Ora che il regolamento è stato finalmente pubblicato, si può ragionare un po' più concretamente sul Sanremo che verrà. Registriamo innanzitutto l'ennesimo ritorno allo schema-base che più di tutti ha decretato le massime fortune del Festivalone, quantomeno a far data dalla rinascita iniziata nei primi anni Ottanta. La formula Ravera, dal nome dell'organizzatore dell'epoca, o formula Baudo, visto che il Pippo nazionale l'ha più volte riproposta nelle edizioni di cui ha avuto la responsabilità. E dunque, subito accantonata la categoria unica riesumata da Baglioni nella kermesse 2019, ecco di nuovo la suddivisione fra Big e Giovani. Lo si sapeva già da qualche settimana: ciò che non si sapeva era il tipo di competizione studiata per gli artisti vip. Ebbene, nessuna eliminazione: i venti prescelti (ma forse qualcuno in più, è il settantennale e ci saranno moltissime richieste) saranno tutti ammessi alla finalissima di sabato 8 febbraio, mentre toccherà agli otto esordienti-emergenti tornare a scannarsi senza esclusione di colpi, riducendosi a due per la sfida conclusiva di venerdì dopo una serie di scontri diretti.
TRADIZIONALISMO - Insomma, su questo piano nulla di particolarmente coraggioso da parte del neo direttore artistico Amadeus, ma del resto era difficile prevedere azzardi particolari, alla luce delle inclinazioni tendenzialmente tradizionaliste di un conduttore ormai lontano dagli spigliati esordi televisivi e, diciamo così, "cannibalizzato" dalla media e rassicurante normalità dello standard delle produzioni targate Rai 1. Ma non è il caso di rammaricarsene: è un'edizione importante, quella del 2020, forse la più importante di sempre, anche solo per il fatto che si festeggia un compleanno di rilievo, un traguardo storico e impensabile per una rassegna canora che a più riprese è stata data per morta, decotta, superata anche da insigni critici con la penna perennemente avvelenata. Non era perciò utile imbarcarsi in avventure pericolose, proponendo una struttura del Festival rivoluzionaria e rivoluzionata: per quello ci sarà il tempo dal 2021 in poi, nel caso si rendessero necessarie. Certo, magari una fase eliminatoria "morbida" come quella adottata da Carlo Conti nel triennio 2015-2017 poteva anche starci, giusto per dare un po' di pepe in più alla competizione, ma negli ultimi anni la platea catodica ha dimostrato di poter "sopportare" anche una gara annacquata, senza rischi per i Campioni, e allora...
IL PASTICCIO COVER - Spulciamo fior da fiore dal regolamento: ritornano le cover, e anche questo non era un mistero. Erano la passione di Carlo Conti, cresciuto a pane e "Migliori anni", ma almeno questa volta la loro presenza ha un senso preciso nell'ambito della natura anche celebrativa di questo Festival numero 70. Perlomeno discutibile invece, e questa è invece una grossa novità, l'idea di far pesare i rifacimenti dei brani del passato sulla classifica generale dei Campioni. Anzi, diciamolo pure: lo trovo un non senso regolamentare e tecnico. Si mischiano pere e mele, come si suol dire: il concorso deve premiare la miglior canzone in gara, che senso ha "inquinare" la graduatoria con le valutazioni legate alle composizioni già edite (e famosissime) proposte dai cantanti? Valutazioni che, in quest'ultimo caso, non potranno che riguardare esclusivamente la performance dell'interprete e l'originalità del nuovo arrangiamento, tutti elementi che nulla hanno a che fare con il brano inedito scelto dal direttore artistico. Sinceramente non riesco a trovare una valida spiegazione a questa bizzarra innovazione regolamentare: ecco, quando prima parlavo di mancanza di formule nuove e alternative, non mi riferivo certo a una cosa del genere, che mi pare invece un pasticcio e nulla più, destinato però a sollevare polemiche prima, durante e dopo l'evento. Altra cosa, e molto più lineare, far pesare sulla classifica generale le versioni dei medesimi pezzi in gara rivedute e corrette con la partecipazione di cantanti e musicisti ospiti, come avvenuto nella gestione Baglioni. Mah.
TUTTI A "I SOLITI IGNOTI" - L'altra grande novità riguarda invece il periodo pre sanremese. Vediamo: com'era prevedibile, il cast dei Big verrà annunciato il 6 gennaio, in occasione della trasmissione che ha decretato il grande ritorno in auge di Amadeus, ossia "I soliti ignoti". Essendo anche il programma abbinato alla Lotteria Italia, di cui quel giorno verranno estratti i biglietti vincenti, è facilmente prevedibile un boom dell'Auditel. Annuncio cast e distribuzione di milioni di euro, abbinata imperdibile. E fin qui tutto normale: ma i venti o più cantanti noti selezionati dovranno partecipare come ospiti a quella puntata, rischiando, in caso contrario, una clamorosa esclusione per far posto ad altro artista. Rai e direzione artistica inflessibili, dunque, ma c'è da dire che questa passerella aggiuntiva conviene a tutti: alla tv per aumentare ulteriormente l'appeal di quella prima serata di fine vacanze natalizie, ai cantanti perché un passaggio sul piccolo schermo in più, di questi tempi, è tutto grasso che cola, non essendoci più le vetrine di un tempo tipo Discoring, Superclassifica o, in periodi più recenti, Top of the Pops. Si richiede loro, insomma, un piccolo sacrificio però molto vantaggioso. L'amico poeta e sanremologo Luca Valerio, grande memoria storica del Festivalone, mi fa notare che non si tratta di una prima volta assoluta, e che già Paolo Bonolis, alla vigilia del Festival 2005, fece sfilare i suoi Campioni ad "Affari tuoi" il giorno della comunicazione del listone. Si tratta in ogni caso di un evento assai raro, una trovata alla quale in pochi hanno pensato anche in tempi di totale spettacolarizzazione mediatica: dal Giletti dell'Arena ai conduttori degli ultimi Sanremo Giovani autunnali, la "rivelazione" dei concorrenti è sempre avvenuta tramite semplice lettura dei nomi, e tutto finiva più o meno lì.
RISCHIO FUGA DI NOTIZIE - Se il 6 gennaio 2020 è la data in cui tutte le riserve verranno sciolte, gli inviti ufficiali ai cantanti e ai loro management giungeranno nel periodo fra il 16 dicembre e il 3 gennaio: ciò apre una sorta di "buco" temporale, giorni durante i quali potrebbero esservi fughe di notizie in quantità tale da bruciare l'annuncio in diretta tv, un po' come accadde ad esempio nel 1994 quando una gola profonda spifferò a "Striscia la notizia" l'intero elenco dei Big scelti da Baudo. Ed è fin troppo evidente che, con il web e con la moltiplicazione di testate e testatine giornalistiche online, tale rischio aumenti in misura esponenziale.
STRANIERI IN GARA E MINUTAGGIO - A una prima lettura, non si fa cenno alla nazionalità dei partecipanti (ma non è la prima volta), ergo potrebbe esserci spazio per qualche concorrente di fuorivia, il che non sarebbe male per celebrare l'eccezionalità dell'edizione. Si è fatto in tal senso il nome di Dionne Warwick in coppia con Silvia Mezzanotte, duetto di grande suggestione vocale ma di scarso appeal commerciale. Vedremo. Si torna all'antico, infine, riguardo alla durata delle canzoni, scendendo dai quattro minuti ai tre e mezzo, con qualche minima tolleranza: un peccato perché bisognerebbe lasciare la massima libertà espressiva agli autori. Gli appassionati ricorderanno che uno dei momenti più alti nella storia della kermesse fu l'esibizione dei Dire Straits, nell'81, con la lunghissima "Tunnel of love": senza arrivare a certi eccessi, ci vorrebbe più elasticità, e Baglioni l'aveva concessa...
OCCORRERÀ UN CAST TRASVERSALE - Poi, al di là di regole e cavilli, anche se in molti tendono a dimenticarlo l'importante è il contenuto, più del contenitore, e quest'anno più che mai occorrerà essere trasversali, dare spazio alla più ampia gamma possibile di tendenze musicali: pop d'attualità, rap e trap, talent, cantautorato moderno, indie, super veterani e reduci anni Novanta, questi ultimi magari sfruttando l'onda lunga del successo di "Ora o mai più", altra trasmissione ottimamente pilotata da Amadeus e che l'ente tv di Stato ha tutto l'interesse a valorizzare ulteriormente. Una o due caselle nel cast festivaliero potrebbero dunque essere occupate dai vari Vallesi, Lisa, Morlacchi, Salemi ecc., beninteso se presenteranno produzioni qualitative, ma è ancora presto per azzardare ipotesi. Dopodiché, speriamo in un incremento delle quote rosa, nell'ultimo biennio fin troppo trascurate.
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