Scrivere del Sanremo prossimo venturo già a giugno fa un po' specie, ma la notizia è di quelle grosse: il padrone di casa del Festivalone 2013 sarà Fabio Fazio. Non era uno dei nomi più gettonati per la successione a Gianni Morandi, ma la candidatura ha preso corpo rapidamente nelle ultime settimane, e ancor più rapidamente si è concretizzata.
E' in rampa di lancio il "Fazio terzo", dunque. Inevitabile tornare con la mente alle due edizioni delle kermesse già presentate dall'anchorman ligure, nel 1999 e nel 2000. Un secolo fa e termini di paragoni impropri, perché di acqua ne è passata sotto i ponti, e tante, troppe cose sono cambiate nei mondi che Sanremo attraversa e vive: quello musicale in primis, quello televisivo, e quello... finanziario (da cui non si può prescindere nell'allestimento di uno show di tali faraoniche dimensioni). Ma, anche se non soprattutto, è cambiato lui, l'anfitrione designato. Il Fazio di fine ventesimo secolo era il Fazio di "Anima Mia" (trionfo insperato alla vigilia della messa in onda) e di "L'Ultimo valzer" (flop altrettanto inatteso), ma soprattutto del primo, indimenticabile "Quelli che il calcio".
IL FAZIO DI IERI... - All'epoca, Fazio era quasi un "elfo" del piccolo schermo, l'uomo nuovo dell'intrattenimento leggero ma ragionato: il ragazzone ancora bambino dentro, il "fantasista" che cercava una nuova via al divertimento catodico, rovistando nei magazzini ideali della memoria e in quelli più... prosaici della Rai per lanciare un filone nostalgico - vintage che funziona ancora oggi, andando a scoprire nuovi canoni spettacolari, format mai sperimentati, personaggi inediti e pescati fra la gente comune, ma personaggi che avevano qualcosa da dire e da raccontare, anche poco ma l'avevano, non gente senza qualità secondo la moda della "tv di tutti" in stile Grande Fratello. Una visione allegramente scanzonata del mondo reale e mediatico, la sua; un distacco non superbo ma umile, quasi a dire: "Scusate, sono qui per caso", nella ricerca continua di una vicinanza assoluta allo spettatore, in luogo dell'inavvicinabilità tipica del divo.
... E IL FAZIO DI OGGI - Oggi, le cose sono un po' diverse: la metamorfosi di Fazio, forse, è cominciata in parte proprio da quei lontani giorni di Sanremo. Non nel '99, quando mise in piedi un Festival totalmente in linea col suo stile (ricordiamo la trovata del "Sanremo quest'anno lo presentano tutti", con casalinghe, calciatori, astronauti e inservienti dell'Ariston ad alternarsi sul palco), ma di certo nel 2000, allorché si impose di modellare una rassegna sostanzialmente rigorosa e dedicata in toto alla musica, essendo quella l'edizione del cinquantenario, dando inoltre grosso rilievo ad una iniziativa umanitaria che ebbe eco planetaria, quel "Jubilèe" che puntava alla cancellazione del debito dei Paesi più poveri del globo. In seguito, molti eventi l'hanno segnato: rendendolo più ispido, ruvido, meno allegrotto, anche per via di certe amarezze (il precoce tramonto dell'avventura a La7), ma in primis più rigoroso, in una differente interpretazione della sua professione, del suo ruolo televisivo, ruolo che ha completamente ripensato dedicandosi a un intrattenimento alto, per certi versi "di nicchia".
Il Fazio di oggi, e non lo scopro certo io, è il Fazio che passa in rassegna politici, magistrati, attori di spessore, cantautori e scrittori a "Che tempo che fa"; ed è soprattutto il Fazio impegnato delle trasmissioni - record con Roberto Saviano. Ed eccoci dunque al punto: come trasferirà, il conduttore savonese, tutte queste sue nuove esperienze, questo suo bagaglio di cultura umana e televisiva distante anni luce da quello di tredici anni fa, nel Sanremo che verrà?
IL SUO TERZO SANREMO - Non è facile rispondere, in questo momento. Precisando che nelle due edizioni condotte Fazio non si è mai occupato direttamente della selezione dei brani in concorso, io credo che questa volta invece farà sentire la sua voce, sia pur sommessamente: sarà l'occasione, credo e voglio sperare, per un'apertura più convinta non solo al cantautorato nobile che è un suo vecchio pallino, ma anche a generi musicali meno esplorati, anche se ugualmente di buon impatto commerciale.
Chi, invece, auspica una liquidazione del discorso "talent show" è fuori strada, secondo me: come avevo scritto a commento dell'ultimo Festival, quella degli "Amici di Maria" e degli "X Factorini" è una realtà che, al momento, la manifestazione rivierasca non può assolutamente ignorare, sia per motivi discografici che per ragioni di audience; deve, però, mitigarne gli influssi, rendendo meno ossessiva la loro presenza, e meno "dominante" sulle classifiche finali, senza liquidare il televoto (anche volendo, impossibile farlo) ma reintroducendo con coraggio una delle innovazioni più azzeccate del biennio '99-2000, quella della giuria di qualità che "incide davvero" sul verdetto conclusivo, una giuria possibilmente formata da esperti veri, non da attricette dell'ultima generazione.
Ancora, sarebbe auspicabilissimo proseguire nel solco, tracciato da Gianmarco Mazzi, della valorizzazione del vivaio sanremese, col lancio fra i Big di molte "Nuove proposte" del passato, senza però penalizzare i giovani con orari di passaggio televisivo indecenti, fino a farli quasi sparire nel programma delle serate, come è avvenuto negli ultimi anni. E, sempre a proposito della categoria debuttanti, occorrerebbe trovare il coraggio di superare l'omologazione di generi imperante, girando la Penisola in lungo e in largo, scandagliando l'underground, i locali, le cantine, ma anche il web, per poi portare in Riviera la vera musica nuova.
Gli Avion Travel, trionfatori a Sanremo 2000
Ancora, sarebbe auspicabilissimo proseguire nel solco, tracciato da Gianmarco Mazzi, della valorizzazione del vivaio sanremese, col lancio fra i Big di molte "Nuove proposte" del passato, senza però penalizzare i giovani con orari di passaggio televisivo indecenti, fino a farli quasi sparire nel programma delle serate, come è avvenuto negli ultimi anni. E, sempre a proposito della categoria debuttanti, occorrerebbe trovare il coraggio di superare l'omologazione di generi imperante, girando la Penisola in lungo e in largo, scandagliando l'underground, i locali, le cantine, ma anche il web, per poi portare in Riviera la vera musica nuova.
NO ALLE "COMPAGNIE DI GIRO" - Ecco, il nuovo volto di Fazio si riverbererebbe sul Festival anche con queste poche e banali innovazioni, che altro non sono se non un ritorno a canoni più rigorosamente musicali e lontani dagli stilemi della tv caciarona. Meno ci piacerebbe il ricorso alla "compagnia di giro", viziaccio di molti (come l'allenatore Novellino che si portava sempre dietro il regista Volpi!); poteva funzionare nel '99 o nel 2000, quando Orietta Berti, per dire, era ancora un volto originale come anchorwoman, e Teocoli conservava qualche cartuccia da sparare; oggi si parla già di Saviano, e passi pure (anzi, potrebbe rappresentare un colpo alla Benigni), ma si è già fatto il nome della Littizzetto, che ormai ha ben poco da dire anche nell'appuntamento settimanale a "Che tempo che fa". I volti inediti per fare uno spettacolo innovativo e fuori dagli schemi classici non mancano (un nome su tutti, Geppi Cucciari), è auspicabile qualche colpo di genio.
CARLO CONTI E GLI ALTRI - Di certo la scelta dei vertici Rai è stuzzicante: caduta per l'ennesima volta la candidatura di Carlo Conti, che forse invecchierà senza presentare il Festival (e, del resto, negli ultimi anni ha perso molto di quel brio che ne aveva decretato il successo, intristendosi nella noiosa ripetitività di trasmissioni sempre uguali a loro stesse), mai presa in considerazione quella di Milly Carlucci (che, pure, è la regina dell'intrattenimento Rai dell'ultimo quinquennio), precocemente tramontata la fugace ipotesi del "Bonolis ter" (ma Paolone nostro, scommettiamo, tornerà presto all'Ariston), ecco il coniglio fuori dal cilindro, la mossa a sorpresa.
FAZIO E UN SANREMO DIVERSO - Fazio dovrà reimmergersi in un clima, quello dello spettacolo leggero e glamour, che non gli appartiene più: l'ho visto a disagio, fuori posto, inceppare nelle battute e nei tempi comici, in occasione dello spettacolo dedicato qualche mese fa a Enzo Jannacci. E poi, come si diceva, i tempi sono cambiati su tanti versanti: la tv si è imbastardita e ingrigita, perdendo di vista fantasia e voglia di sperimentare, il Sanremone si è trasformato in un megashow catodico in cui la musica riesce ancora a conquistarsi la ribalta (l'ha fatto bene, tutto sommato, nell'edizione 2012), ma sempre più a fatica, fra numeri dì'arte varia, presentatori troppo protagonisti e improponibili ospitate di attori stranieri.
Il mercato del disco è cambiato radicalmente, i gusti si sono uniformati e standardizzati verso il basso e non è più facile come un tempo far digerire al pubblico una diversificazione di generi; dulcis in fundo (si fa per dire...), le risorse economiche sono quelle che sono, e dopo i lustrini e lo sfarzo dell'ultimo decennio è il pubblico stesso a chiedere per primo un Sanremo più "austero", senza sprechi per attrazioni inutili. Per dire, nel 2000 Fazio riuscì a portare all'Ariston Bono Vox (con The Edge, in pratica gli U2) e Jovanotti, Venditti e Robbie Williams, Gli Eurythmics, gli Oasis e Tom Jones, ed ebbe al fianco Pavarotti come presentatore. Oggi, invece, dovrà fare le nozze coi fichi secchi (si fa sempre per dire, ma la proporzione ci sta): anche questa è una sfida affascinante e carica di incognite.
anche io voglio sperare in un'apertura al cantautorato nobile e a generi musicali meno esplorati..perchè mi torni la voglia di guardare Sanremo!
RispondiEliminaGrazie di essere passata, cara Chiara. Vedrai che nel 2013 ci saranno mille motivi per seguire con interesse Sanremo anche per chi, come te, si era un po' "raffreddato". Fidati di me! Smack e a presto!
RispondiEliminahai fatto un 'analisi perfetta, Carlo. Quello di cui dubiti tu è in sostanza quello a cui penso anch'io. E' vero, Fazio è cambiato, ma è soprattutto il contorno ad essere diverso, quasi diametralmente opposto. E pensa che i più "cinici" già commentavano con la puzza sotto il naso quella particolare fase di passaggio che ci avrebbe portato dai '90 nel nuovo millennio. Fazio è maturato, ma la sua evoluzione è fisiologica a mio avviso, o forse davvero anche per lui il tempo del disincanto è terminato, anche se la sua "leggerezza di fondo" nell'affrontare temi anche importanti non è ancora venuta meno e rappresenta credo il suo registro. Del boom con Saviano c'è poco da contestare, è stato un programma come da anni non se ne vedevano nel palinsesto della tv pubblica. Riguardo che tempo che fa, col tempo ha guadagnato la stima e la fiducia di politici e intellettuali, ma le puntate che guardo con più piacere sono quelle dove si vira ancora sul versante nostalgico (memorabile in tal senso la trasmissione che vide ospite Guccini a parlare del suo libro, tutto incentrato sugli anni '50-'60. lì si è rivisto il vero conduttore affascinato dai temi retro). Sul versante puramente musicale, sento di fidarmi.. non so se nomi roboanti ci metteranno la faccia (ergo, parteciperanno da concorrenti alla kermesse) ma un innalzamento della qualità artistica me lo aspetta. Le sue due edizioni mi erano piaciute parecchio, lo ammetto. Veden sa succede, dai :-)
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