Aurora Galli: ha segnato il 2-0 (foto Guerin Sportivo)
Le azzurre del calcio fra le prime otto nazionali del pianeta. Miglior risultato di sempre eguagliato, accadde l'unica volta nel 1991, una vita fa. Ma oggi vale di più, molto di più: perché all'epoca, e sia detto senza offesa alcuna ma come mera constatazione, il football femminile italiano era un mondo distante anni luce da ciò che è diventato quasi trent'anni dopo. Era un'impresa portata coraggiosamente avanti da un drappello di volenterose appassionate, quasi senza alcuna copertura mediatica, fra diffidenze e sarcasmi che, in parte, sono tuttora duri a morire; un continuo remare controcorrente alla ricerca di un progresso, di un salto di qualità che non arrivava mai. Nel 2019 il "pallone in rosa" non è improvvisamente diventato un fenomeno colossale, ovunque radicato, per il quale Paesi interi si fermano. Ma è cresciuto, l'ho già scritto qualche giorno fa: si è sviluppato tatticamente e tecnicamente, e proprio grazie a questa crescita ha guadagnato appeal e conquistato una visibilità che sembrava impossibile da raggiungere appena qualche mese addietro.
CON LA CINA RISCHI PIU' TEORICI CHE REALI - Per tutto questo, i quarti di finale centrati nel "Mondial" in corso in Francia hanno un peso specifico enorme, come risultato immediato e in prospettiva, se il movimento del calciodonne nazionale saprà adeguatamente valorizzare tale traguardo. Sul campo, l'ostacolo Cina è stato superato con qualche difficoltà. Più teorica che reale, perché le asiatiche non hanno certo collezionato palle gol in serie, anzi. La sofferenza ha avuto origine, in parte, dall'atteggiamento delle nostre, già palesatosi in precedenti gare ma molto più evidente in quella di ieri a Montpellier: ossia una certa tendenza alla passività, all'attesa delle mosse avversarie. Il tanto vituperato ma sempre efficace "calcio all'italiana", che però ha anche le sue controindicazioni, perché se si concede troppo margine di manovra a chi ti sta di fronte, si finisce poi col cedere l'iniziativa e faticare terribilmente a riprenderla. Un gioco che aveva funzionato egregiamente al debutto con l'Australia, fra chiusure puntuali e ripartenze rapide e ficcanti, ed era servito a limitare i danni contro il forte Brasile. Al cospetto delle cinesi, complice anche un calo fisico di Sara Gama e compagne, la saggia prudenza si è trasformata troppo spesso in difesa affannosa, con la squadra schiacciata davanti alla propria area.
AZZURRE SULLA DIFENSIVA - Per carità, va bene tutto e il risultato raggiunto è tutto grasso che cola: io stesso avrei messo la firma su un quarto di finale. Ma, visto che il calciodonne è diventato adulto, è giusto che... cominci ad essere sottoposto a critiche simili a quelle che noi incontentabili riversiamo sugli illustri colleghi maschietti. Lo dico perché l'Italia di Milena Bertolini ha dimostrato un certo camaleontismo di schemi, ossia la capacità di mutare atteggiamento tattico sia nei novanta minuti sia da un match all'altro. Ad esempio, contro la Giamaica, cioè quando c'era la necessità di aggredire per rimpinguare la differenza reti, le nostre lo hanno fatto, trovando con una certa disinvoltura la via del gol, per quanto, anche in quella gara, nelle battute iniziali della ripresa e già sul 3-0, sia riemersa la natura "italianista" del complesso, con il pallino ceduto alle peraltro innocue centroamericane. Gianni Brera ai suoi tempi avrebbe parlato di "squadra femmina", senza sapere che un giorno tali concetti si sarebbero potuti applicare proprio al football in rosa...
GLI EPISODI SALIENTI - Probabilmente, lo ripeto, hanno recitato un ruolo decisivo il caldo e la tensione per la partita più importante (finora) della carriera di queste ragazze, che oltretutto stanno dando il 101 per cento e ci sta quindi che tirino un attimo il fiato. Dopodiché, come accennato, i pericoli sono stati pochi, e tutti concentrati nel primo tempo: un tiro di Yan dal limite alzato sopra la traversa da Giuliani, un palo colpito di testa da Ying e un tentativo in diagonale della stessa Ying smorzato in corner da Bartoli. A quel punto, peraltro, le azzurre avevano già sbloccato il risultato: fuga di Giacinti sulla destra dopo aver recuperato palla e preciso passaggio per Bonansea che tentava il lancio per Bartoli, su cui usciva il portiere; la palla schizzava verso la stessa Giacinti, che aveva seguito l'azione portandosi dentro l'area e che di sinistro trovava lo spiraglio giusto per l'1-0. Prima dell'intervallo Bergamaschi sfiorava anche il raddoppio in contropiede, ma il suo destro era respinto da Shimeng. La ripresa si apriva con la rete del 2-0 che chiudeva il conto, un'invenzione di Galli che, da fuori area, lasciava partire un tiro non fortissimo ma estremamente preciso, che si insaccava nell'angolino basso.
LINARI SUPER - Poi, come detto, il forcing continuo, monotono, privo di idee delle cinesi, che un'Italia atleticamente più in palla avrebbe eluso con agilità portando altre minacce negli spazi lasciati liberi dalle rosse. In trincea, emergeva una colossale Linari, che si è presa sulle spalle il grosso del lavoro difensivo, con anticipi e chiusure innumerevoli e impeccabili. Molto bene Bartoli nelle due fasi, tanto da aver messo lo zampino anche nell'azione della prima rete, mentre Giuliani ha brillantemente superato gli impacci iniziali coi piedi, dando sicurezza alle compagne con uno stile magari non ineccepibile ma funzionale al raggiungimento dello scopo.
BONANSEA E GIRELLI IN PANNE, GIACINTI SUGLI SCUDI - Si è poi vista, nel mezzo, la solita Giugliano generosissima e dinamica, mentre Girelli ha questa volta girato a vuoto e la stessa Bonansea non ha saputo estrarre dal cilindro le alzate d'ingegno e le accelerazioni spesso decisive nelle precedenti uscite. E' in compenso salita in cattedra Giacinti, che ha impostato e concluso l'azione dell'1-0 e sfiorato un'altra segnatura nel recupero, con un rasoterra deviato in angolo dal portiere. Va bene così, va più che bene. Perché, lo ripeto in chiusura, qui non siamo di fronte a un semplice superamento del turno: queste ragazze stanno realizzando un'impresa che potrebbe avere valenza epocale per il futuro del calcio femminile in Italia. E seguirle con trepidazione alla tv, impararne a memoria nomi, fattezze e caratteristiche tecniche, fa parte in fondo di questo balzo in avanti di cui, probabilmente, solo fra molti anni apprezzeremo appieno la portata.
Nessun commento:
Posta un commento