Cavani, uomo ovunque dell'Uruguay
Cosa resterà di questo Brasile - Uruguay 2013, introdotto da un'attesa francamente sopra le righe, alimentata più dalle sue implicazioni storiche che dall'attualità legata alla Confederations Cup? Non di certo il gioco, che ha attinto livelli degni soltanto dopo una prima mezz'ora di memorabile bruttezza. L'istantanea che consegnerà agli annali la gara di Belo Horizonte sarà invece quella dell'impagabile Cavani, uno dei bomber più prolifici del globo, impegnato a giocare da terzino - stopper, scudo davanti alla propria area o addirittura all'interno della stessa, alle prese con chiusure, anticipi, tackles terrificanti ma corretti ed efficaci; il tutto, per poi andare a siglare la rete del provvisorio (e meritato, a quel momento) 1-1. Personalmente non conoscevo questa dimensione da "universale" del centravanti del Napoli (fino a quando?): un po' troppo universale, se devo dire la mia, perché costringere un giocatore letale nei sedici metri finali a sgobbare in ogni settore del terreno di gioco non mi pare, onestamente, una grandissima alzata di ingegno.
QUALE DISEGNO TATTICO? - Cosa è accaduto perché Cavani si trovasse a giostrare a tutto campo, finendo così per limitare il suo apporto alla prima linea? Quando si assiste a certe... bizzarrie, le cose sono due: o c'è una certa confusione tattica, con giocatori costretti a sbattersi anche ben oltre i limiti del proprio ruolo per andare a coprire certe lacune di schema, e non crediamo sia stato così per l'Uruguay di ieri sera, perché Tabarez è un trainer che non sa cosa sia l'improvvisazione; oppure il disegno strategico è chiarissimo ed è votato a un pragmatico "difendiamoci in massa e cerchiamo lo spiraglio per ripartire". Alla fine, credo sia andata così, e ciò non torna comunque ad onore della Celeste, che ha i mezzi, e lo ha dimostrato sporadicamente anche nella circostanza, per fare male, molto male agli avversari: alla fine della fiera, le sue occasioni da gol sono state, per quantità e pericolosità, sullo stesso livello di quelle dei brasiliani.
BRASILE TROPPO TESO - Gli "orientales" hanno invece preferito un approccio sparagnino, forse ulteriormente frenati dal rigore tirato malissimo dal decadente Forlan in avvio di gara; così, invece di ammirare le luminarie offensive di Suarez e del Matador, ci siamo dovuti limitare ad applaudire gli impeccabili, per tempismo e pulizia, interventi difensivi di Diego Lugano e di Godin, oltre a quelli già celebrati del buon Edinson. Una grande occasione persa, in definitiva, per gli ospiti, al cospetto di un Brasile di certo assai concreto ma ancora una volta non trascendentale, e per lunghi tratti inspiegabilmente frenato dalla tensione.
Possibile che tutto questo ricamare sulla tragedia del Maracanà del 1950 abbia creato negli auriverdes una sorta di inconscio blocco psicologico? Eppure, dopo di allora la Seleçao ha avuto modo di vendicare ripetutamente quell'affronto, e in contesti di certo più importanti della Confederations: penso in primis alla semifinale mondiale del 1970, o alla gara decisiva per l'assegnazione della Copa America 1989, che oltretutto si svolse proprio nel medesimo Maracanà, il teatro della precedente disfatta... Fatto sta che il team di Felipe Scolari, a livello offensivo, continua a vivere solo degli accecanti sprazzi di Neymar (da una sua giocata di folgorante bellezza è scaturito il gol dell'opportunista Fred) e a farsi forte di una indiscutibilmente buona organizzazione difensiva, mentre a livello propositivo non ci siamo ancora, la manovra in fase di costruzione continua ad essere troppo scarna e alterna, e si vedono qua e là delle lacune persino nel tocco di palla, che pure per i brasiliani dovrebbe essere qualcosa di scontato.
El Shaarawy: lo vedremo finalmente in campo dall'inizio?
RISCHIO GOLEADA? - Intanto, la vigilia azzurra sta trascorrendo tra poche speranze e tanti, troppi, tremori. C'è chi avverte addirittura aria di goleada. Vista la disparità di rendimento fra Italia e Spagna in questa Confederations, visto soprattutto il divario atletico che va ad aggiungersi a quello di gioco, verrebbe quasi voglia di non dar torto ai disfattisti, che del resto hanno dalla loro solide argomentazioni. Prandelli e i suoi sono però consapevoli di non potersi permettere un'altra batosta, dodici mesi dopo Kiev, e si regoleranno di conseguenza. Altre volte, in passato, è capitato alla nostra rappresentativa di accostarsi a sfide di alto livello in posizione di chiara soggezione: si potrebbe citare l'epica gara col Brasile del 1982, ma mi sembra troppo banale; preferisco tornare con la mente a due semifinali europee, quella del 2000 in casa dell'Olanda e quella dell'anno scorso, contro una Germania che marciava a ritmi da rullo compressore. In entrambi i casi l'Italia partiva largamente dietro, nei pronostici, ma poi riuscì a venirne fuori alla grande, seppure attraverso modalità diametralmente opposte.
Cosa resterà di questo Brasile - Uruguay 2013, introdotto da un'attesa francamente sopra le righe, alimentata più dalle sue implicazioni storiche che dall'attualità legata alla Confederations Cup? Non di certo il gioco, che ha attinto livelli degni soltanto dopo una prima mezz'ora di memorabile bruttezza. L'istantanea che consegnerà agli annali la gara di Belo Horizonte sarà invece quella dell'impagabile Cavani, uno dei bomber più prolifici del globo, impegnato a giocare da terzino - stopper, scudo davanti alla propria area o addirittura all'interno della stessa, alle prese con chiusure, anticipi, tackles terrificanti ma corretti ed efficaci; il tutto, per poi andare a siglare la rete del provvisorio (e meritato, a quel momento) 1-1. Personalmente non conoscevo questa dimensione da "universale" del centravanti del Napoli (fino a quando?): un po' troppo universale, se devo dire la mia, perché costringere un giocatore letale nei sedici metri finali a sgobbare in ogni settore del terreno di gioco non mi pare, onestamente, una grandissima alzata di ingegno.
QUALE DISEGNO TATTICO? - Cosa è accaduto perché Cavani si trovasse a giostrare a tutto campo, finendo così per limitare il suo apporto alla prima linea? Quando si assiste a certe... bizzarrie, le cose sono due: o c'è una certa confusione tattica, con giocatori costretti a sbattersi anche ben oltre i limiti del proprio ruolo per andare a coprire certe lacune di schema, e non crediamo sia stato così per l'Uruguay di ieri sera, perché Tabarez è un trainer che non sa cosa sia l'improvvisazione; oppure il disegno strategico è chiarissimo ed è votato a un pragmatico "difendiamoci in massa e cerchiamo lo spiraglio per ripartire". Alla fine, credo sia andata così, e ciò non torna comunque ad onore della Celeste, che ha i mezzi, e lo ha dimostrato sporadicamente anche nella circostanza, per fare male, molto male agli avversari: alla fine della fiera, le sue occasioni da gol sono state, per quantità e pericolosità, sullo stesso livello di quelle dei brasiliani.
BRASILE TROPPO TESO - Gli "orientales" hanno invece preferito un approccio sparagnino, forse ulteriormente frenati dal rigore tirato malissimo dal decadente Forlan in avvio di gara; così, invece di ammirare le luminarie offensive di Suarez e del Matador, ci siamo dovuti limitare ad applaudire gli impeccabili, per tempismo e pulizia, interventi difensivi di Diego Lugano e di Godin, oltre a quelli già celebrati del buon Edinson. Una grande occasione persa, in definitiva, per gli ospiti, al cospetto di un Brasile di certo assai concreto ma ancora una volta non trascendentale, e per lunghi tratti inspiegabilmente frenato dalla tensione.
Possibile che tutto questo ricamare sulla tragedia del Maracanà del 1950 abbia creato negli auriverdes una sorta di inconscio blocco psicologico? Eppure, dopo di allora la Seleçao ha avuto modo di vendicare ripetutamente quell'affronto, e in contesti di certo più importanti della Confederations: penso in primis alla semifinale mondiale del 1970, o alla gara decisiva per l'assegnazione della Copa America 1989, che oltretutto si svolse proprio nel medesimo Maracanà, il teatro della precedente disfatta... Fatto sta che il team di Felipe Scolari, a livello offensivo, continua a vivere solo degli accecanti sprazzi di Neymar (da una sua giocata di folgorante bellezza è scaturito il gol dell'opportunista Fred) e a farsi forte di una indiscutibilmente buona organizzazione difensiva, mentre a livello propositivo non ci siamo ancora, la manovra in fase di costruzione continua ad essere troppo scarna e alterna, e si vedono qua e là delle lacune persino nel tocco di palla, che pure per i brasiliani dovrebbe essere qualcosa di scontato.
El Shaarawy: lo vedremo finalmente in campo dall'inizio?
RISCHIO GOLEADA? - Intanto, la vigilia azzurra sta trascorrendo tra poche speranze e tanti, troppi, tremori. C'è chi avverte addirittura aria di goleada. Vista la disparità di rendimento fra Italia e Spagna in questa Confederations, visto soprattutto il divario atletico che va ad aggiungersi a quello di gioco, verrebbe quasi voglia di non dar torto ai disfattisti, che del resto hanno dalla loro solide argomentazioni. Prandelli e i suoi sono però consapevoli di non potersi permettere un'altra batosta, dodici mesi dopo Kiev, e si regoleranno di conseguenza. Altre volte, in passato, è capitato alla nostra rappresentativa di accostarsi a sfide di alto livello in posizione di chiara soggezione: si potrebbe citare l'epica gara col Brasile del 1982, ma mi sembra troppo banale; preferisco tornare con la mente a due semifinali europee, quella del 2000 in casa dell'Olanda e quella dell'anno scorso, contro una Germania che marciava a ritmi da rullo compressore. In entrambi i casi l'Italia partiva largamente dietro, nei pronostici, ma poi riuscì a venirne fuori alla grande, seppure attraverso modalità diametralmente opposte.
Certo, il match di questa sera presenta caratteristiche diverse da quelle di quei trionfali precedenti, e, ahinoi, in gran parte sfavorevoli a Buffon e soci. L'esordio ad Euro 2012, e volendo anche l'amichevole dell'agosto precedente a Bari, hanno dimostrato che l'Italia può giocarsela, contro l'Invincibile Armada spagnola di questi anni, ma a una condizione: godere di una condizione atletica buona se non ottimale. E' questa la grande incognita, perché del serbatoio di benzina in riserva dei nostri prodi abbiamo parlato diffusamente nei giorni scorsi. E' anche vero, però, che l'ultima mezz'ora del match col Brasile ha mostrato un'Azzurra in progresso fisico, un po' più pimpante, il necessario per riprendere baldanza e piglio aggressivo, per alzare il baricentro del gioco e mettere in difficoltà i padroni di casa. Se il trend di crescita verrà confermato, pensando che magari la preparazione sia stata calibrata proprio in previsione di un lungo percorso in Confederations, c'è la possibilità di tenere testa agli uomini di Del Bosque, che per un tempo hanno visto i sorci verdi contro i dinamici nigeriani.
DIFESA A TRE? - Conterà, e molto, anche la tattica. L'1 a 1 all'Europeo giunse adottando la difesa a tre che, tuttavia, non convinse appieno, soprattutto nel match successivo con la Croazia, e che non a caso Prandelli ben presto abbandonò, tornando ad affidarsi al modulo a quattro dietro che, in effetti, è stato quello che maggiori soddisfazioni gli ha dato in azzurro. Possibile che si torni a quell'esperimento, ma sarebbe una variante strategica delicata, un cambiamento strutturale dell'impianto di gioco, forse non la formula ideale da azzardare in un'occasione così impegnativa. Personalmente, resterei ancorato alla tradizione, schierando davanti a Buffon una linea Maggio - Barzagli - Bonucci - De Sciglio, casomai dandole protezione ulteriore con un De Rossi più... rintanato del solito, in posizione da centromediano all'antica, diga di un centrocampo che dovrà tessere gioco e verticalizzare con rapidità sull'asse Pirlo - Montolivo.
ATTACCO SENZA RIFERIMENTI CENTRALI: FOLLIA? - Le novità le riserverei semmai alla prima linea, ove mi affiderei a un trittico di sguscianti e leggeri folletti, senza dare agli spagnoli il riferimento fisso di una punta centrale, come potrebbe esserlo Gilardino. Ad esempio, Giaccherini e Cerci a svariare con El Shaarawy, il quale avrebbe il compito di accentrarsi, ogni volta che ve ne fosse la possibilità, per diventare centravanti atipico, non essendolo di ruolo e di vocazione ma avendo l'intelligenza tattica, la duttilità, la classe e la forza penetrativa per andare a riempire sia pure estemporaneamente tale... casella sul terreno di gioco. Il Faraone, del resto, è stato l'inesorabile terminale offensivo del Milan prima dell'avvento di Balotelli: che, per l'appunto, questa sera non ci sarà, il che potrebbe in parte ricreare l'assetto rossonero nel quale emerse prepotentemente il giovane savonese. Assenza pesantissima, forse determinante, quella di Balo, ma anche una grande occasione in termini di progettualità, perché troppo rischioso sarebbe ancorare i futuri destini offensivi della Nazionale ai soli estri di Supermario ed è necessario varare soluzioni alternative.
Audaci fantasie, le mie, in ogni caso: probabile che il cittì adotti uno schieramento più abbottonato e assai meno "rivoluzionario". Certo, per lui il dilemma è di quelli non da poco: badare al sodo oltre ogni limite, cercando cioè non solo di puntare alla vittoria, ma anche, nel caso le cose volgessero al peggio, di scongiurare punteggi troppo penalizzanti come quello dell'anno scorso, o giocarsela fino in fondo senza sconfessare lo spirito della squadra, uno spirito, come detto più e più volte, da sempre propositivo e votato all'offesa più che alla difesa?
ATTACCO SENZA RIFERIMENTI CENTRALI: FOLLIA? - Le novità le riserverei semmai alla prima linea, ove mi affiderei a un trittico di sguscianti e leggeri folletti, senza dare agli spagnoli il riferimento fisso di una punta centrale, come potrebbe esserlo Gilardino. Ad esempio, Giaccherini e Cerci a svariare con El Shaarawy, il quale avrebbe il compito di accentrarsi, ogni volta che ve ne fosse la possibilità, per diventare centravanti atipico, non essendolo di ruolo e di vocazione ma avendo l'intelligenza tattica, la duttilità, la classe e la forza penetrativa per andare a riempire sia pure estemporaneamente tale... casella sul terreno di gioco. Il Faraone, del resto, è stato l'inesorabile terminale offensivo del Milan prima dell'avvento di Balotelli: che, per l'appunto, questa sera non ci sarà, il che potrebbe in parte ricreare l'assetto rossonero nel quale emerse prepotentemente il giovane savonese. Assenza pesantissima, forse determinante, quella di Balo, ma anche una grande occasione in termini di progettualità, perché troppo rischioso sarebbe ancorare i futuri destini offensivi della Nazionale ai soli estri di Supermario ed è necessario varare soluzioni alternative.
Audaci fantasie, le mie, in ogni caso: probabile che il cittì adotti uno schieramento più abbottonato e assai meno "rivoluzionario". Certo, per lui il dilemma è di quelli non da poco: badare al sodo oltre ogni limite, cercando cioè non solo di puntare alla vittoria, ma anche, nel caso le cose volgessero al peggio, di scongiurare punteggi troppo penalizzanti come quello dell'anno scorso, o giocarsela fino in fondo senza sconfessare lo spirito della squadra, uno spirito, come detto più e più volte, da sempre propositivo e votato all'offesa più che alla difesa?
la tua analisi fila bene Carlo, è molto pertinente. Tuttavia permettimi di dirti, ma lo saprai già, che non si è trattata di una novità il fatto che CAVANI giocasse in quel modo. Ieri, nella fattispecie, ha colpito tutti, un po' per l'eco della gara, un po' perchè effettivamente ha sfoderato una partita maiuscola "specie" in fase di contenimento ma... nella Celeste da 4 anni a questa parte agisce così. Infatti il conteggio dei gol latita al cospetto di Suarez, indiscutibile stella che un po' (per ancora) gli sta rubando la scena e di Forlan, idolo e leader offensivo da un decennio (ma ormai prossimo a una caduta, al di là dell'episodico errore dal dischetto). Tabarez lo utilizza quasi da esterno puro, costringendolo a lunghe corse, sfiancanti a coprire tutto l'out. Verosimilmente difficile vederlo in area nei momenti cruciali. Ho seguito molto attentamente la Copa America nella quale trionfò l'Uruguay, ma l'apice è stato raggiunto.. ora la squadra si ritrova alle prese con pochi ricambi all'altezza, con pochi giocatori di livello... l'ossatura è la stessa del mondiale sudafricano, eccezion fatta forse per il laziale Gonzalez. Il Brasile non ha rubato niente, non ha certo entusiasmato, ma non lo farò mai, a meno che non prendano la scena il solito NEYMAR o il sinora poco utilizzato Lucas Moura. Scolari già nel 2002, con un Brasile più forte non mostrò sto gran calcio, paragonandolo ad altre epoche... Ti ricordi la difesa a 3?? Sacrilegio! Eppure sono convinto che farà strada, in prospettiva Mondiale. Sull'Italia poche righe, qualche segnale di risveglio c'è stato, per carità, ma penso che non avremo scampo contro la Spagna.. magari ci sarà maggior equilibrio nel punteggio ma loro sono più "sul pezzo", al di là del momento gossiparo in cui sono coinvolti la gran parte dei giocatori.
RispondiEliminala tua tesi sulla formazione è molto interessante, ma Prandelli da giorni sta puntando su Gilardino, credo proprio giocherà lui
Sì, sì, infatti, ho precisato subito che ero io a non essere a conoscenza di questa sua "universalità", in quanto purtroppo non ho la possibilità di seguire molte partite della Celeste al di fuori di queste occasioni ufficiali, Mondiali o Confederations che siano. Ribadisco però che non mi sembra una gran furbata: quando hai un bomber così prolifico, ad elevatissime percentuali realizzative nel suo club, lo devi utilizzare come punta e basta: visto come col Brasile può senz'altro esserti utile, e lui lo è stato ieri, ma alla fine l'Uruguay cosa ha ottenuto di concreto? Un pugno di mosche...
EliminaAnch'io penso che il Brasile farà strada al Mondiale (e ci mancherebbe pure), e che in un anno può e soprattutto "deve" crescere, perché al momento ha una gamma troppo limitata di soluzioni di gioco e in un torneo più lungo e duro come quello iridato la limitatezza di risorse si paga. Sull'Italia, infine, l'impresa è proibitiva ma, al di là dell'esito finale, in ogni modo credo che uscirà a testa alta. E Gilardino sicuramente sarà in campo, figuriamoci, il mio era solo un delirio "onirico - tattico" e nulla più, eheheh!!
lo diceva già il "catenacciaro" Rocco, meglio far spremere Lodetti su qualche fantasista che il contrario.. perchè la squadra pià penalizzata non sarà certo la sua, visto che meglio sottrarre un mediano dalla costruzione del gioco che non costringere Rivera a stare sul dirimpettaio... CAVANI ha fatto un partitone ma l'URUGUAY ha perso uno dei suoi uomini migliori in fase offensiva... quindi di fatto ci ha rimesso in pericolosità offensiva e ha guadagnato, per carità, un aiuto efficace in difesa. El Shaarawy credo non giocherà, davvero non ne ha più, e anzi, prevedo per lui la cessione eccellente.. Il MILAN a mio avviso farà un grande abbaglio, cedendo quello che con BALOTELLI rappresenterà il top italiano, e mi sbilancio, forse pure europeo, del decennio venturo, ma devono in qualche modo far fronte al colpo subito di TEVEZ alla JUVE. il Faraone piace al City, al REAL, al Psg, allo United, non propriamente a delle squadrette
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