Marchisio: col Lussemburgo terzo gol in azzurro
L'1 a 1 col Lussemburgo, autentica impresa a rovescio della Nazionale azzurra, equivale al 2 a 2 con Haiti di un anno fa e, vista la modestissima caratura dell'avversario di Perugia, ha lo stesso peso della disfatta (0-3) di fronte alla Russia del giugno 2012. Tre approcci fallimentari a tre importanti competizioni internazionali. Il fatto che nei primi due casi, Europeo e Confederations, gli esiti delle nostre spedizioni siano poi stati diametralmente opposti a quelli delle amichevoli preparatorie, non deve indurci a guardare al Mundial brasiliano con un insano ottimismo. Intendiamoci: su questo blog l'Italia di Prandelli ha sempre goduto di alta considerazione, sulla scorta di dati inoppugnabili che, nella prima metà del quadriennio, hanno raccontato di una squadra giovane e brillante, propositiva e manovriera, capace quasi sempre di giocare senza timori anche contro i team più quotati.
L'1 a 1 col Lussemburgo, autentica impresa a rovescio della Nazionale azzurra, equivale al 2 a 2 con Haiti di un anno fa e, vista la modestissima caratura dell'avversario di Perugia, ha lo stesso peso della disfatta (0-3) di fronte alla Russia del giugno 2012. Tre approcci fallimentari a tre importanti competizioni internazionali. Il fatto che nei primi due casi, Europeo e Confederations, gli esiti delle nostre spedizioni siano poi stati diametralmente opposti a quelli delle amichevoli preparatorie, non deve indurci a guardare al Mundial brasiliano con un insano ottimismo. Intendiamoci: su questo blog l'Italia di Prandelli ha sempre goduto di alta considerazione, sulla scorta di dati inoppugnabili che, nella prima metà del quadriennio, hanno raccontato di una squadra giovane e brillante, propositiva e manovriera, capace quasi sempre di giocare senza timori anche contro i team più quotati.
REGRESSO AZZURRO - Allo stesso modo, chi mi segue lo sa, dopo il torneo continentale polacco - ucraino ho dovuto registrare un progressivo "imborghesimento" della nostra rappresentativa, piegatasi al piccolo cabotaggio, ad atteggiamenti sovente sparagnini, a difese "eroiche" del punticino o del golletto di vantaggio (qualificazioni mondiali, a Praga con la Repubblica Ceca e a Palermo con la Bulgaria) e a rari sprazzi spettacolari, mentre la fragilità in retroguardia cresceva e i nostri rivali incontravano sempre minori difficoltà a trovare la via della rete di Buffon (o dei suoi momentanei sostituti), rete perforata a ripetizione anche da squadre insospettabili, ultima delle quali il Lussemburgo, poche ore fa. Così l'inzuccata di Chanot che, pareggiando l'iniziale acuto di Marchisio, ha donato al Granducato una delle serate più gloriose della sua avara storia calcistica, non ha nemmeno sorpreso troppo chi segue da tempo questa Azzurra opacizzata.
TEST POCO ATTENDIBILI - Non vorrei qui tornare sulla relativa attendibilità dei test amichevoli a ridosso delle grandi kermesse, discorso già affrontato in passato. Troppe variabili intervengono a condizionarne il risultato: carichi di lavoro in ritiro, condizione fisica approssimativa, tossine della stagione di club ancora da smaltire, soluzioni tattiche da mettere a punto, concentrazione deficitaria (una tara, questa, che per la verità riguarda i nostri calciatori assai più di quelli di altre nazioni di primo piano).
A maggior ragione se l'avversario, con tutto il rispetto, si chiama Lussemburgo, di conclusioni se ne possono trarre ben poche: se vinci e giochi discretamente hai solo fatto il tuo dovere, ma senza alcuna sicurezza che la prestazione possa essere ripetuta in gare ufficiali contro compagini più competitive; se non vinci, c'è di che preoccuparsi ma non ci si può nemmeno disperare: a quante gare pre Mondiali di marmorea bruttezza ci è toccato assistere, per poi trovarci di fronte a puntuali resurrezioni azzurre? Chi non ricorda gli orridi "provini" contro Jugoslavia (prima di Argentina '78), Sporting Braga (verso Spagna '82), Svizzera e Costarica (vigilia di USA '94)?
A maggior ragione se l'avversario, con tutto il rispetto, si chiama Lussemburgo, di conclusioni se ne possono trarre ben poche: se vinci e giochi discretamente hai solo fatto il tuo dovere, ma senza alcuna sicurezza che la prestazione possa essere ripetuta in gare ufficiali contro compagini più competitive; se non vinci, c'è di che preoccuparsi ma non ci si può nemmeno disperare: a quante gare pre Mondiali di marmorea bruttezza ci è toccato assistere, per poi trovarci di fronte a puntuali resurrezioni azzurre? Chi non ricorda gli orridi "provini" contro Jugoslavia (prima di Argentina '78), Sporting Braga (verso Spagna '82), Svizzera e Costarica (vigilia di USA '94)?
PREPARAZIONE MAL GESTITA - Impossibile davvero capire cosa ci riserverà il domani. Al momento, possiamo solo annotare come questa lunga fase preparatoria del "big event" si sia consumata, per il Club Italia, fra tantissime ombre e poche luci. Sulla gara di Perugia torneremo fra breve: prima c'è stata l'imbarazzante gestione, da parte di Prandelli e del suo staff, dell'ultima selezione. Aveva dunque ragione il buon Vittorio Pozzo, lo avevo scritto qualche settimana fa in questo post: portare in ritiro un gruppo allargato, invece dei canonici 23, era garanzia di musi lunghi, polemiche da parte della stampa e dei giocatori stessi, nel momento in cui si sarebbero dovute tirare le somme ed effettuare la scrematura definitiva. Tutto si è puntualmente verificato, dai casi Destro e Romulo, situazioni che dovevano essere "contenute" all'interno del gruppo evitando sgradevoli spifferi, fino alla delusione Pepito Rossi, sul quale il trainer si è esibito in una serie di arrampicate sugli specchi insopportabilmente retoriche: era giusto portarlo a Coverciano e valutarne il livello di ripresa fisica e psicologica, ma se si era già convinti che non fosse pronto per l'inserimento nel listone, perché sottoporlo a questa trafila lunga, faticosa e, in fin dei conti, umiliante?
Verratti: nuovo titolare azzurro?
Verratti: nuovo titolare azzurro?
VERRATTI E BALO OK - Dopodiché è arrivato il campo, che qualcosa di buono ha pur detto. Al Curi si è visto ad esempio un buon Verratti, a conferma della gara con l'Eire di sabato scorso; il centrocampista del PSG continua ad essere impeccabile in fase di filtro, e ha trovato l'intraprendenza per farsi notare anche in impostazione, con coraggiose avanzate e assist millimetrici; gli manca continuità in questa figura di gioco, ma può tranquillamente trovarla strada facendo: allo stato delle cose, la sua candidatura a nuovo titolare appare sempre più credibile. Cassano, entrato in corso d'opera, ha acceso un paio di luminarie offensive; Balotelli, non è una novità, sa fare reparto da solo, è andato al tiro e ha appoggiato i compagni, eppure ritengo, non da oggi, che la formula con un solo attaccante vero, per risultare funzionale, debba poter poggiare su una batteria di incursori ispirata, martellante, dinamica, tonica fisicamente e sul pezzo mentalmente: ciò che l'Italia, da quando sperimenta questa disposizione tattica, non ha ancora compiutamente trovato.
Ieri, ad esempio, ad un Candreva abbastanza efficace in fase di spinta e tempista negli inserimenti (da lui e da Mario sono arrivate le conclusioni più pericolose) ha fatto da contraltare un Marchisio partito bene, col colpo di testa vincente su assist di esterno destro di Balotelli, ma poi illanguiditosi col passare dei minuti. Ma è stata piena di italici languori, questa stanca recita umbra. Pause, ritmi bassi, i soliti errori di misura e di tocco, altra lacuna nota da tempo e che, a quanto pare, non si è ancora riusciti a limare: ma le palle perse, i passaggi sbagliati, le distrazioni in marcatura si pagano persino col Lussemburgo, figuriamoci con l'Inghilterra e l'Uruguay che andremo ad affrontare fra non molto.
FIDUCIA... CON RISERVA - Ecco, alla luce di tutto questo non è lecito abbandonarsi a una fiducia cieca e piena, non sarebbe onesto. Troppi passaggi a vuoto, quest'atmosfera di provvisorietà tattica, di incompiutezza, di disagio tecnico in alcuni ruoli soprattutto difensivi (e sugli esterni continua a latitare la precisione nel cross), di andatura da gambero sul piano della qualità e dell'efficacia del gioco. Una serie di vistosi limiti che descrivo da un biennio e che la sofisticata preparazione alla spedizione Mundial a base di stage, test medici e atletici di ultima generazione scientifica, esperimenti sul campo, non è riuscita, al momento, a cancellare o attutire.
Poi però c'è l'altro lato della medaglia, quello delle certezze a cui ci si può aggrappare: il buon rendimento fornito dagli azzurri nelle due grandi competizioni cui hanno finora partecipato, il tasso di classe complessivo del gruppo, buono seppur non siderale, con alcune solide certezze (Buffon, De Rossi, Pirlo), un paio di scommesse che si potrebbero persino vincere (Balotelli e Verratti), valenti giovani in rampa di lancio (De Sciglio, Immobile, Insigne) e tanti piedi discretamente educati che raramente hanno deluso nelle occasioni che contavano (Bonucci, Candreva, Cassano...). Non una delle migliori versioni dell'Italia in 104 anni di onorata storia, ma nemmeno una compagine malridotta al punto da farci mettere le mani nei capelli.
Poi però c'è l'altro lato della medaglia, quello delle certezze a cui ci si può aggrappare: il buon rendimento fornito dagli azzurri nelle due grandi competizioni cui hanno finora partecipato, il tasso di classe complessivo del gruppo, buono seppur non siderale, con alcune solide certezze (Buffon, De Rossi, Pirlo), un paio di scommesse che si potrebbero persino vincere (Balotelli e Verratti), valenti giovani in rampa di lancio (De Sciglio, Immobile, Insigne) e tanti piedi discretamente educati che raramente hanno deluso nelle occasioni che contavano (Bonucci, Candreva, Cassano...). Non una delle migliori versioni dell'Italia in 104 anni di onorata storia, ma nemmeno una compagine malridotta al punto da farci mettere le mani nei capelli.
MONDIALE REBUS - La verità è che va a iniziare, per noi, il Mondiale più carico di incognite di sempre. Quest'ultimo biennio contraddittorio, avaro in tema di progressi di gioco ma costellato di risultati tutto sommato positivi (amichevoli a parte), non dà alcun appiglio a cui aggrapparsi per formulare un pronostico attendibile. Nel '78 e nell'82 nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato su di noi, nel '94 e nel 2002 indossavamo le scomode vesti dei favoriti: esempi, fra i tanti, di vigilie in cui avevamo una posizione ben precisa nella griglia di partenza. Oggi no, oggi si fluttua nell'incertezza più assoluta.
"I nostri son capaci di tutto, nel bene come nel male": lo si dice prima di ogni appuntamento che conta, europeo o mondiale che sia, ma mai come questa volta l'assunto ha un suo fondamento: sulla carta, fatta la tara alla nostra caratura complessiva e rapportata quest'ultima a quella dei principali competitors, siamo da quarti di finale e non di più; alla luce delle più recenti prestazioni, potremmo far le valigie dopo il primo turno, visto anche il terribile girone iniziale toccatoci in sorte; se invece venisse trovata la quadratura del cerchio, cosa tutt'altro che impossibile, se si recuperassero il coraggio e la brillantezza di manovra sfoderate fino a Euro 2012, qualità pur sempre presenti nel DNA della squadra, questa Azzurra potrebbe persino stupire. Ma il tempo stringe e troppi tasselli del puzzle devono ancora trovare la giusta collocazione.
"I nostri son capaci di tutto, nel bene come nel male": lo si dice prima di ogni appuntamento che conta, europeo o mondiale che sia, ma mai come questa volta l'assunto ha un suo fondamento: sulla carta, fatta la tara alla nostra caratura complessiva e rapportata quest'ultima a quella dei principali competitors, siamo da quarti di finale e non di più; alla luce delle più recenti prestazioni, potremmo far le valigie dopo il primo turno, visto anche il terribile girone iniziale toccatoci in sorte; se invece venisse trovata la quadratura del cerchio, cosa tutt'altro che impossibile, se si recuperassero il coraggio e la brillantezza di manovra sfoderate fino a Euro 2012, qualità pur sempre presenti nel DNA della squadra, questa Azzurra potrebbe persino stupire. Ma il tempo stringe e troppi tasselli del puzzle devono ancora trovare la giusta collocazione.
Sai, ero fiducioso riguardo quest'Italia... prime delle ultime due uscite.
RispondiEliminaMi piaceva l'idea che ci fosse qualcosa di nuovo da sfoderare: terzini duttili come Darmian e De Sciglio; incursori alle spalle di Balo; giovani come Insigne, Immobile e Verratti. Ma ovviamente era una gioia personale, quella di vedere questi giocatori in Azzurro dopo averli saggiamente gustati durante la stagione. Quel che sta dando problemi è che nel complesso...non gira. E' la squadra che non porta i risultati a casa. Assurdo se si pensa a quel che è stato e quel che si è detto dell'Italia negli ultimi anni (capace di sfidare compagini con un numero ben più elevato di campioni grazie alla compattezza, e argomenti simili).
Come hai detto e ribadito queste amichevoli non ci dicono come andrà il Mondiale, ma così davvero non va. E non lo dico perché ho notato chissà quali falle tattiche, tecniche o fisiche. Parlo da tifoso, alla luce della mia perdita di fiducia.
ciao Carlo, onestamente - come mia consuetudine - non ho guardato la partita. Ho visto però distrattamente proprio le due azioni ravvicinate che hanno portato ai legni di Balo e Candreva. Mio fratello mi aveva comunque "rassicurato" che non mi stavo perdendo alcuno spettacolo! Desolante,e più si avvicina il Mondiale meno sono realistamente ottimista. L'Inghilterra parte senza favori dei pronostici ma a differenza nostra è in grande ascesa e si è rinnovata veramente con Sterling, Sturridge (rivelazioni del Liverpool), ma anche Baines, Lallana... la vedo dura!
RispondiEliminaGianni G
Amici, essere ottimisti è francamente difficile. La mia (moderata) fiducia si basa, come detto, su quanto mostrato dalla Nazionale nel primo biennio a livello di gioco, e in tutto il quadriennio, relativamente ai risultati ottenuti negli impegni ufficiali. Il regresso post Europeo è stato evidente e più volte qui sottolineato. Questi test amichevoli lasciano totalmente il tempo che trovano ma i loro esiti sconfortanti un qualche significato lo hanno, quantomeno dicono che c'è un ritardo notevole nel mettere a punto determinate cose.
RispondiEliminaLa differenza a nostro sfavore, rispetto a diversi Mondiali passati, è che spesso un girone iniziale non difficilissimo ci ha consentito di continuare a crescere con calma a torneo in corso, stavolta invece dobbiamo iniziare con due "finali", nel vero senso della parola, senza contare che il Costarica non va sottovalutato. Fra dieci giorni avremmo necessità di essere già quantomeno al 90 per cento, mentre al momento ne siamo ancora lontani, e non parlo solo dell'aspetto fisico.