Borini: gol all'Olanda e alla Spagna
Una dolcissima maledizione. E' quella che ha perseguitato il calcio azzurro negli ultimi due anni: essere sempre l'ultimo ostacolo a frapporsi fra la Spagna e un trofeo. Essere gli ultimi a cedere, gli ultimi irriducibili avversari delle Furie Rosse... più furiose che mai: essere i più bravi in Europa, dopo di loro, sia fra i giovani sia fra gli... adulti. Da Kiev 2012 a Gerusalemme 2013 la musica, in buona sostanza, non è cambiata: il problema è che quando arrivi fino in fondo, e ti guadagni il diritto a sfidare gli "stratosferici", è altissimo il rischio di incorrere in piccole grandi figuracce.
L'anno scorso, per i ragazzi di Prandelli, la figuraccia fu soprattutto nel punteggio, per una squadra che aveva già fatto più di quanto ci si potesse aspettare arrampicandosi fino alla finale continentale, e che però si approcciò male a quel fascinoso impegno, e lo gestì ancor peggio in corso d'opera (ai tempi, ne scrissi così). Oggi, lo smacco per la nostra Under 21 è stato più che altro sul piano del gioco, e a tal proposito non devono... esaltare più di tanto i soli due gol di differenza maturati alla fine fra le due rappresentative, visto che nelle battute conclusive i fenomeni di Lopetegui han rallentato il ritmo e sposato una sterile accademia, consentendo ai nostri di farsi sotto e di chiudere comunque con sommo onore la loro avventura.
Una dolcissima maledizione. E' quella che ha perseguitato il calcio azzurro negli ultimi due anni: essere sempre l'ultimo ostacolo a frapporsi fra la Spagna e un trofeo. Essere gli ultimi a cedere, gli ultimi irriducibili avversari delle Furie Rosse... più furiose che mai: essere i più bravi in Europa, dopo di loro, sia fra i giovani sia fra gli... adulti. Da Kiev 2012 a Gerusalemme 2013 la musica, in buona sostanza, non è cambiata: il problema è che quando arrivi fino in fondo, e ti guadagni il diritto a sfidare gli "stratosferici", è altissimo il rischio di incorrere in piccole grandi figuracce.
L'anno scorso, per i ragazzi di Prandelli, la figuraccia fu soprattutto nel punteggio, per una squadra che aveva già fatto più di quanto ci si potesse aspettare arrampicandosi fino alla finale continentale, e che però si approcciò male a quel fascinoso impegno, e lo gestì ancor peggio in corso d'opera (ai tempi, ne scrissi così). Oggi, lo smacco per la nostra Under 21 è stato più che altro sul piano del gioco, e a tal proposito non devono... esaltare più di tanto i soli due gol di differenza maturati alla fine fra le due rappresentative, visto che nelle battute conclusive i fenomeni di Lopetegui han rallentato il ritmo e sposato una sterile accademia, consentendo ai nostri di farsi sotto e di chiudere comunque con sommo onore la loro avventura.
DUE ARGENTI ONOREVOLI - Vicecampioni: c'è chi, in passato, ha deriso questa espressione ("Chi sarebbero i vicecampioni? Quelli che fanno gli onori di casa quando i campioni vanno in bagno?", scrisse un bel dì un celeberrimo opinionista). La realtà è chiaramente diversa: in certi tornei, raggiungere la semifinale è un grossissimo successo, e tutto ciò che viene in più, dopo, è tanto di guadagnato. Una medaglia d'argento vale tantissimo, perché in finale ci si è comunque arrivati, e una finale può essere decisa anche da eventi aleatori, che c'entrano solo in parte con i meriti e i valori tecnici. I due argenti azzurri 2012 - 2013, poi, valgono ancora di più: i nostri rappresentanti di ieri e di oggi hanno ceduto contro due compagini che sono espressione del momento in assoluto più felice, prospero, efficace di sempre del football spagnolo. Non è una questione di sistemi di gioco, di modo di stare in campo, di ragnatele di passaggi e di tiki taka: è il materiale umano che è di prim'ordine. Classe sopraffina, palleggio ai limiti della perfezione, intelligenza tattica, velocità, capacità di far correre il pallone. Un esempio di cosa voglia dire plasmare con sapienza i campioni del domani. Certo, poi ci vuole anche fortuna, perché i grandi cicli, nello sport, li fanno i fuoriclasse: ma se è vero che gli Iniesta e gli Xavi non nascono tutti i giorni, forse il calcio spagnolo rappresenterà un'eccezione anche in questo, visto che i Thiago Alcantara e gli Isco che stanno emergendo sembrano avviati a ripercorrere le orme degli illustri e pluridecorati colleghi.
UNA DELLE PIU' BELLE UNDER AZZURRE - Recriminazioni per l'Italia, dunque? Beh, la sensazione, al di là delle piccole défaillance contingenti, degli errori difensivi, dei cali atletici e via dicendo, è che, a Gerusalemme come a Kiev, fosse impossibile capovolgere il rapporto di forza. La Nazionale di Mangia, come un anno fa quella di Prandelli, aveva, questo sì, i mezzi per rendere meno netta la sconfitta (il 2 a 4, lo ripetiamo, è comunque dignitosissimo), meno evidente la differenza di valori, ma sempre sconfitta sarebbe stata. L'unico rimpianto è, semmai, di carattere storico: questa Under azzurra, lo dico senza tema di smentite, è una delle più forti di tutti i tempi. Forse solo la splendida compagine del grande Azeglio Vicini, biennio 1984 - '86, si può considerare superiore a questa, sul piano del tasso di classe, della personalità, della quantità di elementi di valore assoluto. E' una squadra, questa, che avrebbe stravinto buona parte degli Europei di categoria disputatisi fino al 2009, ossia prima della deflagrazione di questa generazione di fenomeni in maglia rossa, con la quale ha avuto la sfortuna di condividere la sua traiettoria agonistica.
Il team impostato da Ciro Ferrara (che errore abbandonare il lavoro coi giovani!) e perfezionato dall'ex tecnico del Palermo ha comunque segnato una cesura importante, nell'accidentato percorso recente del calcio italiano: perché ha imposto ai nostri club di prima fascia una parziale inversione di tendenza, dopo anni di ostracismo ai prodotti del nostro vivaio in favore dell'esperienza di ultratrentenni imbolsiti o del dubbio talento di stranieri improbabili. Sono talmente validi, questi ragazzi, che alcuni di loro sono riusciti a ritagliarsi, pur fra mille diffidenze, posti da titolare in Serie A (per non parlare degli "emigranti di lusso" Verratti e Borini). Hanno giocato molto, nelle ultime due stagioni, ma ancora non abbastanza, se si pensa invece all'esperienza addirittura internazionale già maturata da diversi elementi delle Furie Rosse. Ma nella prossima stagione, ad esempio, come potrà Insigne non diventare un uomo cardine del nuovo Napoli di Benitez?
Mangia: ottimo lavoro alla guida dell'Under 21
BARDI, BIANCHETTI, VERRATTI E... - La classe pura, il dinamismo, l'estro messo al servizio della squadra: doti che il folletto napoletano ha nitidamente fatto balenare nel corso della spedizione israeliana, fin quando le condizione fisica lo ha sorretto. E l'Euro Under 21 ci ha fatto scoprire anche un Bardi reattivo e capace di decisive prodezze (soprattutto contro l'Inghilterra e poi ieri, a limitare il passivo). La difesa, che veniva considerata la parte debole della fuoriserie azzurra, ha mostrato ieri un Bianchetti inesauribile, tempista, sempre presente a coprire le falle che la manovra spagnola inevitabilmente apriva nel tessuto della nostra squadra, mentre nelle gare precedenti Donati e Caldirola avevano sfoderato puntualità e autorevolezza nelle due fasi. Nel mezzo, per un Florenzi onnipresente (anche ieri, prima di cedere alla fatica, è stato fra i più continui e aggressivi, tanto da ritrovarsi sui piedi due palle gol) e un Marrone visto sciorinare visione di gioco, precisione e predisposizione al sacrificio prima di essere cancellato da un infortunio nel match iniziale, qualche perplessità ha destato Verratti: intendiamoci, Europeo sufficiente, ma lo si è visto sempre troppo "rintanato" a ridosso della difesa, troppo preso a fare filtro, mentre lui è un centrocampista completo che dovrebbe caricarsi sulle spalle il peso della manovra anche in fase di impostazione. Per un lavoro di pura quantità bastano anche elementi con piedi meno "nobili".
BARDI, BIANCHETTI, VERRATTI E... - La classe pura, il dinamismo, l'estro messo al servizio della squadra: doti che il folletto napoletano ha nitidamente fatto balenare nel corso della spedizione israeliana, fin quando le condizione fisica lo ha sorretto. E l'Euro Under 21 ci ha fatto scoprire anche un Bardi reattivo e capace di decisive prodezze (soprattutto contro l'Inghilterra e poi ieri, a limitare il passivo). La difesa, che veniva considerata la parte debole della fuoriserie azzurra, ha mostrato ieri un Bianchetti inesauribile, tempista, sempre presente a coprire le falle che la manovra spagnola inevitabilmente apriva nel tessuto della nostra squadra, mentre nelle gare precedenti Donati e Caldirola avevano sfoderato puntualità e autorevolezza nelle due fasi. Nel mezzo, per un Florenzi onnipresente (anche ieri, prima di cedere alla fatica, è stato fra i più continui e aggressivi, tanto da ritrovarsi sui piedi due palle gol) e un Marrone visto sciorinare visione di gioco, precisione e predisposizione al sacrificio prima di essere cancellato da un infortunio nel match iniziale, qualche perplessità ha destato Verratti: intendiamoci, Europeo sufficiente, ma lo si è visto sempre troppo "rintanato" a ridosso della difesa, troppo preso a fare filtro, mentre lui è un centrocampista completo che dovrebbe caricarsi sulle spalle il peso della manovra anche in fase di impostazione. Per un lavoro di pura quantità bastano anche elementi con piedi meno "nobili".
Rimango del parere che per il campioncino del Paris Saint Germain, come per Florenzi, come per lo stesso Insigne, avrebbe avuto più logica la partecipazione alla spedizione della Maggiore per la Confederations: un'esperienza essenziale per cominciare a inserirsi nel gruppo dei grandi, e vivere atmosfere, problematiche e situazioni tecniche simili a quelle di un Mondiale, osservando da vicino campioni fatti e finiti e cominciando a ritagliarsi spazi preziosi sul terreno di gioco. Comunque per loro è solo questione di settimane, così come dovrebbe presto rientrare nel giro prandelliano quel Borini già parte della rosa azzurra a Euro 2012 e in lenta risalita dopo i tanti infortuni: per lui, due gol nelle ultime due gare in Israele, pur con un'autonomia ridotta. Altri seguiranno: occhio a quelli già citati e anche al guizzante e fantasioso Saponara, che avrà l'occasione Milan, e a Gabbiadini, dalla sventola mancina potente e mortifera.
SPAGNA, DITTATURA DEL GIOCO - In definitiva, un'Italia che trova nel secondo posto continentale la sua collocazione ideale, al momento il massimo a cui potesse aspirare. Per capire come fosse impossibile salire sul gradino più alto, una semplice riflessione: il team di Devis Mangia ha quasi sempre giocato, in questo biennio, un calcio frizzante, gradevole, di iniziativa, ha attaccato e creato occasioni (emblematica la sfida con l'Inghilterra in questa fase finale della competizione, o, andando indietro, i due spareggi con la Svezia o la trionfale amichevole in Olanda). Ebbene, contro la Spagna è stato costretto a disporsi secondo l'antica tradizione italiana, lavorando in copertura e cercando di ripartire con fulminei contropiede, gioco riuscito pienamente solo due volte e che ha fruttato il gol di Immobile e l'occasionissima di Florenzi. Nulla di disdicevole, anzi, ma comunque una forzatura, la necessità di adattarsi al tipo di partita imposta da avversari superiori, contro i quali fare calcio aggressivo e d'attacco è pressoché impossibile, per il semplice fatto che lo attuano loro ed eseguono lo spartito in modo tale da prendersi in toto la scena, tenendo salde in mano le redini e lasciando ai dirimpettai pochi spiragli, limitati nel tempo e nello spazio d'azione, per imbastire frettolosamente una qualche manovra diversiva. Avidi di gioco e di gol, gli iberici, desiderosi di occupare quasi... militarmente il campo, di menare le danze dall'inizio alla fine. Per disinnescarli occorre essere perfetti, e sperare che, per una volta, loro non lo siano. Ma verrà il tempo.
analisi lucidissima Carlo,che mi sento di condividere. Esito a parte, bisogna investire su questi ragazzi, non far perdere altro tempo. Hai citato Bianchetti, ti ho già scritto che l'Hellas per fortuna lo ha trattenuto e io che lo seguo da quando era allievi dell'Inter sapevo che può ambire alla a. l'inter per Mazzarri abbisogna di terzini, e Donati in pratica è già stato ceduto al Leverkusen, non a una squadretta.. Gabbiadini è in mille trattative, ma pensi potrebbe essere meno utile di Bendtner alla JUve? Lì occorre ancora lavorare, secondo me.
RispondiEliminaGabbiadini pare andare verso Torino, in effetti, e di certo farebbe molto comodo alla Juve, a patto che gli venga data piena fiducia: la storia recente dice che in Italia, al primo errore, i giovani vengono cassati... Ricordo l'esperienza bianconera di Criscito di qualche anno fa, bollato come l'unico colpevole di alcune sconfitte e rispedito di corsa al Genoa come una bufala, e poi sappiamo che carriera ha fatto.. Forse la mentalità è leggermente cambiata in meglio, da allora, e il ragazzo dell'Under ha le qualità per ritagliarsi più di uno spazio.
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