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venerdì 4 febbraio 2022

SANREMO 2022, LA TERZA SERATA: E' IL FESTIVAL DEL DUELLO AL VERTICE, COME JUVE-TORO '77. SCONTRO ELISA-MAHMOOD E BLANCO, MA OCCHIO AGLI OUTSIDER: MORANDI, IRAMA, EMMA E SANGIO

Sembra una di quelle antiche edizioni della nostra Serie A calcistica tese fino allo spasimo e incerte fino all'ultimo, per i più anziani il '76/77, Juve 51 e Toro 50, per quelli della mia generazione Juve contro Inter '98. Il leit motiv di Sanremo '22 è ormai cristallizzato: Mahmood-Blanco contro Elisa, Elisa contro Mahmood-Blanco, coi primi che scattano subito in testa, il sorpasso della seconda e ancora, ieri sera, i due ragazzi di nuovo al comando. E' una novità, perlomeno guardando al passato recente della rassegna: negli ultimi anni, o regnava l'incertezza assoluta con un lotto di quattro-cinque papabili per il trionfo, oppure c'era il favoritissimo designato (Il Volo 2015, Meta-Moro 2018) con gli avversari costretti a difficili e improbabili inseguimenti. 

OCCHIO AGLI OUTSIDER - Il giudizio popolare ha sì spostato qualcosa in classifica generale, ma senza sconvolgimenti: com'era prevedibile si son fatti largo nei quartieri altissimi Morandi, Irama e Sangiovanni, mentre Emma è rimasta in posizione "di sparo", ossia con la possibilità di portare attacchi pericolosi ai capifila. Vale quanto detto ieri: con ancora due serate e altre tornate di votazioni davanti, siamo ancora in tempo per assistere a qualche ribaltone, soprattutto perché non conosciamo percentuali e totale esatto dei voti; per quanto ne sappiamo, lassù potrebbero essere tutti separati fra loro di un nonnulla, e allora qualcuno, nella notte di sabato, potrebbe piazzare un allungo improvviso e decisivo. Ricordiamoci del percorso di Ermal Meta nel 2021: dopo le prime sere pareva il favoritissimo, poi si ritrovò fra le mani un bronzo dolceamaro. E tuttavia, se valgono ancora qualcosa la qualità complessiva dei brani, la loro capacità di impatto senza scendere a compromessi con la banalità, le doti tecniche e di comunicativa di chi li propone, ecco, se la vittoria non arridesse a uno dei due battistrada ci sarebbe di che sorprendersi e perché no, rimanere un po' delusi. 

RITORNA IN FORZE LA MELODIA - In attesa della finalissima, possiamo comunque individuare fin da ora una linea di tendenza ben precisa nel pacchetto-inediti offerto da questa 72esima kermesse: dopo la sbornia rock dei Maneskin, ritorna a padroneggiare l'Ariston la melodia tradizionale, adeguatamente modernizzata con arrangiamenti al passo coi tempi. Non solo i due superbig in odor di trionfo, ma anche Irama con la sua commovente ballad rafforzata dall'ormai nota possanza esecutiva, ed Emma, di cui dirò più avanti. Non c'è nulla di male e fa anzi piacere: a Sanremo c'è spazio per tutti, non si vede perché il classicismo debba essere messo da parte per far posto soltanto alle nuove tendenze: se ben concepito, può anche fare breccia, lo dimostrano queste quattro proposte come lo dimostrò Diodato due anni fa. 

SANGIO E AKA RADIOFONICI, ONORE ALLE VIBRAZIONI - La terza giornata di questo appassionante campionato della canzone è servita a chiarire un po' le idee soprattutto sulle proposte presentate mercoledì, come detto ieri meno immediate, al primo ascolto, di quelle del vernissage. E molte mie impressioni sono state confermate: Sangiovanni ha il pezzo più orecchiabile e radiofonico fra gli esponenti della new generation, una "Farfalle" accattivante che difficilmente bisserà i consensi oceanici di "Malibù" ma diventerà comunque un grosso successo commerciale. Funzionerà sicuramente anche "Perfetta così" di Aka 7even, un bel messaggio d'amore con un refrain efficacissimo, più da palati fini l'elaboratissima composizione di Giovanni Truppi, fra cantato e recitato, con una modalità interpretativa che a tratti ricorda Massimo Bubola, per chi ne conserva memoria. Trovo penalizzante l'attuale posizione in graduatoria delle Vibrazioni, con un moderato rock arricchito dalle scariche adrenaliniche fornite da Sarcina e con la non invasiva presenza di un coro molto anni '80 style: la band, in questa sua seconda vita, sta producendo musica che non sfigura assolutamente di fronte alle hit degli esordi, e soprattutto in questa "Tantissimo" viene dato libero sfogo all'energia genuina di un gruppo che ha ancora tanto da esprimere. 

NOEMI E GIUSY MERITANO DI PIU' - Ingiusta anche la presenza nelle retrovie di Noemi, amore con linguaggio moderno, una tessitura sonora che profuma di dance contemporanea quando va ad avvolgere un inciso di grande appeal. Sul versante stilistico opposto, pure meriterebbe di salire qualche posizione Giusy Ferreri, con il suo ballabile retrò tutt'altro che malvagio, al quale semmai poco aggiunge la trovata del megafono, comunque elemento di curiosità. Giusy, in seconda esibizione, è migliorata vocalmente ed è stata maggiormente aiutata da un audio senza imperfezioni, così come sono cresciuti altri big parsi un po' spauriti all'esordio. Migliorato Ranieri, anche se non ancora ai suoi consueti livelli: il suo sofferto e poetico canto d'immigrazione, a rigor di logica, dovrebbe guadagnare ancora un po' di terreno, però il podio pare fuori portata. 

ANA MENA... DA COSI' A COSI' - Decisamente in crescita anche Ana Mena, forse perfino un tantinello sopra le righe, ma va promossa perché ha comunque fatto di tutto per gettare la maschera e guadagnarsi il calore del pubblico; è parsa proprio un'altra persona rispetto alla prima serata e ha donato un minimo di valore aggiunto a "Duecentomila ore" che, come scritto, è una canzone esile, "leggerissima", direbbero Colapesce e Dimartino, fors'anche fuori stagione, perché in estate avrebbe fatto il consueto botto, ma chissà, lontano dall'Ariston potrebbe comunque funzionare... Là nei bassifondi c'è anche Yuman e me ne dispiace, perché il suo pezzo di romantica atmosfera soul ha alcuni tratti distintivi che possono farlo ricordare, e perché la sua voce è tutt'altro che anonima. Emma, infine, è sembrata un po' più contenuta nel modo di porsi rispetto alla prima uscita: fra le due esibizioni ho preferito la prima, ma "Ogni volta è così" è opera di assoluta sostanza, ottimo testo, gran crescendo vocale, arrangiamento quasi "ipnotico" nelle strofe. 

CREMONINI IMPERA, MA... - Lo spettacolo è stato oggettivamente di alto livello. Ribadendo, come alla vigilia, che il punto di forza di questo Festival è un concorso zeppo di mostri sacri e amatissimi, rilevo con assoluta onestà critica il peso decisivo che hanno avuto gli ospiti nella serata di ieri. Cremonini ha offerto un vero e proprio mini-concerto, cosa che a Sanremo non si vede spesso: i successi da solista, soprattutto la deliziosa Marmellata 25, il momento nostalgia con una "50 special" eseguita con una sicumera forse eccessiva ma comunque trascinante, e poi il nuovo singolo "La ragazza del futuro". Perché non presentarlo in gara? Che Sanremo ancor più memorabile sarebbe stato, se ai grossi calibri già in lizza si fosse aggiunto l'ex Lunapop... Cesare ha un talento prezioso, sa scrivere, sa ideare costruzioni musicali ben congegnate, è un animale da palco, ma sinceramente non ne ho mai capito la (legittima, per carità) idiosincrasia alla competizione ligure. Sperando che questa sua passerella sia servita a chiudere certi conti e a chiarire certi conflitti con la ribalta sanremese, il mio augurio, sincero, è di vederlo presto a concorrere, in allegria, in una sfida che è sempre sentitissima ma mai "all'ultimo sangue", se è vero che persino una riluttante Elisa è tornata quest'anno ad affrontarla. 

FESTIVAL SOCIALE - Sono da sempre altrettanto contrario alle intrusioni slegate dall'intrattenimento puro, e in questi ultimi lustri ce ne sono state, ma per parentesi come quella offerta da Saviano si può fare un'eccezione. Non si sottolinea mai abbastanza quanto sia un dovere civico mantenere viva la memoria di grandi uomini e persone comuni che hanno offerto il loro contributo, spesso fino all'estremo sacrificio, per rendere migliore il nostro disastrato Paese. Da "sanremologo" e "sanremofilo" quale io sono, a prescindere da ogni considerazione artistica, trovo sia motivo d'orgoglio che il Festival abbia nettamente assunto, in quest'ultimo decennio, una posizione di forte impegno sociale (ovviamente da coniugare con le esigenze di uno show leggero) e di lotta a ogni discriminazione. 

L'EFFICACE ELEGANZA DI DRUSILLA, L'INUTILITA' DEL PALCO MARINO - Quest'ultima battaglia è ormai una caratteristica fissa del Festival, e senza andare troppo lontano possiamo pensare alle scarpette rosse della Berte di undici mesi fa. Poi, chiaro, c'è chi la combatte meglio, chi con qualche incertezza: Lorena Cesarini, lo si è detto, ha zoppicato un po' mercoledì, mentre Drusilla Foer ha fatto centro con un breve ma accorato monologo sull'unicità di ciascuno di noi e sul dovere di ascoltare gli altri, pochi minuti eleganti e puntuti che hanno convinto, al culmine di una serata in cui ha cosparso perle del suo sottile sarcasmo, ironico e autoironico. Una critica? Usata troppo poco, la Drusilla, così come la suddetta performance avrebbe meritato una collocazione più decente di quella a ridosso delle due di notte. Qualcosa si poteva tagliare, in precedenza: ad esempio l'inutile collegamento con la nave, e l'evitabile esibizione di Gaia, carinissima, per carità, ma quale sarebbe la sua caratura di ospite d'onore? E, ripeto, qual è il senso di riproporre, durante Sanremo '22, una sintesi di Sanremo '21 in forma ridotta? Non c'erano proprio altre attrazioni da collocare al largo della costa ligure? 

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