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mercoledì 8 febbraio 2023

SANREMO 2023, LA PRIMA SERATA: MENGONI GIA' IN POLE, EXPLOIT PER COMA_COSE E GASSMAN. IL MEGLIO E IL PEGGIO DEL FESTIVAL CONTENITORE: DA MATTARELLA ALLE... MATTANE DI BLANCO


 In una sola serata, il vertice e l'abisso del Sanremo show (che è cosa ben diversa dal Sanremo gara). La dimostrazione, l'ennesima, di cosa sia diventato il Festival, più o meno a partire dagli anni a cavallo fra i due secoli, dallo sciagurato happening messo in piedi da Fazio nel '99: un contenitore di qualsiasi cosa più o meno artistica, sociale, spesso purtroppo anche politica, e di piazzate che mandano in tilt l'Auditel ma mettono in secondo piano ciò per cui la rassegna è nata ed è vissuta in buona salute fino ad oggi, ossia cantanti e canzoni in competizione. E' così da lustri, ripeto, ma ancora non riesco a farmene una ragione: c'è un po' di schizofrenia televisiva nel passare, nel volgere di circa tre ore, dal monologo di Benigni che esalta la Costituzione di fronte al Capo dello Stato alla surreale, brutta ma anche parzialmente incompresa sceneggiata di Blanco. 

BLANCO NON DOVEVA ESSERE LI' - Togliamoci subito il dente, cominciando da quest'ultima. Con una premessa: Blanco non doveva essere lì, da solo, a quell'ora, per promuovere il suo nuovo brano. Ieri avevo scritto che, nella marea di ospitate di italiani in passerella senza rischi, quella dei vincitori del 2022 era una delle poche accettabili, proprio per il valore simbolico di omaggio e di passaggio di consegne ai pretendenti di questa edizione. E lì ci si doveva fermare. Ma la promozione fuori concorso, inserita oltretutto fra un cantante in competizione e l'altro, rimane una stortura per me inaccettabile. Precisato questo, e data un'occhiata al videoclip di "L'isola delle rose", cerchiamo di mettere alcuni punti fermi: 1) I fiori facevano parte della coreografia della canzone, non della scenografia dello spettacolo; 2) Nel videoclip Blanco maltratta "leggermente" i fiori, e quindi qualcosa del genere avrebbe sicuramente fatto anche on stage, come lo stesso Amadeus ha ammesso nottetempo nel dopo-festival di Fiorello; per questo, sarebbe stato opportuno spiegare prima dell'esibizione, da parte del presentatore o dello stesso cantante, che sarebbe successo qualcosa di vagamente movimentato; 3) Dopodiché, l'inconveniente tecnico gli ha fatto partire la brocca ed è andato palesemente oltre nel trattamento da riservare ai fiori; una arrabbiatura del tutto ingiustificata, per un piccolo problema facilmente risolvibile: avrebbe potuto tranquillamente fermare l'esibizione per poi ripartire daccapo, come fatto da numerosi cantanti prima di lui nella storia della kermesse, da Ruggeri a Gazzè e ad altri ancora; 4) Pur se parzialmente in copione, l'atto di distruggere i fiori nella città dei fiori non mi pare in sé una grande genialata creativa; non sei il Grillo dell'88 che poteva permettersi di dire, oltretutto in un quadro chiaramente ironico, "I fiori di Sanremo puzzano!"; 5) Era da evitare anche per il contesto di pubblico in cui Blanco si trovava, e che dovrebbe conoscere bene; il pubblico dell'Ariston non è pronto e non lo sarà mai per queste alzate di cresta, e del resto sarà sempre troppo tardi quando il Festival verrà dotato di una casa adeguata ai tempi e aperta veramente a tutti. Insomma, un peccato, perché oltretutto la canzone non è nemmeno brutta e conferma il buon talento del ragazzo, che ha però mostrato totale immaturità nel gestire questo momento di grande popolarità. E diciamo che un campione in carica avrebbe dovuto muoversi sul palco con maggior senso di responsabilità e più tatto, a maggior ragione in una serata aperta con stili e registri ben diversi. 

PILLOLA DI MATTARELLA - Basta così: di questa storia, probabilmente, già la settimana prossima non si parlerà più. Il vero evento del vernissage è stato rappresentato dalla presenza in teatro del Presidente della Repubblica, peraltro assai contenuta nei tempi: non più inquadrato dopo il monologo di Benigni, probabilmente andato via a stretto giro di posta, come era del resto ovvio e prevedibile. Spero peraltro che i cantanti fossero stati adeguatamente informati, in quanto ancora ieri pomeriggio molti giornalisti chiedevano loro dell'emozione che avrebbero provato esibendosi davanti a Mattarella.... Su questa augusta presenza, una postilla: gradita e significativa, ma non c'era bisogno del Capo dello Stato per certificare la rilevanza della manifestazione per la cultura popolare, la società e il costume italiani. E' un ruolo che il Festivalone si è ritagliato, ha perduto e poi riconquistato con le proprie forze, con la forza della musica e dello spettacolo, con la sua capacità di avvolgere e coinvolgere milioni di persone. Anzi, deve semmai stare attento a non "istituzionalizzarsi" troppo. Lo scopo era chiaramente quello di sottolineare, nel 75esimo anniversario, la bellezza e l'importanza della nostra Carta Costituzionale, ma rimane il dubbio che certe lezioni civiche, anche ben congegnate come quella di Benigni, siano destinate a perdere rapidamente consistenza, fagocitate e sommerse da altri momenti meno nobili di questi lunghi happenings. La Rai deve ritrovare il coraggio di ritagliare sempre più spazi ad hoc in palinsesto per certi scopi, come mirabilmente fatto con la bella trasmissione di Fazio e della senatrice Segre dal Binario 21 della Stazione di Milano, una serata evento costruita appositamente e che resterà nella storia del servizio pubblico tv. 

LA GARA: GRANDE ORECCHIABILITA'  - Ora spazio alla gara, vivaddio. Come da mia consuetudine, mi astengo da commenti approfonditi sui singoli brani, ascoltati per la prima volta, e volutamente non ancora risentiti attraverso Raiplay o altre piattaforme, perché voglio che a parlare sia la primissima impressione, quella scaturita ieri sera dalla visione in presa diretta. La sensazione generale è quella di una buona orecchiabilità complessiva, con diverse sfumature qualitative: com'era nei pronostici, Mengoni si è stagliato sopra tutti per classe, professionalità, abilità interpretativa, il tutto impreziosito dalle capacità di scrittura del suo team di autori; la corsa alla medaglia d'oro è iniziata, lo scomodo ruolo di favoritissimo è confermato, le minacce più serie dovrebbero arrivare soprattutto dagli artisti che ascolteremo questa sera. 

BENE COMA_COSE, LEO ED ELODIE - Dopo Marco, menzione d'onore per i Coma_Cose, che non hanno perso la freschezza e la spontaneità sfoderate due anni fa: un testo emozionante, un bell'arrangiamento, un'interpretazione intensa, vissuta e sincera: possono ottenere un piazzamento insperato, così come un Leo Gassman più moderno e convincente rispetto al suo esordio vittorioso del 2020, e non è un caso se in "Terzo cuore" si avverte prepotente la mano felice dei Pinguini Tattici Nucleari. Come Leo, anche Elodie ha portato un pezzo di grande efficacia "radiofonica", come si diceva in maniera financo ossessiva fino a qualche anno fa (cominciò Renis nel 2004 e poi non ce ne siamo più liberati). Elodie, per inciso, ha anche mostrato come si possa essere sensuali con eleganza, pensando al brutto abito "nudo" indossato da Chiara Ferragni a metà serata. Qualche perplessità momentanea su Ultimo, che fa un po' il verso a se stesso (nulla di male, il suo mood è quello) col solito pezzo in crescendo vocale che però non sembra avere il piglio immediato di "I tuoi particolari". 

FRA GIOVANILISMO E CLASSICISMO - Dalle nuove leve, easy listening e giovanilismo adolescenziale spinto, come è giusto che sia e con diversi gradi di complessità: acqua e sapone la proposta di Ariete, più brillante Gianmaria, mentre Olly si lancia in acrobazie vocali sostenute dal solito autotune e Mara Sattei si consegna mani e piedi alla più classica melodia, rielaborata in chiave contemporanea. Agli antipodi generazionali, Cugini di Campagna e Colla Zio giocano fra le sonorità di decenni diversi, più settantiani Michetti e compagnia, più novantiana la giovane band. Sconcertante, eppure maledettamente martellante, la "Supereroi" di Mr. Rain: sconcertante perché il rapper risulta alla fine fra i più sanremesi di tutti, persino col ripescaggio del coro di bambini che fa tanto Giuseppe Cionfoli '83. Resta da parlare di due veterani: molto articolata la struttura di "Sali" della Oxa (ma meno ostica di certe sue proposte passate), penalizzata però da una voce non al top, mentre Grignani potrebbe avere persino un buon pezzo, più nel testo che nella musica, ma ha avuto palesi difficoltà interpretative che hanno reso "Quando ti manca il fiato" di difficile comprensione da casa. 

POOH IN DECLINO - Stesse difficoltà palesate dai Pooh in versione reunion, ed era purtroppo prevedibile. Facchinetti non mi pare più proponibile a certi livelli, e lo dico con la morte nel cuore, anche Fogli è in declino vocale, un po' meglio gli altri, ma non c'è da stare allegri. Funzionano ancora bene nelle parti vocali, poi rimane l'ovvia emozione di tante evergreen e per l'omaggio ben costruito a Stefano D'Orazio, ma prevale la malinconia per ciò che non è più. Gustoso invece il siparietto sulle "brutte canzoni" di Morandi, evitabile il monologo di Ferragni, simile a quelli di tante non-presentatrici che l'hanno preceduta su quel palco durante la gestione Amadeus. Sarebbe bastata, per forza d'impatto senza fronzoli, la presenza delle signore in rappresentanza dell'associazione contro la violenza sulle donne. Tutto il resto, come già scritto ieri, è solo sovrastruttura strappalacrime e retorica che non porta alcun beneficio alla pur nobile causa. 

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