Balotelli scocca il tiro del 2-0
Come Dortmund 2006? No, di più. Chiariamo subito: l'impresa degli azzurri iridati di Lippi nella tana dei tedeschi, i rivali di tutte le stagioni, rimarrà per sempre una delle pagine più belle della storia del nostro calcio. Ma a Varsavia è accaduto qualcosa di diverso, di prezioso, di speciale, di inimmaginabile. Ieri sera i pronostici, ben più di sei anni fa, erano nettamente favorevoli alla Germania: una squadra giovane ma già ricca di esperienza internazionale, un complesso senza apparenti punti deboli, dal pragmatismo tipicamente teutonico. Una Germania ricca di alternative in tutti i ruoli dal centrocampo in su, una Germania che, dopo un secondo posto europeo e un terzo mondiale, era pronta a cogliere il massimo alloro continentale, e nel contempo a spazzare via il tabù italiano.
Come Dortmund 2006? No, di più. Chiariamo subito: l'impresa degli azzurri iridati di Lippi nella tana dei tedeschi, i rivali di tutte le stagioni, rimarrà per sempre una delle pagine più belle della storia del nostro calcio. Ma a Varsavia è accaduto qualcosa di diverso, di prezioso, di speciale, di inimmaginabile. Ieri sera i pronostici, ben più di sei anni fa, erano nettamente favorevoli alla Germania: una squadra giovane ma già ricca di esperienza internazionale, un complesso senza apparenti punti deboli, dal pragmatismo tipicamente teutonico. Una Germania ricca di alternative in tutti i ruoli dal centrocampo in su, una Germania che, dopo un secondo posto europeo e un terzo mondiale, era pronta a cogliere il massimo alloro continentale, e nel contempo a spazzare via il tabù italiano.
CASTIGATA UNA "GRANDISSIMA" - Non erano esagerazioni giornalistiche, chi l'ha seguita a Euro 2012 non può che convenirne: era uno squadrone coi fiocchi, la Nationalmannschaft. Per questo, ribadisco ciò che avevo scritto in chiusura del mio precedente post: il successo di ieri sera è un capolavoro paragonabile a quello realizzato da un'altra Italia partita Cenerentola e diventata via via la più bella di tutte, l'Italia del 1982, che stese il Brasile dei fenomeni sovvertendo ogni previsione: quella Seleçao, come i panzer di oggi, era lanciata da una sequela di vittorie condite di gol e spettacolo, pareva inavvicinabile, già destinata a gloria imperitura. E invece... Allora come oggi, i nostri hanno accettato e vinto la sfida sul piano del gioco, senza ritrarsi e asserragliarsi dietro, e prendendosi anche i conseguenti rischi, perché al cospetto di certi formidabili "undici" subire palle gol è comunque inevitabile.
Non so cosa diavolo passi per la testa dei tedeschi ogni volta che ci affrontano. Ma non voglio nemmeno pensare che si tratti di un blocco psicologico: lo ripeto, questa Germania edizione 2012 non aveva motivi per sentirsi a disagio mentalmente, aveva tutti i mezzi per costruire un percorso vincente da chiudere domenica sera, con la Coppa alzata da Lahm al cielo di Kiev. Diciamo allora che se una schiacciasassi designata prende a girare in folle, il merito è anche di chi le sta davanti. Ed ecco l'Italia, dunque: per chi l'ha vista crescere in questo biennio, passando dai tentennamenti iniziali a prove via via sempre più convincenti e autoritarie, la sensazione di stupore è relativa.
Il team modellato da Prandelli sta facendo quello che ha quasi sempre fatto, nelle eliminatorie e nelle amichevoli del 2010 e del 2011, certo con meno intensità e continuità rispetto a oggi: punta più sull'offesa che sulla difesa, cerca di manovrare e costruire, preferisce il gioco d'iniziativa. Lo aveva fatto bene per 70 minuti con la Spagna, per poco più di un tempo con la Croazia, solo a radi sprazzi con l'Eire. Contro l'Inghilterra ha gettato la maschera, dominando in lungo e in largo dopo qualche impaccio in avvio e mancando il successo nei tempi di gioco solo a causa dello scialo di palle gol, che continua ad essere il vero tallone d'Achille di questa rappresentativa.
SUPER MARIO VERSO LA CONSACRAZIONE - Davanti agli uomini di Low, la crescita è continuata. Il nostro cittì è stato di parola: attaccheremo, aveva detto, sorprendendo solo chi non ha ancora capito a fondo la filosofia, lo spirito nuovo di questa nostra Nazionale, mai sparagnina, mai attendista, sempre protesa all'inseguimento del gol. Che a Varsavia è finalmente arrivato, perché, come avevo auspicato, Balotelli ha deciso infine di fare il Pablito Rossi: è entrato in sintonia col gol quando maggiormente serviva alla causa, ha saputo conquistarsi la scena nel momento topico come solo i grandi, già consacrati o "in pectore", sanno fare. Due reti pesanti in una semifinale internazionale, contro uno dei colossi del football mondiale: da queste prodezze, non da altro, si riconoscono i fuoriclasse dell'attacco.
IL BELLO DEL CALCIO - Scrivere di tattica, di assetto delle squadre sul campo di gioco, dopo una serata come quella di ieri sembra persino sgradevole e superfluo. Per noi appassionati di calcio, questi Europei sono stati anche una lotta contro i negativisti ad ogni costo, contro quelli del "stupidi voi che vi appassionate ed entusiasmate per le false prodezze di miliardari in mutande e maglietta, mentre il Paese va a rotoli". Che palle, cambiate registro, sarebbe la risposta più sbrigativa: per essere educati, tuttavia, basta ricordare a costoro, gente che vede sempre e comunque nero, che il calcio da oltre un secolo conquista e sa mantenere la passione e il seguito delle folle, in ogni angolo del globo, e vi riesce anche perché ogni tanto regala eventi epocali e romanzeschi come quello di Varsavia, emozioni uniche che aggregano, che danno la possibilità di vivere qualche ora di gioia, di evasione dai terribili momenti del quotidiano. Grazie a serate come questa, io non rimpiangerò mai di aver dedicato tanto tempo della mia vita al football.
AZZURRI SONTUOSI - Comunque, di calcio occorre parlare, perché questa ennesima Italia - Germania resterà consegnata agli annali: a pochi giorni dall'ottima prova contro gli inglesi, risolta solo ai calci di rigore quando poteva venir chiusa ben prima, i nostri sono riusciti a offrire un'altra prestazione di valore assoluto, una delle migliori dai tempi del vittorioso mondiale berlinese. Inizio fra mille patemi, con almeno due rischi concreti, poi l'uscita dal guscio a macinare calcio non più fittamente elaborato come altre volte, ma scarno e di sostanza.
La prestazione di Cassano vale, forse, più di tutte quelle finora offerte in maglia azzurra dal folletto barese: dopo un gran tiro da fuori neutralizzato in tuffo da Neuer, una prodezza da giocoliere autentico, a scivolare leggero in dribbling fra due difensori per poi mettere il pallone sulla testa di Balotelli, prontissimo all'appuntamento con la storia. Ma il primo a tentare la conclusione, spezzando l'iniziale assedio tedesco, era stato Montolivo con un destro da fuori: un Montolivo propositivo, dinamico, utile anche nel "lavoro "sporco", lucido e tempista al momento di azionare Super Mario per il contropiede del 2 a 0, facendosi perdonare l'incertezza fatale di pochi minuti prima, quando ha cincischiato davanti al portiere sprecando la palla del raddoppio.
La prestazione di Cassano vale, forse, più di tutte quelle finora offerte in maglia azzurra dal folletto barese: dopo un gran tiro da fuori neutralizzato in tuffo da Neuer, una prodezza da giocoliere autentico, a scivolare leggero in dribbling fra due difensori per poi mettere il pallone sulla testa di Balotelli, prontissimo all'appuntamento con la storia. Ma il primo a tentare la conclusione, spezzando l'iniziale assedio tedesco, era stato Montolivo con un destro da fuori: un Montolivo propositivo, dinamico, utile anche nel "lavoro "sporco", lucido e tempista al momento di azionare Super Mario per il contropiede del 2 a 0, facendosi perdonare l'incertezza fatale di pochi minuti prima, quando ha cincischiato davanti al portiere sprecando la palla del raddoppio.
Gli altri? Pirlo al solito sontuoso, eccelso anche quando, come ieri, è chiamato a dare un contributo più cospicuo in copertura (con anche un salvataggio sulla linea nel convulso avvio), sempre pronto a ribaltare l'azione, a spostare in avanti il baricentro del gioco e a distribuire palloni con pazienza e perizia. Marchisio diesel, cresciuto impetuosamente alla distanza dopo aver anche lui dovuto mulinare i tacchetti in interdizione: nella ripresa, ecco alcuni dei suoi inserimenti micidiali, con due diagonali a lato di pochissimo, due occasionissime che avrebbero meritato miglior sorte.
Buffon esulta con Diamanti
Buffon esulta con Diamanti
BONUCCI - BARZAGLI, INVALICABILI - De Rossi ha fatto il difensore aggiunto quasi come in apertura di manifestazione, strappando palloni importanti e dando respiro a una retroguardia comunque assai sollecitata, ove hanno brillato un Bonucci alla miglior partita della sua carriera e un Barzagli che, dopo aver fatto la comparsa a Germania 2006, ora si prende in toto la ribalta: da entrambi, chiusure a go go, salvataggi in perentorio anticipo, palle alte calamitate sistematicamente, fino a generare un palese senso di impotenza fra gli avversari.
Balzaretti, spostato dalla sua corsia preferita, è parso assai più contenuto, limitando al minimo gli sganciamenti, ma sempre attento, mentre ha al solito giganteggiato Buffon, con una serie di respinte e deviazioni su tiri di una Germania che, benché quasi... disinnescata dai nostri, ha comunque confermato il suo enorme potenziale offensivo, sfiorando il gol soprattutto con conclusioni a lunga gittata di Reus (entrato nel secondo tempo, ha dato più spessore agli approcci offensivi dei bianchi) e, nel primo tempo, di Khedira, che tuttavia alla lunga è calato non confermando quanto di buono mostrato nelle prime quattro gare, quando si era messo in mostra come uno dei centrocampisti più completi, attivi e incisivi visti all'opera nell'intero torneo.
ANCORA TROPPI GOL SBAGLIATI - Tornando ai nostri, un po' giù di corda Chiellini (sulla sua fascia Boateng ha avuto fin troppa libertà), mentre l'ingresso di Di Natale è stato sostanzialmente infruttuoso, soprattutto per un contropiede mancato con un tiro terminato sull'esterno della rete, una di quelle palle gol che uno come lui non dovrebbe mai sbagliare. Il suo errore, più clamoroso di quelli prima citati di Marchisio, ci ha impedito di chiudere un match che poteva andare sul 3 a 0 con largo anticipo e che è invece rimasto aperto fino all'ultimo secondo anche grazie a un generoso rigore concesso ai tedeschi, e trasformato da un Ozil fortemente ridimensionato dopo le luminarie di Sudafrica 2010, troppo discontinuo, spesso assente dal match (ieri come nelle gare precedenti).
Siam sempre lì: abbiamo trovato in Balotelli il terminale in grado di far finalmente fruttare in buona misura il lavoro di produzione di opportunità di tiro, ma altri continuano a sprecare occasioni che nelle fasi finali di questi tornei vanno assolutamente concretizzate, se non si vuol fare la fine dell'Italia del 2000, sconfitta, più che dalla Francia, dagli "indimenticabili" svarioni sotto porta di un Del Piero ai minimi storici. E tuttavia, nonostante la sfuriata finale di Buffon contro le imprecisioni dei compagni, che hanno messo a repentaglio una vittoria ampiamente meritata, il passo avanti rispetto allo spreco delle gare precedenti c'è stato. Ha il nome di Super Mario e il volto tattico di una maggior capacità di verticalizzazione.
VERSO KIEV - Contro la Spagna (che incontreremo per la terza volta in stagione!) basterà? Al momento è prematura qualsiasi risposta. Al momento, mentre gli azzurri già ricaricano le pile per la sfida conclusiva, noi possiamo permetterci di fermarci un attimo, chiudere gli occhi e godere di questa strepitosa impresa. L'Italia è in finale a Euro 2012, il traguardo è sensazionale ed è quello che conta, perché dà concretezza alla resurrezione del nostro movimento calcistico al di là di quanto accadrà nella finalissima, che ci vedrà opposti a una super potenza e il cui esito, come tutti gli atti conclusivi di questi tornei, è legato a fattori anche aleatori e non schiettamente tecnici. Ma noi ci siamo, alla faccia di chi continua a considerare il nostro come un football brutto, mediocre, sorpassato. E intanto abbiamo un'altra Italia - Germania da raccontare ai bambini di domani.
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