Powered By Blogger

sabato 22 dicembre 2018

SANREMO 2019: IL CAST PIU' SPIAZZANTE E CONTEMPORANEO DI SEMPRE. RENGA, NEK, ARISA, VOLO E ULTIMO CORRONO PER LA VITTORIA, MA OCCHIO AI NUOVI...


Sarà il Sanremo della svolta? Lo si è detto più volte in passato, e spesso a sproposito. Stavolta, però, qualcosa di diverso è accaduto: dopo l'approccio relativamente "morbido" dell'anno scorso, con la composizione di un cast tutto sommato classicheggiante impreziosito da qualche artista di nicchia, Claudio Baglioni ha rotto gli indugi confezionando un Festival "da trincea", coraggioso, spiazzante, non banale. Raramente si era visto un gruppo di concorrenti come quello annunciato nelle due serate televisive dedicate alle nuove leve: l'angolo - nostalgia è stato quasi completamente azzerato, eccezion fatta per il tributo a due grandi dive pop, e si è fatto spazio a rappresentanti dei mondi indie e rap in una misura senza precedenti. 
CAST-AZZARDO - A proposito di precedenti: andando indietro nel tempo, i cast che più si avvicinano a quello appena reso noto, per livello di "azzardo" osato dal direttore artistico di turno, sono quelli del 2014 e del 2017. L'ultimo Fazio offrì la ribalta a personaggi fuori dal grande giro commerciale, quali Perturbazione, Bloody Beetroots, Riccardo Sinigallia e Giuliano Palma; la terza rassegna griffata Carlo Conti propose fra i big tanti giovani (Elodie, Sylvestre, Comello, Bravi, Meta, Raige) sicuramente non in linea con i gusti un po' datati del pubblico dell'ammiraglia Rai. Ma stavolta l'asticella si è davvero alzata: molti fra i magnifici 24 di Sanremo 2019 rappresentano una sfida all'ordine costituito del microcosmo festivaliero, e soprattutto una finestra spalancata sul mercato. E già, perché il cantautore romano sprovveduto non lo è di certo: non si è cullato sugli allori dell'audience dell'ultima kermesse, perché il gradimento televisivo non è andato di pari passo con quello discografico; solo i due vincitori Meta e Moro, Annalisa, Lo Stato sociale e Ultimo hanno raggiunto il traguardo del disco di platino coi loro singoli, mentre la compilation, tradizionale ammazza - classifiche, si è fermata all'oro. E Sanremo non può permettersi di diventare un evento esclusivamente televisivo: deve essere in linea con le tendenze canore della penisola, anticiparle o comunque seguirle, lanciare opere che poi possano godere di lunga e florida vita anche fuori dall'Ariston e lontano dalla settimana rivierasca. 
VINTAGE AI MINIMI STORICI - Su questo presupposto nasce il listone unico del 69esimo Festivalone. Un cast "giovane e per i giovani", avrebbe detto il caro vecchio patron Vittorio Salvetti; un cast che vuole aiutare l'industria musicale italiana a uscire dalle secche, implementando il giro d'affari grazie a nomi sulla cresta dell'onda. Così, come si diceva, lo spazio amarcord è quasi scomparso: lo occupano soltanto Patty Pravo e Loredana Bertè, l'ex ragazza del Piper che viene considerata l'ultima diva della nostra canzone, e una donna che, dopo anni difficili sul piano umano e professionale, ha saputo rilanciarsi grazie anche a ritrovate doti vocali. La prima, oltretutto, non sarà sola, ma si presenterà accompagnata da Briga, una delle tante stelline made in "Amici". 
POKER D'ASSI PER LA VITTORIA - Il pop italiano tradizionale, pur se adeguato ai tempi, è rappresentato da grossissimi calibri come Francesco Renga, Il Volo, Arisa e Nek, ossia tre ex vincitori e un artista che, tornato alla ribalta con l'inatteso secondo posto del 2015 ("Fatti avanti amore"), ha la possibilità di prendersi la rivincita proprio sui tre ex bambini prodigio, che quell'anno arrivarono primi al traguardo. Si tratta di quattro superbig che da soli basterebbero a rendere avvincente la gara di febbraio: a rigor di logica e tenendo conto del palmarès e degli exploit recenti, proprio loro dovrebbero giocarsi il successo finale assieme a un Ultimo in stato di grazia, rivelazione a 24 carati. Occhio però, perché da un lotto di Campioni così anticonvenzionale potrebbero venire fuori sorprese anche clamorose: del resto, gli Stato Sociale non hanno forse sfiorato il trionfo un anno fa, da sconosciuti o quasi al pubblico generalista? 
SANREMO SI SVECCHIA - Sarà un Sanremone molto "indie" e molto rap, genere quest'ultimo pressoché ignorato dall'edizione 2018 ma che non poteva rimanere fuori dal nuovo Festival, dopo un anno in cui ha quasi monopolizzato le prime posizioni delle chart. Ecco dunque Zen Circus, Motta, Ex Otago, Ghemon, Achille Lauro: roba da far venire i capelli bianchi, non fosse che l'utente medio di Rai 1 i capelli bianchi già li ha... Battute a parte, più contemporaneità di così si muore: Sanremo si svecchia, e lo fa veramente, con fatti concreti; pronto, se è il caso, anche a pagare dazio all'Auditel. Cosa che peraltro, secondo me, non accadrà, perlomeno non in termini catastrofici: gli spettatori del festival si sono dimostrati, negli ultimi tempi, molto più ricettivi alle novità di quanto si pensi. Si diceva infatti dell'edizione 2017, piena di volti tutt'altro che tradizionali eppure baciata da un successo catodico oceanico. Così come le innovazioni nel format, alla fine, non incidono più di tanto: l'anno passato, con l'abolizione delle eliminazioni, si pensava a una fuga dei teleutenti, e invece...
CHI DOMINA LE CHART - Torniamo al cast, che strizza come non mai l'occhio ai ragazzini, ai millennials: assieme ai nomi appena citati, ecco i Boomdabash, artefici del ritorno alla ribalta della Bertè col loro singolo estivo "Questa sera non ti dico no", ecco Irama ed Enrico Nigiotti, già cimentatisi fra le Nuove Proposte sanremesi ma passati anche attraverso i talent; e poi la coppia Federica Carta - Shade, big a tutti gli effetti grazie al triplo platino con "Irraggiungibile". Sì, perché questi ragazzotti sono tutti collezionisti di certificazioni FIMI, è gente che i dischi ancora riesce a venderli, e questo per chi "costruisce" il Festival dovrebbe sempre essere un punto fermo nella scelta di larga parte dei concorrenti, per mantenersi a galla nel mutevole mare magnum della musica leggera.
ROCK, CANTAUTORATO, IMPEGNO - Il quadro dei partecipanti si completa con personaggi ugualmente stuzzicanti: pilastri del rock italiano come i Negrita, una Paola Turci giustamente riscoperta grazie alla splendida partecipazione del 2017, e ancora Daniele Silvestri, per la quota "cantautorato di classe"; poi un altro ex vincitore come Simone Cristicchi, che però torna... sul luogo del delitto dopo aver percorso strade artistiche diverse e controcorrente (teatro civile), e un Nino D'Angelo che di primo acchito non inserirei nella quota vintage in quanto ha sempre dimostrato di sapersi costantemente rinnovare, e non a caso si presenterà in Riviera assieme a Livio Cori, rapper e attore. C'è infine Anna Tatangelo, unica rappresentante degli artisti perennemente in cerca di rilancio o della definitiva affermazione, categoria che fino a pochi anni fa faceva la parte del leone nel cast e che invece Baglioni ha ridotto ai minimi termini: visto che, al proposito, fra gli altri aveva presentato un pezzo anche Lisa, vengono da farsi domande sull'effettiva utilità di uno show pur riuscito come "Ora o mai più", che nei mesi scorsi ha tratto fuori dall'oblìo ottimi talenti musicali anni Ottanta e Novanta, per i quali però le porte di Sanremo continuano a rimanere sbarrate. 
ROVAZZI E BAUDO: PROMOSSI. COMMOZIONE PER GENOVA - Il listone unico, come è noto, è stato quest'anno integrato dai vincitori delle due serate di Sanremo Giovani, Einar e Mahmood, che quindi avranno la possibilità di scontrarsi ad armi pari con i suddetti Big. Qualche considerazione sulla kermesse pre natalizia va fatta, e non mi sottraggo. Ha innanzitutto funzionato alla perfezione la coppia Rovazzi - Baudo: il primo è sembrato un presentatore carico di esperienza specifica, tale è stata la disinvoltura con la quale si è mosso sul palco del teatro del Casinò; il secondo, pur lievemente appannato dall'inclemente trascorrere del tempo, non ha avuto autentici momenti di cedimento e ha retto dignitosamente la scena, mostrando anche una notevole preparazione sui tanti nomi "da ventunesimo secolo" inseriti da Baglioni fra i Campioni. Struggente e commovente, anche perché in parte inattesa, è stata la parentesi che giovedì il Pippo nazionale ha dedicato alla tragedia di Ponte Morandi e alle difficoltà di una Genova che però sta già ripartendo, con dignità e volontà feroce, in questo ben spalleggiato dai "nostri" Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu.
LA GARA DEI GIOVANI? MEGLIO A FEBBRAIO - Parlando della gara, l'idea di riservare al concorso degli emergenti uno spazio autonomo in dicembre non mi è parsa sinceramente granché: il gradimento del pubblico è risultato assai tiepido, i ragazzi in competizione sono stati relegati a una platea ristretta, sottraendo loro quella sconfinata del Festival vero e proprio. Tutto questo, mentre negli ultimi anni le nuove proposte avevano trovato una collocazione più degna, tolte dalla semiclandestinità delle ore notturne e piazzate, da Carlo Conti per primo, in apertura delle varie serate. Non è questo il modo per aiutare i giovani a trovare visibilità: i giovani devono andare in gara a febbraio, inseriti nella formula che nel tempo si è dimostrata la più azzeccata ed efficace. Questa novità, invece, terrà lontani dall'Ariston talenti autentici come La Zero e il suo impegno sociale da teatro-canzone (sulla scia di Mirkoeilcane), gli originali e in parte già affermati La Rua, l'energico rock dei Mescalina, la varietà musicale di Fedrix and Flaw, la spiazzante contemporaneità dei Sisma, l'estro di Marte Marasco, la presenza scenica di Federico Angelucci, le doti autoriali di Federica Abbate. Mi sembra un passo all'indietro, più che un balzo nel futuro.

1 commento:

  1. Per carità, io sono un classe 1965 e quindi ormai ragiono da "vetusto", ma francamente un Festival della canzone dove mancano sia i grandi "venditori" (Ramazzotti, Pausini, Rossi, Ligabue) che i grandi autori (Fossati, Venditti, De Gregori, Carboni) non mi sembra possa essere definito in toni trionfalistici. Chiaro che nessuno dei nomi che ho menzionato ha voglia o interesse a partecipare, ma che la canzone italiana sia rappresentata da indie e rap con spruzzatine nostalgiche e senza veri "poeti" (l'ultimo secondo me è stato Cristicchi) non mi entusiasma granchè. Vedremo se sarò smentito e se ascolterò la nuova "L'uomo coi capelli da ragazzo" o la nuova "Ruba".

    RispondiElimina