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domenica 28 agosto 2016

NAZIONALE, SI RIPARTE. CLUB ITALIA VERSO FRANCIA E ISRAELE CON UN PO' PIU' DI GIOVENTU'...

                                        Ventura: inizia il viaggio verso il Mondiale 2018

Fra pochi giorni è già Nazionale, nel pieno rispetto dei ritmi frenetici del calcio d'oggidì. Iniziare un ciclo nuovo di zecca in queste condizioni, con la preparazione concentrata in pochi giorni e con un numero esiguo di vere partite nelle gambe dei convocati, non è il massimo della vita, anche perché gli impegni saranno subito probanti: vernissage a Bari contro la Francia, deludente vicecampione europea, e poi si farà sul serio in Israele, dove prenderà il via la nostra corsa al Mondiale. Su Giampiero Ventura CT ho già esposto le mie perplessità in un post pubblicato in tempi non sospetti, ossia nel giugno scorso. Va qui ribadito che dalla sua gestione ci si aspetta soprattutto quell'attenzione ai giovani che i suoi due predecessori, Prandelli e Conte, hanno lasciato in gran parte inattuata, dopo buone premesse.
BACINO RISTRETTISSIMO - Certo, la stagione calcistica italiana appena partita non rappresenta il brodo di coltura ideale per sviluppare un progetto simile. Dando uno sguardo ai teorici titolari delle grandi e delle medie della nostra Serie A, il quadro è al solito desolante: vedere tre - quattro italiani fra gli undici è già un miracolo, il più delle volte sono anche meno, con le sparute eccezioni di Milan, Sassuolo e Toro, che continuano con pervicacia a puntare sul "prodotto interno". Il bacino in cui pescare è dunque ancora ristretto, troppo ristretto. E' pur vero che chi ha guidato le rappresentative azzurre in questi oscuri anni di esterofilia spinta ha saputo davvero trarre il massimo da una situazione di emergenza, mantenendo la Nazionale maggiore e l'Under 21 su standard tutto sommato decorosi. 
DECORO E NULLA PIU' - Decoro, per la storia calcistica dell'Italia, significa quantomeno non fallire la qualificazione alle fasi finali di Europei e Mondiali, cercando poi di farvi bella figura. Ma è chiaro che oltre un certo limite non si possa andare, se manca non tanto la qualità (il nostro vivaio, nonostante tutto, continua a produrre ragazzi ben impostati tecnicamente, perché la tradizione di una scuola è dura a morire), quanto l'esperienza di alto profilo, il minutaggio nelle gare internazionali, l'abituale frequentazione delle zone nobili del massimo campionato, delle sfide di vertice. Quello è il punto di rottura, l'incrocio in cui la strada del football italiano diverge da quelle percorse dai movimenti calcistici più aperti al lancio di forze fresche. 
Per questo ho valutato positivamente l'esperienza azzurra in terra francese di un paio di mesi fa: con quella squadra, buona ma non eccelsa, Conte ha centrato un ottimo traguardo, e poco ci mancava che entrasse addirittura fra le prime quattro del Vecchio continente. L'elevata professionalità di uomini di campo come il neo coach del Chelsea e come Di Biagio, tatticamente all'avanguardia ma eccellenti anche in tema di preparazione atletica e doti motivazionali, sta consentendo al nostro malandato pallone di restare a galla in condizioni proibitive, grazie alla valorizzazione di bravi giocatori costretti a giostrare nelle retrovie del calcio che conta, chiusi da stranieri spesso di dubbio valore; ma tutto ciò può servire a cogliere risultati parziali, intermedi (come il superamento di una fase eliminatoria, per l'appunto), o exploit isolati (come l'eliminazione ai rigori per mano tedesca nell'Exagone), non a costruire cicli vincenti di lunga durata.
VENTURA IN PRIMA LINEA - Auspicare un cambio di tendenza nel modus operandi dei nostri grandi club è pura utopia, quantomeno nel breve periodo. Ergo, il neo cittì dovrà arrangiarsi e forzare la mano ai colleghi allenatori di società, imponendo in rappresentativa giovani che faticano a farsi largo nelle squadre di appartenenza e pescando poi abbondantemente fra le "medie", dando spazio e minuti di gioco ai vari Benassi, Berardi e Belotti, assumendosi in prima persona l'onere di formarne  lo spessore internazionale che mai potranno acquisire in altra maniera; e dovrà tenere almeno un occhio costantemente all'estero, guardato spesso con freddezza da altri selezionatori prima di lui: ricordiamo che quest'estate sono partiti per lidi stranieri, fra gli azzurrabili, Soriano, Zaza e Pepito Rossi, né si potrà trascurare Pellè solo perché si è spinto in un campionato lontano e non irresistibile come quello cinese. 
LINEA VERDE? QUALCOSA SI MUOVE... - Per intanto, ci sono da valutare le prime convocazioni, e mi pare che fra luci ed ombre i segnali dell'apertura di un effettivo nuovo corso si intravedano distintamente, tra le righe: le chiamate di Donnarumma, Romagnoli e del citato Belotti, la fiducia data a chi fece inutilmente anticamera per la spedizione parigina, ossia Rugani e Pavoletti, il provvidenziale ripescaggio degli ottimi Bonaventura e Gabbiadini vanno nitidamente in questa direzione. Possono suscitare perplessità le rinunce a Insigne ed El Shaarawy, ma avranno indubbiamente pesato i responsi delle prime uscite di Napoli e Roma, mentre mi risulta difficile pensare che i due non possano avere un ruolo di primo piano nel biennio in cui si dovrà sgomitare con la Spagna per un posto a Russia 2018. 
ATTESE CONFERME DA DE SCIGLIO E PELLE' - Per il resto, come lo stesso Ventura aveva anticipato nella conferenza stampa di presentazione in luglio, non si poteva che ripartire dal tanto di buono lasciato in eredità da Euro 2016, sia per l'esito complessivamente felice di quel torneo, sia per la mancanza di tempo a disposizione per le sperimentazioni. In particolare De Sciglio e Pellè dovranno definitivamente consolidare la continuità di rendimento ad alto livello sciorinata nella kermesse continentale; giusto il premio ad Ogbonna, che nella sfortunata (e inutile) gara con l'Irlanda si era dimostrato difensore affidabile, per quanto senza lampi particolari ed esclusivamente dedito a compiti di pura copertura; in quella stessa gara Bernardeschi fece male, ma si trovò ad operare in un contesto estremamente problematico (formazione rifatta da capo a piedi, un mosaico autentico), e ha il talento per diventare una sicurezza del gruppo. 
RINNOVAMENTO DI RANGHI E CONTINUITA' DI SPIRITO - Poi, chiaro, come per ogni nuovo selezionatore, non mancano le scelte che dividono: Montolivo da tempo poco convincente in azzurro come in maglia rossonera, il De Rossi protagonista dell'ennesima alzata di ingegno comportamentale nel preliminare di Champions, un Marchetti che non riesce a scollarsi di dosso i suoi alti e bassi. Poca roba, in fondo: al momento le impressioni sono positive, il resto verrà. Con Verratti, il Club Italia recupera il punto di riferimento a centrocampo e il potenziale leader del futuro, tornerà Giaccherini, fra i migliori azzurri in assoluto a Euro 2016 (strepitosa in particolare la sua gara contro le Furie Rosse) e al momento fermato da acciacchi fisici, tornerà Perin, arriveranno, fra gli altri, Benassi e soprattutto Berardi, scatenato in questo avvio di stagione ma lasciato all'Under per le sfide decisive dell'Europeo. Ancora una volta, nonostante un campionato sempre più... globalizzato, si riparte da una buona base: al valorizzatore Ventura il compito di far sbocciare le forze nuove, toccando poi i giusti tasti psicologici per non disperdere il patrimonio di compattezza e di convinzione che animò il gruppo di Conte, per mantenere almeno in parte, nel rispetto della propria idea di football, il filo della continuità con una squadra che, in estate, aveva trovato una precisa identità tecnica, tattica e morale. 

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