Powered By Blogger

mercoledì 19 giugno 2019

MONDIALI CALCIO DONNE, PER L'ITALIA PRIMO TURNO SUPERATO E PRIMA SERATA SU RAI UNO. UN EXPLOIT EPOCALE

                                           Barbara Bonansea (foto Guerin Sportivo)

Comunque vada, sarà un successo: era il tormentone inventato da Piero Chiambretti per un Festival di Sanremo di parecchi anni fa. Una massima che, oggi, possiamo tranquillamente applicare alle azzurre del pallone. A prescindere da come finirà il Mondiale francese, infatti, in pochi giorni il nostro movimento calcistico femminile ha compiuto un balzo in avanti enorme, sul piano della visibilità e della credibilità interna e internazionale, e tutto questo grazie al cittì Milena Bertolini e alle sue ragazze. E' diventato adulto, è maturato tutto d'un colpo: con i pro e anche i contro che uno sviluppo così rapido comporta, certo, ma intanto può dire di aver finalmente fatto la voce grossa, dopo anni sottotraccia a inseguire progressi che tardavano a venire. 
NON E' UNA BOLLA DI SAPONE - Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: non si tratta, almeno a mio parere, di un boom artefatto, di una montatura pubblicitaria. La crescita del calciodonne italico è vera e genuina, perché nasce con delle basi, ossia dalla passione di praticanti e semplici appassionati, da una evidente evoluzione tattica e tecnica e, conseguentemente, da risultati pratici che sono sotto gli occhi di tutti, mostrati al mondo intero da una Nazionale che ha superato il primo turno con una partita di anticipo, vincendo il proprio girone davanti ad avversarie più reputate come Australia e Brasile. Serata storica, quella di ieri, non solo per l'obiettivo sportivo centrato: con il duello fra l'Italia e la Seleçao, il calcio femminile è approdato per la prima volta alla prima serata sulla rete ammiraglia Rai, ed è stato un approdo trionfale, con oltre sei milioni e cinquecentomila spettatori, una cifra pazzesca, incredibile. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo, fino a pochissimi anni fa?
SERATA TV TUTTA ROSA - Ma anche questa oceanica attenzione del pubblico, le nostre prodi fanciulle se la sono guadagnate e sudate, senza alcuna spintarella, senza campagne di stampa compiacenti. Lo hanno fatto dimostrando il loro valore sul campo, che alla fine è la sola cosa che conti, nello sport. Così, abbiamo assistito a una serata tutta in rosa: Tiziana Alla, Patrizia Panico e Giorgia Cardinaletti per cronaca e interviste allo stadio di Valenciennes, in studio Monica Matano e Cristiana Capotondi, che è vicepresidente della Lega Pro e che sta prendendo molto sul serio questo incarico così insolito per un'attrice professionista. Unici maschietti intrusi, Tiziano Pieri per l'inevitabile moviola e, soprattutto, Pablito Rossi, ossia un mostro sacro del calcio mondiale, scelto probabilmente non a caso, proprio per rendere appieno l'idea dell'importanza dell'evento. Chiaro, è solo un punto di partenza, tanto è ancora il terreno da recuperare nei confronti delle grandi potenze del football in rosa, ma certi traguardi non si raggiungono per caso. 
CRESCITA TECNICA E TATTICA - Dicevo del livello tecnico: il progresso rispetto agli anni Novanta, epoca in cui per lavoro mi capitò spesso di assistere a partite di calciodonne, è stato esponenziale. Il Mondiale francese ci sta mostrando una squadra italiana organizzata, con un'idea di gioco ben visibile, a tratti persino camaleontica nella strategia di gara, un team formato da giocatrici capaci di trattare il pallone con proprietà, e financo dotate di una discreta tenuta atletica. Una squadra matura perché ha sostanzialmente superato tre test molto diversi: contro l'Australia si è esaltata in un gioco molto scarno e semplice, all'italiana vecchia maniera, basato su una salda tenuta delle posizioni difensive per poi scattare in rapidi affondo; contro la Giamaica, l'avversaria più abbordabile, si è trovata invece a dover fare la partita dando un occhio alla differenza reti, e ci è riuscita appieno, concedendo giusto qualche minuto di innocuo sfogo alle rivali dopo il 3-0 per poi mettere a segno altri due gol. Infine, contro il Brasile, nel match che ha acceso i grandi riflettori televisivi sulle nostre rappresentanti, l'interpretazione tatticamente più sottile e difficile: gestire un risultato che ci dava il primo posto nel raggruppamento senza però abbandonarsi alla spinta offensiva delle sudamericane, ma cercando comunque di alzare il baricentro ogni volta che se ne presentava l'occasione e di tenere sul chi vive la terza linea verdeoro. Missione compiuta, tutto sommato: le nostre sono andate in sofferenza autentica unicamente in due periodi, grosso modo nelle fasi centrali dei due tempi, ma senza ammassarsi nella loro area, senza chiudersi a riccio; sono state infilate su un rigore molto dubbio, per un contrasto spalla contro spalla, mentre nel primo tempo, dopo una parata d'istinto di Giuliani sulla fuoriclasse Marta, avevano sfiorato il vantaggio con una bella volée di Bonansea su cross di Guagni al culmine di una elegante trama sulla destra, senza dubbio la più bella azione dell'incontro.  
BONANSEA E LE ALTRE - Già che ci siamo, facciamo un po' di nomi: la difesa azzurra è chiusa con autorità da Gama, Linari e Bartoli, col portiere Giuliani che sa anche compiere interventi prodigiosi come in occasione del tacco di Marta nella prima frazione; a centrocampo c'è lo scricciolo Giugliano che è il classico mastino, e che ieri è cresciuta dopo un avvio un po' incerto; Bonansea è un incursore di classe, continuo e decisivo, Girelli una punta opportunista, efficace e generosa. Sono valori di assoluto rispetto che, onestamente, non so dove possano portarci, ma un quarto di finale credo sia alla portata, tanto per cominciare, e rappresenterebbe un volano promozionale ancora più efficace per il nostro calciodonne, che di questo soprattutto continua ad aver bisogno, per abbattere quanto resta del muro di perplessità eretto da chi, evidentemente non guardando le partite, continua a sostenere che il football non sia sport da donne. Ai maschietti, le ragazze cedono qualcosa dal punto di vista del tono fisico e del dinamismo, ma si assiste così a un gioco meno veloce, meno frenetico di quello a cui ci siamo abituati in questi ultimi lustri. Un calcio forse un po' "agé" sul piano stilistico, ma non per questo brutto a vedersi e in ogni caso, lo ripeto, con una precisa dignità tecnico - tattica. E allora, che l'avventura in terra di Francia continui. 

Nessun commento:

Posta un commento