Pellè: terzo gol azzurro per lui
Ha ancora senso usare un termine impegnativo come "vergogna", per una mancata goleada contro una delle rappresentative più deboli del globo, piegata oltretutto solo grazie a una rete irregolare? Lo si è già scritto più volte su questo blog, negli ultimi anni: l'Italia non è più squadra da larghi punteggi. Gli ultimi quattro confronti con Malta, tutti giocati dal 2012 a ieri, hanno portato due successi per 2 a 0 e altrettanti per 1 a 0. E i più fedeli tifosi azzurri ricorderanno pure l'indecorosa vittoria in casa delle Far Oer, nel 2011, altro 1 a 0 sancito, anche quello, da un punto non valido (fuorigioco di Cassano). Sorvolerei invece sulla ormai proverbiale crescita fatta registrare da alcune nazionali "deboli".
GLI INSEGNAMENTI DEI TRAINER ITALIANI... - Abbiamo visto a Firenze, in cosa consiste questa crescita: ancorati a una mediocrità tecnica sostanzialmente immutabile nel tempo, gli isolani hanno fatto mucchio difendendosi in undici nella loro metà campo e intasando gli spazi, sganciando sporadicamente il velocista Effiong in qualche pericoloso contropiede. Se questo è il progresso tattico, se questi sono gli insegnamenti che i nostri allenatori portano nei Paesi calcisticamente depressi, beh, molto si spiega sulla inarrestabile decadenza del pallone tricolore: dopodiché, ci tocca anche sentire il "nuovo" commentatore tecnico Rai, Giovanni Trapattoni, tessere le lodi del suo ex collaboratore Pietro Ghedin, ora cittì maltese (insieme firmarono uno dei periodi più disastrosi nella storia della nostra Nazionale).
AZZURRI CON GROSSI LIMITI - Contro queste "squadre - ammucchiata" è difficile giocare da sempre, lo si sa, ma non dovrebbe esserlo al punto di dover inseguire il prezioso vantaggio fin quasi alla fine del match, e ottenerlo per di più con un colpo di mano. Vergogna no, dunque, ma un bel po' di imbarazzo sì, senza dubbio. Illudiamoci ancora per qualche giorno che l'alibi del "siamo ancora a inizio stagione" sia valido, ma vedere l'Italia, ormai ex grande potenza mondiale, ruminare football di discutibile qualità al cospetto di una selezione di quarta schiera non può che mettere tristezza.
Del resto cosa può esserci di più triste di una compagine che, proprio quando avrebbe bisogno di una radicale rinfrescata di organico, rimane aggrappata alla compassata regia del decadente Pirlo? L'undici sceso in campo ieri era appesantito da limiti tecnici e dinamici evidenti: ormai non desta nemmeno più scandalo la quantità esorbitante di lanci e passaggi mal calibrati, di controlli sbagliati, di agganci mancati, di tiri sballati, oltre alla lentezza nell'elaborazione della manovra, all'incapacità di dar via la palla rapidamente, trovando in pochi secondi la soluzione giusta; sotto quest'ultimo profilo ha particolarmente deluso Bertolacci, mentre è lampante che l'Italia attuale non possa assolutamente prescindere da elementi come Florenzi e Candreva. Triste anche la continua ricerca di improbabili rigori, alfine punita dall'arbitro col cartellino giallo per l'incursore laziale, che ci ha provato in maniera un po' troppo plateale.
ATTACCO DISASTRO - Le idee continuano a latitare dalla trequarti in su, e la messa a punto di una funzionale formula offensiva è ancora di là da venire: Gabbiadini si è svegliato solo per mostrare quel meraviglioso sinistro a giro finito sotto l'incrocio dei pali, Eder si è mosso tanto e male, sbagliando anche un paio di facili conclusioni, Pellè ha cercato di essere sempre nel vivo dell'azione mostrando però grande imprecisione, rete (irregolare) a parte. Si diceva della mancata goleada: sarebbe tollerabile, fosse il frutto di una serie di opportunità mancate, ma non è stato purtroppo il caso dell'Italia di ieri. Che alla fine sei - sette palle gol le ha messe insieme, più che altro per inerzia, ma che non è mai riuscita, se non per brevissimi break di cinque minuti o poco più, a mettere in affanno i maltesi, a stringerli d'assedio, che sarebbe stato il minimo sindacale. Per questo, quella di ieri è stata sostanzialmente una prestazione da mani nei capelli.
LINEA VERDE IMPRESCINDIBILE - E' un'Azzurra, si diceva, che ha un disperato bisogno di svecchiarsi, per trovare nuove risorse tecniche e nuove soluzioni tattiche. Non è più differibile l'inserimento di ragazzi come Zappacosta, Rugani, Romagnoli, Baselli, Berardi (quando guarirà) e Sturaro (a patto che smussi quegli angoli caratteriali che sono costati, a lui e a noi, l'Euro Under 21); l'Insigne di queste prime giornate di Serie A, poi, non meriterebbe una maglia da titolare? E si faccia un pensierino anche a Balotelli, bistrattato oltre i suoi demeriti: anche al 50 per cento della condizione, è in grado di garantire da solo il potenziale offensivo offerto dai tre schierati al Franchi. Dice Conte che chi gioca poco nei club non può pensare di andare in Nazionale: si ricordi del suo predecessore Prandelli, che diede un segnale forte convocando gente come Perin e De Sciglio, giovanotti all'asciutto o quasi di esperienze in campionato. E basandosi sul criterio enunciato nei giorni scorsi dal CT in conferenza stampa, uno come Rugani, di certo il migliore in assoluto dell'ultima leva per classe e personalità, rischierebbe di non vedere l'azzurro per tanto, troppo tempo.
NAZIONALI: MA QUALE CRISI? - Dopodiché, qualche riflessione generale: certi opinionisti di grana grossa asseriscono da anni che il calcio delle Nazionali sia in declino, senza portare prove che lo dimostrino e ignorando il clamoroso successo di pubblico e di sponsor delle ultime edizioni di Mondiali ed Europei. Dato uno sguardo fugace agli highlights delle gare di qualificazione europee di ieri sera, ho visto discrete quantità di spettatori in molti stadi del continente, anche per incontri non propriamente di cartello. Ad essere in crisi, dunque, crisi tecnica e di credibilità, non è il calcio delle Nazionali, ma la Nazionale italiana, che ieri, come tante altre volte nel recente passato, ha giocato in un impianto vuoto per tre quarti. Certo non è stata proprio da volpi la scelta di Firenze per un match di scarsissimo appeal: il Club Italia dovrebbe tornare a battere i campi di provincia, senza vergogna, e i dirigenti federali mostrare maggiore fantasia nella scelta delle sedi (ancora Firenze, e domenica ancora Palermo: perché?).
Interessantissimo articolo, Carlo. Ancora una volta.
RispondiEliminaGià al momento delle convocazioni mi sono stupito della presenza di Pirlo, che è davvero alle battute finali della carriera ma, soprattutto, ad Euro2016 arriverebbe con 37 primavere alle spalle.
Potrei dire lo stesso di Buffon, per il quale possiamo fare un discorso differente solo perché generalmente i portieri possono permettersi di giocare più a lungo (e aggiungerei che Perin è infortunato), ma anche lui arriverà ad Euro 2016 parecchio in là con gli ann.
Gabbiadini, poi, è indubbiamente un grande talento ed andrebbe valorizzato al massimo. Ma non rientra ne "i giocatori che non giocano molto con i club"? Candreva, Insigne ed Eder in questo momento dovrebbero essergli avanti nelle gerarchie.
Non so quanto possa dare Balotelli a questa selezione, onestamente. E' un po' sparito dal campo nell'ultima stagione inglese, ma certamente se in rossonero dovesse ritrovare linfa... perché no
Grazie! Buffon punta ad eguagliare Zoff arrivando a Russia 2018 a 40 anni, ormai è chiaro, però non potrà pensare di avere un'autostrada davanti: Sirigu e Perin non staranno a guardare, sono alternative credibilissime. Zoff a quell'età era ancora diverse spanne avanti a tutti i teorici pretendenti, lo stesso non si può dire per il Gigi visto di recente in azzurro. Gabbiadini è un grande talento, ma, al di là della serata storta sua e di altri, l'impressione è che in molti, Manolo compreso, in Nazionale rendano assai meno di quanto sarebbe nelle loro potenzialità (penso anche a Verratti, che gioca bene nel PSG in Champions, non nella terza serie italiana): colpa dell'impianto di gioco complessivo.
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