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mercoledì 2 febbraio 2022

SANREMO 2022, LA PRIMA SERATA: APERTA LA CACCIA A MAHMOOD-BLANCO, L'EMOZIONE ATTANAGLIA I VETERANI RANIERI E MORANDI

Il doppio ciclone Mahmood - Blanco irrompe fulmineamente sulla scena di Sanremo 72, indicando da subito una tendenza ben precisa per la lotta al vertice: chi ambisce al gradino più alto del podio dovrà fare i conti con loro. Non è propriamente un imprevisto, perché i due erano già molto quotati alla vigilia, ma il primo ascolto di "Brividi" ha fugato i dubbi: è un pezzo ottimamente confezionato e magistralmente interpretato, che può mettere d'accordo tutti, giovani e meno giovani. Perché è un brano sorprendentemente classico nella costruzione, ma con linguaggio e modalità espressive assolutamente contemporanee; e poi la novità delle novità, ossia una canzone d'amore cantata a due voci da due uomini, con un trasporto che nulla ha da invidiare a storiche coppie tradizionali viste all'Ariston, da Oxa - Leali a Baldi - Alotta. Normalissimo, al giorno d'oggi, straordinario per il Festivalone e la tv di Stato. 

TUTTI CONTRO "BRIVIDI" - Abbiamo dunque i primi favoritissimi, ma ovviamente nulla è scontato, perché devono ancora entrare in lizza grossi calibri mica da ridere: ci si aspetta moltissimo, è ovvio, da Elisa, ma anche da Fabrizio Moro ed Emma, quest'ultima un po' sottovalutata in sede di pronostico ma da tenere accuratamente d'occhio (con la curiosità della direzione d'orchestra affidata a Francesca Michielin), senza trascurare l'idolo teen Sangiovanni e, perché no, Irama, che quest'anno punta su una ballad, arma a doppio taglio in Riviera: se l'azzecchi, corri per vincere, se scivoli nella banalità scivoli anche nel dimenticatoio. I super big c'erano anche ieri sera, e stranamente la tensione del palco festivaliero ha attanagliato in primis proprio i due più insospettabili, Morandi e Ranieri: se il primo ha comunque condotto in porto con grande mestiere la sua performance, l'esibizione del napoletano è parsa a tratti non impeccabile.

L'EMOZIONE DEI GRANDISSIMI - Rimangono però due artisti destinati a piazzamento sicuro e a una probabilissima crescita in classifica, da qui a sabato: "Apri tutte le porte" ci fa riscoprire il Gianni allegrotto e spiritoso di "Andavo a cento all'ora" e "Fatti mandare dalla mamma", lo spirito bambinesco che già Jovanotti aveva riportato a galla in estate, tirando fuori l'esperto collega da un difficile periodo personale, per via del noto incidente; "Lettera di là dal mare" è un'opera struggente, con tratti di drammaticità, tecnicamente non facilissima da eseguire e però cantata con sentimento, e forse questo può spiegare gli intoppi incontrati da Ranieri "on stage"; è anche una composizione non immediata ma di cui già si percepisce una certa sostanza, e se il grande performer riuscirà a recuperare appieno le sue potenzialità, potrebbe anche regalarsi un exploit insperato. 

ORECCHIABILITA' - Con un solo ascolto alle spalle, vedete, quest'anno si può già azzardare qualche superficiale considerazione sui brani. Questo significa due cose: che il livello generale è ben più che discreto, e che un primo obiettivo è stato centrato, quello di una certa orecchiabilità, imprescindibile per garantire a queste canzoni una lunga vita dal 6 febbraio in poi. Non manca la qualità, quindi, persino nelle proposte all'apparenza meno centrate: "Domenica" di Achille Lauro, ad esempio, inizialmente ricalca un po' troppo gli schemi di "Rolls Royce", ma poi prende una strada propria e offre un ritornello martellante, da tormentone estivo; e a proposito di tormentoni canicolari, Ana Mena, una delle regine dei mesi caldi, è stata vistosamente frenata dall'emozione, da quel terrore del palco che del resto aveva in qualche modo anticipato, nell'intervista di presentazione a "Sorrisi"; ha dunque fatto il compitino, senza scivoloni ma anche senza trascinare il pubblico: ci riuscirà nelle prossime esibizioni, "Duecentomila ore" è una canzonetta gracilina, ma facile da ricordare e con un ritmo spagnoleggiante (ovvio) che coinvolge. 

RAPPRESENTANTE E NOEMI CAMBIANO STRADA - Scrivevo ieri che chi ritornava dopo soli undici mesi aveva il dovere di superarsi e sorprendere: non so ancora dire se Noemi e Rappresentante di Lista abbiano fatto meglio del 2021 (ingeneroso e inutile paragonare prodotti nuovi di zecca a pezzi che sono stati la colonna sonora di un anno), ma di certo hanno mostrato un notevole eclettismo. I Rappresentante hanno del tutto abbandonato gli stilemi sanremesi di "Amare" gettandosi fra le braccia di un ritmatissimo ed elettronico divertissement, spiazzante e di buon impatto, che peraltro difficilmente potrà lottare per il massimo traguardo, mentre Noemi si è lasciata modellare dall'ispirazione di Mahmood e dalle sonorità di Durdust, con un risultato tutto sommato apprezzabile. 

YUMAN MEGLIO DEL PREVISTO - E gli altri? Favorevole impressione ha destato Yuman, che non mi aveva particolarmente colpito a Sanremo Giovani, nonostante la vittoria, e che ho invece trovato assai cresciuto: la sua "Ora e qui" è una melodia soul ben concepita, e in certi passaggi ricorda il miglior Alex Baroni, potrebbe ottenere risultati superiori al previsto sia durante che dopo la kermesse. Penalizzata da un audio non perfetto Giusy Ferreri, ma "Miele" non sembra male, un ballabile all'antica, con un arrangiamento scarno, un po' folk un po' latino. Da risentire, come la delicata e introspettiva "Inverno dei fiori" di Michele Bravi. Dei due "extratterestri" di questa prima serata, ha convinto la dance vintage di Dargen  D'Amico, un po' meno la contaminazione rap-rock di Rkomi.  

PIU' RISPETTO PER IL PUBBLICO TV - Come previsto, la vera attrazione è stata la gara, eccezion fatta per l'applauditissima parentesi offerta dal ritorno dei Maneskin, superlativi soprattutto nel proporre l'intensa "Coraline", con tanto di lacrime finali (sincere) di Damiano. Eccellenze italiane, come i Meduza, che anche grazie alla collaborazione con Hozier hanno riportato all'Ariston echi di quell'internazionalità che veniva data, un tempo, dai mai abbastanza rimpianti ospiti stranieri. Una bella parentesi in una serata del resto abilmente costruita, anche con maggior rispetto per il telespettatore. Il palinsesto pubblicato dalla "Bibbia" Sorrisi è stato smentito, si è finito ben prima delle 2 e tutti i concorrenti si sono esibiti prima della mezzanotte; pollice verso solo per l'eccessiva attesa che ha accompagnato l'entrata in scena dell'ultima della lista, la Ferreri, anche lei divorata il giusto dalla tensione, inevitabilmente. Quest'anno si è sicuramente fatto un passo avanti, a giudicare da ieri, nella equilibrata distribuzione dei cantanti nel corso della puntata, ma c'è ancora qualcosa da limare. 

PILOTA AUTOMATICO - Il Festival griffato Amadeus ormai fila via con il pilota automatico: è una macchina oliata e dai meccanismi financo scontati, "telefonati", e magari su questo punto torneremo nei prossimi giorni, perché sul lungo periodo la ripetitività degli schemi spettacolari può stancare. Ai limiti della sopportazione umana la sfiancante passerella dei volti Rai in promozione (Gioè di una tristezza infinita col suo "atto unico" per il lancio di Makari, si può dire?), di basso profilo una Muti dal sorriso splendido ma che si è donata con eccessiva parsimonia, prevedibili le incursioni "a sorpresa" (?) di Fiorello, che però bene o male ha sempre in canna la trovatina, e ieri ha avuto la mano particolarmente felice sia negli sfottò ai no vax, sia nella rielaborazione ridanciana di storiche evergreen struggenti e malinconiche (anche se forse si poteva evitare di inserire Tenco nel gruppo, ma ci addentreremmo in un terreno assai scivoloso). Ma verosimilmente quest'anno si risparmierà, e ad esempio stasera non credo "intralcerà" il lavoro dell'attesissimo Zalone, una delle poche, autentiche attrazioni fuori concorso di questo Sanremo. Perché anche oggi ad accendere l'interesse sarà soprattutto la competizione. La caccia alla premiata ditta Mahmood-Blanco è aperta. 

2 commenti:

  1. ciao Carlo, interessante la tua disamina, e direi pure condivisibile, nonostante qualche singolo giudizio mi trovi non del tutto d'accordo. Ad esempio io ho trovato poco a fuoco Achille Lauro, la cui canzone sarà orecchiabile ma anche francamente molto innocua con quel gusto della trasgressione (vedi la simulazione del battesimo) che ormai sta diventando stucchevole; la mia personale delusione l'ho ricevuta da La Rappresentante di lista, che seguendo dagli inizi carriera, so, diciamo, quanto potrebbero dare, e in tal senso lo scorso anno mi avevano soddisfatto con la loro moderna ballata.. ieri invece li ho trovato davvero troppo leggerini, per non dire frivoli. Capisco invece possa essere piaciuto Dargen D'Amico che solitamente è più "sofisticato" ma ieri, al netto di un testo interessante, ha presentato un brano molto, troppo, commerciale, cantato oltretutto malino. Spezzo una lancia anch'io in favore della giovane Ana Mena, la cui unica pecca, al di là della forte emozione (che ci sta, ha condizionato persino i grandi Morandi e Ranieri) è la troppa somiglianza con Amandoti, nella versione di Gianna Nannini (almeno per quanto riguarda il ritornello). Anche Giusy non mi è dispiaciuta, ha un bel sound, tra bolero e folk... Noemi forse non ha un brano nelle sue corde, interpretata dal suo autore Mahmood sono convinto che la canzone prenderebbe altri punti, ma comunque mi ha abbastanza convinto. Senza infamia e senza lode Yuman, la cui ottima interpretazione non tira troppo su un brano un po' anonimo, mentre credo che Michele Bravi possa essere un outsider: il suo pezzo è raffinato, non semplicissimo all'ascolto ma di gran qualità. Detto ciò, mi accodo alle lodi rivolte giustamente ai provvisori vincitori.. Blanco e Mahmood hanno un brano davvero forte, bellissimo nel testo, nel sound, nell'intesa tra i due... dovranno superarsi i competitor per superarli... Gianni Gardon

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  2. Ciao Carlo!
    Sempre preciso e puntuale nel commentare il Festival.
    Solo un appunto, un errore di battitura sicuramente: *in-felice"
    (Fiorello, che però bene o male ha sempre in canna la trovatina, e ieri è stato particolarmente felice*)
    Buon Festival!!
    Chiara-Impronte

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