Forse non tutti se ne sono accorti, ma ci siamo appena lasciati alle spalle giornate fra le più caotiche nella storia del Festival di Sanremo. Oramai i fatti sono noti: il 6 gennaio era la data fissata per l'annuncio ufficiale del cast dei Big. In una puntata speciale della trasmissione "I soliti ignoti" Amadeus avrebbe reso noto il "listone" più atteso dell'anno, con annessa partecipazione alla serata dei 22 artisti prescelti, così come espressamente indicato nel regolamento della rassegna numero 70. Proprio il regolamento, tuttavia, lasciava incredibilmente spazio alla possibilità di fughe di notizie anche clamorose, ed era apparso chiarissimo fin dalla pubblicazione sul sito della Rai. Perché l'annuncio era previsto per il 6, ma gli inviti da parte del direttore artistico sarebbero partiti con largo anticipo, fra il 16 dicembre e il 3 gennaio; senza dimenticare che già prima di Natale Amadeus aveva lasciato intendere di aver ultimato la selezione e compiuto le sue scelte definitive.
BRUCIATI DA "CHI" - C'era dunque un periodo - cuscinetto, una zona temporale "grigia" in cui sarebbero potuti venir fuori nomi di ammessi ed esclusi: cosa che si è puntualmente verificata. Il settimanale "Chi", con uno scoop oggettivamente epocale firmato Gabriele Parpiglia, ha diffuso in anteprima l'elenco completo dei partecipanti nella categoria regina. Un solo errore: il 22esimo posto era dato in ballottaggio fra Samuele Bersani e i Kolors, mentre la casella è stata occupata da Alberto Urso. Colpaccio analogo era stato compiuto da "Striscia la notizia" nel dicembre '93 riguardo ai Campioni di Sanremo '94, ma solo con un paio di ore d'anticipo rispetto all'annuncio di Pippo Baudo. Ora, io personalmente non nutro grande stima nei confronti del direttore di "Chi" Alfonso Signorini, ma se il responsabile di un giornale si ritrova fra le mani una notizia simile ha il diritto - dovere di pubblicarla. Le colpe sono delle solite gole profonde, che non hanno saputo mantenere un riserbo moralmente doveroso (ma assai difficile da mettere in pratica nell'era del web e delle informazioni che viaggiano a velocità supersonica), e come detto, di un regolamento che presentava evidenti punti di debolezza.
CHE FRITTATA! - A frittata ormai fatta, Amadeus ha deciso di rivelare il cast in una intervista a Repubblica, ossia in una maniera irrituale e ben poco istituzionale, diciamo pure assai discutibile e destinato a lasciare non poche scorie polemiche. L'evento televisivo del 6 gennaio è stato così parzialmente "bruciato": l'appeal della serata sarà rappresentato soltanto dall'estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria Italia e, riguardo al Festivalone, dalla comunicazione dei titoli dei brani, sempre che nel frattempo non comincino a circolare anche quelli... Un bel pasticcio, non c'è che dire: ancor più grave perché, lo ripetiamo, del tutto prevedibile. Fra l'altro, danno collaterale di infima importanza, è saltato anche il mio pezzo di previsioni sui possibili partecipanti, una tradizione consolidata del blog, la cui uscita era prevista nella giornata di ieri. L'avevo ripetutamente rinviato anche perché questa volta, oggettivamente, non avrei aggiunto molto a quanto già raccontato altrove da altri.
Quando ho cominciato a scrivere questi articoli in cui cercavo di indovinare la griglia di partenza del Festival, basandomi sia su dati oggettivi sia su mie personalissime considerazioni artistiche, erano in pochi a fare altrettanto. Negli ultimi anni, e quest'anno soprattutto, la "caccia al big sanremese" ha invece raggiunto livelli parossistici: già da ottobre, se non prima, testate (soprattutto online) con variabili livelli di credibilità hanno fornito aggiornamenti, anticipazioni, voci sui candidati alla kermesse. Fa piacere, perché vuol dire che Sanremo è tornato pienamente attrattivo, fa notizia e sa far discutere quasi tutto l'anno, benché qualche firma prestigiosa ancora dodici mesi fa parlasse di "evento che si esaurisce nel giro di una settimana e poi scompare dalle cronache": certo, certo, come no...
IL "CASO DONNE" - Dopo questa lunga ma doverosa premessa, veniamo alla sostanza dei fatti. Sanremo 2020 ha ormai completato il cartellone dei cantanti in concorso. Nei giorni della rassegna avremo modo di parlare delle otto Nuove proposte (per motivi di famiglia, non ho potuto commentare in questa sede la serata dicembrina dedicata ai giovani), mentre, come sempre, l'elenco dei campioni ha suscitato varie reazioni avverse. Per quanto mi riguarda, storco il naso solo per due aspetti: in primis la penuria di concorrenti donne, che da qualche anno a questa parte è una costante e ora è diventata ufficialmente un problema. Non voglio nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi di un maschilismo sanremese dilagante: stiamo parlando di una competizione che in varie edizioni, alcune anche recenti, ha esaltato la cosiddetta "altra metà del cielo" fino a proporre dei podi totalmente al femminile, come quello del 2012 (Emma - Arisa - Noemi). Escluso dunque, fino a prova indiscutibilmente contraria, il pregiudizio di genere, resta da domandarsi il perché: proposte mediocri delle cantanti? O scelta di campo prevalentemente artistica, che ha privilegiato determinati stili musicali nei quali le cantanti italiane non sono finora emerse in maniera convincente?
ORA O MAI PIU': CHE FINE HANNO FATTO? - Secondo aspetto discutibile, la totale assenza di rappresentanti della trasmissione (condotta da Amadeus) "Ora o mai più", che ha ripescato e riportato alla ribalta personaggi protagonisti di fugaci successi negli ultimi decenni e poi piombati nel dimenticatoio. Molti di questi si erano messi in lista per partecipare alla gara rivierasca, e c'è chi non ha fatto mistero della propria delusione (Lisa, ad esempio). Non li biasimo: a che serve una trasmissione del genere, se per questi cantanti le luci dei riflettori rimangono accese solo per le poche settimane di durata dello show, e spesso per questioni che hanno a che fare più col gossip che col mondo delle sette note (vedasi la lunga polemica Rettore - Donatella Milani)? E "dopo", cosa succede? D'accordo, alcuni hanno trovato una valvola di sfogo attraverso "Tale e quale show", ma non è propriamente la stessa cosa. Con Amadeus padrone di casa e gestore del Festivalone, non era proprio possibile riservare una casella del cast a uno di loro? In passato si è fatto in modo di trovare più volte posto per il vincitore di X Factor (Mengoni, Nathalie, Fragola, Galiazzo), un talent che oltretutto non aveva alcun legame diretto con la manifestazione ligure, laddove invece molti dei partecipanti a "Ora o mai più" avevano vissuto la loro effimera gloria proprio grazie ai passaggi all'Ariston...
COME BAGLIONI - Vediamo invece chi ce l'ha fatta: il listone, onestamente, non mi pare malvagio, anche se non sposta molto i termini della questione rispetto all'ultima edizione griffata Baglioni, il quale a sua volta aveva seguito e allargato il solco tracciato da Carlo Conti con la sua ultima direzione, quella del 2017. In parole povere: profondo ringiovanimento dei ranghi, primo piano per i generi sulla cresta dell'onda, stop alle proposte di marca prettamente "sanremese", ossia eccessivamente tradizionaliste, spazi ridotti ai minimi termini per i veterani. Sanremo 2020 è questo, e assomiglia terribilmente a Sanremo 2019, al punto che la principale rivelazione (assieme a Mahmood) della passata rassegna, ossia Achille Lauro, si ripresenta in gara, e potrebbe persino nutrire qualche timida ambizione di successo finale, visti i consensi riscossi in questi mesi. Ritornano anche Enrico Nigiotti, che presentò la struggente ballata "Nonno Hollywood", e Rancore, questa volta senza Daniele Silvestri (la loro "Argento vivo" è rimasta un gioiellino purtroppo incompreso a livello commerciale). Salvo qualche eccezione, mancano i supervip che in questo primo scorcio di secolo hanno dominato le classifiche di vendita e fatto il pienone nei concerti, ma l'anno scorso c'erano Nek, Renga e Il Volo e i risultati furono modesti, quindi non è il caso di fare troppo gli schizzinosi...
CHI IN PRIMA FILA? - Un vero e proprio favorito, l'asso pigliatutto in grado di sbaragliare il campo, non pare esserci, ma di certo parte in prima fila Francesco Gabbani, per il quale il successo internazionale di "Occidentali's karma" è stato, alla lunga, più un peso che una spinta, visto che non è più riuscito a tornare a quei livelli; accanto a lui l'attesa Levante, cantautrice originale, ispirata, dalla scrittura moderna e dalla spiccata personalità, il debuttante di lusso Piero Pelù, autentico pezzo da novanta, presenza di indubbia attrattiva che, vivaddio, si degna finalmente di mettersi in gioco dopo alcune ospitate senza rischi, e poi Marco Masini, che celebra i trent'anni dal debutto sanremese e che nelle ultime partecipazioni (2015 e 2017) ha sempre offerto produzioni di qualità.
La risicata quota vintage è completata da Irene Grandi, Michele Zarrillo (che non compare mai fra i papabili e poi spesso e volentieri piazza l'allungo decisivo per inserirsi nel lotto) e, se vogliamo, Le Vibrazioni, sia pur di curriculum più recente, mentre non c'è traccia dei super-veterani, degli Al Bano e compagnia tanto per intenderci, e all'alba del 2020 era anche ora; si vorrebbe comunque far presenziare il cantante pugliese con Romina nelle vesti di ospiti e francamente non se ne comprendono ragioni e necessità, visto che all'Ariston fuori concorso ci sono già stati di recente e visto che hanno appena partecipato allo show di San Silvestro di Rai Uno: al Festival, tanto più nell'edizione del settantennale, ci vogliono presenze uniche, eccezionali e di spicco, non minestre riscaldate, delle quali tornerò a parlare in chiusura.
La risicata quota vintage è completata da Irene Grandi, Michele Zarrillo (che non compare mai fra i papabili e poi spesso e volentieri piazza l'allungo decisivo per inserirsi nel lotto) e, se vogliamo, Le Vibrazioni, sia pur di curriculum più recente, mentre non c'è traccia dei super-veterani, degli Al Bano e compagnia tanto per intenderci, e all'alba del 2020 era anche ora; si vorrebbe comunque far presenziare il cantante pugliese con Romina nelle vesti di ospiti e francamente non se ne comprendono ragioni e necessità, visto che all'Ariston fuori concorso ci sono già stati di recente e visto che hanno appena partecipato allo show di San Silvestro di Rai Uno: al Festival, tanto più nell'edizione del settantennale, ci vogliono presenze uniche, eccezionali e di spicco, non minestre riscaldate, delle quali tornerò a parlare in chiusura.
I CONTEMPORANEI - Poi, come detto, tanta contemporaneità: giovani, ex talent (troppi...) e rap (ma, almeno così sembra, poca trap). Ecco dunque Riki e Giordana Angi (incompresa all'Ariston nel 2012, si è presa una bella rivincita ad Amici), Anastasio e Alberto Urso, mentre Elodie ha reciso ormai da tempo il cordone ombelicale con la trasmissione di Maria De Filippi percorrendo una strada professionale ricca di soddisfazioni. Come Levante, è anch'essa una delle cantanti di ultima generazione capaci di riempire la scena, riuscendo a svettare non solo per doti vocali ma anche per fascino complessivo e "fisicità" (il che non è affatto un peccato). Poi il discusso rapper Junior Cally, che ad occhio e croce dovrà recitare quel ruolo di "scheggia impazzita" ricoperto l'anno scorso da Achille Lauro, nel frattempo diventato alquanto mainstream, mentre dal mondo indie emergono i Pinguini Tattici Nucleari, che cercheranno di ripetere il boom dello Stato Sociale.
I RAGAZZI DEL VIVAIO E I "JOLLY" - Il vivaio sanremese è tutto sommato ben rappresentato: oltre ai citati Gabbani, Angi e Nigiotti (anche se gli ultimi due hanno avuto una gavetta più laboriosa), ci sono anche il raffinato Gualazzi e Diodato, "penna" con idee e stile interessanti, vena poetica dai tratti malinconici e riflessivi, ragazzo quotatissimo nell'ambiente ma non ancora riuscito a spiccare definitivamente il volo. Dulcis in fundo le presenze più originali, insolite, inaspettate: Paolo Jannacci, figlio d'arte e musicista di indubbio valore, tutto da scoprire nel tempio dell'orecchiabilità canora; il duo formato dall'estroso Morgan e da Bugo, poliedrico cantautore fuori dai circuiti commerciali; quell'Elettra Lamborghini che non può non far storcere il naso ai puristi (e li capiamo), ma che in fondo ci riporta a quelle bizzarrie sanremesi dei tempi che furono, con partecipanti più vicini al mondo dello spettacolo e del glamour che a quello più strettamente canzonettistico; tutto questo senza dimenticare che, piaccia o meno, la bella ereditiera ha conquistato di recente diverse certificazioni FIMI con una serie di brani in stile reggaeton - latino.
ESCLUSI E MINESTRE RISCALDATE - Spiace per gli esclusi all'ultimo tuffo, come Bersani, The Kolors e, forse, Mietta. Spiace per l'ormai cronica idiosincrasia di Sanremo verso i reduci degli anni Novanta (la stessa Mietta, appunto, o Mariella Nava che pare si fosse presentata in trio con Rossana Casale e Grazia Di Michele, o il vincitore dell'ultimo "Ora o mai più" Paolo Vallesi), o ancora per altre proposte qualitative (si è parlato ad esempio di un duetto Silvia Mezzanotte - Dionne Warwick) forse considerate di scarsa presa per l'asfittico mercato discografico d'oggidì. Ma le chiacchiere stanno a zero, non conoscendo le canzoni di chi è rimasto fuori né, soprattutto, quelle degli ammessi. Sul Sanremo - show, finora, poche notizie e non certo entusiasmanti: passi per l'esercito di donne che dovranno affiancare nella conduzione Amadeus, una buona trovata purché venga loro riservato un ruolo più che attivo, ma che nel 2020 il Festivalone debba ancora affidarsi ai visti e stravisti Fiorello e Benigni per fare audience è sintomo quantomeno di carenza di idee nuove e vincenti. Il direttore artistico aveva promesso un ritorno delle grandi vedettes d'oltrefrontiera, e personalmente gradirei, perché danno spessore allo spettacolo e ne aumentano l'eco: svanita Lady Gaga, finora l'unico sicuro è Lewis Capaldi. Attendiamo fiduciosi qualcosa di più.
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