il sospetto rigore negato ai nostri nel primo tempo: interventi di non facile interpretazione (per entrambi, in tv, sono stati necessari replay in quantità industriale) che taluni arbitri decidono di sanzionare, mentre altri preferiscono sorvolare, è sempre stato così e così sempre sarà, e non è il caso di montarci sopra lunghe discussioni. Rimangono negli occhi le luminarie del genietto Insigne, il fervore illuminato di Florenzi, le geometrie e la grinta di Marrone, che è stato fra i migliori e del quale, purtroppo, il cittì dovrà fare a meno di qui in poi per via di un grave infortunio. Verratti è invece andato a corrente alternata, mostrando buone cose in interdizione e qualche tocco illuminato in fase di costruzione: rimane mio convincimento che al ragazzo avrebbe fatto molto meglio l'inserimento nel gruppo dei "fratelli maggiori", in vista della Confederations Cup, dal momento che il "parigino", a meno di improbabili crolli di rendimento, rappresenterà un cardine imprescindibile della Nazionale del domani.
LA TRISTEZZA DEL NUOVO MARACANA' - Vista in tv, domenica sera, l'amichevole di lusso Brasile - Inghilterra per l'inaugurazione, sospiratissima, del nuovo stadio Maracanà. Di primo acchito, la sensazione è stata di grande malinconia: il fatto è che questi stadi in versione ventunesimo secolo sembrano fatti in serie, standardizzati, si assomigliano un po' tutti. La bellezza, il fascino del calcio risiede invece anche nell'individualità, direi quasi "personalità", nei tratti distintivi di ciascun impianto. Vedevi sul piccolo schermo il vecchio Maracanà, una decina di anni fa, e, se masticavi un po' di calcio internazionale, lo riconoscevi subito, ben prima che il telecronista ti dicesse dove la partita si stava giocando. Oggi, questa nuova versione è uno stadio che si trova a Rio de Janeiro, ma potrebbe anche essere a Baires, a Roma, a Berlino. Anonimo. Senz'anima. Rimango profondamente convinto che, quando si interviene su vecchi impianti, occorra ristrutturarli rispettando rigorosamente, nei limiti del possibile, l'architettura originaria; e, se proprio non lo si può fare per motivi di nuove norme di sicurezza o quant'altro, allora che si costruisca altrove, che il vecchio stadio venga chiuso e, se si tratta di un monumento del football mondiale, lo si trasformi in un museo, come il mitico Olympiastadion di Monaco di Baviera, che ho avuto l'opportunità di visitare nel 2011. Un paio di sere fa ho invece intravisto un'altra amichevole, Uruguay - Francia, al Centenario di Montevideo: ecco, quello rimane uno stadio che si identifica a prima vista, con la sua struttura inconfondibile, e a distanza di oltre ottant'anni dall'edificazione continua ad emanare un fascino indescrivibile, una poetica struggente...
Preziosi: i tempi dei sorrisi sono lontani...
PREZIOSI HA SBAGLIATO, MA... - Mettiamo subito le cose in chiaro. strappando la telecamerina a un giovane giornalista del Secolo XIX e gettandola a terra all'uscita da un ristorante, Enrico Preziosi ha fatto una cavolata sesquipedale. Il discorso è lo stesso che feci per l'inqualificabile atto di Delio Rossi nei confronti di Liajic, dodici mesi fa: la violenza per far valere le proprie ragioni è inaccettabile, le mani, in un contesto civile, non vanno mai alzate, mai, altrimenti si passa inevitabilmente dalla parte del torto. Soprattutto da parte di gente adulta, matura e razionale tutto ciò è intollerabile: se si ha qualcosa da dire, si può rispondere a parole, e se non basta, ci sono le vie legali che possono dare grande soddisfazione. Detto questo, sono necessarie alcune precisazioni pro Joker: già più volte, su questo blog, ho sottolineato l'ostilità degli organi di stampa genovesi nei confronti del club rossoblù, la lampante disparità di trattamento fra Genoa e Samp, l'essere sempre tendenzialmente disfattisti riguardo ad azioni e prospettive del Grifone. Si ribadisce che non si pretendono trattamenti di favore, ma solo equità, e questa, sulla carta stampata e sulle tv cittadine, manca da parecchio tempo.
L'aggressione dei giorni scorsi è avvenuta al culmine di un periodo difficile per Preziosi: le improvvise difficoltà della sua azienda di giocattoli, la deposizione in tribunale per i fatti di Genoa - Siena, l'ingresso nella compagine societaria rossoblù del varesino Rosati, fatto nel quale, a proposito di quanto detto poche righe sopra, i media locali hanno pucciato il biscotto in maniera molto discutibile, favoleggiando di passaggi di proprietà che invece, di fatto, non ci sono stati. Quindi, per l'ennesima volta, hanno propalato notizie in salsa genoana parzialmente inesatte: se poi in futuro questo Rosati diverrà nuovo patron rossoblù non possiamo saperlo, magari accadrà, ma quel giorno i giornalisti non potranno sostenere: "Io l'avevo detto": sarebbe come quando uno prevede pioggia, poi c'è un sole che spacca le pietre per due mesi, alla fine c'è un acquazzone e il tizio dice: "Ecco, io l'avevo detto che sarebbe piovuto"... E però delle loro imprecisioni si son ben guardati dallo scusarsi, lanciando invece strali contro il comportamento del Prez: strali anche giusti, perché certe cose, lo si è detto, non si fanno: ma, in primis, ci sarebbe piaciuto sentire gli stessi toni, per esempio, ai tempi dell'aggressione di Cassano nei confronti di una troupe giornalistica genovese (evento che invece venne trattato così). E ci sarebbe anche piaciuto che, dopo il caso Prez - Secolo, lo stesso giornale avesse evitato di pubblicare un articolo che andava a rivangare le gestioni societarie dell'avellinese ai tempi del Saronno e del Como, con relativi strascichi giudiziari. Roba passata in giudicato, roba che non c'entra un fico secco con quanto sta avvenendo al Genoa in questo periodo: una gratuita e piccata reazione, e nulla più.
Ecco, se il patron del Grifo dovrebbe darsi una calmata, semmai facendo il proverbiale passo indietro a livello di gestione societaria se non è più in grado di reggere le fila con serenità d'animo, lo stesso dovrebbero fare certi giornali e certe tv, capendo che, con un certo tipo di informazione, non solo danneggiano una società che rimane simbolo primario del calcio genovese e bandiera della nostra città nel mondo, ma danneggiano loro stessi: è notizia di pochi giorni fa il crollo delle vendite dei giornali italiani (meno un milione di copie in cinque anni): si chieda, chi i giornali li fa, se alla base, oltre alla diffusione di Internet, non ci sia per caso anche un brusco calo qualitativo della loro produzione. Noi lettori, questa risposta ce la siamo già data.
concordo con le tue impressioni sul Maracanà... un conto è fare come a Monaco, o a Wembley, ma così si è persa la magia di quello stadio leggendario. Vedremo l'impatto nelle partite vere come sarà. Sono molto fiducioso sull'Under e... sto seguendo il torneo con occhi particolarmente attenti :-)
RispondiEliminaGli anni di Vicini, Maldini, Gentile e Tardelli restano indimenticabili, specie quelli del ciclo dal 69 al 73, invincibili!
Su Preziosi ribadisco quanto scritto all'epoca di Rossi.. vedere un adulto perdere così le staffe (oddio, è capitato anche a politici, direttori rai ecc, basta vedersi Striscia per farsi un'idea) mi mette tristezza e fatico a trovarne attenuanti. Certo, immagino che la situazione sia pesante in casa Genoa, alla luce delle disparità a cui alludi e che non metto in dubbio.
Infatti, ribadisco... I maneschi non mi sono mai piaciuti, ma non mi piace nemmeno un certo modo di fare informazione. Perlomeno il Genoa questa volta ha reagito, con questo comunicato: http://genoacfc.it/notizie/genoa-cfc-comunicato-media-2/. Leggendolo si capisce bene cosa intendo a proposito di certi exploit giornalistici locali.
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