Amadeus annuncia il cast sanremese durante il Tg1 delle 13.30 del 4 dicembre
Cosa sta diventando il Sanremo di Amadeus? La domanda non è né cattiva né maliziosa, ma cerca semplicemente di definire la linea artistica andata delineandosi in questi quattro anni di gestione dell'evento. Ecco, a caldo, poche ore dopo l'annuncio del listone dei 22 Big, mi pare di poter dire che la tendenza sposata dal patron sia quella avviata con l'ultima edizione, ossia il "festival grandi firme". Lo posso dire forse con un pizzico di amarezza, pensando al coraggioso e spiccato sperimentalismo che caratterizzò invece le prime due edizioni targate Ama, e che mi aveva letteralmente entusiasmato.
IL RITORNO DELLE SCOMMESSE VINTE - La realtà è che c'è un tempo per tutto: e per il popolare anchorman c'è stato il tempo della ricerca, quello in cui ha setacciato il sottobosco della musica leggera nostrana alla ricerca di nomi inediti o poco conosciuti, anche se con una lunga gavetta alle spalle, da mettere alla prova sul massimo palcoscenico pop della Penisola, sfidando perplessità, gusti nazionalpopolari e gerarchie consolidate. Un po' come la fase attuale della gestione Mancini alla guida della Rappresentativa azzurra: ricerca di nuovi talenti, di calciatori in sboccio che possano ridare fiato a una squadra in crisi di risultati.
A seguire, arriva il secondo step, quello in cui si raccoglie quanto seminato per poi alzare il livello, consolidando la struttura. Ecco, con Sanremo 2023 siamo a questo punto della marcia: in primis, il direttore artistico riporta in gara alcune delle scommesse vinte nel '20 e nel '21. Ritornano Colapesce e Dimartino consegnati all'immortalità canzonettistica da un tormentone epocale, Madame nobilitata persino dal Premio Tenco, i Coma_Cose che meritavano il bis sulla ribalta ligure, la coraggiosa cantautrice Levante, che due anni fa aveva già un suo pubblico ma che con "Tikibombom" passò dalla nicchia (una nicchia, lo ripetiamo, già... piuttosto larga) alla celebrità autentica. E non si tratta di ripescaggi gratuiti, ma tutti fondati su solidi argomenti, dalla credibilità musicale al mero successo commerciale.
LA CONQUISTA DEI SUPERVIP - In questi nomi c'è il consolidamento del Sanremo formula Amadeus nella sua accezione "primordiale" e genuina. Una volta vinta questa sfida, il secondo passo non poteva che prevedere un innalzamento della posta, l'inseguimento dei superbig veri, i campioni di vendita. In tanti ci hanno provato, in pochissimi ci sono riusciti, se non con qualche exploit isolato. Nel 2022 ci sono stati il ritorno in competizione di una primadonna come Elisa, dopo ventun anni di assenza, poi una coppia di esponenti della nouvelle vague sulla cresta dell'onda, il duo pigliatutto Mahmood - Blanco, e la ricomparsa di due glorie assolute della canzone tricolore, Morandi e Ranieri. Adesso si è andati perfino oltre, perché un cast che può allineare ai nastri di partenza Giorgia, Marco Mengoni e Ultimo è un cast di prim'ordine, non si discute.
TRIS D'ASSI - Poi, per carità, ci sarà sempre qualcuno pronto a obiettare che i veri grandissimi sono altri. Chi, onestamente? Qualcuno l'ho citato nel precedente post, e sono quasi convinto che il direttore artistico le abbia provate tutte per ottenerne la presenza, penso ad Antonacci o ai Negramaro, ad esempio. Ma, caspita, Mengoni e Ultimo monopolizzano le classifiche e fanno il pienone ai concerti, mentre Giorgia è Giorgia, una fuoriclasse assoluta, ed evito di fare paragoni pesanti che in realtà ci starebbero tutti ma che mi attirerebbero probabilmente molti strali. Oltretutto, grosso merito ad Ama per aver abbattuto quel muro cui ho fatto cenno l'altroieri, le remore psicologiche che da due decenni tenevano lontana dall'Ariston l'interprete romana. Insomma, si può sempre ambire a qualcosa di ancora più prestigioso, ma ogni tanto bisogna pure accontentarsi. Ma poi accontentarsi "de che"? Quanti Sanremo ci sono stati, nel passato più o meno recente, con tre-campionissimi-tre come questi pronti a darsi battaglia? Certo, se qualcuno continua ad aspettare i Venditti e i De Gregori, campa cavallo, e si metta l'animo in pace.
Questi tre "fuori categoria", poi il duo siculo di "Musica leggerissima", Madame, Levante e la super glamour Elodie sono ora come ora i più accreditati a giocarsi la medaglia d'oro, e visto un tale livellamento verso l'alto sarà più che mai decisiva la qualità dei pezzi, perché, per dire, nel 99 per cento dei Festival "O forse sei tu" di Elisa avrebbe prevalso in scioltezza, ma dieci mesi fa trovò sulla sua strada una composizione altrettanto valida, e io scrissi di "ex aequo morale" per sottolineare la bontà di entrambe le proposte.
SPERIMENTAZIONE ADDIO, O QUASI - L'individuazione di queste due nette tendenze artistiche, ossia il consolidamento degli azzardi passati e il pensare in grande con il ricorso alle prime firme, fanno passare in secondo piano altre caratteristiche di un cast che però meritano di essere sviscerate. Come detto, la sperimentazione, l'audacia, la ricerca dell'insolito sono quasi sparite: i nomi "strani" sono giusto quelli di Rosa Chemical, che però, come abbiamo visto, circolava da settimane fra gli addetti ai lavori, e Mr. Rain, che da anni viene inserito fra i papabili per la rassegna e, insomma, prima o poi doveva arrivarci. Non sono sorprendenti, tutt'altro, le presenze di due dei tre artefici del martellamento balneare di "La dolce vita", ossia la debuttante Mara Sattei e Tananai che è, semplicemente, una Nuova Proposta sanremese che ce l'ha fatta, come tanti ragazzi prima di lui in passato.
LAZZA COME BLANCO? - Era più arduo, parlando di sezione debuttanti, prevedere il ritorno di Leo Gassman, del resto uno che la categoria l'ha vinta senza però riuscire a dare seguito alla sua affermazione. Ci sta, insomma, ed è anzi giusto che sia stato preso in considerazione almeno un "virgulto" di una delle due edizioni più sfortunate di Sanremo Giovani, 2020 e 2021. Allo stesso modo, l'emergente Ariete era in rampa di lancio già dall'anno scorso, Lazza è uno dei fenomeni discografici di questo 2022 ed anzi, va sottolineato, è un altro colpaccio di Amadeus, visto che forse in questo momento il rapper non aveva immediato bisogno della vetrina rivierasca (ha accumulato in brevissimo tempo una quantità impressionante di dischi d'oro e di platino, da solo o in featuring). Da non escludere, anche se al momento la vedo difficile, che possa ripercorrere le orme di Blanco, giovanissimo protagonista della stagione calda e poi sugli scudi in febbraio. Quanto a LDA, lo avevo preventivato: meno Amici rispetto al passato, perché meno essenziali per la buona riuscita dell'evento, ma almeno uno ci sarebbe stato, ed eccolo lì...
SUI GIOVANI UN AZZARDO ECCESSIVO - La ricerca del nuovo, per il Sanremo prossimo venturo, il direttore artistico la perseguirà in altro modo, ossia con una colossale, forse eccessiva, responsabilizzazione del vivaio festivaliero tout court. L'altroieri avevo ipotizzato un allargamento del numero di partecipanti per tornare alla classica cifra tonda, 26, ma pensavo all'aggiunta di un nome famoso. Invece, si è saliti addirittura a 28, con ben sei esordienti, sui dodici che parteciperanno alla kermesse pre natalizia. Ecco, questo è un azzardo che compensa una certa ordinarietà (di alto livello) nella scelta dei Big. E' evidente che "Ama" creda in questi giovani come forse non ci ha mai creduto in passato, ma rimango del medesimo parere espresso tante volte, ossia che il gareggiare coi vip rischi di schiacciare e bruciare le nuove leve: nel '19, sotto Baglioni, ce la fece Mahmood ma fu un caso eccezionale, l'anno scorso Tananai è venuto fuori in maniera piuttosto avventurosa (parliamoci chiaro, nella settimana sanremese non aveva destato grossissima impressione), Yuman e Matteo Romano hanno fatto balenare buonissime doti, pur diverse fra loro, ma, per l'appunto, sono rimasti schiacciati fra i grossissimi calibri e la personalità degli illustri rivali, quasi scomparendo, e la loro carriera, per quanto ben avviata, è ancora tutta da costruire.
PAOLA E CHIARA: RITORNO GRADITISSIMO - Gira che ti rigira, le uniche scelte del tutto o parzialmente inattese hanno riguardato il settore veterani: penso che nessuno potesse immaginare un ritorno di Anna Oxa, se non i suoi fans più irriducibili, non prevedibilissima neppure la prima volta assoluta dei Cugini di Campagna, che conservano discreto appeal televisivo, innata simpatia, buon seguito soprattutto presso un pubblico maturo, ma quanto a successi discografici sono fermi agli anni Ottanta: cosa potranno proporre, musicalmente, all'alba del 2023? Anche in questo caso nessuna domanda maliziosa, solo curiosità credo legittima per una band conosciuta e amata soprattutto grazie a una manciata di evergreen assai datate. Era nell'aria la rentrée di Paola e Chiara, che riempie di gioia sia chi ricorda il loro picco di popolarità del periodo "esotico-erotico" di Vamos a bailar e Kamasutra, sia chi, come me, è indissolubilmente legato ai dischi degli esordi, a piccoli gioielli come "Bella", "Per te" e "Non puoi dire di no".
MODA': RINASCE UN MITO? - Sapore di Nineties con le sorelline, con Grignani che tenta l'ennesima resurrezione e la canalizzazione di un talento troppo spesso a briglie sciolte, e gli Articolo 31: mi aspettavo J-Ax da solo sorprendendomi anzi della sua perdurante assenza dalla gara canora, ci sarà invece anche Dj Jad e, chissà, magari perfino Paola Folli. E dagli anni zero di questo secolo riemergono i Modà, dal percorso assai strano e tortuoso: campioni assoluti di vendita e riempi-stadi fino a un lustro fa, poi scivolati inesorabilmente nelle retrovie dei gusti del pubblico; potenza nefasta di un mercato musicale che, oggi più di ieri, consuma in fretta i propri miti. Ma hanno solida carriera ed esperienza, e se hanno mantenuto la buona ispirazione poetica dei momenti belli, potrebbero rinfrescare il repertorio con qualche nuova hit memorabile, perché no?
IL ROCK ASSENTE E LA QUESTIONE SUPEROSPITI: GRANDI MITI E STRANIERI? - Manca il rock, dicono. Vero ed è un'assenza che si sente, ma il rock ha sempre avuto difficoltà ad attecchire sulla scena ligure. Non sono bastate neppure due vittorie di peso, quella di un Ruggeri all'apice della maturità nel '93, e quella del fenomeno planetario Maneskin. E' una tara genetica del Festival, il suo cuore tradizionale che cede a tante nuove tendenze ma, stranamente, non a questa. E però il rock italiano esiste, ha solo bisogno di tempo per prendere piede... Vediamo ora se Amadeus terrà fede a quanto fatto intuire sul discorso dei Big fuori concorso. In sintesi: supercampioni solo in competizione, ospiti solo i mostri sacri over 70. Ebbene, tre colossi in gara li ha conquistati, come visto. Nonostante l'affollamento di concorrenti, 28, gli ospiti ci saranno lo stesso come da struttura dello show ormai consolidatasi, ed è giusto che siano personaggi degni di celebrazioni vere, non premature come quelle toccate di recente, da quelle parti, a Ghali e Amoroso, fra gli altri. Così, una Marcella di nuovo al palo potrebbe venire a riproporre i suoi tantissimi successi non solo sanremesi, si potrebbe dedicare un cospicuo pezzo di una serata al grandissimo Peppino Di Capri, a Bobby Solo, a Nada, altra che sembrava in procinto di entrare nel cast. Meno italiani fuori dalla tenzone, e speriamo qualche vedette d'oltrefrontiera in più. Dai Sessanta in poi hanno sempre dato grosso lustro al Sanremone, e negli ultimi tempi sono mancati terribilmente.
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