Cutrone, autore del 2-0 (foto Guerin Sportivo)
L'Europeo azzurro è finito ieri sera a Reggio Emilia? Temo di sì, anche se mai come in questo caso sarei felicissimo di essere smentito. Ma il fatto di doverci aggrappare, ancora una volta, ad astrusi calcoli matematici e a più o meno improbabili risultati favorevoli su altri campi, è già una mezza sconfitta per un torneo casalingo che si era affrontato col chiaro obiettivo di arrivare fino in fondo. La Spagna ha vinto il girone nonostante la netta sconfitta patita contro di noi all'esordio; l'ha fatto sommergendo sotto un imbarazzante pokerissimo (o manita, come si dice da quelle parti e purtroppo anche da noi) quella Polonia alla quale i nostri baldi giovanotti non sono stati in grado di fare lo straccio di un gol. Un risultato che ha fatto giustizia del non gioco praticato dai biancorossi snudandone gli enormi limiti tecnici, ma che ha nel contempo messo ancor più in risalto l'assoluta mediocrità della nostra prova contro i medesimi avversari, qualche giorno fa.
COL BELGIO? BENE MA NON BENISSIMO... - Dopodiché, certo, l'Italia ha chiuso il primo turno battendo il Belgio, e lo ha fatto tutto sommato bene. Bene, ma non benissimo, ecco. Sono stato forse un po' severo fin dall'inizio con questa nostra Under, ma sto limitandomi a giudicare prestazioni mai del tutto convincenti. Anche contro i Diavoli Rossi, per dire, il rendimento complessivo è stato all'altezza sono in alcuni momenti della gara. Una partenza bruciante, con un gol sfiorato di testa in tuffo da Barella su cross di Pezzella e un diagonale di Chiesa di poco alto, poi una lunga fase centrale di stanca, con ritmi bassi e poche idee, fino al provvidenziale gol del citato Barella, bravo a riprendere una respinta del portiere su sua precedente conclusione. L'1-0 ha sbloccato i nostri anche psicologicamente, la manovra ha preso a fluire con maggiore continuità, grazie al buon lavoro del pacchetto di mezzo, in primis il cagliaritano già perno della Maggiore e Locatelli, che ha giocato molti palloni con intelligenza e proprietà e dato a Pellegrini maggior libertà di spaziare più a ridosso della prima linea.
DOPO IL 2-0 LA MIGLIORE ITALIA - All'8' della ripresa Cutrone ha raddoppiato con una deviazione di testa su cross dello scatenato Pezzella, dai cui piedi era già partito il traversone per il vantaggio, poi ci sono state occasioni per Mandragora (gran sinistro e gran risposta del portiere De Wolf), ancora Cutrone e Locatelli. E' stato, quello, il miglior momento della nostra selezione, che poi è incappata in un nuovo black out (forse per le notizie che giungevano da Bologna?) permettendo ai belgi di accorciare le distanze grazie a una prodezza balistica di Verschaeren, prima di un ritorno di fiamma nel finale, con Mancini che colpiva il palo con un'inzuccata sugli sviluppi di un corner e Chiesa che andava a sigillare il risultato con uno splendido destro che, senza l'aiuto del Var, l'arbitro avrebbe incautamente annullato per fuorigioco: questione di centimetri, forse millimetri, in questo caso come in quello di Orsolini contro la Polonia.
BARELLA LEADER, PEZZELLA RIVELAZIONE - Al di là della vittoria, comunque meritata, restano alcune risultanze inquietanti. Una difesa che, come nella precedente partita, ha di fatto concesso agli avversari uno stupefacente 50 per cento di percentuale realizzativa (due palle gol create, una finalizzata: l'altra l'aveva salvata Meret in respinta su Lukebakio, nella fase iniziale del match). Poi, un gioco troppo discontinuo e intermittente, quando si è manifestato, o più spesso improvvisato (e mi riferisco soprattutto alle prime due gare), affidato agli spunti degli uomini di maggior classe distribuiti fra seconda e prima linea. Ieri Barella si è preso sulle spalle la squadra, lottando nel mezzo, inserendosi, tirando, ben coadiuvato da Locatelli e da un Mandragora più in vena rispetto all'infausta serata polacca. In compenso, in avanti si è un po' eclissato Chiesa, che ha giocato la peggiore delle sue tre partite in questo Europeo riscattandosi parzialmente in chiusura con la perla del 3-1. Degli altri azzurri, è piaciuto soprattutto Pezzella, abile a fare ciò che non ha fatto Dimarco nelle precedenti uscite: spingere con costanza sulla sinistra e mettere palloni precisi nel mezzo. C'è semmai da chiedersi dove l'avessero nascosto, Udinese e Genoa, nel corso dell'ultima stagione, un'annata che il giocatore ha vissuto quasi interamente da spettatore.
I LIMITI DELLA GESTIONE DI BIAGIO - Ma la sensazione che lascia questa Under è quella di essere l'ennesima incompiuta targata Di Biagio. Ottimo calciatore in passato, bravissimo ragazzo da sempre, come allenatore non ha ancora mostrato di valere la panchina di una Nazionale, ancorché giovanile. Gli auguriamo di prendersi le sue rivincite già nei prossimi giorni, se la Dea bendata gli offrirà la chance di un ripescaggio, ma non si può non sottolineare come certe défaillance si siano puntualmente ripresentate, nel corso dei suoi tre bienni azzurri. Difficoltà a correggere la squadra in corsa durante un match, evidente soprattutto nel ko con la Polonia, quando si è continuato fino alla fine con un approccio offensivo monocorde, prevedibile e innocuo; e poi il puntuale calo nella seconda partita, incidente in cui gli azzurrini incapparono già due anni fa, riuscendo all'epoca a salvare perlomeno la semifinale (che però non valeva come qualificazione olimpica). Quest'ultima pare peraltro una tara ereditaria per il Club Italia nel suo complesso, un handicap che mette a rischio o vanifica del tutto qualificazioni in apparenza ipotecate con partenze brucianti. Succede da decenni anche a livello di selezione maggiore: ricordiamo Euro '96, o i Mondiali del 2002 e del 2014. Troppi indizi per non costituire una prova: prova solida di una errata gestione del gruppo quantomeno sul piano psicologico, caratteriale.
IL PROBLEMA DELLA SECONDA PARTITA - Questo è un punto su cui si dovrà lavorare molto in futuro, in tutte le nostre Nazionali: è impensabile che dei professionisti... mollino i pappafichi dopo appena novanta minuti, senza rimanere mentalmente sul pezzo. In questo stesso torneo, Francia e Germania hanno cominciato vincendo e hanno proseguito nella stessa maniera, dimostrandoci per l'ennesima volta come si fa. Non dovrebbe essere difficile: tanto meno lo era quest'anno, perché il roster con cui ci siamo presentati al via era davvero di primo piano. Forse non la migliore Under di tutti i tempi (cosa già scritta a vanvera da certa stampa nel 2017, fra l'altro), perché le differenze qualitative fra la difesa e gli altri reparti sono stridenti, ma sicuramente una squadra ricca di talento dalla cintola in su e soprattutto con elementi di buona esperienza, non più i ragazzi costretti a fare panchina nei club, come spesso accadeva nel recente passato. E qualche dubbio sulla gestione del gruppo viene, quando si apprende del ritardo all'allenamento da parte di Kean e Zaniolo alla vigilia di un match decisivo, con conseguente punizione che è l'unico aspetto positivo della vicenda, perché se certi "pulcini" alzano troppo presto la cresta, è bene richiamarli severamente all'ordine prima che il loro patrimonio di classe venga dilapidato da comportamenti sopra le righe. Questo per dire che, al di là di eventuali, ennesimi biscottoni confezionati da altre squadre (ma si sa, poi i furbetti sono sempre gli italiani...), una eventuale eliminazione peserebbe questa volta esclusivamente sulle spalle del Club Italia, giocatori e tecnici.
Nessun commento:
Posta un commento