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giovedì 3 febbraio 2022

SANREMO 2022, LA SECONDA SERATA: DOMINA LA CLASSE DI ELISA, CANZONI DI MINOR IMPATTO IMMEDIATO E UN RITORNO AL CLASSICISMO

Forse, questa volta, i giornalisti e gli altri addetti ai lavori non sono andati troppo distanti dalla realtà. Mi rendo conto che dirlo adesso espone al rischio di figuracce notevoli, visto che ancora devono scendere in pista le giurie popolari, ossia il televoto e la demoscopica, e sappiamo quanto peso possano avere, soprattutto la prima. Tuttavia, allo stato delle cose ritengo che difficilmente la corsa alla medaglia d'oro festivaliera possa trovare altre candidature credibili al di fuori del duello fra Elisa e Mahmood-Blanco, i preferiti della critica specializzata come da classifica generale resa nota stanotte, a un'ora nemmeno troppo tarda. 

CORSA A DUE? - Una grande curiosità circondava il ritorno in gara dell'artista triestina dopo 21 anni, e le attese non sono andate deluse. "O forse sei tu" è paradossalmente un pezzo più classicheggiante rispetto alla modernissima "Luce" che la condusse al trionfo nell'unico Sanremo condotto da Raffaella Carrà, ma tuttavia assolutamente in linea con buona parte della sua produzione successiva: una composizione di grande impatto e intensità, con una veste sonora elegante, dal refrain incisivo ed emozionante. In definitiva, ha tutto per imporsi sulla ribalta ligure, così come ha tutto, l'abbiamo detto ieri e lo ripetiamo, l'ottima "Brividi". Corsa a due? Probabilmente sì, anche se "il popolo votante", a rigor di logica, dovrebbe poderosamente spingere Sangiovanni ed Emma, così come Ranieri e Morandi, mentre è lecito attendersi un exploit, leggasi conferma nelle zone alte, dai Rappresentante di Lista, graditi agli esperti e in grado di catturare l'attenzione e le preferenze del pubblico con la pazzerella "Ciao ciao". Gli altri, probabilmente, dovranno accontentarsi di dare la caccia al piazzamento di prestigio, che comunque al Festival può cambiarti la vita e il percorso professionale. 

PROPOSTE MENO "EASY" - Elisa a parte, che con la sua classe si è stagliata nitidamente sul resto del lotto, le proposte della seconda serata si prestano a una più difficile valutazione a caldo rispetto alla dozzina che ha sfilato nel vernissage. Caso o scelta di chi ha composto le due scalette, l'immediatezza registrata nella prima serata non ha trovato riscontro ieri, quasi tutte le canzoni hanno bisogno di qualche ascolto supplementare per essere recepite, e in tal senso fondamentale sarà la sfida collettiva di oggi. Una linea di tendenza però la si è individuata, e vede come capofila proprio la Toffoli: un ritorno alla tradizione melodica, ovviamente declinata al presente sul piano musicale. Cos'altro è, se non un pezzo tipicamente sanremese, "Ogni volta è così" di Emma? La canzone è comunque di buona fattura, con un arrangiamento non banale, interpretata con maestria da un'artista che sfodera la consueta grinta vocale soprattutto nel ritornello e mostra una padronanza del palco assoluta, quasi istrionica, pur se con gestualità a tratti discutibile. Ecco, se devo individuare una possibile terza incomoda nella lotta di vertice, la mia preferenza cadrebbe sulla vincitrice 2012, al momento. 

IRAMA TRADIZIONALE MA CONVINCENTE - Classicone e ballad senza rischio anche per Fabrizio Moro, ma "Sei tu" non svetta per originalità, anche se recupera qualche bel punto col crescendo che ne caratterizza la seconda parte. Meglio "Ovunque sarai" di Irama, che forse ci aveva abituati troppo bene con la possente "Genesi del tuo colore" e che nel 2022 ha scelto invece la strada intimistica, ma ha tutto sommato convinto, portando una canzone d'amore ben scritta ed eseguita con trasporto e passione, canzone da Sanremo anni Novanta, che avrebbe forse fatto la gioia del grande Pippo Baudo ma che può ritagliarsi  scampoli di gloria anche qui e ora. 

ORECCHIABILI SANGIOVANNI, AKA E IVA - Old style, come prevedibile, anche Iva Zanicchi, ma "Voglio amarti" si fa ascoltare e ha una struttura piuttosto originale, puntando tutto su un ritornello "esteso" che quasi monopolizza il brano e centra così l'obiettivo della "facile presa", dell'easy listening, impresa in cui non tutti, ieri sera, sono riusciti. Fra questi sicuramente Sangiovanni: certo non è semplice riprodurre il piglio di "Malibù", ma "Farfalle" sfodera una sua verve trascinante, le giuste trovatine testuali e sonore e non farà fatica a fare breccia nel cuore dei giovanissimi. Buono anche il debutto di Aka 7even, "Perfetta così" si giova di un bel testo e di una costruzione furbetta, detto in senso buono, con frasi e passaggi ad hoc per imprimersi nella testa dell'ascoltatore. 

GIOIELLI: TRUPPI E "DITORETTORE" - Fra i gioiellini per il momento nascosti della seconda manche vanno inseriti di diritto Giovanni Truppi, che ha portato stralci di Premio Tenco e di cantautorato alto con l'elaborata "Tuo padre, mia madre, Lucia", e la contaminazione di stili nella movimentata, coinvolgente e martellante "Chimica" di Ditonellapiaga-Rettore, che però ha una architettura articolata e complessa pur dando la sensazione di "cazzeggio". Cazzeggio puro, senza equivoci, sembra invece quello di Tananai, a conferma di quanto mostrato a Sanremo Giovani: "Sesso occasionale" è leggera e scanzonata, forse troppo, rischia l'inconsistenza ed è stata penalizzata da un'interpretazione non eccelsa del ragazzo, emozionato nonostante la corazza di sfrontatezza. Meritava di più la trascinante energia vocale e strumentale pop-rock delle Vibrazioni, mentre sospendo il giudizio su gli altri esordienti, la coppia Highsnob-Hu con un cupo amore urban, e Mattia Romano il quale, già lo si era intuito a dicembre, cerca un difficile compromesso fra schemi canori della scuola melodica e inserimento di stilemi contemporanei, sia linguistici che nella strutturazione del brano: il risultato è una "Virale" abbastanza brillante ma tutto sommato acerba. Da risentire. 

ZALONE E CESARINI, TONI OPPOSTI SULL'INTOLLERANZA - La "cornice" della seconda puntata è stata rappresentata soprattutto da Checco Zalone, che ha fatto centro e non poteva essere diversamente. Fustigatore di costumi a modo suo, come è giusto che sia: l'ironia sull'universo rap-trap con il rapper finto povero e finto tormentato, quella sui virostar con Oronzo Carrisi e la sua mal tollerata parentela con Al Bano, e soprattutto lo sketch iniziale, che ha affrontato, per chi non se ne fosse accorto, il tema dell'intolleranza con tonalità grevi ed esplicite, ma che, per chi sa coglierle, possono centrare il bersaglio forse più del lungo e pesante monologo della primadonna di serata, Lorena Cesarini, che non ha saputo incanalare nel modo giusto, complici autori poco ispirati, la sua sacrosanta rabbia e indignazione per gli insulti social. A proposito dei quali do un consiglio non richiesto: i social sono la feccia, il male assoluto, in cui hanno preso un potere quasi "dittatoriale" i peggiori minus habens che abitano questo paese. Per cui, cara Lorena, li lasci perdere e se li faccia scorrere addosso, perché è una battaglia impari, e la vera lotta a ogni forma di razzismo si combatte al di fuori di quella inutile e perniciosa bolla web. 

MIKA E CATTELAN IL FUTURO DI SANREMO? - Lo show si è concluso ancor prima di quello d'esordio, nonostante qualche piccolo intoppo iniziale: una pausa troppo lunga dopo l'esibizione dei primi tre concorrenti e due ospitate super messe una di seguito all'altra, la prima uscita di Zalone e la performance di Laura Pausini. A proposito: doveroso il lungo passaggio di consegne Sanremo-Eurovision coi tre presentatori della kermesse continentale, che potrebbe anche essere passaggio di consegne per la rassegna ligure, chissà: non mi stupirei, in un futuro non molto lontano, di vedere alla guida del Festivalone Mika e Cattelan, magari anche con funzioni di direzione artistica; quella di Torino potrebbe essere una sorta di prova generale. Per intanto, i due hanno affiancato la Pausini in una riproposizione di "I have a dream", che è almeno servita, 39 anni dopo l'ospitata di Frida, a far tornare gli Abba all'Ariston, sia pure in versione... surrogata. 

ARISA E MALIKA "OLIMPICHE" - Imprevista e interessante l'appendice con Arisa e Malika Ayane, per la scelta della canzone inno delle Olimpiadi invernali italiane 2026: due brani abbastanza impattanti, fra l'altro, certo fatti su misura secondo lo stile solenne delle musiche che, solitamente, accompagnano i grandi eventi sportivi. Per quel poco che conta, la mia preferenza, per una incollatura, va alla morbida proposta eseguita da Malika ("Un po' più in là"), rispetto a quella un tantino retorica affidata a Rosalba ("Fino all'alba"), ma il direttore artistico Peppe Vessicchio, assente imprevisto alla direzione d'orchestra delle Vibrazioni, ha fatto un buon lavoro (altro candidato credibile per il dopo Amadeus, che dite?). Qualche dubbio sulla gestione del secondo palco sanremese, quello sulla nave da crociera: in sé non sarebbe una cattiva idea, ma è poco e male impiegato. Perché riproporre canzoni e cantanti della scorsa edizione di Sanremo, che rischiano di suscitare nel pubblico confronti assolutamente ingenerosi? Come detto ieri, non ha molto senso accostare brani di successo, sentiti e risentiti, a novità appena sfornate e tutte da assimilare. 

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